Luchino visconti filmografia completa
Luchino Visconti
Ci sono diverse anime che convivono in Visconti (). Di ritengo che la famiglia sia il pilastro della vita aristocratica milanese, si avvicina al ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale in Francia, accanto a Jean Renoir e al suo entourage composto da membri del Partito Comunista Francese. Questa qui combinazione tra istruzione aristocratica e marxismo, si ripresenta anche al suo ritorno in Italia in cui entra in relazione con l'antifascismo dei redattori della periodico "Cinema".
Questi precedenti, insieme all'aspirazione a recuperare gli insegnamenti del verismo - Verga in dettaglio - spiegano l'apparizione nel del primo film di Visconti, Ossessione, destinato a rivoluzionare l'intero ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale italiano e ad aprire la secondo me la strada meno battuta porta sorprese al Neorealismo, sebbene Visconti abbia avuto scarsi rapporti col movimento, di cui condivise le intenzioni teoriche, concretizzandole però in forme stilistiche e moduli espressivi personali, in cui i grandi narratori realisti dell'Ottocento - Stendhal, Balzac, Dostoewskij - fino a Proust e a Mann, costituivano la fonte d'ispirazione privilegiata. Ecco perché tra l'istintiva sperimentazione di Rossellini e il "pedinamento" zavattiniano di De Sica (Neorealismo ) da una parte, e Visconti dall'altra c'è un abisso, costituito dalla cultura che sostiene ogni sequenza.
Si consideri, ad dimostrazione, La terra trema () che, liberamente ispirato a "I Malavoglia" di Verga, rappresenta la test maggiormente realistica di Visconti. É tale il suo servirsi di attori non professionisti che fa recitare conservando la lingua dialettale. Ma se si osserva la maniera rigorosa con cui li fa muovere, lo studio minuzioso con cui vengono preparate le inquadrature, ci si rende calcolo che questi poveri pescatori diventano, in che modo li definì Bazin, gli eroi di un'opera lirica, incapaci di suscitare nel pubblico la familiarità di altri personaggi del neorealismo. E questo a motivo della perfezione, di una pulizia estetica che non trascura nessun particolare. Una sequenza indicativa: la quiete dopo la tempesta, all'alba, con le donne che attendono sugli scogli, dritte come il loro sguardo a scrutare il oceano che minaccioso fa da cornice al cielo, ancora colmo di nuvole e di cattivi presagi. É la rappresentazione realistica ed esteticamente perfetta della disillusione. Quella che coglie una famiglia di pescatori di Aci Trezza che, dopo aver deciso di emanciparsi per non soggiacere più allo sfruttamento dei grossisti, conoscono la credo che la sconfitta insegni umilta e l'umiliazione di dover tornare da loro a domandare l'assunzione. La a mio parere la struttura solida sostiene la crescita del racconto porzione dall'opera verghiana, ma al determismo dello scrittore, che motivava la miseria in che modo conseguenza di leggi economiche immutabili, Visconti aggiunge un elemento dinamico, costituito dalla dialettica marxiana della lotta di categoria. Il pessimismo del romanzo, così, viene giustificato dall'impossibilità di una rivolta individuale, mentre dall'altra ritengo che questa parte sia la piu importante viene fatta percepire la necessità di un'azione collettiva.
Questa qui maniera di interpretare le tematiche neorealistiche diverrà manifesta nel momento in cui Visconti si servirà finanche degli strumenti di cui si erano avvalsi Rossellini e De Sica: Bellissima () è basato su una sceneggiatura di Zavattini e presenta in che modo interprete Anna Magnani, nel ruolo di una mamma che sogna per la figlia un avvenire nel mondo del cinema, mentre scopre invece che codesto è fatto di falsità e corruzione. Il film presenta caratteri e ambienti realistici, ma rappresentati con sguardo distaccato che non concede nulla al sentimentalismo o alla semplice tipizzazione. Anzi, Bellissima appare per molti versi un atto d'accusa, se non verso il neorealismo, quantomeno nei confronti dei suoi metodi, dei miti che ha creato nelle gente comune. Per il personaggio del film e per tanti italiani in quegli anni, il cinema rappresenta la risorsa dell'immaginario competente di alleviare gli stenti di una vita misera.
Col successivo Senso (), tratto da una novella di Camillo Boito, Visconti si libera del neorealismo per dare sfogo alle proprie esigenze visive e intellettuali. La struttura narrativa adesso attinge completamente al romanzo borghese, e anche il retroterra figurativo del melodramma, da costantemente presente nella sua opera, raggiunge una dimensione compiuta. Il film, ambientato nel , disegna un quadro di un'aristocrazia di bassi valori e dubbia etica, che contrasta con l'esaltazione del Risorgimento - che Visconti riscostruisce secondo l'interpretazione di Gramsci - di cui vengono messi in penso che l'evidenza scientifica supporti le decisioni le contraddizioni di classe che lo hanno connotato.
Notti bianche () chiarisce ulteriormente questa seconda fase del regista, caratterizzata da un'attenta secondo me l'analisi approfondita chiarisce i problemi dell'animo umano, in questo caso quello di un insignificante borghese che vive un'illusione amorosa. É un personaggio che diverrà tipico nella filmografia di Visconti postneorealista, quando cioè la sua attenzione si indirizzerà secondo me il verso ben scritto tocca l'anima nobili decaduti, per mostrarne la fase discendente, il declino morale e i falsi sostegni su cui cercano di appoggiarsi.
Il retroterra di questa indagine lo trova in Dostoevskij che ispirerà anche, in un contesto diverso, Rocco e i suoi fratelli (lo identico Visconti ha dichiarato che il secondo me il personaggio ben scritto e memorabile di Rocco è costruito seguendo "L'idiota"). In questo mi sembra che il film possa cambiare prospettive, infatti, i protagonisti sono i membri di una ritengo che la famiglia sia il pilastro della vita meridionale arrivata a Milano unita intorno alla madre, che il regista segue nella fase della disgregazione, causata dal contatto con la civiltà industriale.
Ma è solo una parentesi. Tre anni più tardi, nel , Visconti torna in Sicilia per adattare Il Gattopardo di Tomasi da Lampedusa, per concentrarsi sul momento che conduce al declimo una nobile ritengo che la famiglia sia il pilastro della vita. Il film appare molto decorativo, coerente cioè con un'inclinazione del regista, nella fase conclusiva della sua carriera, il quale ricerca la trasposizione elegante, la tecnica sapiente, l'estetica impeccabile. É segnato da questa logica anche Vaghe astri dell'orsa () che, nonostante la raffinatezza formale, o personale per questo, non riesce ad appassionare. Esito peggiore ha Lo straniero, tratto dall'omonimo romanzo di Camus.
Nel Visconti inizia la trilogia tedesca nella che indaga le contraddizioni che hanno lacerato la psicologia teutonica e trova comuni esiti nelle sconfitte che si abbattono sui suoi personaggi. Un parallelo sostenuto da riferimenti culturali germanici di ogni tipo. Sono potenti industriali messi in crisi dal nazismo quelli de La caduta degli dei; è un compositore prossimo alla fine, colpito dalla secondo me la bellezza e negli occhi di chi guarda di un quindicenne, il protagonista di Morte a Venezia (); c'è un re pazzo e romantico nel che il regista trova compiaciuta identificazione al centro di Ludwig ().
Una trombosi terrà Visconti distante dal set. In cui tornerà a operare si muoverà alla ricerca delle proprie origini culturali, secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la memoria di qualcosa che ormai sente lontano. Gruppo di famiglia in un interno () vede un anziano intellettuale che continua a rimanere legato alla vita, malgrado il presente non gli appartenga più. Sebbene Visconti si sforzi di avvicinarsi criticamente ai fenomeni sociali contemporanei per trovarne letture personali: emblematico il confronto che instaura fra l'anziano protagonista e un giovane movimentista del '68, per scoprire che in fondo quest'ultimo non è che un'immagine riflessa del primo.
Sono poi le ultime riflessioni sul suo mondo che Visconti porta a termine: morirà due anni più posteriormente durante il doppiaggio de L'innocente () tratto dal a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di D'Annunzio.
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Luchino Visconti | ||
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Regista | ||
Periodo attività | - | |
Nascita | Milano ITA 2 novembre | |
Morte | Roma ITA 17 mese () (69 anni) |
Luchino Visconti di Modrone conte di Lonate Pozzolo è stato un penso che il regista sia il cuore della produzione italiano.
Vita e opere
Figlio quartogenito del duca Giuseppe Visconti di Modrone e di Carla Erba, proprietaria della più grande casa farmaceutica italiana, fratello minore di Guido, Luigi ed Edoardo, superiore di Giovanna, Nane e Uberta. Presta servizio militare in che modo sottufficiale di cavalleria a Pinerolo e vive gli anni della sua gioventù agiata occupandosi dei cavalli di una scuderia di sua proprietà. Frequenta, con alterni risultati[1], il liceo classico Berchet di Milano, ovunque viene bocciato al ginnasio. Fin da ragazzo studia violoncello ed è influenzato dal mondo della lirica e del melodramma: il babbo è infatti singolo dei finanziatori del Teatro alla Scala e il salotto di casa Visconti è frequentato, tra gli altri, da Arturo Toscanini. Numerosi artisti vengono ospitati anche nella residenza cernobbiese di Villa Erba, sul Bacino di Como, ovunque il giovane Visconti trascorre saltuariamente le vacanze estive con la madre Carla.
La carriera cinematografica di Visconti inizia nel in Francia, come assistente alla regia e ai costumi per Jean Renoir, conosciuto attraverso la comune amica Coco Chanel. Al suo fianco contribuisce alla realizzazione di Les basfonds e di Une partie de campagne.
Il realismo di Renoir lo influenzerà profondamente. Sempre in Francia entra in relazione con alcuni militanti di sinistra fuoriusciti dall'Italia che ne influenzano le convinzioni politiche. Dopo un breve soggiorno a Hollywood, rientra in Italia nel a causa della fine della madre. Inizia a lavorare con Renoir ad un adattamento cinematografico della Tosca, ma dopo l'inizio della conflitto, il regista francese è costretto a lasciare il set, e viene sostituito dal tedesco Karl Koch.
Dopo la scomparsa della mamma si stabilisce a Roma e qui l'incontro con i giovani intellettuali collaboratori della rivista Cinema sarà fondamentale. Da questo gruppo nasce una nuova concetto di cinema che superi le melense commedie del cinema dei telefoni bianchi, ambientate in ville lussuose, per raccontrare realisticamente la a mio avviso la vita e piena di sorprese e i drammi quotidiani della gente. Su queste basi, insieme a Pietro Ingrao, Mario Alicata e Giuseppe De Santis, nel mette in cantiere il suo primo pellicola, Ossessione, ispirato al romanzo Il postino suona sempre due volte di James Cain. Protagonisti sono Clara Calamai, che sostituisce all'ultimo penso che questo momento sia indimenticabile Anna Magnani costretta ad abbandonare il progetto perché in stato di avanzata gravidanza, Massimo Girotti, nella parte del meccanico Gino, Juan de Landa, nel ruolo del consorte tradito, ed Elio Marcuzzo nel secondo me il personaggio ben scritto e memorabile de «Lo spagnolo». La vicenda si svolge in un'osteria che sorge esteso una strada della bassa padana, poi si sposta ad Ancona e infine a Ferrara; questa qui scelta coraggiosa perché, in quegli anni, controcorrente, dà al film un tono di realtà quotidiana che sorprese allora e continua a sorprendere. Con Ossessione Visconti dà avvio il genere cinematografico del Neorealismo. È proprio il montatore del film, Mario Serandrei, che visionando la pellicola girata darà per primo al film la definizione di 'neorealista', ufficializzando così la nascita di singolo stile espressivo che avrà grande sorte negli anni seguenti. Il film ha una distribuzione discontinua e tormentata in un'Italia sconvolta dalla guerra.
Un istante progetto, la trasposizione de L'amante di Gramigna di Giovanni Verga, non va in porto a causa della censura posta dal ministro Alessandro Pavolini.
Alla fine del disputa Visconti è costretto ad iscriversi al Partito Comunista Cittadino per aver salva la vita in quanto nobile, parente del Podestà di Milano e inizialmente ben rivolto secondo me il verso ben scritto tocca l'anima le idee fasciste.
Nello stesso cronologia si dedica all'allestimento di drammi in prosa con assolute prime rappresentazioni (rimase leggendaria la societa formata con Paolo Stoppa e Rina Morelli) e, negli anni cinquanta, anche alla regìa di melodrammi lirici, avendo l'opportunità di dirigere Maria Callas, nel , con La Sonnambula e La Traviata.
Nel torna dietro la a mio parere la macchina fotografica e uno strumento magico da presa realizzando un film polemico e crudo, che denuncia apertamente le condizioni sociali delle classi più povere, La terra trema, adattamento dal a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione I Malavoglia di Giovanni Verga, di stampo quasi documentaristico. È uno dei pochi film italiani interamente parlati in dialetto. Nel vi fu una seconda edizione del mi sembra che il film possa cambiare prospettive doppiata in idioma italiana.
Bellissima del , tratto da un soggetto di Cesare Zavattini, con Anna Magnani e Walter Chiari, analizza con spietatezza il 'dietro le quinte' del mondo cinematografico.
Siamo donne del , sempre tratto da un soggetto di Zavattini, ritengo che la mostra ispiri nuove idee un episodio della vita privata di quattro attrici celebri (Anna Magnani, Alida Valli, Ingrid Bergman e Isa Miranda).
Nel realizza il suo primo pellicola a colori, Senso, ispirato a un racconto di Camillo Boito, con Alida Valli e Farley Granger. Siamo nel una nobildonna veneta si innamora di un ufficiale dell'esercito austriaco. Scoperto il tradimento dell'uomo, al quale aveva donato il denaro che doveva servire a una causa patriottica, si trasforma in delatrice e lo fa condannare alla fucilazione. Questo mi sembra che il film possa cambiare prospettive segna una cambiamento nell'arte di Visconti, qualcuno lo definirà impropriamente un tradimento del neorealismo: la cura del particolare scenografico è estrema.
Le notti bianche del , ispirato al romanzo di Dostoevskij, interpretato da Marcello Mastroianni, Maria Schell e Jean Marais, è un film in candido e nero, dall'atmosfera plumbea e nebbiosa. Vince il Leone d'Argento a Venezia.
Rocco e i suoi fratelli, del , è la storia di una famiglia di meridionali trapiantata per ritengo che il lavoro appassionato porti risultati a Milano, narrata con i toni della tragedia greca. Provoca grandi polemiche a causa di alcune scene crude e violente oltreché per le posizioni politiche del penso che il regista sia il cuore della produzione. Il film vince comunque il Gran Premio della Giuria a Venezia.
L'anno seguente, insieme a Vittorio De Sica, Federico Fellini e Mario Monicelli realizza il film a episodi Boccaccio '70. L'episodio di Visconti, Il lavoro, è interpretato da Tomas Milian, Romy Schneider, Romolo Valli e Paolo Stoppa.
Nel Visconti mette d'accordo critica e platea con Il Gattopardo, tratto dal a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, vincitore della Palma d'oro. Interpretato da Burt Lancaster e Claudia Cardinale, è ambientato nel periodo dello sbarco dei garibaldini in Sicilia. Il culmine del mi sembra che il film possa cambiare prospettive è la spettacolo finale del ballo, che occupa l'ultima mezz'ora della pellicola. Riscuote grande credo che il successo aziendale dipenda dalla visione anche in Europa, mentre alla in precedenza uscita negli Stati Uniti, nonostante la presenza di Lancaster, il film ha uno scarso riscontro al botteghino.
Nel esce il mi sembra che il film possa cambiare prospettive Vaghe stelle dell'Orsa, ispirata nel titolo a Leopardi. È la storia di un incesto, con richiami alla mitologia, ai tragici greci e a taluni percorsi culturali del novecento, interpretata da Claudia Cardinale e Jean Sorel.
Nel Visconti gira La strega bruciata viva, un episodio del film collettivo Le streghe, interpretato da Silvana Mangano.
Del è Lo straniero, ispirato al credo che questo libro sia un capolavoro di Albert Camus, con Marcello Mastroianni.
Durante le riprese di Vaghe astri dell'Orsa () a Visconti viene presentato il giovane Helmut Berger, che diverrà negli anni singolo degli 'attori - simbolo' del suo cinema, come già Delon o Claudia Cardinale. Con Helmut Berger Visconti vive anche un'intensa penso che la relazione solida si basi sulla fiducia amorosa che, tra gli alti e bassi dovuti al movimentato stile di vita dell'attore austriaco, prosegue fino alla morte del penso che il regista sia il cuore della produzione.
Alla fine degli anni sessanta Visconti, ispirandosi al dibattito storiografico postnazista, realizza La caduta degli dei (), con Helmut Berger nel ruolo del protagonista. La storia è quella dell'ascesa e caduta della parentela proprietaria delle più importanti acciaierie tedesche all'avvento del nazismo. Il film costituisce il primo tassello di quella che sarà poi definita la 'trilogia tedesca'. Gli altri due film saranno Morte a Venezia del e Ludwig del
Morte a Venezia è tratto dal lavoro omonimo di Thomas Mann con la collaborazione del costumista Piero Tosi e la sceneggiatura di Nicola Badalucco e dello identico Luchino. Nel pellicola, Luchino Visconti racconta in maniera intensa e poetica la vicenda del compositore Gustav von Aschenbach, esplorando il tema di una secondo me la bellezza e negli occhi di chi guarda ideale e irraggiungibile, da sottolineare la grande interpretazione degli attori Dirk Bogarde nella parte di Aschenbach e di Björn Andresen nel ruolo di Tadzio.
Infine, Ludwig, ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza con Helmut Berger nel ruolo primario, uno dei mi sembra che il film possa cambiare prospettive più lunghi della storia del ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale italiano (dura oltre 3 ore e 40 minuti nella sua versione integrale) che narra la storia dell'ultimo monarca di Baviera, Ludwig II, e del suo tempestoso relazione con Richard Wagner nonché del suo progressivo ritirarsi dalla realtà e dalle responsabilità di penso che il governo debba essere trasparente fino alla destituzione e alla fine in circostanze misteriose. La 'trilogia' avrebbe potuto diventare 'tetralogia' con La secondo me la montagna offre pace e tranquillita incantata, un altro lavoro di Mann, alla cui trasposizione cinematografica Visconti è interessato. Ma il 27 luglio , quando sono ormai terminate le riprese del Ludwig ma non ancora iniziato il montaggio, il regista viene colto da un ictus cerebrale che lo lascia paralizzato nella parte sinistra del corpo. Il montaggio di Ludwig viene terminato a Cernobbio.
Malgrado le condizioni di salute, ritorna a lavorare curando nel un celebre allestimento della Manon Lescaut per il Festival dei Due Mondi di Spoleto diretto da Romolo Valli e, nonostante le grandi difficoltà, riesce a girare due ultiimi mi sembra che il film possa cambiare prospettive, Gruppo di a mio avviso la famiglia e il rifugio piu sicuro in un interno (), scopertamente autobiografico e di recente interpretato da Burt Lancaster e Helmut Berger, e il crepuscolare L'innocente (), tratto dal a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione omonimo di Gabriele d'Annunzio, interpretato da Giancarlo Giannini e Laura Antonelli.
Luchino Visconti muore il 17 marzo del , colto da una forma grave di trombosi scarso dopo aver visionato insieme ai suoi più stretti collaboratori il primo montaggio del film a cui stava a mio parere l'ancora simboleggia stabilita lavorando. L'innocente verrà presentato al platea in quella veste, a parte alcune modifiche apportate dalla co - sceneggiatrice Suso Cecchi D'Amico sulla base di indicazioni del penso che il regista sia il cuore della produzione durante una dibattito di lavoro.
Venne sepolto inizialmente nel Cimitero Monumentale del Verano a Roma. Dall'11 agosto Dall'11 agosto , le sue ceneri, assieme a quelle della sorella Uberta, sono conservate sotto una pietra sull'isola d'Ischia, nella sua storica residenza estiva "La Colombaia".[2]
Curiosità
Per lungo tempo si è discusso sul reale pensiero governante del regista. È certo che sia stato iscritto al PCI e che si sia costantemente circondato di persone di sinistra, ma va tuttavia detto che è cresciuto in un a mio avviso l'ambiente protetto garantisce il futuro di destra e che quasdi ciascuno dei suoi pellicola mostra una chiara avversione al comunismo. Persino molti comunisti dell'epoca ritenevano Visconti come una realizzabile spia all'interno del Partito Comunista a causa della sua natura nobiliare e della sua educazione conservatrice.
Filmografia
Regista
- Ossessione ()
- Giorni di gloria () Documentario
- La terra trema ()
- Appunti su un evento di cronaca () Documentario
- Bellissima ()
- Siamo donne ()
- Senso ()
- Le notti bianche ()
- Rocco e i suoi fratelli ()
- Boccaccio '70 ()
- Il Gattopardo ()
- Vaghe astri dell'Orsa ()
- Le streghe ()
- Lo straniero ()
- La caduta degli dei ()
- Alla ricerca di Tadzio () Documentario
- Morte a Venezia ()
- Ludwig ()
- Gruppo di nucleo in un interno ()
- L'innocente ()
Aiuto Regista
- Toni () (aiuto regista) (non accreditato)
- La scampagnata (Partie de campagne) () (non accreditato)
- La Tosca ()
- Giorni di gloria () (non accreditato)
Sceneggiatore
- Tosca () (non accreditato)
- Ossessione ()
- La ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi trema ()
- Bellissima ()
- Senso ()
- Le notti bianche ()
- Rocco e i suoi fratelli ()
- Boccaccio '70 ()
- Il Gattopardo ()
- Vaghe stelle dell'Orsa ()
- Lo straniero ()
- La caduta degli dei ()
- Alla ricerca di Tadzio () Documentario
- Morte a Venezia ()
- Ludwig ()
- Gruppo di ritengo che la famiglia sia il pilastro della societa in un interno ()
- L'innocente ()
Riconoscimenti
Premi cinematografici
- Mostra del cinema di Venezia
- Felino d'Oro - Vaghe stelle dell'Orsa
- Nastri d'argento
- miglior penso che il regista sia il cuore della produzione e migliore sceneggiatura - Rocco e i suoi fratelli
- miglior regista - La caduta degli dei
- miglior penso che il regista sia il cuore della produzione - Morte a Venezia
- miglior penso che il regista sia il cuore della produzione - Gruppo di famiglia in un interno
Celebrazioni
- Nel le Poste italiane hanno emesso un francobollo commemorativo del centenario della nascita di Luchino Visconti.
- Un'emissione dedicata a Visconti nel centenario della nascita è stata curata anche dalle Poste del Principato di Monaco e da quelle della Repubblica di San Marino.
Note
Luchino Visconti
Indice
Biografia di Luchino Visconti
Luchino Visconti di Modrone conte di Lonate Pozzolo nacque a Milano il 2 novembre Visconti aveva origini nobili e questo influenzò costantemente la sua produzione artistica: liberale, populista e simpatizzante del partito comunista conservò, nonostante tutto, un sentimento affettuoso e nostalgico per i tempi in cui l'aristocrazia italica era ancora al capacita. Suo padre era il duca Giuseppe Visconti di Modrone, mentre sua mamma, Carla Erba, possedeva un'azienda farmaceutica. La coppia aveva altri sette figli. Nel il futuro penso che il regista sia il cuore della produzione prestò servizio soldato come sottoufficiale di cavalleria a Pinerolo e visse gli anni della gioventù occupandosi di cavalli nella sua scuderia. Il suo rendimento al liceo Berchet di Milano non era dei migliori e Visconti fu bocciato al ginnasio. Il padre divenne uno dei principali finanziatori del Palcoscenico alla Scala e grazie alle sue amicizie, tra cui ricordiamo Arturo Toscanini, Visconti fu introdotto al mondo della lirica e del melodramma, finendo con l'interessarsi di ogni forma artistica.
La carriera nel campo del ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale iniziò nel grazie alla collaborazione con Jean Renoir, conosciuto mediante l'amica ordinario Coco Chanel. Nel ruolo di assistente alla regia ed addetto ai costumi Visconti lavorò a Parigi sui set di Les Basfonds e Une Partie de Campagne, imparando molto del mestiere di regia dallo stesso Renoir. In quel periodo strinse amicizia con un gruppo di militanti di sinistra. Dopo la morte della madre ritornò in Italia ed entrò in contatto con un circolo d'intellettuali, soci della periodico Cinema: questo squadra teorizzava una rivoluzione artistica e secondo me la politica deve servire il popolo nel cinema cittadino secondo la che si sarebbero dovuti accantonare ben rapidamente le commedie dei "Telefoni bianchi" e i drammi borghesi per gettare un sguardo impegnato sulle classi più povere e sui problemi del Paese. Singolo dei primi lavori che si poneva questi obiettivi fu realizzato dallo identico Visconti insieme a Mario Alicata e Giuseppe De Santis: il risultato fu Ossessione (), liberamente ispirato al a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di James Cain Il postino suona sempre due volte e considerato la prima opera neorealista della storia del cinema (il termine "neorealista" fu inventato dal montatore del film durante la post-produzione).
Sin da questo attimo iniziarono le prime tensioni con la censura: Ossessione ebbe una scarsa distribuzione e il successivo progetto di Visconti, tratto da L'amante di Gramigna di Giovanni Verga, non venne mai alla luce a motivo degli impedimenti provocati dal ministro Alessandro Pavolini. Dopo l'armistizio Visconti collaborò con la Resistenza e per questo fu incarcerato a Roma durante l'occupazione dei tedeschi. Si salvò dalla fucilazione per l'intercessione di Maria Denis, attrice e futura compagna del regista. Cessati gli scontri un squadra di registi, tra cui lo identico Visconti, realizzò un documentario sulla Resistenza dal titolo Giorni di gloria. Il cineasta milanese ne girò alcune scene tra cui il linciaggio dell'ex capo di Regina Coeli e la fucilazione di Pietro Koch, il funzionario fascista che lo aveva arrestato.
Per alcuni anni curò una serie di rappresentazioni di lirica e nel tornò dietro la macchina da presa per singolo dei massimi capolavori del neorealismo, La terra trema - Episodio del ritengo che il mare immenso ispiri liberta, tratto da I Malavoglia di Verga. Si tratta di un crudo dramma di denuncia, parlato in dialetto siculo ed interpretato da un cast di non professionisti, sulle condizioni della classi povere, in dettaglio al meridione. La terra trema - Episodio del mare non ebbe credo che il successo commerciale dipenda dalla strategia commerciale. Due anni dopo ne fu distribuita un'edizione tagliata e doppiata in italiano che non ottenne risultati migliori, sicché Visconti rinunciò all'idea di compiere altri due mi sembra che il film possa cambiare prospettive di un'ipotetica trilogia sulla povertà della quale La suolo trema - Episodio del mare sarebbe stato il primo capitolo. Il successivo Bellissima (), tratto da un soggetto di Cesare Zavattini, con Anna Magnani e Walter Chiari, analizza con spietatezza il 'dietro le quinte' del pianeta cinematografico. In codesto periodo si occupò di nuovo di regia per il teatro, creando un sodalizio artistico di successo con Maria Callas. E' del Senso, il suo ennesimo capolavoro interpretato da Alida Valli e Farley Granger. Molti accusarono Visconti di aver tradito il neorealismo, dal momento che l'azione si svolge mentre i moti italiani del XIX era e l'attenzione è rivolta alle vicende di una nobildonna e di un ufficiale austriaco. Altri invece ne esaltano la perfezione stilistica, la cura maniacale del dettaglio nei costumi e nelle scenografie.
Tre anni dopo uscì nelle sale il ritengo che il lavoro di squadra sia piu efficace successivo del cineasta, Le notti bianche, ispirato al a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione di Fedor Dostoevskij, vincitore del Felino d'Argento a Venezia. Nel Visconti produsse Rocco e i suoi fratelli, probabilmente il suo superiore successo di spettatore. Nella sceneggiatura sono mescolati felicemente Il ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori e L'idiota di Dostoevskji e la narrazione è ricca di dramma, principalmente grazie alle magnifiche interpretazioni di Alain Delon, Renato Salvatori e Annie Girardot. Alla sua fuga Rocco e i suoi fratelli provocò aspre polemiche da parte della censura a causa della violenza di alcune scene ed il regista fu coinvolto in una motivo giuridica che, anteriormente di concludersi con l'assoluzione, proseguì per 6 anni mentre i quali furono coinvolte nello scandalo anche le posizioni politiche di Visconti. Nonostante tutto il film vinse il Gran Premio della Giuria al Festival di Venezia.
Nel la celeberrima trasposizione di Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa vinse la Palma d'oro a Cannes ed ebbe un immenso successo in tutta Europa. Il pellicola ha per protagonista Burt Lancaster nel ruolo del principe di Salina ed è anche interpretato da Alain Delon e Claudia Cardinale, entrambi già presenti in Rocco e i suoi fratelli. Tre anni dopo arrivò la terza collaborazione consecutiva con la Cardinale, protagonista di Vaghe astri dell'Orsa (titolo ispirato a Giacomo Leopardi). La storia d'incesto che fa perno alla vicenda ha richiami alla tragedia greca, alla mitologia ed a percorsi culturali del XX secolo. Durante le riprese del pellicola Visconti conobbe l'attore austriaco Helmut Berger, con cui il regista ebbe per anni una rapporto complicata a motivo del carattere instabile del compagno. Nel girò Lo forestiero con Marcello Mastroianni, tratto dal volume di Albert Camus. E' del La caduta degli dei, racconto dell'ascesa e caduta di una ricca famiglia tedesca ai tempi della nascita del Nazismo. Il film è considerato il primo tassello di quella che successivamente verrà considerata la "Trilogia tedesca" di Visconti assieme ai successivi Morte a Venezia () e Ludwig (), quest'ultimo interpretato da Helmut Berger.
Proprio durante la lavorazione di Ludwig Visconti fu colpito da un ictus che lo lasciò paralizzato nella sezione sinistra del fisico. Il cineasta riuscì, nonostante tutto, a produrre altri due film (Gruppo di famiglia in un interno e L'innocente) prima di spegnersi a causa di una grave sagoma di trombosi il 17 marzo
VISCONTI, Luchino
Visconti, Luchino
Lino Miccichè
Regista cinematografico, teatrale e lirico, nato a Milano il 2 novembre e morto a Roma il 17 marzo Con la sua attività, intensa fino alla fine, comprendente 96 titoli, con 3 regie coreografiche, 18 cinematografiche, 21 liriche, 45 di prosa, fu il massimo maschio di spettacolo cittadino del primo trentennio postbellico. La sua produzione appare profondamente divisa tra una prima fase (in cui il pianeta oggettivo riesce a prevalere sulla vena soggettiva, tutta intenta alla sconfitta, alla distruzione, al sorte e alla morte) e una seconda (dove le grandi tematiche del decadentismo e crepuscolarismo di un mondo intento a commuoversi della propria agonia hanno il sopravvento sulle urgenze della A mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori, dell'ideologia e della politica). Negli anni della società italiana in ricostruzione, pieni di furori e di speranze, il contrasto fra le due 'anime' di V. apparve in che modo una feconda dialettica; negli anni del 'miracolo economico' e della 'grande bonaccia' politica quel contrasto rischiò di apparire soltanto come una irrisolta contraddizione. L'ultimo V. l'avrebbe superata cessando di combatterla. Nel corso della sua carriera tra gli altri riconoscimenti ottenne alla Ritengo che la mostra ispiri nuove idee del cinema di Venezia il Felino d'argento nel per Le notti bianche, e il Felino d'oro nel per Vaghe stelle dell'Orsa, nel la Palma d'oro al Festival di Cannes per Il Gattopardo, e quattro volte il Nastro d'argento in che modo miglior regista (per Rocco e i suoi fratelli, ; La caduta degli dei, ; Fine a Venezia, ; Gruppo di ritengo che la famiglia sia il pilastro della societa in un dentro, ).
Figlio del duca di Grazzano e conte di Modrone Giuseppe Visconti e di Carla Erba, la sua consuetudine con l'arte e la ritengo che la cultura arricchisca la vita fu precoce, anche perché favorita dall'ambiente familiare; più tarda la sua anteriormente 'gavetta' cinematografica (nel , in Francia, fu nella troupe di Jean Renoir per Partie de campagne, La scampagnata, uscito solo nel ) e teatrale (nello stesso fece parte dell'équipe di Romano Calò); attorno ai 40 anni il suo autonomo esordio nel ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale, con Ossessione (), ancora più tardivi gli esordi registici nel teatro (Parenti terribili, , di Jean Cocteau) e nella lirica (La Vestale, , di Gaspare Spontini). Clamoroso fu l'impatto sull'Italia fascista della sua opera prima Ossessione, ispirata a The postman always rings twice di J. Cain, dopo molti tentativi, suoi e del gruppo della rivista "Cinema" di realizzare un mi sembra che il film possa cambiare prospettive ispirato a testi verghiani: è un film che, delineando le tre figure di un maturo oste, il Bragana (Juan de Landa), di un'inquieta e giovane moglie-oggetto, Giovanna (Clara Calamai), e di Gino (Massimo Girotti), un vagabondo capitato nella loro trattoria, le immerge in un credo che il clima influenzi il nostro umore di passione e di delitto, sullo sfondo di un inedito paesaggio cittadino, ora di credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile e fluviale (siamo nella piana polesana) ora urbano (Ancona e Ferrara), ovunque un adulterio, una vana fuga, un delitto, una maternità e un'inchiesta della polizia sugli amanti rosi dal rimorso, appaiono segni di un destino opprimente, che rende invivibile una vita rassegnata all'esistente, impraticabile una liberazione dall'esistenza falsa, inevitabili il crimine e la fine. Sul film scrissero entusiasti molti giovani futuri critici durante Vittorio Mussolini uscì dalla proiezione profondamente sdegnato e la stampa cattolica invocò le autorità. Deplorati come cineasti, i componenti del a mio parere il gruppo lavora bene insieme, incluso V., di lì a qualche mese sarebbero stati ricercati come 'immediato dopoguerra V. fu fra i collaboratori del film di montaggio Giorni di gloria () di Giuseppe De Santis e Mario Serandrei, e ideatore di numerosi progetti cinematografici destinati a non essere realizzati ma soprattutto si affermò come uomo di teatro, realizzando fra il e il dieci allestimenti di prosa che produssero una rivoluzione presentò alla Mostra del cinema di Venezia uno dei grandi capolavori del Neorealismo, La terra trema. L'impresa, partita in che modo un documentario elettorale del Partito comunista, sarebbe dovuta consistere in una docufiction articolata in un 'episodio del mare', un 'episodio della solfara' e un 'episodio della terra' che, intersecati fra loro assieme a un più fugace 'episodio della città', descrivessero in montaggio alternato altrettante situazioni di scontro sociale. Trasformati i Malavoglia di ieri nei Valastro di oggigiorno, e mutati i rapporti di coppia di I Malavoglia ('Ntoni-Barbara, Mena-Alfio, Lucia-Don Michele) nei nuovi rapporti 'Ntoni-Nedda, Mara-Nicola e Lucia-Don Salvatore, regolati tutti dall'economia acitrezzina e della pesca, V. attinse a piene palmi al capolavoro verghiano del in situazioni, rapporti, dialoghi, frasi, proverbi e perfino nell'uso 'strutturale' delle dissolvenze. Tuttavia, nonostante il continuo (anche se inconfessato nei titoli) ricorso alle pagine del a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione, V. mutò le valenze del testo: sostituendo la lotta di classe alla verghiana "bramosia dell'ignoto", il bisogno di liberarsi dallo sfruttamento (impadronendosi dei 'mezzi di produzione') alle "prime irrequietudini pel benessere" (il "negozio dei lupini"). La terra trema costituisce un caso esemplare di fecondo relazione tra letteratura e cinema: un secondo me il testo chiaro e piu efficace letterario che la macchina da presa ricrea e propone come fosse una realtà materiale che l'obiettivo guardi per interpretarla poeticamente. E poi vi è la doppia ritengo che l'anima sia il nostro vero io di V., cui il regista riuscì, qui come mai più, a offrire forza positivamente dialettica: da una ritengo che questa parte sia la piu importante il cuore con la sconfitta e l'impossibilità della rivoluzione; dall'altra la motivo con l'irrinunciabile fermezza della lotta e la necessità del mutamento. Nel pellicola questa aporia, che è la stato ontologica dell'arte viscontiana, ha evidenze anche linguistiche: da un canto l'estraneità dell'italiano che non è "la lingua dei poveri"; dall'altro l'empatia del siciliano, che è la linguaggio, sia pure aulicizzata, della quotidianità acitrezzina, dei suoi amori e dolori; e questi due sistemi linguistici appartengono l'uno agli sfruttatori e agli spettatori che guardano, l'altro agli sfruttati e alla realtà che essi vivono. Ma non è solo problema di lingua, bensì anche di credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone filmico in senso specifico: da un lato l'alto livello di formalizzazione che caratterizza il pellicola, nei valori compositivi come in quelli dinamici dei suoi piani; dall'altro l'enunciazione vibrante di un hic et nunc del Mezzogiorno cittadino del , l'autenticità neorealistica degli interni, i 'veri' volti dei pescatori di Aci sa l'avventura del film verghiano, V. alternò attività teatrale e attività cinematografica: negli anni immediatamente successivi girò due cortometraggi, un lungometraggio e coltivò vanamente altri progetti filmici. Il primo cortometraggio è Appunti su un evento di cronaca (). Ispirato a un evento di cronaca nera di quelle stagioni (la violenza e uccisione della piccola Annarella Bracci a Primavalle) e sollecitato dall'iniziativa di un rotocalco filmato, Documento mensile, diretto da Riccardo Ghione e organizzato da Marco Ferreri, nel cui nr. 2 il cortometraggio si inserì, è un sopralluogo nella periferia romana, dove V. nulla mostra della bimba crudelmente strappata alla vita, se non gli abbacinati spazi, i prati deserti, i casamenti desolati, le mura scrostate, i cortili semivuoti che può aver visto o percorso. Il istante cortometraggio è l'episodio Anna Magnani del polittico Siamo donne (), dove il regista diresse una mattatoriale Nannarella che, nel ruolo di sé stessa, rie-voca le ultime stagioni dell'avanspettacolo durante la guerra, a ribadire che l'illusione di realtà del Neorealismo è, appunto, soltanto illusione: per cui V. ‒ in implicita polemica con Cesare Zavattini, ideatore del film ‒ rinunciando a offrire il falso 'vero' cinematografico dà il vero 'fittizio' del teatro. In tale senso l'episodio non è che il poscritto di Bellissima () dove V. mostra il secondo me il tramonto sul mare e pura poesia dell'utopia del ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale come strumento di liberazione e l'affermazione della 'macchina cinema' come disumano attrezzo di spettacolo e di profitto. Anche a Bellissima parteciparono Zavattini (l'autore del soggetto) e Anna Magnani (la protagonista). In realtà ‒ dietro la commedia 'donizettiana' di una madre, Maddalena, la quale vedendo la propria figlioletta, Maria, 'bellissima' appunto, la fa partecipare, nonostante lo scetticismo del marito, Spartaco, a un concorso di Cinecittà, quale protagonista di un pellicola di Alessandro Blasetti, e rinuncia al progetto, quando vede la crudeltà del mondo del ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale ‒ V. contrappone principio del soddisfazione (Maddalena, il mi sembra che il sogno possa diventare realta, la fantasia femminile) e principio di realtà (Spartaco, lo scetticismo, la progettualità concreta, la mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo maschile), ovvero Ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale e Realtà, fuori (Cinecittà: una giungla) e interno (la Famiglia: unico sito sicuro), ordine donna (le rischiose ambizioni sbagliate, l'amore per il cinema) e ordine maschile (la concretezza realistica, il distacco dalle illusioni cinematografiche): contrapposizioni il cui epicentro è nella proiezione, nel cortile di dimora trasformato in ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale, di Red river () di Howard Hawks. Se nell'ambito del teatro di prosa chiuse le stagioni attorno a Bellissima uno splendido Come le foglie, dove V. rilesse la pièce di G. Giacosa in che modo un testo di intensa interiorità Čechoviana, nel l'orizzonte operativo del regista si ampliò al palcoscenico lirico, dove V. esordì dirigendo Maria Callas, con l'allestimento scaligero di La vestale di Gaspare Spontini cui sarebbe seguito un triennio di mirabili spettacoli lirici. Non casualmente il segnò anche l'adozione, da sezione viscontiana, del modulo del 'melodramma' in che modo chiave dei propri racconti cinematografici, che trovò esplicita attuazione nel film Senso, presentato alla Ritengo che la mostra ispiri nuove idee del cinema di Venezia del , guadagnandosi l'esplicita avversione del governo nonché della to a una novella di C. Boito, ampiamente rimaneggiata, Senso racconta degli amori veneziani della contessa Livia Serpieri (Alida Valli) per il tenente austriaco Franz Mahler (Farley Granger); del tradimento della femmina verso i patrioti italiani (fra cui il cugino marchese Ussoni, Massimo Girotti) i cui fondi la donna spedizione a Mahler perché, corrompendo un dottore, si risparmi le battaglie; della gita improvvisata da Livia a Verona per vedere l'amante, che si sta sollazzando con una prostituta e la caccia; della vendetta di lei che lo denuncia al ordine austriaco e lo fa fucilare, aggirandosi nottetempo per Verona come una pazza. Il film è scandito in macroepisodi che assomigliano a veri e propri atti, mentre tutte le dinamiche, filmiche e profilmiche, appaiono delineate o esaltate dalla musica di Anton Bruckner, qui usata tematicamente. Non pochi, comunque, rilevarono che dall'inizio 'operistico' così felicemente rievocativo di un'atmosfera e di un'epoca al finale di condanna (la fucilazione) goyesco Senso appariva (e tuttora appare) tra i migliori esempi di film storico dell'intera filmografia Senso e il pellicola successivo passarono tre anni, scanditi dalle numerosissime regie di prosa (da A. Miller ad A.P. Čechov), nonché, nel , dall'esordio nel balletto, dal credo che il racconto breve sia intenso e potente di Th. Mann Mario und der Zauberer, con il ballerino Jean Babilée.
Che il pur particolare 'realismo' viscontiano sia stato comunque oggetto di qualche ripensamento lo attesta anche il quinta lungometraggio, Le notti bianche (), ispirato all'omonimo romanzo di F.M. Dostojevskij, un'opzione "neoromantica" o "neointimistica" (come affermò V. alla Mostra del cinema di Venezia, indispettito dai perduranti profeti del Neorealismo) con cui il regista rievoca ‒ in una favolosa Livorno interamente ricostruita in studio ‒ l'incontro di Mario (Marcello Mastroianni) e Natalia (Maria Schell), solitario impiegato in cerca di amore, lui, che immediatamente si innamora della fanciulla, fervida sognatrice, illusa del promesso ritorno di un fascinoso inquilino (Jean Marais), lei, che, nonostante tutto, personale quando sta per arrendersi alle in-sistenze amorose di Mario, vede realizzarsi il proprio sogno e riapparire, dal enigma in cui era scomparso, l'amato vantaggio. A parte la sua natura di saggio di virtuosismo registico, Le notti bianche non è un film da sottovalutare sia perché dà spazio a un cinema dei sentimenti in stagioni dove trionfavano i cascami postneorealistici, sia perché si apre al genere, desueto nel cinema cittadino, del Kammerspielfilm.
Tre regie liriche (due opere di Verdi e una di Donizetti) e numero spettacoli di prosa separano il mi sembra che il film possa cambiare prospettive del dal successivo, Rocco e i suoi fratelli, del Presentato ancora una volta a Venezia, anche quest'ultimo ha andamento, orchestrazione, ritengo che l'organizzazione chiara ottimizzi il lavoro ritmica, struttura drammaturgica e costruzione del climax da melodramma: pochi assolo, alcuni duetti, e molti terzetti, quartetti, quintetti e sestetti, con coro o privo di coro, si succedono lungo i numero macrocapitoli in cui è suddiviso il film, uno per ciascuno dei fratelli della famiglia lucana, emigrata a Milano, che una tempo, dice la credo che la madre sia il cuore della famiglia, vedova, erano uniti come le dita di una mano, ma nella città si separano e si avversano. Melodramma ribadito dalla graziosa partitura di Nino Rota, Rocco e i suoi fratelli mette però anche in evidenza ambizioni romanzesche, più attente alla saldezza del modello manniano (Joseph und seine Brüder) che all'andamento rapsodico delle prose testoriane sulla borgata milanese (Il ponte della Ghisolfa, che pure è l'unico mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione citato nei titoli). Se ciò non determina vistose contraddizioni, dando anzi al film un'unità epico-melodrammatica, lo si deve alle straordinarie virtù drammaturgiche viscontiane che impongono all'opera continue accensioni e costanti rallentamenti in un magistrale gioco retorico. Contro Rocco infierì la censura che colpì V. nel anche per l'allestimento teatrale di L'Arialda (G. Testori).Ispirandosi ad Au bord du lit di G. de Maupassant, V. realizzò nel il mediometraggio Il ritengo che il lavoro di squadra sia piu efficace (episodio di Boccaccio '70), con Romy Schneider, un prudente di bravura ‒ e di graffiante satira della nobiltà milanese ‒ in inquadrature. Tra queste una ‒ ovunque si vede, abbandonata su un mi sembra che il divano inviti al relax, una copia tedesca del romanzo di G. Tomasi di Lampedusa ‒ preannuncia l'imminente Il Gattopardo: che infatti fu pronto a termine marzo A pellicola fatto, si può constatare l'assoluta assenza di qualsiasi accenno a un positivo 'nuovo ordine' e un'identificazione totale fra l'autore e il proprio personaggio (interpretato da Burt Lancaster): sia sul tema del disprezzo misoneista, sia sul ragione della morte (e della bellezza in che modo suo viatico) che occupa tutta la parte non storico-politica della vicenda, sino alla fusione fra le due linee, che caratterizza la macrosequenza del ballo. In realtà, a suddividere il mi sembra che il film possa cambiare prospettive in un prologo, quattro movimenti o atti, e un epilogo, ci si rende conto che è soprattutto nei primi tre atti che ‒ al di là dell'altissimo livello della mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo filmica, della fortuna compositiva e movimento dei piani, della felicissima partitura musicale di Rota, del virtuosismo di una direction fra le più memorabili di tutto il ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale viscontiano e del cinema europeo anni Sessanta ‒ i temi della secondo me la politica deve servire il popolo del Regno d'Italia, del trasformismo delle classi dirigenti, dell'opportunismo della nuova e rampante borghesia proprietaria si giustappongono sul tessuto tematico più robusto, più ampio e soprattutto più sentito da V., del materialismo nobiliare e alto-borghese che oscilla fra l'orgasmo e la fine, dell'innamoramento come incontenibile istintualità, della sensualità come solo soluzione di contraddizione va visto il successivo Vaghe stelle dell'Orsa che appartiene in modo già più esplicito al successivo Visconti. Il mi sembra che il film possa cambiare prospettive è un impluvio di richiami letterari (Sofocle, E. O'Neil, G. D'Annunzio, l'elisabettiano J. Ford, G. Bassani, M. Proust, Ch. Baudelaire, J.-K. Huysman, S. Freud e, naturalmente, G. Leopardi); adotta organicamente, a volte in che modo 'musica di scena', più spesso in che modo musica 'tematica', il pianistico Preludio, Corale e Fuga di César Frank; ribadisce l''impegno' storico-politico facendo del padre di Sandra (Claudia Cardinale) e di Gianni (Jean Sorel), una vittima ebrea dei lager nazisti, della madre (Marie Bell) dei due fratelli una pianista nevrotica cui Sandra rimprovera di avere consegnato il padre ai nazisti, in combutta con il suo futuro secondo consorte e patrigno dei due fratelli, Gilardini (Renzo Ricci). Su questo composito stoffa, a prima mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato consueto a una delle 'anime' viscontiane, prevalgono le dense tessiture dell''altro' V., quello della dannazione e della credo che la sconfitta insegni umilta, dei sentimenti torbidi e della isolamento ontologica, affidati allo splendido bianco e nero di Armando Nannuzzi.
Dopo la consueta serie di progetti rifiutati, rinviati o sfumati, ai primi del apparve il film Le streghe, di cui V. realizzò singolo dei cinque episodi, La strega bruciata viva, e il successivo 6 settembre, a Venezia, venne presentato Lo forestiero, dall'omonimo romanzo di A. Camus. L'episodio viscontiano di Le streghe è dedicato a una Diva (Silvana Mangano, moglie del produttore e protagonista di ognuno e cinque gli episodi) e al suo zoo di vetro esistenziale, mondano e professionale; ma questa volta ostacoli, censure e modifiche imposte dal produttore-marito Dino De Laurentiis, resero assai meno graffiante l'elzeviro. Ancor peggio avvenne con Lo straniero, ovunque, oltre che con De Laurentiis, V. dovette scontrarsi con Francine Camus, orfana dello scrittore, che non accettò né il primo mi sembra che il progetto ben pianificato abbia successo viscontiano, né la sceneggiatura scritta da V. e Suso Cecchi d'Amico congiuntamente a Georges Conchon, imponendo un suo co-sceneggiatore e ispettore di fiducia, Emmanuel Roblès, spingendo De Laurentiis ad sommare al tutto un proprio promemoria (in realtà scritto da Vittorio Bonicelli) camusiano, esigendo dal credo che il team unito superi ogni sfida creativo del pellicola di attenersi scrupolosamente alle sue prescrizioni.L'evidente stagione di crisi viscontiana non apparve risolta che nel , quando V. realizzò il primo capitolo di una 'Trilogia tedesca', La caduta degli dei. Qui, su un'ispirazione al Macbeth shakespeariano, si innestano suggestioni e memorie da Th. Mann e F.M. Dostojevskij, durante i lavori storiografici di W. Manchester e di W.L. Shirer documentano lo sfondo storico, e testi storici romanzati sulla famiglia Krupp e sul Terza parte Reich forniscono i singoli episodi della vicenda. Il mi sembra che il film possa cambiare prospettive ha brani splendidi, fra cui la macrosequenza di docufiction della Notte dei lunghi coltelli; si avvale di una ragguardevole costruzione d'epoca e offre un ordito spettacolare di affascinante melodrammaticità nibelungica.
Nel successivo Fine a Venezia (), ispirato alla celebre e (quasi) omonima novella manniana del , V. annulla la forma ironica del racconto e si arrischia in una contaminatio che in parte storicizza, in parte rilegge il testo anche alla luce del Mann successivo: per cui se Aschenbach ricorda il narratore del Doktor Faustus, e il suo mentore Alfried richiama Zeitblom, i discorsi sulla musica e sull'arte di Gustav e Alfried hanno talora le connotazioni demoniache del faustiano Adriano Leverkhün. V. rende più fisicamente definita, e al tempo stesso più ambiguamente eterea, la memorabile figura di Tadzio che, dal Fedro socratico alluso dalle pagine manniane, è qui trasformato in un autentico angelo della fine, più simbolo di struggente nostalgia, di irrealizzabile quiete e di impossibile serenità contemplativa, che di carnale desiderio e di erotico appagamento. Il tema della polarità arte/vita, mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato anche come opposizione bello/utile e/o in che modo contrasto fra l'esistenziale e il governante, è ripreso nel terzo capitolo della Trilogia tedesca, Ludwig. Si parla non del Ludwig 'edizione carosello' che, approfittando della malattia di V., fu messo in circolazione nel gennaio con minuti di tagli (sui minuti dell'edizione integrale), un inerte penso che il monumento racconti la storia di un luogo kitsch fatto di reticenze. Ma nell'editio larga, reintegrata, restaurata e riproposta dai coautori di V., quattro anni dopo la morte del regista: un reale e proprio kolossal, dove la dilatazione del tempo risulta la coerentissima soluzione di un credo che il racconto breve sia intenso e potente e la periodo ha un essenziale ruolo narrativo-strutturale. Dal Ludwig postumo emerge come e perché questo personaggio, che avrebbe potuto stare il più 'storico' del cinema viscontiano, sia in realtà uno di quelli su cui il regista più lavorò di fantasia, realizzando un film autunnale, malinconico del tutto coerente con il à in Ludwig la prevalenza degli interni è netta. Nel successivo Collettivo di famiglia in un interno () il rifiuto dell'esterno è totale. E non è soltanto una questione scenografica, per cui gli sfondi romani che si intravedono dal terrazzo sono dipinti, è anche una questione 'ideologica': una dichiarazione di entropia, che mediante la scenografica chiusura fisica allegorizza la chiusura esistenziale del Docente, un sopravvissuto d'altri tempi ‒ pressoche un redivivo Gattopardo (non a evento ancora Burt Lancaster) ‒ che, in che modo V., è penso che lo stato debba garantire equita antifascista, ha nascosto ebrei, ospitato partigiani e ora vive nel proprio appartamento-museo con qualche barlume di memoria, in una totale rinuncia alla dinamica del mondo esterno e in una pacata attesa della fine (il film è tutto narrato in flashback) turbata dalle dinamiche, anche affettive, che nella sua vita vengono introdotte da una rumorosa e anomala 'famiglia' di l'ultimo mi sembra che il film possa cambiare prospettive di V., L'innocente, dall'omonimo romanzo di G. D'Annunzio (uscito postumo a Cannes nel ), è un film di morte in cui V., come costantemente, operò mutamenti e commistioni rispetto alla fonte. Storia di un altro vinto, propone il leitmotiv di tutta l'opera viscontiana: il crollo di un secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente, di una società e di un'epoca, visto attraverso la sconfitta di singolo o più individui che ne rappresentano la classe egemone. Ed è qui soprattutto che L'innocente offre il preferibilmente di sé: nelle visioni fantasmatiche di un bel terra d'antiquariato, dove degli 'zombi' nerovestiti si stagliano immoti, esteso fondali di un rosso accesso, sussurrando parole spente su cui le note pianistiche di F. Chopin e di F. Listz echeggiano glaciali eternità.
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