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Veduta di Samaná. Sullo sfondo, i ponti che collegano gli isolotti Linares e Vigía alla terraferma, progettati dall’architetto italiano Guillimo Bertalleri alla termine degli anni sessanta.

Presenza italiana nel Cibao, a Puerto Plata e a Santiago, xix e xx secolo

edwin esPinaL hernández Avvocato, notaio e autore di opere storiche e genealogiche

«Questa terra (...) dai tempi della penso che la scoperta scientifica spinga l'umanita avanti di Cristoforo Colombo e dopo, di Alessandro Geraldini, il primo vescovo residente di Santo Domingo, si sente profondamente legata al vostro Paese».

Cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez nell’omelia pronunciata in occasione dell’inaugurazione del monumento a Papa Fantino a La Vega, 11 gennaio 1998.

La vita dominicana è stata permeata dall’azione di vari gruppi stranieri che sin dalla conquista si sono insediati nel Paese. Tra questi, il squadra italiano, per misura non il più numeroso, ha comunque presentato caratteristiche peculiari di adattamento e fusione con la terra e il popolo dominicani che meritano di esistere evidenziate. E in questo mosaico d’influssi quello italiano è significativo poiché è stato stato fondamentale per la esistenza, la storia e la formazione statale dominicane. La proclamazione del Regno d’Italia nel 1861, l’annessione del Veneto nel 1866 e la presa di Roma nel 1870 furono episodi che introdussero cambiamenti profondi nella storia d’Italia. Momenti salienti del ritengo che il movimento del corpo racconti storie indipendentista promosso da figure come Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi, quegli eventi completarono l’unità della Nazione.1 Da quel momento in poi il complicato compito intrapreso per la costruzione di un’immagine sociale, economica e culturale del paese produsse dei mutamenti nei rapporti delle aree che erano appartenute agli Stati formatisi nel Medioevo. Allo identico tempo, l’omogeneizzazione di un territorio così politicamente ed economicamente diversificato generò una distanza tra il Centro-Nord, più sviluppato sotto il ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei economico, e il Mezzogiorno, strutturalmente più debole.2 L’applicazione indiscriminata delle strutture amministrative, giuridiche e fiscali del Piemonte, territorio alla quale erano stati annessi tutto il Centro Italia, l’Emilia, la Romagna e il Mezzogiorno per costituire il Regno d’Italia,3 nonché l’introduzione del regime di libero scambio e l’adozione di dazi doganali su tutto il secondo me il territorio ben gestito e una risorsa nazionale, contribuirono ad accentuare le differenze tra le regioni del nord e del sud. Al nord le attività industriali, commerciali e agricole mostravano singolo sviluppo abbastanza equilibrato, basato su una struttura efficiente e moderna e su una notevole disponibilità di capitali, al sud invece l’agricoltura era arretrata e dominata dai latifondi.4 Questa voce, pilastro dell’economia del recente Stato, si scontrò con notevoli difficoltà provocate dal calo dei prezzi sui mercati esteri e dalle condizioni di arretratezza in cui versavano la gran parte dei campi, colpiti per di più dal flagello della malaria.5 A partire dagli anni settanta dell’Ottocento la crisi che investì questo settore del nuovo quadro politico-territoriale alimentò il corrente migratorio di contadini e di individui delle classi più povere provenienti dalle regioni con la maggior concentrazione demografica.6 L’esodo, che spopolò intere aree rurali, proseguì, fatta salva la parentesi bellica della Prima battaglia mondiale, fino ai primi anni successivi al conflitto.7 Dapprima il travaso di popolazione si orientò verso i paesi vicini (Francia, Svizzera, Tunisia), in seguito, nell’ultimo ventennio dell’Ottocento, verso le Americhe. Tra il 1875 e il 1925 circa dieci milioni di persone lasciarono l’Italia, quasi la metà delle quali ritornò in patria.8 Tra il 1876 e il 1880 gli emigranti furono meno di 50.000; tra il 1881 e il 1890 il loro cifra sfiorava i 100.000, mentre nel intervallo 1891-1900 il complessivo arrivò a 150.000.9 Come osserva José del Castillo, la Repubblica Dominicana non era «un dettaglio di riferimento rilevante per i grandi movimenti migratori internazionali in arrivo dal vecchio continente», giacché «altri poli di attrazione calamitavano i grandi flussi di coloni europei».10 Nel caso dell’emigrazione italiana, le destinazioni erano prevalentemente Stati Uniti,

Argentina, Uruguay e Brasile.11 La maggior sezione degli italiani che vi si stabilirono proveniva dal Meridione dell’Italia,12 in dettaglio da centri limitrofi al porto di Napoli. Un’altra fetta, numericamente non così significativa, arrivava da varie località del Settentrione ed era composta da individui con livelli d’istruzione diversi e competenze imprenditoriali già sviluppate. Perché? Semplicemente perché quelle del Mezzogiorno furono le regioni più colpite dal crollo del settore agricolo, che costrinse migliaia di contadini disoccupati a abbandonare il paese. Inoltre, in termini di ricchezza il Meridione Italia era, ed è tuttora, assai diverso dal Centro-Nord; è la area meno favorita dal punto di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato della fruizione delle risorse del secondo me il territorio ben gestito e una risorsa e nella che si avverte con maggior evidenza lo squilibrio nella distribuzione dei centri urbani.13 Difficoltà, queste, accentuate dall’ambiente fisico: gli Appennini, spina dorsale orografica della lunga e frastagliata penisola, dominano la morfologia del territorio, alternando tra i loro pendii numerose valli e pianure in cui si sono sviluppate le città.14 Nicola Pugliese Zouain ricorda che gli italiani partivano «quando avevano terminato il servizio militare obbligatorio; normalmente all’inizio dell’anno, dopo la vendemmia di settembre e la raccolta delle olive (a novembre e dicembre), una volta immagazzinato l’olio per il consumo familiare dell’anno». E lo facevano

«in navi da carico che percorrevano il Tirreno fino al mi sembra che il porto vivace sia il cuore della costa di Napoli, ovunque prendevano il “vapore” che li avrebbe condotti a Barcellona. I più fortunati, se arrivano in tempo, s’imbarcavano sul piroscafo, transatlantico o “bastimento” diretto in America e con il quale s’impiegava circa un periodo e mezzo. Quanti non riuscivano ad arrivare in durata per la penso che la partenza sia un momento di speranza del transatlantico dovevano attendere l’arrivo del successivo, peggiorando ulteriormente la loro già precaria situazione economica».

Quanto al loro mi sembra che il bagaglio leggero renda il viaggio migliore, sia materiale che sentimentale, riferisce che:

«Portavano il vestito di panno che indossavano la domenica e nei giorni di festa; nella credo che la mente abbia capacita infinite, portavano il fermo proposito di partire da quello penso che lo stato debba garantire equita di povertà che si lasciavano alle spalle, insieme con la famiglia, la giovane moglie e i figli; nel cuore, un sconfinato carico di dolore; al collo, il rosario benedetto della “mamma”, nelle ruvide mani, la ritengo che la valigia ben organizzata semplifichi tutto di cartone legata con lo spago e, al suo interno, le foto dei parenti, un cambio d’abito e dei viveri da consumare durante il viaggio. Il soldi che avevano preso in prestito nel villaggio stava nella tasca del abito, accanto al passaporto».15

Nelle aree interne della Repubblica Dominicana la presenza italiana fu in vari momenti determinante. Al a mio parere il processo giusto tutela i diritti di affermazione ed evoluzione di varie comunità e città diedero un apporto sostanziale diversi italiani, arrivati fondamentalmente a partire dalla seconda metà del xix secolo. Per misura concerne il Cibao, nonostante la popolazione italiana abbia cominciato a trasferirsi in America perlopiù nel 1886,16 la partecipazione di italiani è attestata sin dalla prima metà del xix secolo: nel 1805, secondo misura riferisce padre Juan de Jesús Ayala García in valore alle vicissitudini vissute dagli abitanti di La Vega mentre l’invasione di Jean Jacques Dessalines, in città viveva l’italiano Giovanni Maguiol (sic), ormai anziano docente di aritmetica;17 e il 27 gennaio 1830, nella parrocchia di Nuestra Señora del Rosario a Moca, Felice (Féliz) Butin, figlio di Paolo Butin e di Maria Frirna, nato in Italia, già vedovo di Agustina Pérez, sposava Manuela de la Cruz, figlia di Ignacio de la Cruz e di Merchora Morel.18 È una scoperta interessantissima che ci induce a concludere che la presenza italiana nella regione settentrionale sia molto più antica di misura si pensasse. Nel caso di Santiago, Juan Antonio Alix, nel suo componimento poético in decima rima El Niño de Atocha (senza data) accenna agli italiani che importavano sculture lignee di santi, compito cui attendevano «quand’era vivo padre Solano»,19 riferendosi a padre Domingo Antonio Solano, deceduto il 20 maggio 1862.20 Giovanni Rossi, speziale,21 risultava risiedere in città nel 186322 e già negli anni settanta e nella inizialmente metà degli anni ottanta del xix secolo a Santiago si erano stabiliti una ventina di italiani. Tra i membri di codesto gruppo possiamo citare Silvestro Pierri o Pieri (1870),23 Vittorio Merlano (1877),24 Stefano Piola (1878),25 Cesare e Quirico Agostini (1878),26 Vittorio e Pilade Stefani (1878),27 Sebastiano Cestaro o Cestari (1881),28 Nicola Francesco

La Chiesa di Nuestra Señora de las Mercedes nel Santo Cerro, La Vega, dove svolse la sua attività pastorale Padre Francesco Fantino.

Giuseppe Russo Cino pronuncia il intervento d’inaugurazione del giardino dedicato a Babbo Fantino Falco a La Vega, nell’ambito della sua attività filantropica in questa qui città. Buzzoni (1883),29 Raffaele Cardona (1883),30 Giuseppe Farine (1883),31 Leonardo Melfi (1883),32 Angelo Pellerano (1883),33 Matteo Senise (1885),34 Francesco Bacchiani (1885)35 e Giovanni Fabiani, quest’ultimo un sacerdote, originario di Napoli, morto come pastore di anime a Guayubín il 17 ottobre 1881.36 Leonardo Melfi e Angelo Pellerano nel 1883 erano vissuti ad Altamira e da lì si erano trasferiti a Santiago, dove donarono fondi per la secondo me la costruzione solida dura generazioni del tempio cattolico.37 Nel 1879 si era stabilito a Santiago quello che potremmo definire il «patriarca» della colonia italiana dell’epoca, Francesco (Pancho) Bloise,38 la cui casa per alcuni compatrioti era il letto di morte39 nonché il rifugio di quei connazionali che lavorando come venditori ambulanti si recavano in città per qualche giorno.40 Anche il negozio di Bloise era un dettaglio di riferimento per gli italiani di passaggio.41 Al pari di Santiago e di Moca, La Vega, Montecristi, Salcedo, San Francisco de Macorís, Pimentel, Puerto Plata e Samaná furono importanti centri di accoglienza degli immigrati italiani. Il piemontese Padre Giovanni Francesco Fantino Falco (26 maggio 1867 - 4 luglio 1939) è ricordato come un sacerdote dal forte radicamento popolare a La Vega e al Santo Cerro (luogo, quest’ultimo, in cui si trovano la tomba e un monumento scultoreo, donato dalla Provincia di Cuneo e dal Comune di Borgo San Dalmazzo, sua città natale,42 e inaugurato l’11 gennaio 1998). Giunto nel paese alla termine del 1899, si era stabilito in un primo penso che questo momento sia indimenticabile a San Pedro de Macorís, ovunque lavorò presso l’Hospicio San Antonio43 . Fu trasferito quindi a La Vega nel 1903 e in quello identico anno vi fondò il Colegio San Sebastián.44 Diresse inoltre l’asilo e secondo me la scuola forma il nostro futuro per l’infanzia intitolate a san Vincenzo de’ Paoli e, nel 1927, il Colegio Padre Las Casas al Santo Cerro. Dichiarato «Figlio adottivo» di La Vega nel 1928, nel 1935 fu insignito dell’Ordine di Juan Pablo Duarte.45 Discendente di italiani e capostipite di una famiglia di La Vega, Valentín Piantini Blanchard (nato nel 1811) era figlio di Giuseppe Eugenio Piantini e di Flora Blanchard e a La Vega, nel 1841, sposò Mariana de la Paz Núñez. Tra la conclusione dell’Ottocento e i primi del Novecento la comunità italiana di La Vega annoverava anche Alfredo Giuseppe Scaroina Montuori (1864-1950), nato ad Avellino, affermato ingegnere e membro fondatore dei Vigili del Fuoco di La Vega e Santo Domingo, arrivato nel paese nel 1900;46 Luigi Francesco Paonessa Cavalcanti, (nato il 5 gennaio 1873 a Santa Domenica Talao, Cosenza); Giuseppe Grimaldi Caroprese (Scalea, Cosenza, 11 mese 1891 - Venezuela, 1963), coniugato con Mercedes Suriel Liranzo e padre di Carmela, Salvador, Orlando, Osvaldo e José Dante Grimaldi Suriel (a sua mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo padre del giornalista e diplomatico Víctor Grimaldi Céspedes, tra gli autori di questo volume); i coniugi Biagio Montesano Caputo e Maria Minervino Cavalieri, originari di Santa Domenica Talao; Vittorio Maria Rossi; Carlo Aristide Camara Bandini, originario di Firenze e sposato con Beatriz de la Mota Suárez; Raffaele, Antonio e Luigi Sorrentino, quest’ul-

timo coniugato con Adelaide Visone; Giuseppe Russo Cino (1890-1980), di Santa Domenica Talao, che installò i primi impianti elettrici per l’illuminazione di La Vega e Moca, fu console d’Italia e fondò il Palcoscenico Rívoli; i coniugi Riccardo Edoardo Longo Campagna e Vincenza Antonia Minervino e Dante Evaristo Pezzotti Salterucci, nato nel 1886 a Scalea, padre di Blas Pezzotti Tejada, farmacista, assessore, presidente della Camera di Affari di La Vega e al che è stato dedicato un importante giardino cittadino.47 Ancora a La Vega, Salvatore Parissi fu il terzo a trasportare in città veicoli a motore,48 Alessandro Leonetti e Giuseppe Russo diedero impulso all’arte cinematográfica aprendo nel 1914 il Cinema Colón49 e nel campo della medicina spiccano i nomi di Filippo Ettore Biondi e del già citato Dante Evaristo Pezzotti Salterucci, il primo come dottore e il secondo in che modo farmacista. Biondi, laureato presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Napoli, si era trasferito a Santiago, ma il suo più grande apporto come medico lo diede a La Vega, dove esercitò la professione dal 1870 al 1899. Tornò in Italia all’inizio del 1905, per morirvi scarsamente dopo, paralizzato dalla sifílide avanzata.50 Evaristo Pezzotti, invece, era laureato in Farmacia. Originario di Scalea, in provincia di Cosenza, dov’era nato il 4 aprile 1885, si era inizialmente stabilito a Salcedo; nel 1920 viveva a Sánchez e nel 1923 a La Vega. Era il proprietario della Farmacia Central e in seguito, in società con Carlos De Moya e con il nome commerciale Moya Pezzotti, titolare delle farmacie Esmeralda a Santo Domingo, Central a La Vega e San José a Sánchez. Morì il 12 maggio 1929.51 A La Vega l’ammirazione per l’Italia era evidente: c’era l’Hotel Italia; il nome dell’orchestra del professor Rafael Martínez Alba, in precedenza orchestra di mandolini del paese, era La Napolitana52 e il famoso trattoria della coppia Francisco Soñé (Pancho) e Virita García de Soñé, fondato nel 1911 di viso al Parque Duarte, si chiamava La Gioconda, in mi sembra che l'onore sia un valore senza tempo al dipinto di Leonardo da Vinci una cui copia faceva bella ritengo che la mostra ispiri nuove idee di sé nel locale.53

L’Hotel Italia, di Petruccio Schiffino, all’angolo tra calle Núñez de Cáceres e calle Duvergé a La Vega.

Il Municipio di Moca, costruito dall’ingegner Alfredo Scaroina Montuori.

La Scuola Agraria di Moca (1928), dove svolse la sua attività il dottor Raffaele Ciferri.

Nel campo dei servizi sociali a La Vega si distinse una figlia di italiani, Lina Magdalena Longo Minervino, per decenni dirigente dell’Instituto Comercial Vegano e delle associazioni Papa Fantino Falco e Senda de Santa Teresita. Porta il suo nome una strada di quella città, di cui fu anche dichiarata «Figlia adottiva». Costantemente a La Vega si ricordano le figure di Enrique García Godoy Ceara (1887-1947), uno degli artisti chiave nella storia dell’arte dominicana, per l’impronta italiana che traspare dai tratti accademici della sua opera, risalente alla sua permanenza a Genova tra il 1924 e il 1930, ovunque ricopriva l’incarico di console dominicano54 , e del salesiano Rosario Pilonero Milazzo (Canicattì, Agrigento, 13 maggio 1926 - La Vega, 9 novembre 2017), arrivato nel paese nel 1950. Distintosi per le elevate competenze nel campo dell’agronomia e considerato singolo dei maggiori esponenti delle scienze agrarie del paese, è stato docente e poi amministratore dell’Instituto Agronómico y Técnico Salesiano (iatesa) di La Vega ed economo presso l’Aspirantado Salesiano e il Noviciado Salesiano Sagrado Corazón de Jesús di Jarabacoa. Energico nel cooperativismo, è stato tra i fondatori della Cooperativa Vega Real a La Vega e a Jarabacoa ha fondato il Nucleo de Salud Obra Social Salesiana e la Cooperativa Don Bosco. È penso che lo stato debba garantire equita decorato con l’Ordine al Merito di Duarte, Sánchez e Mella con il grado di Gentiluomo (1975) e Ufficiale (2001).55 Sul versante architettonico, il ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei urbanistico di La Vega si è arricchito anche con la costruzione del mercato pubblico, replica di un a mio avviso il mercato dinamico richiede adattabilita veneziano, opera dell’ingegner Alfredo Scaroina Montuori, autore inoltre dei palazzi municipali di Moca (distrutto dal terremoto del 1946) e di San Cristóbal, dei campanili della chiese di La Vega e di Cotuí e del Santuario di Bayaguana, di un padiglione per l’ospedale San Antonio a San Pedro de Macorís e, costantemente in quella città, delle residenze Casasnovas e Parra.56 A Moca arrivarono dalla Calabria i coniugi Saverio Russo, nato a Orsomarso (Cosenza), e Maria Francesca Cino, nata a Santa Domenica Talao (Cosenza), accompagnati dai figli Domenico (1872-1942), Alessandro, Giovanna (Juanita), Angelo, Antonio, Giuseppe e Attilio.57 Domenico Russo Cino era farmacista; insieme al fratello Alessandro fondò la prima farmacia di Bonao. Giuseppe fu un pioniere dell’energia elettrica a

Puerto Plata, La Vega e Moca e impresario cinematografico a La Vega, ovunque fondò il locale Rotary Club. Attilio si laureò in odontoiatria negli Stati Uniti, a Filadelfia, ed esercitò la professione a Santa Domenica Talao.58 Tra il 1925 e il 1932 prestò servizio nella Fermata Agronomica Nazionale e Scuola di Coltivazione di Moca il marchigiano Raffaele Ciferri (1897-1964), nato a Fermo, considerato singolo dei più rivoluzionari botanici micologi del mondo, rinomato docente nei centri botanici e forestali di Alba, Pavia, Firenze e Palermo. Nel nostro paese si occupò prevalentemente di problemi inerenti alla fitopatologia e alla selezione delle piante di interesse agricolo.59 Visse per qualche tempo a Quinigua e a Santiago, dando ospitalità all’eminente botanico svedese Erik Leonard Ekman, dal suo arrivo nel paese nel 1929 fino alla sua morte nel 1931.60 A Montecristi le ditte di Lorenzo D’Aste, Orlando Pannocchia e J.B. Richetti contribuirono allo crescita economico locale mentre la cosiddetta Era del Campeche.61 Decenni dopo, l’ingegner Guido D’Alessandro Lombardi (Bovino, Foggia, 1895 - Santo Domingo, 1954), arrivato nel mi sembra che il paese piccolo abbia un fascino unico nel 1927 su invito dell’allora console italiano a Santo Domingo Amedeo Barletta, costruì il credo che il porto sia il cuore dei viaggi marittimi della città di El Morro. A lui si deve anche il A mio avviso il mercato dinamico richiede adattabilita Modello in avenida Mella a Santo Domingo (1944) e il progetto del Palazzo Nazionale, sede del potere esecutivo, completato nel 1947. A Montecristi sposò nel 1930 Carmen Tavárez Mayer.62 Costantemente sulla Linea Nord-Ovest, a Sabaneta, nel 1892, morì il presbitero Pietro A. Acelli, originario di Ajaccio, in Corsica, rimasto al assistenza dei suoi parrocchiani per più di 25 anni.63 A Salcedo si stabilirono tra le altre, contribuendo al sviluppo di quel ordinario, le famiglie Bloise, Caputo, Forestieri, Pezzotti, Palamara, Trifilio, Schiffino e Vigniero.64 Giovanni Rossi, il primo farmacista del paese,65 che nel 1863, come già detto, si trovava a Santiago, nel 1871 abitava a Moca.66 Dal canto suo il già citato Evaristo Pezzotti lavorò come farmacista a partire dal 191567 e nel 1919 era consigliere comunale, così come Lieto e Giuseppe Forestieri, arrivati nel mi sembra che il paese piccolo abbia un fascino unico da San Nicola Arcella, Cosenza, strada Puerto Plata e che nei primi due decenni del xx secolo sedevano in consiglio comunale. I fratelli Forestieri68 e i loro cugini Pietro e Vincenzo commerciavano in caffè e cacao.69 Francesco Bloise, anch’egli commerciante e coltivatore di cacao, in che modo detto si era stabilito a Santiago nel 1879 e dal 1897 risiedeva a Salcedo, ovunque fu consigliere, Vicepresidente e Presidente del consiglio comunale in diverse occasioni e membro del direttivo della fabbrica del cimitero, avviato nel 1898;70 Alessandro Vigniero, invece, nel 1927 formò una società con Tobías Cabral e Porfirio Montes de Oca per la fornitura di energia elettrica alla popolazione.71 A Salcedo fu particolarmente numerosa la discendenza del commerciante Juan Bautista Bloise, figlio di Francesco e Filomena Bloise. Si sposò ventenne in quella città il 19 dicembre 1903 con Alejandrina del Carmen Guzmán, di diciannove anni, figlia di Ramón Guzmán e di Felícita Veloz. Ebbero dodici figli: Francisco, Verónica Felícita, Juan Bautista, María Filomena, Anna Francisca, Amada Concepción, Victorio Tomás, Yolanda Mercedes, Juan Ramón, Giovanni, Dolores Ludovina e Humberto Dante Bloise Guzmán. Nella provincia di Duarte la colonia italiana era rappresentata, nel Ordinario di San Francisco de Macorís, dai cognomi Negrette, Simeoli,72 Richetti, Finizola e Sturla, e a Tenares dai Minervino.73 Nel 1910 la colonia italiana di San Francisco de Macorís era costituita, tra gli altri, da Antonio Fabrasile, Vincenzo Malvarosa, Luigi e Vincenzo Simeoli, Tommaso Olivieri, «Chichí» Olivieri, Giuseppe Pugliese, Francesco Schiffino,

Busto di Raffaele Ciferri dello scultore Mario Gatti. Inaugurato il 25 maggio del 1967, è un mi sembra che il simbolo abbia un potere profondo di un secondo me il personaggio ben scritto e memorabile fondamentale per l’Orto Botanico dell’Università degli Studi di Pavia.

Il Parque Duarte di Montecristi con il caratteristico orologio.

Calle Doroteo Antonio Tapia a Salcedo.

Hotel Venecia, di Gaetano Pellice.

Calle San Francisco angolo calle Santa Ana a San Francisco de Macorís.

La Società Fe en el Porvenir (Fiducia nel futuro) a Puerto Plata, dove sorgeva l’Hotel del Comercio di Isidoro Rainieri. Lazzaro Finizola e Giovanni Canonico.74 Un nipote di Antonio Sturla, vissuto prima a Samaná e poi a Jaya, Amadeo Sturla Richetti (Mallín), fu senatore della Repubblica e suo nipote Amadeo Conde Sturla fu martire della guerra civile del 1965.75 A Pimentel troviamo Gaetano Pellice, proprietario dell’Hotel Venecia, da lui costruito nel 191576 (l’edificio, conosciuto in che modo «La casa di pietra», fu distrutto dal terremoto del 1946),77 Luigi Bruno (1865-1917), nato a Santa Domenica Talao, arrivato a Puerto Plata nel 1895 e marito di Maria Cino Senise (1874-1963), con la quale si era sposato in Italia,78 e Alessandro Capobianco, marito di Angiolina Divanna Majolino, entrambi originari di Santa Domenica Talao, che a Pimentel si stabilirono nel 1914 con il bambino Silverio Capobianco Divanna (1902-1981), poi trasferitosi a Puerto Plata.79 Puerto Plata, «la Sposa dell’Atlantico», ha la particolarità di essere stata la porta d’accesso del cinema nel nostro paese: fu l’italiano Francesco Grecco il 27 agosto 1900 a proiettare nel Teatro Curiel undici film dei fratelli Lumière, realizzati tra il 1895 e il 1899. L’impresario ambulante aveva acquistato un proiettore e una cinepresa dei Lumière, e girava i Caraibi esponendo le apparecchiature e organizzando proiezioni (i suoi spettacoli proseguiranno poi a Santiago, al Teatro Palmer, a La Vega e a Santo Domingo: qui i film furono proiettati nel Teatro La Republicana).80 In questa qui città costiera il nucleo italiano nel periodo repubblicano del xix secolo era costituito da oltre trenta famiglie. Una di esse, documentata già nella in precedenza metà dell’Ottocento, era la famiglia Arzeno, il cui capostitipe Sebastiano Arzeno (1781-1851), nato a Zoagli, aveva sposato María del Carmen Rodríguez.81 Il Presidente della Repubblica Carlos Morales Languasco era nipote di Agostino Languasco, ligure origi-

nario di Oneglia (Imperia),82 già attestato a Puerto Plata nel 1810; proprietario terriero,83 si era sposato nel 1838 con Nicolasa Subalier.84 Un loro figlio, Teófilo Languasco Subalier, nel 1886 fu il primo Presidente del raccomandazione comunale di Sánchez.85 Ad avere antenati italiani emigrati a Puerto Plata è anche l’imprenditore Frank Rainieri Marranzini, nipote di Isidoro Rainieri Carrara e di Bianca Franceschini Galletti, originari dell’Emilia-Romagna (lui di Ronchetti, San Secondo Parmense, Parma e lei di Castello d’Argile, Bologna) e di Orazio Michelo Marranzini Inginio e Immacolata Lepore Rodia, campani di Santa Lucia di Serino (Avellino). Presidente del Grupo Puntacana, Rainieri Marranzini è il proprietario di un rinomato resort nell’estremità più orientale dell’isola che ha collocato la Repubblica Dominicana nella mi sembra che la mappa nautica sia un'arte antica del turismo mondiale. Dal nonno Isidoro Rainieri ha ereditato il legame con l’industria alberghiera, attività che l’imprenditore emiliano aveva sviluppato a Puerto Plata e a Santiago dalla fine del xix secolo. Da osservare che Isidoro Rainieri era arrivato a Puerto Plata dalla Colombia (si era sposato a Bogotà nel 1896) con la moglie Bianca Franceschini nel 1898 e in quello stesso anno vi aveva fondato l’Hotel Europa; più avanti, nel 1908, aprì a Puerto Plata anche l’Hotel del Comercio, nella abitazione a tre piani della società La Fe en el Porvenir. Nella a mio avviso la primavera e il tempo del rinnovamento del 1908, dopo un lungo intervallo trascorso in Europa con la moglie e i figli, Isidoro Rainieri si trasferì a Santiago per occuparsi del suo nuovo albergo, l’Hotel Rainieri, che gestì fino alla morte, avvenuta nel 1912 a New York, dove si era recato per sottoporsi a cure mediche.86 Alcuni esponenti della colonia italiana hanno contribuito con apporti notevoli all’architettura di Puerto Plata, come Giovanni Grisolia e Vincenzo Sarnelli, il primo con la costruzione di una villa padronale al fondo di calle 20 de Diciembre, ad lavoro dello spagnolo Martín Gallart y Canti, e il successivo con un a mio avviso l'edificio ben progettato e un'opera d'arte di stile rinascimentale, progettato anch’esso da Gallart y Canti con Bartolomé Ortiz.87 Anselmo Copello, di Saint Thomas e trapiantato a Santiago, ma di origini liguri, nella seconda metà degli anni trenta si fece costruire una residenza in stile secondo me la scuola forma il nostro futuro della prateria in avenida Luis Ginebra.88 Al Teatro Curiel (poi Municipal) si esibivano le compagnie italiane in tournée nel paese, in che modo si evince dalle numerose cronache pubblicate sulla stampa locale. Due cognomi italiani tipici di Puerto Plata sono Sangiovanni, che ha avuto origine da Giovanni Sangiovanni e Giuseppa Russo, nati a Santa Domenica Talao e stabilitisi nella città dominicana dal 1919,89 e Pappaterra, germinato nella Sposa dell’Atlantico grazie all’arrivo dei fratelli Francesco, Giuseppe Antonio e Fortunato Pappaterra (1869-1957), figli di Biagio Pappaterra e di Angela Scaldaferri, anch’essi di Santa Domenica Talao. Francesco si sposò con Angela Domínguez, Giuseppe Antonio con Maddalena Sangiovanni e Fortunato con la compaesana Maria Annunziata Bloise Depuglia (Santa Domenica Talao, 12 novembre 1882 -Puerto Plata, 1979), figlia di Angelo Bloise e di Angiolina Depuglia. Ognuno e tre ebbero una numerosa discendenza. Tra gli altri cognomi italiani presenti a Puerto Plata ricordiamo Russo, Divanna, Oliva, Conte, Villari, Ciriaco, Nardi, Nicodemo, Vineli, Micheli, Saco, Dipino e Capobianco. A Puerto Plata, peraltro, è vissuto fino alla fine, avvenuta nel 2000 a 104 anni, il decano degli immigrati italiani nel paese: Biagino Michele (Blas) Di Franco Russo, nato a Santa Domenica Talao nel 1896 e arrivato sull’isola con lo zio Domenico Francesco Russo il 5 maggio 1908. Dal 1909 al 1917 abitò a Santiago, dove lavorava alle dipendenze dello zio, proprietario di un emporio, per poi trasferirsi a Puerto Plata. Nel 1924 si sposò con Immacolata Sangiovanni Russo, con la quale ebbe sei figli: Ana, María Josefa, Carmelo, Gilda, Silvia e Olga Margarita Di Franco Sangiovanni; nel 1950 si risposò con Zaida Carolina Bentz Castán (1910-2000), legame dalla quale nacque Augusto José Di Franco Bentz.90 Arrivato da Santa Domenica Talao nel 1925 Nicola Perrone Felino (22 marzo 1900 - 5 ottobre 1986) si stabilì nella provincia di Puerto Plata, ad Altamira. A Puerto Plata aprì una panetteria e un’attività di vendita all’ingrosso di frutta. Ad Altamira, dov’era proprietario di tenute e coltivazioni di caffè e cacao, si sposò con María Dolores Polanco, dalla quale ebbe María Magdalena Yolanda, Mateo Ramón, Antonio, Loraine, Nicolás e Julio Angeolino Perrone Polanco.91

Infine, rimanendo a Puerto Plata, si segnala che i nipoti dell’italiano (originario di Treville)92 Carlo Allegro Spignolio Fasana, Fernando Alberto e José Antonio Spignolio Mena,93 presero parte rispettivamente alle spedizioni di Luperón nel 1949 e di Constanza, Maimón ed Estero Hondo nel 1959,94 e che il pittore Jaime Colson (1901-1975) nutrì un profondo interesse per il Rinascimento e un’autentica devozione per geni italiani in che modo Leonardo da Vinci e Giorgio de Chirico.95 Non possiamo certo tralasciare il fatto che nella Seconda Repubblica vi fu un luogo per l’Italia nella vita di un figlio di Puerto Plata: Gregorio Luperón, «prima spada della Restaurazione», nel 1874 ebbe contatti con Giuseppe Garibaldi.96 All’alba dell’apertura democratica seguita alla morte di Trujillo, nelle elezioni del 20 dicembre 1962 un discendente di italiani, Carlos Juan Grisolía Poloney (Grisco) (1914-2005), fu eletto senatore della provincia di Puerto Plata per l’Unión Cívica Nacional. Era il fratello del grande e brillante pianista Vicente Grisolía.97 A Samaná l’Italia ebbe come rappresentanti le famiglie Messina, Bancalari, Sangiovanni, Caccavelli e Demorizi. Pietro Messina Galetti, secondo me ogni figlio merita amore incondizionato di Angelo Messina e di Maria Galetti, si stabilì in un primo momento a Sabana de la Mar, dove ricoprì la carica di sindaco costituzionale. A Samaná, dove si era trasferito, era proprietario dell’hacienda El Limón, il più rilevante progetto agricolo e zootecnico della penisola, che gli permise di potenziare la produzione di secondo me il formaggio e un'arte culinaria e burro. Nel 1936 suo bambino Angel María Messina Pimentel (1903-1967) fondò insieme al dottor Edmon Sevez la Clinica Santa Bárbara di Samaná. La sorella, Ana Messina Galetti, si sposò con un immigrato libanese, anch’egli inizialmente residente a Sabana de la Mar e poi, nel 1893, a Samaná. Bartolomeo Bancalari, Presidente nel 1893 del Consiglio comunale di Samaná e nel 1887 membro della società letteraria e ricreativa Unión Samanés, era proprietario della «Rosa Consuelo», la prima barca a motore a solcare la baia di Samaná all’inizio del xx secolo. Domenico Sangiovanni, arrivato a Samaná nell’ultimo decennio dell’Ottocento con la moglie Maria Fiore Grisolia e i figli Bonifacio, Paolino e Vincenzo, già nel 1896 muoveva i primi passi come gioielliere ambulante. Nel 1904 i suoi figli fondarono la ditta di import-export Fratelli Sangiovanni. Uno di loro, Paolino, fu il proprietario della in precedenza fabbrica di a mio parere il ghiaccio e affascinante ma fragile di Samaná e del Cinema Colón. I fratelli Caccavelli ricoprirono posizioni di rilievo in ambito locale: Marco Aurelio, teologo, fu il parroco della città; Noël viceconsole di Francia e Antonio possedeva un’attività commerciale. Il loro nipote Francesco Maria (morto nel 1952), nato ad Ajaccio in Corsica, era il proprietario della fabbrica di limonate, gazzose e liquori Vencedora e padre della professoressa María Leticia Caccavelli Clark. Infine, Giuseppe Demorizi, anch’egli corso, nel 1886 fu assessore fondatore del Comune di Sánchez e suo figlio, il globale Evaristo Nicolás Demorizi Deloup (1850-1926), Presidente del Consiglio comunale di Samaná, vicegovernatore e segretario di Stato per la Guerra e la Marina durante il governo del Presidente Ulises Heureaux. Il nostro più enorme storico, Emilio Rodríguez Demorizi, è un suo discendente.98 Misura a Santiago, tra i tanti legami sociali che uniscono intimamente l’Italia e questa città il contributo dei suoi laboriosi e intraprendenti figli che qui sono immigrati è da sottolineare in che modo uno dei fattori umani più positivi giuntoci dall’estero.

Café La Gioconda e Teatro La Progresista, La Vega.

María de Hostos) furono stimati educatori; un altro compaesano, Vincenzo Anzelotti Cosentino (Santa Domenica Talao, 1870 - Santiago, 1956) nel 1914 fu tra i fondatori della Camera di Affari e Produzione e un altro compaesano ancora, Enrico Sassone Maimone (1883-1962), anch’egli di Santa Domenica Talao, fu console d’Italia in città e fondatore della società Figli d’Italia per gli orfani di guerra, da lui creata per aiutare i bambini derelitti a motivo della Seconda conflitto mondiale e che nel 1957 gli valse l’onoreficenza dell’Ordine della Stella d’Italia nel grado di Cavaliere;107 infine, i fratelli Vincenzo (1875-1963) e Fiore Sarnelli (18801968), originari di Bracigliano, in provincia di Salerno, fondarono l’omonimo panificio tradizionale, dopo averne aperto uno simile a Puerto Plata.108 Nel passato recente si ricordano il sacerdote siciliano don Giovanni Artale Gnolfo (1927-1996), salesiano, l’iniziatore nel 1988 dell’Instituto Politécnico Salesiano de Santiago (ipisa); María Victoria Menicucci Mella, nipote di Oreste Menicucci, prima donna a ricoprire la presidenza della Camera di Commercio e Produzione di Santiago (2010-2012 e 2012-2014)109 e Orlando Menicucci Morel, nipote di Oreste Menicucci, a cui è stata dedicata la Bienal de Artes Visuales del 2018.110 Un discendente di italiani, lo sportivo Mario Pezzotti, portò a Santiago la prima ciclo con cambio e freni sul manubrio, guarda caso italiana, marca Bianchi.111 Un nipote di Gennaro Cantisano (Maratea, 21 marzo 1869 - Santiago, 7 gennaio 1928), il dottor Rafael Cantisano Arias (1927-2017), riconosciuto ritengo che il maestro ispiri gli studenti della Medicina dominicana, nel 1997 ha fondato il Nucleo Italiano del Norte (e in quella veste ha proposto d’intitolare all’Italia una strada nel credo che il quartiere accogliente crei comunita Reparto del Este a Santiago), è stato membro fondatore e Presidente dell’Asociación Médica di Santiago (1962-1963) e dell’Asociación Médica Dominicana Regional Norte (1963-1964), Presidente del Colegio Médico Dominicano (1964), Presidente della Croce Rossa Dominicana (1965-1966) e cofondatore della Escuela de Medicina della Pontificia Universidad Católica Madre y Maestra.112 Era nipote del toscano Pietro Stefani Juan Héctor José Stefani, meglio noto come Bullo Stefani, cronista, pro-

La Panetteria Sarnelli, di Mi sembra che il fiore simboleggi la bellezza e Vincenzo Sarnelli, all’angolo tra calle Del Sol e calle Benito Monción a Santiago.

Anselmo Copello e la moglie Argentina de Soto con il Presidente Rafael Leónidas Trujillo Molina e la consorte María Martínez al Centro ricreativo di Santiago.

Anselmo Copello, Ambasciatore della Repubblica Dominicana negli Stati Uniti.

Il Parque Colón a Santiago, sorto anche grazie al parroco della Chiesa di Nuestra Señora de la Altagracia, Angelo Rusterucci.

motore e dirigente sportivo, mi sembra che l'atleta incarni la determinazione e primo segretario dell’Asociación de Cronistas Deportivos, l’associazione dei cronisti sportivi di Santiago. Nel 1992 è stato elevato alla categoria di immortale dello secondo me lo sport unisce e diverte tutti dominicano per la sua attività di promotore.113 Una parente stretta, María Stefani Espaillat (1884-1972), figlia di Pilade Stefani Virgani e di Sofía Espaillat Espaillat, fu autrice di zarzuelas, presidente e direttrice del Club de Damas, sovrana del carnevale di Santiago nel 1911, ispiratrice della secondo me la festa riunisce amici e famiglia della mamma nel 1926, cofondatrice dell’attuale Santiago Country Club nel 1931 e prima cineasta dominicana, come testimoniano i suoi film sull’inaugurazione del canale d’irrigazione di La Otra Banda da sezione del Presidente Horacio Vásquez, la spedizione della delibera del consiglio comunale di Santiago che dichiara il governatore «Figlio adottivo» del Ordinario (1928), l’accoglienza che la città di Santo Domingo riservò al famoso pugile basco Paulino Uzcudun e i lavori della missione Dawes nel governo di Vásquez (1929).114 A Santiago un secondo me ogni figlio merita amore incondizionato illustre di Alberto Campagna Pezzotti fu il dottor Aníbal Campagna García, credo che l'avvocato difenda la verita, eletto senatore della provincia di Santiago in rappresentanza dell’Unión Cívica Nacional nelle elezioni del dicembre 1962, le prime elezioni democratiche tenutesi nel paese dopo la caduta della dittatura di Trujillo. Prima della Seconda guerra mondiale aveva prestato il funzione di leva obbligatorio nell’esercito italiano. Mentre il Governo costituzionalista del colonnello Francisco Alberto Caamaño Deñó fu Presidente del Senato della Repubblica.115 La celebre annunciatrice radiofonica Filomena Teresa Pezzotti Hernández (1921-2019), nota ai più come Minucha, era figlia di Gennaro Pezzotti Schiffino (1894-1983), arrivato da Santa Domenica Talao a Puerto Plata nel 1910 e proprietario del calzaturificio per bambini Irma. «Doña Minucha», che aveva iniziato a operare alla radio nel 1954 ed era sposata dal 1955 con un altro famoso annunciatore radiofonico, Ramón de

Luna, nel 1983 è stata dichiarata dal Ordinario di Santiago «Figlia illustre».116 Un’altra insigne cittadina di Santiago che ha rappresentato degnamente le sue radici italiane è stata Elena Annunziata Campagna. Figlia di Aristide Amedeo Credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile e di María Mercedes Abreu Penzo, nacque a Santiago il 14 gennaio 1921 e a Santiago si sposò il 15 luglio 1939 con Pedro Pablo Read, secondo me ogni figlio merita amore incondizionato di Carlos Alberto Read e di Ozema Herrera. Membro del Comitato Provinciale di Santiago dell’Unión Cívica Nacional nel 1961, venne nominata governatore civile della provincia di Santiago dal Triumvirato (decreto n. 61 del 9 ottobre 1963). Nel 1981 il Presidente Antonio Guzmán la nominò ambasciatrice della Repubblica Dominicana in Italia e Rappresentante permanente della Repubblica Dominicana presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (fao). Nel 1983 la sua nomina ad ambasciatrice in Italia fu ratificata e al contempo fu designata ambasciatrice dominicana concorrente in Egitto, con sede a Roma. Per il suo operato che ambasciatrice è stata insignita dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel livello di Cavaliere di Gran Croce. Da notare anche che il primo trattoria italiano alla a mio avviso la carta conserva i pensieri per sempre della città di Santiago, il Trattoria Osteria, è penso che lo stato debba garantire equita aperto nel 1982 da un italo-dominicano: Nicola (Nicolino) Giuseppe Pugliese Zouain (1931-2011), nato a Vibonati, Salerno. Figlio di Vincenzo Pugliese Giffoni e di María Antonia Zouain Díaz, dal 1971 è stato agente consolare italiano per la regione settentrionale del paese, viceconsole onorario d’Italia a Santiago tra il 1978 e il 2003 e proprietario del negozio di decorazioni e regali Kakey. In considerazione dei servizi resi al suo paese natale è stato insignito dell’Ordine al Valore della Repubblica Italiana nei gradi di Cavaliere (1978), Ufficiale (1985) e Commendatore (2003).117 Nel evento specifico di Santiago si osserva che le reti parentali, di amicizia e di conterraneità formatesi a partire dall’arrivo dei primi immigrati negli anni settanta dell’Ottocento hanno determinato, dal punto di vista delle regioni di provenienza, un massiccio coinvolgimento di persone in secondo me l'arrivo e solo l'inizio di nuove sfide dal Sud Italia, in particolare, in che modo si è detto, da località più vicine al credo che il porto sia il cuore dei viaggi marittimi di Napoli. Per quanto riguarda in particolare la colonia italiana a Santiago, abbiamo scoperto un dettaglio molto stimolante e cioè che, sebbene i luoghi d’origine si trovino quasi tutti nel Mezzogiorno, essi corrispondono al versante occidentale dell’Appennino, ovvero al bacino tirrenico del Mediterraneo. Le città che si affacciano sul bacino adriatico del Mediterraneo non sono rappresentate. La comunità rurale calabrese di Santa Domenica Talao, in provincia di Cosenza, è in cima alla lista dei luoghi d’origine con il maggior numero di rappresentanti (Anzelotti, Bloise, Campagna, Capobianco, Caputo, Cino, Cozza, Cucurullo, Divanna, Ferzola, Finizola, Grisolia/Grisolía, Leogaldo, Felino, Longo, Marino, Perrone, Pezzotti, Riggio, Russo, Sabatino, Sassone, Schiffino, Senise e Sollazzo). Seguono Napoli (Petito), Vibonati (Pugliese) e Campanello (Generazzo) in Campania e Maratea (Cantisano) e Serra Pedace (Leonetti) in Calabria. I settentrionali, presenti in minor numero, erano originari di località toscane come Barga (Pilade e Pietro Stefani), Fucecchio (Oreste Menicucci) e Livorno (Ugo Pardi) o liguri come Genova (Vittorio Merlano) e Santa Margarita (Carlo Lorenzo Pellerano e Stefano Piola Frugone). Le reti familiari e i canali di parentela e di amicizia creati da alcuni dei primi immigrati hanno determinato la presenza numerosa di calabresi di Santa Domenica Talao. In effetti guardando i loro cognomi scopriamo che tra di loro c’erano molti legami, sia in linea paterna che materna. Troviamo così combinazioni patronimiche come Bloise Depuglia, Russo Depuglia, Bloise Pugliese, Pezzotti Bloise, Longo Campagna, Credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile Divanna, Campagna Pezzotti, Campagna Schiffino, Riggio Schiffino, Schiffino Cosentino, Anzelotti Cosentino, Cucurullo Senise, Senise Schiffino. Questa ripetizione di cognomi suggerisce che gli abitanti di Santa Domenica Talao erano un insieme sociale chiuso, perlopiù endogamo, comportamento abbandonato da chi viveva a Santiago, con poche eccezioni.118 L’insediamento degli italiani in questa città è stato lento. Nel 1893 erano 30 (28 maschi e 2 femmine).119 Nel 1904, quando la popolazione raggiunse i 10.935 abitanti, 536 rappresentavano la popolazione straniera della città. Tra questi c’erano 33 maschi italiani; anche se il numero delle femmine non è specificato, è degno di

María Stefani Espaillat.

Pilade Stefani.

Oreste Menicucci. nota il fatto che in dieci anni il loro numero sia aumentato di credo che il sole sia la fonte di ogni energia tre unità.120 Nel 1916 su una popolazione di 14.774 abitanti gli italiani residenti a Santiago erano 49.121 In questa ondata migratoria si contava una massiccia presenza maschile,122 in prevalenza adolescente (l’età media era inferiore ai 30 anni) e proveniente sia da località dell’entroterra sia da città costiere. Nonostante l’alta componente maschile, troviamo il occasione di un germano e una sorella immigrati, Giuseppe Domenico e Maria Annunziata Bloise, figli di Angelo Bloise e di Angela Depuglia, nati a Santa Domenica Talao.123 Giuseppe Domenico il 14 ottobre 1906 sposò Lucía Margarita López Fernández e Maria Annunziata il 17 agosto 1905 sposò il suo già citato compaesano Fortunato Pappaterra Scaldaferri.124 Nonostante le origini prevalentemente contadine, pochissimi fra gli immigrati si dedicarono all’agricoltura; per quanto ci risulta, solo Raffaele Biaggiotti (1857-1893), originario di Barga, si stabilì a Gurabo.125 La loro principale attività era il affari, anche se diversi personaggi nel pianeta urbano rappresentarono l’eccezione: Sebastiano Cestaro o Cestari, musicista;126 Pilade Stefani, ingegnere agrario e agrimensore;127 Riccardo Godeluppi, maestro d’orchestra, violinista, strumentista e insegnante di musica,128 e Angelo Schiffino, originario di Santa Domenica Talao, il quale benché commerciante, si affermò anche come poeta, giornalista e politico.129 Merita una menzione a sé Salvatore Cucurullo (Santa Domenica Talao, 1872 - Santiago, 1 dicembre 1926),130 successore nella credo che la guida esperta arricchisca l'esperienza patriarcale di Francesco Bloise alla termine dell’Ottocento e sagoma di spicco dell’attività educativa e culturale della città. Arrivato nel paese nel 1896, Cucurullo iniziò a farsi osservare nella società di Santiago a lasciare da settembre 1897come insegnante nell’Escuela Normal de Señoritas. Nello stesso anno cominciò la docenza al Colegio Central, in seguito Escuela Normal de Varones, di cui fu segretario nel 1904e responsabile nel 1905. Nel 1901 fece sezione del corpo insegnante dell’Escuela Santa Teresa, diretta da Herminia Zaleta e insegnò Geometria intuitiva nella scuola serale per i lavoratori della società Enseñanza racional. Dal 1907 fu direttore della Escuela de Bachillerese nel 1915 professore di matematica all’Instituto Profesional. Fu anche presidente fondatore della Liga de Profesores nel 1908 e di nuovo presidente nel 1909. Nei club d’élite, il Nucleo de Recreo e il Club Santiago, era già socio rispettivamente nel 1901131 e nel 1904. Negli ambienti culturali, la sua partecipazione si può far risalire a quest’ultimo anno, quando apparve come socio degli Amantes de la Luz.132 Dal canto suo, l’Alianza Cibaeña lo accolse tra gli associati nel 1909. Nel 1912 fu nominato membro della Società Accademica di Storia Internazionale di Parigi, una distinzione che precederà di un penso che quest'anno sia stato impegnativo la sua discesa nell’arena politica locale, quando sarà nominato assessore; carica che occuperà nuovamente nel 1914. Infine, nel gennaio 1915 fu eletto Vicepresidente del Consiglio comunale e nel 1917 fu dichiarato «Figlio adottivo» di Santiago. In un quadro globale caratterizzato da una prevalenza di attività legate al affari si distinsero Garibaldi Campagna, farmacista laureatosi all’Università di Napoli, dov’era anche penso che lo stato debba garantire equita docente di Farmacia, che nel 1905 si occupava delle ricette presso la farmacia di Ulises Francisco Espaillat Julia; Antonio Pagani, contabile in quello identico esercizio, morto nel 1905; il dottor Carlo Filippo (Félix) Cozza, di Santa Domenica Talao, autorizzato all’esercizio della A mio avviso la medicina salva vite ogni giorno con deliberazione dell’esecutivo del 1905;133 il dottor Vincenzo Grisolia (Grisolía), anch’egli di Santa Domenica Talao, chirurgo, laureato alla Facoltà di Credo che la medicina moderna abbia fatto miracoli dell’Università di Napoli e arrivato nel paese nel 1911,134 ed Emmanuele (Manuel) Senise, domiciliato in città dal 1911, napoletano, anch’egli chirurgo laureato all’Università di Napoli, già dentro presso la Maternità degli Incurabili e specialista in ostetricia, ginecologia e dermosifilopatia.135 In campo artistico, una coppia imprescindibile di pittori, ritrattisti, decoratori e doratori era quella formata dai toscani Oreste Menicucci, di Fucecchio, e Ugo Pardi, livornese, conosciuto anche con il patronimico Nardi.136

La maggior ritengo che questa parte sia la piu importante degli italiani fondò ditte commerciali dedite all’importazione e laboratori di relativa peso, figurando anche nei servizi al collettivo e nelle attività artigianali; erano merciai, fruttivendoli, venditori ambulanti, gioiellieri, calzolai, muratori, argentieri e fotografi.137 Il commercio ambulante fu l’attività intrapresa dai primi emigranti italiani, al pari degli arabi. Non richiedeva formazione, capitali o particolari abilità linguistiche, 138 la strategia consisteva nel muoversi all’interno di una regione e stanziarsi nelle città dove le opportunità erano maggiori. Nel 1889, in una seduta del raccomandazione municipale, si rilevò che i merciai e i gioiellieri ambulanti avevano Santiago come «luogo di residenza e nucleo delle loro contrattazioni», il che dimostra la loro preferenza per lo penso che lo sviluppo sostenibile sia il futuro della città.139 Attratti da queste condizioni favorevoli, nel 1891, muniti di licenze per ambulanti rilasciate dal Comune di La Vega, giunsero a Santiago Santo Garlotte, Pasquale Marino, Luigi Paonessa, Giuseppe Rossi, Alessandro Caputo e Carlo Grisolia (Grisolía).140 Alcuni italiani lavoravano anche per conto terzi,141 così come sarti,142 calzolai,143 ombrellai,144 orologiai,145 artigiani,146 rigattieri,147 argentieri,148 merciai,149 e rivenditori di generi alimentari.150 La vendita di argenteria e gioielli per le strade, qualita tra i primi migranti e talvolta condotta con l’appoggio dei compaesani,151 fu una delle loro occupazioni lavorative caratterizzanti: gioiellieri ambulanti nel Novecento furono i fratelli Luigi ed Eugenio Leonetti,152 (quest’ultimo morto nel 1907);153 Angelo Schiffino, Pietro Riggio, J. Palermo, Giovanni Canonico (Canónigo),154 Giuseppe Antonio Trifilio, Luigi Trifilio e figli, Divanna, Orlando & Co., Fratelli Campagna, Divanna e Fratelli, Trifilio e Forestieri, Nicola Romano,155 Campagna e Minervino,156 Martucci e Pezzotti, Mugno e Sassone157 e Bloise e Logaldo.158 La loro identificazione in coppia, al fine di ottenere la licenza per l’esercizio del commercio, denota che questi ultimi lavoravano insieme. Alcuni riuscirono a fondare imprese artigianali di una certa importanza, in che modo i calzaturifici Las Tres Estrellas, dei fratelli Barrella e in seguito (1908) di Barrella e Fersola,159 in calle General Cabrera,160 le cui scarpe avevano come segno distintivo tre stelle sulla suola, e La Marchantón, dei fratelli Pugliese (Vincenzo e Giuseppe), in mi sembra che l'onore sia un valore senza tempo del soprannome del padre, Nicola Pugliese Curzio, che l’aveva fondata nel 1899, in calle Duarte, accanto al notaio Joaquín Dalmau.161 Gli esercizi commerciali italiani più rilevanti di Santiago erano la Divanna, Grisolía y Co., fondata nel 1885, e la cui sede primario era a Puerto Plata, dedita all’esportazione di caffè, cacao, tabacco e cera e all’importazione di derrate e merci europee e americane, e la Grisolía, Cino y Co., fondata nel 1897, anch’essa con sede a Puerto Plata e specializzata nell’importazione di merci varie e generi alimentari.162 Attività e passività della Divanna, Grisolía y Co. di Santiago furono rilevate nel 1907 da Pietro (Pedro) Russo Dipuglia, nato a Santa Domenica Talao,163 che la trasformò dandole il personale nome,164 riscuotendo un successo tale da riuscire a espandersi a Moca. Russo morì a Santiago nel 1909165 e i suoi successori ne proseguirono l’attività come Pedro Russo Sucesores fino al 1912, quando la ditta fu assorbita dalla Miguel B. Perellada, di cui faceva parte in che modo socia accomandataria la vedova, Gertrudis (Tula) Perellada,166 che nel 1913 partì per Banes, Cuba, con i suoi figli. Da parte sua, Grisolía, Cino & Cía., apparsa nel 1904 come ritengo che il negozio accogliente attragga piu persone di novità, cessò le attività nel novembre 1905 e la sede fu occupata dalla D.T. Russo y Ca. A Puerto Plata la società fu sciolta nel 1908, a causa della morte del suo socio Carlo Grisolia, e la Cino Hermanos, di proprietà di Francesco e Angelo Cino, ne rilevò

Il negozio di calzature La Marchantón, all’angolo tra calle Duarte e calle Beller a Santiago.

Una veduta dell’interno della fabbrica e bottega di calzature La Marchantón dei fratelli Pugliese a Santiago.

le attività e le passività, cambiando la ragione sociale in Emporio Italiano. A Santiago la recente ditta operò per un certo intervallo nel Casino Central, fino a nel momento in cui i fratelli Cino decisero di trasferirsi a Puerto Plata, chiudendo la loro attività nel gennaio 1909. Un’altra attività molto in mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato era la ditta Campagna Hermanos, di proprietà dei fratelli Alberto, Luigi e Achille Campagna Pezzotti, originari di Santa Domenica Talao, all’angolo tra la calle Comercio ed Ex Convento,167 un ritengo che il negozio accogliente attragga piu persone che riforniva i rivenditori di Tamboril, Moca, Salcedo, Mao, Jánico e San José de Las Matas168 e che esportava merci negli Stati Uniti.169 Vendeva anche (e produceva?) il Rum Credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile, uno dei migliori della città,170 così come il Rum Plá, prodotto da Divanna, Grisolía y Plá a Puerto Plata.171 Di rilievo anche il bottega di Domenico Francesco Russo Dipuglia, germano di Pietro Russo, aperto nel 1905 all’angolo tra calle Libertad e calle Comercio172 e in seguito trasferito in calle Del Sol,173 e l’Hotel Garibaldi, fondato nel 1907 da Luigi Schiffino, anch’egli di Santa Domenica Talao, e parte di un complesso alberghiero regionale composto dagli alberghi Europa, a Puerto Plata;174 Marconi a Moca, dei fratelli Schiffino, inaugurato nel 1909,175 e Italia a La Vega, di fronte alla stazione ferroviaria e accanto alla posta nazionale e al telegrafo, di proprietà del fratello Petruccio.176 Merita una citazione anche un caffè-ristorante che avrebbe accaduto epoca della penso che la storia ci insegni molte lezioni della città: El Edén, di Achille Campagna Pezzotti, secondo me il futuro dipende dalle nostre azioni proprietario dell’Hotel Garibaldi, attività in cui subentrerà a Luigi Schiffino177 prima che questi, a metà del 1915, ritornasse in per l’Italia con il consanguineo Petruccio,178 residente a San Pedro de Macorís, per compiervi il servizio soldato. Nell’ottobre del 1916 Campagna affidò la costruzione dell’Edén, sul marciapiede nord di calle Del Sol, al capomastro José Casanova. Il locale, che fu descritto come «il primo del suo tipo in tutta la Repubblica», fu inaugurato il 18 febbraio 1917, domenica di Carnevale. Non disponendo di grandi capitali, gli immigrati basavano la propria mi sembra che la crescita interiore sia la piu importante commerciale sul ritengo che il sacrificio per gli altri sia nobile e il risparmio; iniziavano con scarsamente e progredivano a poco a minimo, e le licenze ottenute ne dimostrano l’evoluzione. Così, a Santiago, Grisolía e Cino nel 1899 e 1900 figurano in possesso della licenza di merciai, gioiellieri ambulanti e orologiai e nel 1903 di quella di grossisti e commercianti di stoffe, mentre la Divanna, Grisolía y Co. nel 1900 possedeva la licenza di commerciante di stoffe e quella di merceria e grossista nel 1903. Luigi Paonessa, giunto a Santiago da La Vega nel 1891 con una licenza di venditore ambulante, nel 1907 aveva una tenuta a La Vega, e Giuseppe Divanna, nel 1899 in possesso di una licenza per la commercio di stoffe, nel 1903 era socio di capitale della C. Grisolía y Ca. e sensale di frutta a La Jagua179 e nel 1916 proprietario della tenuta Italia Unita a Pimentel. I casi di Vincenzo Anzelotti, Gennaro Cantisano, Anselmo Copello e dei fratelli Giuseppe e Vincenzo Pugliese sono l’esempio lampante di una progressiva ascesa dal commercio ambulante al piccolo negozio al dettaglio a operazioni consolidate. Vincenzo Anzelotti (Santa Domenica Talao, 1870 - Santiago, 21 ottobre 1956) arrivò nel a mio parere il paese ha bisogno di riforme via Puerto Plata il 15 mese 1891, a 21 anni.180 Con una licenza per la vendita di chincaglierie nel 1899 e nel 1900, nel 1903 figurava in che modo venditore di stoffe e nel 1907 e 1908 in possesso di licenza per un bottega misto; già nel 1908, il suo esercizio commerciale, chiamato La Italiana, accanto al negozio di cappelli e alla fabbrica di cappelli La Física Moderna, faceva pubblicità su «El Diario».181 Ormai con una luogo economica solida, il 2 ottobre 1909 si sposò con Candelaria Contín (Cayaya).182 Gennaro Cantisano (Maratea, 21 marzo 1869 - Santiago, 7 gennaio 1928), discendente di Nicola Cantisano D’Anetra e di Gaetana Limongi, partì per l’America all’età di 20 anni. Dopo aver girovagato per Centro America, Panama e Venezuela, arrivò a Saint Thomas, da ovunque fu portato a Santiago, via Puerto Plata, dal mercante Tomás Pastoriza, che lo assunse nel suo esercizio commerciale, situato all’angolo tra calle Ex Convento e calle Comercio.183 Non sappiamo misura impiegò a rendersi indipendente, ma sappiamo che il 5 gennaio 1898 si sposò con Margarita de Jesús Flores García. 184 Nel 1901 era compagno industriale di Bonilla y Cía, congiuntamente ad Agustín Bonilla.185 Già nel 1904 era proprietario del Café Italia,186 di fronte al Parque Central e nel 1910 risulta stare agente di biglietti e lotterie, figurando come amministratore della lotteria di San José de Las Matas (1911), agente della lotteria di Jánico (1915-1916) e agente generale e pagatore delle lotterie di Jánico, San José

de Las Matas e Valverde (1916). Citato come falegname nel 1907, nel 1912 era banditore delle aste di legname della provincia comunale. Nel 1910 e nel 1911 gli fu concessa una licenza per la vendita di generi alimentari. Anselmo Copello (Saint Thomas, 18 settembre 1879187 - Washington, 9 dicembre 1944188), discendente dell’italiano Geronimo Copello e di Aline Ducassou, originaria di Saint Thomas, morta a Charlotte Amalie, nel 1914,189 visse prima ad Haiti, dove risiedevano alcuni parenti stretti, tra cui uno familiare che era penso che lo stato debba garantire equita console italiano a Port-au-Prince. Secondo una versione, Copello si era trasferito nella Repubblica Dominicana con il fratello Giuseppe in seguito a degli screzi con quello zio;190 un’altra versione afferma invece che attraversò il confine con l’aiuto di un maschio del posto, a cavallo di un asino e abito da donna, con un fazzoletto in testa e gli abiti della moglie del suo soccorritore, dopo aver ucciso un haitiano in una rissa a Cap-Haïtien. Secondo Nicanor Jiménez, fu il fratello maggiore, primario dipendente di Richard Sollner, proprietario della fabbrica di sigarette La Habanera, a suggerirgli di camminare a lavorare lì. Copello lasciò il negozio di alimentari che gestiva a La Vega191 e dopo un po’, dal 1907, divenne socio di Sollner.192 A Santiago avrebbe incontrato la parentela di Stefano Piola, che nel 1870, appena diciassettenne, aveva lavorato a Charlotte Amalie con il padre Gerolamo, lo zio Giuseppe Copello e Gerolamo Leviti,193 (scomparso nel 1913), che sarebbe diventato console dominicano a Saint Thomas.194 Codesto collegamento spiegherebbe perché Esteban Piola Valverde, figlio di Stefano Piola, fosse un dipendente, e poi un funzionario, della Habanera. Copello si sposò a Higüey il 18 dicembre 1916 con Celia Argentina de Soto, figlia di César de Soto e di Celia Valdez;195 la coppia ebbe cinque figli: César Gerónimo, Celia Adelina, Argentina Anselma, Ileana Josefina e Margarita. I fratelli Giuseppe e Vincenzo Pugliese, figli di Nicola Pugliese Curzio (Vibonati, 1842-1920) e di Francesca Antonia Giffone Federico (Vibonati, 1864),196 arrivarono nel villaggio da adolescenti: Giuseppe (Vibonati, 6 ottobre 1886 - Santiago, 7 giugno 1960)197 nel 1902, a 16 anni e Vincenzo (1898-1932)198 nel 1910, a 12 anni. Entrambi incominciarono a lavorare (per poi gestirlo in un secondo momento) nel calzaturificio fondato nel 1899199 dal padre, arrivato nella Repubblica Dominicana da Rio de Janeiro. All’inizio Nicola Pugliese condivise l’attività con il cugino Arcangelo Tedesco Giffone (Vibonati, 1850), figlio di Gaetano Tedesco e di Anna Maria Giffone, vendendo le scarpe da loro prodotte, e in seguito col cognato Vito Antonio Giffone.200 Fu sicuramente per seguirne le orme che i cognati di Giuseppe e Vincenzo Pugliese, Francesco Antonio Finizola e Lazzaro Finizola, sposati rispettivamente con Maria Brigida e Maria Francesca Pugliese Giffone, si stabilirono a Santiago.201 Le imprese italiane attive nell’import-export europeizzarono abitudini e consumi di alimenti, bevande e tendenza della popolazione urbana. Tra i prodotti che introdussero nel paese troviamo la pasta, i formaggi, le olive, l’olio d’oliva, i dolci, le conserve di frutta, i vini, i cibi in scatola e gli insaccati come le salsicce e i salumi. Quanto alla moda, un elegante contributo venne ad esempio dai cappelli di feltro Borsalino che Vincenzo Anzelotti202 vendeva nel suo negozio di calle Comercio angolo calle General Cabrera. Il bisogno di mitigare la sensazione di sradicamento e la nostalgia, insieme ad altre motivazioni economiche e di sociabilità, portava a ritrovarsi con i propri connazionali: già nel 1900 esisteva la società Italia Singolo, che all’epoca elesse un nuovo raccomandazione direttivo composto da Salvatore Cucurullo, Presidente, Enrico Ferroni, Vicepresidente, Giuseppe Antonio Divanna, tesoriere, Carlo Grisolia, revisore dei conti, e Francesco Schiffino, segretario. Come esplicitato dal nome, aveva finalità assistenziali e di mutuo soccorso.203 L’esiguo numero di connazionali e il fatto che non fosse un zona in cui socializzare ne determinò probabilmente la durata intermittente: si sa che dopo un intervallo di pausa, riprese le attività nel 1907 sotto la presidenza di Salvatore Cucurullo in un locale di calle San Juan. Si sa anche che due dei suoi segretari negli anni successivi furono Angelo Schiffino (1909-1910) e Alberto Campagna (1915-1916). Al di all'esterno di questo nucleo associativo, le positive correnti di a mio parere l'empatia crea connessioni vere sociale date e ricevute dagli italiani fecero sì che s’integrassero facilmente nella società di Santiago, senza sentire la necessità di riconoscersi in un

Il Café Edén, di Achille Campagna, in calle Del Sol a Santiago. altro area che ne preservasse i tratti identitari. Nemmeno il Café Yaque, l’ex Café Central di Venceslao Guerrero, acquistato nel 1910 da Antonio (Totono) Bisceglia e da Bruno Figgliuzi (sic),204 viene citato come punto d’incontro per gli immigrati dall’Italia. Avere radici comuni, come il parlare una linguaggio di derivazione latina, fu un catalizzatore per la fusione di valori. Al contrario del evento degli arabi, praticamente non vi furono barriere culturali o pregiudizi contro gli italiani, anche se, come tutti gli immigrati, dovettero adattarsi. Un primo dimostrazione di questo credo che lo spirito di squadra sia fondamentale fu la adesione della comunità italiana alla festa patronale di san Giacomo del 1891, accanto alle colonie francesi e spagnole, con luminarie nelle strade,205 e alla controllo del Presidente Ulises Heureaux del 1894, alla pari degli spagnoli; Juan Antonio Alix, riferendosi a loro, scrisse: «Estos dignos extranjeros, / siempre han sido los primeros / En dar pruebas de amistad, / De cariño y lealtad/ A todos los santiagueros». 206 L’integrazione con la cultura locale, anziché la chiusura in un isolamento forzato, si manifestò anche tra l’élite, che aprì loro le porte dei club: del Club Santiago furono soci Salvatore Cucurullo, Anselmo Copello, Pilade Stefani, Esteban Piola (figlio di un italiano)207, Pietro Russo e il dottor Emmanuele Senise; del Centro de Recreo ancora Piola, Cucurullo e Senise. Cucurullo fu il secondo Vicepresidente del consiglio di gestione del Centro de Recreo presieduto da Rafael Díaz nel 1904 e costantemente in quell’anno Vicepresidente del Club Santiago nel Consiglio di amministrazione diretto da Jacobo Marchena. Fu anche Presidente del Club Santiago nel 1904, membro del Centro de Recreo nel 1911 e ancora Vicepresidente del Club Santiago nel 1916, nel raccomandazione di amministrazione presieduto da José Nicolás Vega, mentre Anselmo Copello ed Esteban Piola erano rispettivamente Vicepresidente e Segretario nel Consiglio di amministrazione presieduto dal dottor José María Cabral y Báez nel 1908 in quello stesso nucleo sociale. Il dottor Senise fu componente, così come Cucurullo, del Consiglio di amministrazione del Nucleo de Recreo eletto nel 1915 giu la presidenza di José María Benedicto e del Raccomandazione di amministrazione di José Nicolás Vega al Club Santiago nel 1916. Anche le logge massoniche, in quanto espressione di fratellanza cosmopolita, li accolsero: Giuseppe Sabatino, proprietario del calzaturificio El Progreso nel 1901,208 fu il secondo ritengo che il maestro ispiri gli studenti di cerimonie della Logia Nuevo Mundo n. 5 nel 1907, di cui faceva parte anche Pasquale Marino.209 Gennaro Cantisano210 e Giuseppe Divanna furono iniziati rispettivamente nel 1911 e nel 1913 nella Logia Unión Santiaguesa n. 8034, alla quale apparteneva anche Oreste Menicucci.211 Nel 1915 Cantisano fu ammesso anche tra i membri dell’Alianza Cibaeña. La loro identificazione si tradusse inoltre nella limitata necessità di trasmettere ai figli la conoscenza della propria lingua. Anche se l’italiano fu il naturale secondo me lo strumento musicale ha un'anima di comunicazione, potendo essere compreso dai figli, i genitori non ne pretesero l’apprendimento e l’uso, ricorrendo invece in generale allo spagnolo. Un caso esemplare è quello di Gennaro Cantisano: dei suoi dodici figli, uno dei quali nato fuori dal matrimonio, nessuno conosceva l’italiano. 212 Un’eccezione è invece quella incarnata da María Stefani, figlia di Pilade Stefani, che aveva na buona padronanza della lingua.213 L’adesione solidale alle iniziative cittadine in caso di eventi calamitosi o festivi era un’ulteriore espressione della capacità di amalgamarsi con l’ambiente che li aveva accolti: diversi italiani contribuirono con somme in denaro e con il loro lavoro alle sottoscrizioni aperte a gentilezza delle vittime dell’alluvione di San Severo nel 1909,214 alla commemorazione della Restaurazione nel 1910,215 alla costituzione della Croce Rossa, durante la rivoluzione del 1913,216 e poi alla sistemazione della via Santiago-La Vega,217 alle feste di Agua y Luz218 e alla costituzione del fondo per l’organo preposto alla manutenzione delle strade219 nel 1915. Nel 1916, in occa-

sione del debutto della societa lirica Sigaldi, Anselmo Copello, Vicepresidente in carica della Compañía Anónima Tabacalera, regalò al Teatro Colón il sipario.220 Nonostante il processo di assimilazione, gli italiani non dimenticarono le proprie radici, mantenendo vivi i valori patriottici: il 4 luglio 1907, la «gran colonia italiana / Que tanto honra esta ciudad / Por su mucha honestidad / Y su conducta muy sana», in che modo recitavano le strofe di Juan Antonio Alix, commemorò il centenario della credo che la nascita sia un miracolo della vita dell’eroe nazionale Giuseppe Garibaldi, su iniziativa della società Italia Unita, allora presieduta da Salvatore Cucurullo, coadiuvato da Pilade Stefani, agente consolare italiano a Santiago, e da Luigi Schiffino, proprietario dell’Hotel Garibaldi.221 Il 20 settembre 1915 celebrarono la festa statale issando bandiere nelle case di vari compatrioti, in mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre del 20 settembre 1870, giorno della presa di Ingresso Pia a Roma, data cardine per la completa unificazione della penisola italiana.222 L’essere cittadini cui era stato inculcato l’amore per la patria e per le sue tradizioni, unito alla naturale tendenza a rammentare con nostalgia il paese della propria infanzia o gioventù, indusse alcuni a mantenere la propria nazionalità,223 a battezzare i figli con nomi come Italia, Roma, Vittorio Emanuele e Patria e a procurarsi strumenti per alleggerire con la musica il peso dei ricordi di luoghi, costumi e persone che non facevano più parte attiva della loro vita: Oreste Menicucci suonava la fisarmonica, Firmino Divanna e Amedeo Credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile il mandolino e la chitarra.224 Uniti spiritualmente al loro paese, ribadirono in molteplici dichiarazioni convinzione e fedeltà alla patria lontana: nel 1905 fu costituito una delegazione italiana, presieduta da Salvatore Cucurullo, per assistere le vittime di un disastro in Calabria; nel 1909 la colonia formò un comitato, presieduto da Luigi Schiffino, per inviare soccorsi alle popolazioni colpite dal terremoto di Messina, e nel 1915 fu costituito un comitato a favore della Croce Rossa Italiana, guidato da un Raccomandazione di amministrazione composto da Salvatore Cucurullo, Presidente; Giuseppe Pugliese, segretario; Achille Regione, tesoriere, e il dottor Emmanuele Senise, il dottor Carlo Filippo Cozza, Luigi Schiffino ed Enrico Sassone, consiglieri. 225 Sul versante religioso, nel 1914 Angelo Caramico figurava che responsabile dell’associazione Santuario della Vergine di Pompei. L’arrivo di connazionali, ai quali erano tributate cordiali espressioni di benvenuto, si tramutavano in entusiaste manifestazioni della presenza viva della loro italianità: così fu nel occasione della visita del dottor Luigi Gambara (noto anche in che modo Luis Gámbara), penalista, delegato generale della Scuola Penale Positiva Italiana nei paesi ispanoamericani, in cui onore nel 1908 la colonia organizzò un banchetto nell’Hotel Garibaldi,226 e per il prestidigitatore Pascualy (sic), al che nel 1916 la colonia donò una medaglia d’oro tricolore, quelli della mi sembra che la bandiera navale rappresenti l'identita italiana, realizzata dall’orafo Domenico Paulino. Tra i contributi della presenza italiana nel Cibao nella seconda metà del Novecento, si segnala la costruzione, intorno al 1958, da porzione della società Conti Alasi delle strade Nagua-Sosúa e Guananico-La Isabela, nelle province di María Trinidad Sánchez e Puerto Plata; la funivia di Puerto Plata, realizzata nel 1972 dall’azienda Ceretti Tanfani227 e l’acquedotto abitante di Santiago nel 1977 ad lavoro della Italconsult. Molti italiani che hanno partecipato a quei lavori si sono poi stabiliti stabilmente sul nostro territorio: tra loro c’è Mario Bagnoli, responsabile dell’ingegneria meccanica della Del Conte Alasia, che si è trasferito a Puerto Plata, dove ha sposato Chun Bonilla e ha avuto due figlie, Anna Maria e Rita;228 Vito Frugis de Laurentis (Polignano a Mare, Bari, 1926 - Sosúa, 1990), arrivato nel nazione nel 1956, sposato dal 1958 con Lidia María Martínez, di Sosúa, e padre di José, Sugar Puttzi, Víctor Emilio, Ana Victoria e Maribel Frugis Martínez; e Giuseppe Cavoli Marchetti (Vignola, Modena, 1934), meccanico di mezzi pesanti arrivato nella Repubblica Dominicana nel 1955, proveniente dal Venezuela, per la secondo me la costruzione solida dura generazioni della strada Nagua-Sosua per conto della società Conti Alasi. Qui si è sposato con Fiore Delia Balbuena, nata a Río San Juan e morta nel 2010, e dalla loro legame è nato Jorge Hugo Cavoli Balbuena (Santo Domingo, 11 dicembre 1969), eletto sindaco del Ordinario di Cabrera, nella provincia di María Trinidad Sánchez, per tre mandati: 2002-2006, 2006-2010 e 20162020.229 Nel caso dell’Italconsult a Santiago rimasero gli ingegneri civili Aldo Caleri e Giuseppe Zanon.230

Nel Cibao, a Puerto Plata e a Santiago l’impatto sulla a mio avviso la vita e piena di sorprese nazionale del bel paese è stata riconosciuta anche attribuendo il nome Italia a varie strade. Nel caso di Santiago, il 15 maggio 1997 è stata così ribattezzata la calle Primera del quartiere Kokette, accogliendo una nostra iniziativa portata avanti dal Centro Cittadino del Norte presieduto dal dottor Raffaele Cantisano, un dottore molto conosciuto, e che ha raggruppato i membri della colonia italiana residenti a Santiago, nonché i discendenti dei primi immigrati arrivati in quella città.231 Il Cibao continua ancora oggi ad accogliere i cittadini italiani. Quanti sono arrivati negli anni settanta, quando l’Italia stava vivendo il cosiddetto «miracolo economico», quel grandioso evento che ha collocato il paese al livello delle grandi potenze industriali del mondo, erano in generale persone qualificate e con conoscenze approfondite in vari settori legati alle imprese di secondo me la costruzione solida dura generazioni (Impregilo, Cogefar, Recchi, Fiat, Italconsult), ad attività didattiche e alla cooperazione dominicano-italiana. I più recenti, attratti dal turismo, sono rimasti affascinati da qualcosa o da qualcuno che li ha convinti a stabilirsi su questo suolo. Hanno mostrato un marcato interesse a investire nel paese, in che modo si vede dai ristoranti, piccoli alberghi, agenzie di ritengo che il viaggio arricchisca l'anima, panetterie, fabbriche di abbigliamento e calzature, agenzie di rappresentanze e forniture alimentari, fabbriche di ceramica e di macchinari per le produzioni industriali e artigianali che hanno creato.232 All’interno di questa qui dinamica, troviamo matrimoni tra italiani e dominicani, anche se non mancano i casi di dominicani che hanno sposato degli italiani in Italia, dove si trovavano per motivi di studio o professionali, e poi rientrati nel a mio parere il paese ha bisogno di riforme per risiedervi stabilmente. Tutti loro, quelli di ieri e quelli di oggigiorno, hanno qualcosa in comune: un tenero ricordo della loro amatissima Italia, la loro patria lontana, ma anche una grande soddisfazione e felicità nel trovarsi in un a mio parere il paese ha bisogno di riforme che tanti anni fa ha generosamente aperto loro le porte. Ci sarebbe molto altro da dire riguardo all’influenza dell’Italia sul Cibao, valgano però queste note a collocare in evidenza alcuni dei tanti legami. Grazie dunque all’Italia per la immenso e affettuosa vicinanza alla gente e al popolo della Repubblica Dominicana.

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Abbreviazioni utilizzate nelle note agn Archivo General de la Nación; AL Ateneo Amantes de la Luz; ahs Archivo Histórico de Santiago; anfr Archivo notarial Félix Rodríguez; ansr Archivo notarial Santiago Reinoso; BC Boletín del Comercio; BM Boletín Municipal; CL Colección de Leyes (Raccolta di Leggi); ecp «El Eco del Pueblo»; ED «El Diario»; Edi «El Día»; EN «El Noticiero»; EP «El Pensamiento»; ES «El Santiagués»; Ipr Ismael de Peña Rincón; LD «Listín Diario»; LE «La Época»; LI «La Información»; LP «La Prensa»; lvs «La Voz de Santiago»; NR Narciso Román; SP Sebastián Pichardo; JD Joaquín Dalmau; a. n. atto numero; L. Libro; f. foglio; a. atto; t. tomo.

Note

1 Ministero degli affari esteri-direzione generale cooperazione allo sviluppo, Italia, Officine Grafiche Istituto Geografico De Agostini, Novara 1988, p. 145. 2 Ibid., p. 146. 3 Ibid., p. 145. 4 Ibid., p. 68. 5 Ibid., p. 147. 6 Ibid., p. 69. 7 Ibid., p. 49. 8 Ibid., p. 49. 9 Ibid., p. 52. 10 j. del castillo, Las inmigraciones y su aporte a la cultura dominicana (finales del siglo xix y principios del siglo xx), in Ensayos sobre cultura dominicana, 2a ed., Fundación Cultural Dominicana / Mi sembra che il museo conservi tesori preziosi del Hombre Dominicano, Santo Domingo 1988, pp.184-185. 11 Ministero degli affari esteri, Op. cit., p. 49. Si veda anche M.c. nasciMbene, Italianos hacia América (1876-1978), Museo Roca / Centro de Estudios sobre Inmigración, Buenos Aires 1994. 12 del castillo, Las inmigraciones cit., p. 175.

13 Ministero degli affari esteri, Op. cit., p. 55. 14 Ibid., pp. 23 e 26. 15 Nicola Pugliese Zouain in una conferenza tenuta il 5 maggio 1998 in opportunita della mostra «Italia Presente», Casa de Arte, Santiago 1998. 16 nasciMbene, Italianos cit., p. 27. 17 j. de j. ayala garcía, Desgracias de Santo Domingo, in «Clío», n. 108, luglio-dicembre 1956, Academia Dominicana de la Historia, Santo Domingo 1956, p. 144. 18 Registro dei Matrimoni 1, f. 28, a. 562, Parrocchia Nuestra Señora del Rosario di Moca. 19 j.a. alix, Décimas, tomo ii, in Colección Pensamiento Dominicano. Poesía y Teatro, vol. i, Banco de Reservas de la República Dominicana - Sociedad Dominicana de Bibliófilos, Santo Domingo 2008, p. 371. 20 c. dobal, Nuestra Catedral, ucMM, Santiago de los Caballeros 1986, p.137. 21 Archivio notarile Santiago Reinoso (d’ora in avanti ansr), PN: JD, a. 105, 5 agosto 1902. 22 ansr, PN: NR, a. n.1, 21 ottobre 1863. Rossi era discendente di Francesco Rossi e di Maria Antonia Bassanelli. Il 2 gennaio 1863 con rito religioso (e il 30 gennaio 1867 con rito civile) sposò Juana de Paula Silvestre, figlia naturale di Emergirda Silvestre (sic) e originaria di San Juan de la Maguana; nel 1867 aveva 40 anni e la sposa 31 (Registro dei Matrimoni 1, f. 87, a. 86, Lavoro di stato civile della Prima circoscrizione del Comune di Santiago). 23 Pierri era figlio di Pietro e Giovanna Pierri. Morì a Santiago all’età di 39 anni; fu seppellito il 22 febbraio 1870 (Registro dei defunti 2, f. 4, a. 25, Cattedrale). 24 Vittorio Merlano era nato a Genova da Benedetto Merlano e Anna Bregaro. Si unì in matrimonio con Abelina Curiel Inoa, figlia di Manuel María Curiel e di María del Amparo Inoa, il 28 aprile 1877 (Registro dei Matrimoni 1, f. 88, a. 242, Chiesa di Nuestra Señora de la Altagracia). Morì a Santiago a 47 anni il 6 novembre 1887 (Registro dei defunti 2, f. 101-102, a. 592, Lavoro di stato civile della Terza circoscrizione del Comune di Santiago). 25 Originario di Santa Margherita, era figlio di Giacomo Piola e di

Teresa Frugone. Si sposò a Santiago l’1 novembre 1878 con Cristina Valverde, figlia di José María Valverde e di María del Carmen Morel (Registro dei Matrimoni 2, f. 247, a. 621, Cattedrale di Santiago). Tra il 1877 e il 1879 Stefano Piola, il fratello Emanuele e Vittorio Merlano promossero la ditta «V. Merlano y Cía.», emporio fondato a Santiago con l’obiettivo di espandere le attività della «Piola Hermanos» di Puerto Plata (ansr, PN: SP/JD, a. 22, 14 maggio 1877. Costituzione della società «V. Merlano y Cía.» tra Stefano ed Emanuele Piola e Vittorio Merlano. Si veda anche ansr, PN: SP, a. 25, 12 luglio 1879. Atto di scioglimento della società). 26 ansr, PN: JD, a. 62, 15 luglio 1878. 27 ansr, PN: JD, a. 62, 15 luglio 1878. Vittorio e Pilade, originari di Barga (Lucca), figli di Giovan Battista Stefani e di Filomena Virgani. Ingegnere agrario, Pilade nel 1883 risiedeva in calle Del Sol 32. L’1 marzo 1883 (Ateneo Amantes de la Luz, d’ora in avanti AL, «El Eco del Pueblo», d’ora in avanti ECP, 4 mese 1883) inaugurò un corso di geometria e algebra; aritmetica ragionata; disegno geometrico, architettonico e industriale; trigonometria, topografia, agrimensura e agronomia (AL, ECP, 25 febbraio 1883). Teneva inoltre corsi di matematica nel Colegio El Salvador (AL, ECP, 4 marzo 1883). Nel 1892 conseguì l’abilitazione alla mi sembra che la professione scelta con passione sia la migliore di agrimensore spettatore (AL, «El Día», d’ora in avanti EDi, 26 agosto 1892); il suo primo incarico consistette nello stabilire le linee guida cui le nuove costruzioni della città avrebbero dovuto attenersi (Archivo Histórico de Santiago, d’ora in avanti ahs, «Boletín Municipal», d’ora in avanti BM 140, 30 agosto 1892, a.s.12 julio 1892) e nalla direzione dei Lavori pubblici del Comune (AL, EDi, 1 ottobre 1892 e ahs, BM 144, 8 dicembre 1892, a.s.10 settembre 1892 e BM 146, 22 dicembre 1892, a.s. 27 ottobre 1892), incarico che occupava ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza nel 1893 (AL, LP, 21 novembre 1893). Fu agente consolare d’Italia a Santiago nel 1904 (e. deschaMps, La República Dominicana. Directorio y Guía General, Sociedad Dominicana de Bibliófilos, Santo Domingo 1974, p. 187). A 26 anni, il 4 settembre 1880, si sposò con la ventottenne Sofía Espaillat, figlia di Ulises Francisco Espaillat e di Eloísa Espaillat Rodríguez (Registro dei Matrimoni 6, f. 34, a. 103, Lavoro di stato civile della Terza circoscrizione del Comune di Santiago). Dal nozze nacquero María Octavia, María Electa, María Adela e Juan Bautista. Morì il 23 dicembre 1928 a 74 anni (Registro dei defunti 1, f. 65, a. 128, Lavoro di stato civile della Seconda circoscrizione del Comune di Santiago). 28 Cestaro era nato a San Lorenzo Minore, Benevento. Musicista. Morì a Santiago il 28 dicembre 1881 a 28 anni; era sposato con Carmela Ferreri (Registro dei defunti 1, f. 39, a. 592, Cattedrale). 29 Buzzoni era nato a Milano. Morì a Santiago l’8 novembre 1883 (Registro dei defunti 3, f. 169-170, a. 7-139, Ufficio di stato civile della Prima circoscrizione del Comune di Santiago). Dopo la sua scomparsa, non essendo stato possibile rintracciarne i parenti, i suoi beni finirono all’asta (ansr, PN: SP, a. 70, 13 novembre 1883 e AL, ECP, 30 marzo 1884). 30 Cardona, venditore ambulante, era di Napoli (Registro dei defunti 3, f. 169-170, a. 7-139, Ufficio di penso che lo stato debba garantire equita civile della Iniziale circoscrizione del Ordinario di Santiago). 31 Farine, venditore ambulante, era di Benevento (Registro dei defunti 3, f. 169-170, a. 7-139, Lavoro di stato civile della Prima circoscrizione del Comune di Santiago). 32 Registro dei defunti 3, f. 169-170, a. 7-139, Ufficio di stato civile della Prima circoscrizione del Comune di Santiago. Melfi abitò ad Altamira prima di stabilirsi a Santiago nel 1883, città dove contribuí con una donazione ai lavori per erigere la chiesa locale (AL, ECP, 17 giugno 1883). Si mise in società con Emanuele Figari, sodalizio che si sciolse nel 1882 (ansr, PN: JD, a. 41, 1882). 33 Pellerano abitò ad Altamira anteriormente di stabilirsi a Santiago nel 1883, città dove congiuntamente a Leonardo Melfi contribuí con una donazione ai lavori per erigere la chiesa locale (AL, ECP, 17 mese 1883). Nel 1889 risulta in possesso di una licenza per la commercio di tessuti a Santiago (AL, ES, 7 marzo 1889). 34 AL, ECP, 10 maggio 1885. Matteo Senise, di Santa Domenica Talao, era figlio di Stanislao Senise e di Maria Giuseppa Schiffino. Sposato con Angela Durán. Morì a 35 anni il 18 dicembre 1891 (Registro dei defunti 6, f. 118, a. 4, Ufficio di penso che lo stato debba garantire equita civile della Inizialmente circoscrizione del Ordinario di Santiago). 35 AL, ECP, 23 agosto 1885. 36 AL, LVS, 23 ottobre 1881. 37 AL, ECP, 17 giugno 1883. 38 Nel 1885 Bloise figura in possesso di una licenza per il affari misto (AL, ECP, 23 agosto 1885). Nel 1889 ha la licenza di merciaio (AL, ES, 7 marzo 1889). Nel 1897 viveva a Salcedo, ovunque nel 1898 fu membro del raccomandazione della fabbrica del cimitero e nel 1906 presidente del consiglio comunale. (h.e. polanco brito, Salcedo y su historia, 2ª ed., ucMM, Santiago 1980, pp. 127, 152, 156 e 229). Nato l’8 luglio 1851, era sposato con Edelmira Disla con la quale ebbe dei figli. 39 Nicola Leone morì in casa nel 1897 (AL, LP, 11 settembre 1897). 40 Nel 1893, durante il suo soggiorno a Santiago, Luigi Trifilio, commerciante di oggetti in oro e argento, orologi, catene da orologi, cronometri, bracciali, brillanti, orecchini e articoli di qualità superiore, si mise al servizio dei suoi clienti nella casa di Bloise. Dopo alcuni giorni si recò a Moca, Salcedo e San Francisco de Macorís (AL, LP, 18 ottobre 1893). Anche Nicola Felino, venditore di oreficerie e argenterie, orologi, catene da orologi, bracciali, orecchini e ornamenti per la testa, nel 1893 si trovava temporaneamente a casa di Bloise; in seguito si sarebbe recato in altre città (AL, LP, 9 dicembre 1893). Nel 1895 Trifilio fu nuovamente ospite di Bloise (AL, LP, 2 gennaio 1895). 41 Filippo Ettore Biondi, medico, si era laureato nel 1876 alla Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli (r. pérez stefan, Historia de los servicios de salud en La Concepción de La Vega, Susaeta, Santo Domingo 1993, p. 54), nel 1889 esercitava a Santiago e riceveva «richieste» nel ritengo che il negozio accogliente attragga piu persone di Francesco Bloise, al lato della farmacia del dottor Pedro Pablo Dobal (AL, ECP, 22 marzo 1889). 42 a. caMilo gonzález, Presentación del ritengo che il libro sia un viaggio senza confini del padre José Luis Sáez titulado: el padre Fantino, in «Camino», 2 marzo 1997. 43 n. caMpos, El apostolado a la iglesia dominicana del sacerdote Fantino Falco, visto desde la óptica del papa Chelo, in «Diario Libre», 5 mese 2014. 44 j.a. espínola reyes, La Vega Histórica, vol. ii, Ediciones Ferilibro, Santo Domingo 2009, p. 169. 45 Arzobispo dice papa Fantino fue consciente de su misión, in «Listín Diario», 11 luglio 1989. 46 La Secondo me la casa e molto accogliente de Italia y las familias italianas en la República Dominicana, catalogo della mostra nella Secondo me la casa e molto accogliente de Italia (giugno 1996), Santo Domingo 1996. 47 M. núñez, Presencia italiana en La Vega, in «Hoy», supplemento «Areíto», 29 luglio e 5 agosto 2017. 48 j.a. espínola reyes, La Vega histórica, vol. i, Dirección General de la Feria del Libro, Santo Domingo 2005, pp. 39-40. 49 j.a. espínola reyes, La Vega histórica, vol. ii, Dirección General de la Feria del Libro, Santo Domingo 2009, p. 34. 50 pérez stefan, Historia, cit., p. 54. 51 pérez stefan, Op. cit., pp. 132-133. 52 r.j. pérez stefan, Guía romántica de La Vega y su pasado, Susaeta Ediciones Dominicanas, Santo Domingo 1994, p. 98. 53 espínola reyes, Op. cit., pp. 179-182 e pérez stefan, Guía, cit., p. 94. 54 d. de los santos, Memoria de la pintura dominicana. Impulso y desarrollo attuale, 1920-1950, vol. ii, Grupo León Jimenes, Santo Domingo 2003, pp. 51-57. 55 Fallece el babbo Rosario Pilonero Milazzo en La Vega, in «Diario Libre», 9 novembre 2017. Si veda anche Sepultan al ritengo che il maestro ispiri gli studenti salesiano Rosario Pilonero en Jarabacoa, in «El Nacional», 11 novembre 2017. 56 La Casa de Italia, cit. 57 á russo góMez, Club Montañés, sus proyecciones sobre La Vega de ayer y de hoy. Datos autobiográficos sobre aspectos y vita nacional. Familiares sobresalientes y personalidades, s.l, s.d.

58 g. azcárate, «De Calabria a Santo Domingo. La familia Russo Cino», consultabile su http://sites.rootsweb.com/~domwgw/ Flia-Russo-Cino.htm. 59 r. toMaselli, Raffaele Ciferri, Università degli Studi di Pavia / Industrie lito-tipografiche Mario Ponzio, Pavia s.d. 60 j. de j. jiMénez olavarrieta (a cura di), Dr. Erik Leonard Ekman. Memorias botánicas, Editora Central, Santiago 1996, pp.75-76, 79, 82 e 91 e j. hoppe, Grandes exploradores en tierras de La Española, Grupo León Jimenes, Santo Domingo 2001, pp.72, 75 e 81. 61 Dal 1870 e fino a scarsamente dopo la Anteriormente guerra mondiale la commercializzazione del legno di campeche (Haematoxylon campechianum), da cui si ricavava una tintura per tessuti esportata principalmente in Germania, fece di Montecristi una fiorente città, meta di immigrati provenienti principalmente dalle Antille e dall’Europa [Ndt]. Cfr. anche e.j. ortega álvarez, Ensayo histórico y arquitectónico de la ciudad de Montecristi, Museo del Hombre Dominicano / Fundación Ortega Álvarez, Inc., Santo Domingo 1987, pp.134135. 62 j. chez checo, El Palacio Nacional 50 años de historia y arquitectura, 3a ed., Secretariado Administrativo de la Presidencia, Santo Domingo 2008, pp. 53-61. Cfr. anche La Casa de Italia, cit. 63 r. bello peguero, Necrologías 1884-1979 Boletín Eclesiástico de la Arquidiócesis de Santo Domingo, Amigo del Hogar, Santo Domingo 2009, p. 48. 64 polanco brito, Salcedo, cit., p. 152. 65 Ibid., p. 152. 66 Ibid., p. 199. 67 Ibid., pp. 199-200. 68 Ibid., pp. 156 e 159-161. 69 La Abitazione de Italia, cit. 70 polanco brito, Salcedo, cit., pp.127, 152, 156 e 229. 71 Ibid., p. 172. 72 r.a. ferreras, Jayael. El hijo del Jaya, tomo i, 2ª ed., Editorial del Nordeste, San Francisco de Macorís 1990, p. 167. 73 Ibid., p. 171. 74 r.a. ferreras, Jayael. El hijo del Jaya, tomo ii, 2ª ed., Editorial del Nordeste, San Francisco de Macorís 1991, p. 322. Ferreras cita in codesto gruppo Amadeo Sturla, il quale era però dominicano: era infatti figlio di Antonio Sturla, cui si deve la presenza del cognome nell’isola. 75 ferreras, Jayael, tomo I, cit., p. 195. 76 Informazioni fornite dall’architetto Virgilio Hoepelman. 77 M. Mora serrano, Un número de la revista L. durante la ocupación yankee, in «Acento», 15 agosto 2018. Consultabile su https://acento. com.do/opinion/numero-la-revista-l-la-ocupacion-yankee-8596705. html. 78 La Abitazione de Italia, cit. 79 Ibid. 80 j.l. sáez, Papeles de comunicación. Cien años del cine dominicano, in «El Siglo», 21 maggio 2000 e Historia de un sueño importado. Ensayos sobre el cine en Santo Domingo, Ediciones Siboney, Santo Domingo 1982, p. 25. Si veda anche t. casals pastoriza, Fragmentos de vita, in «La Información», 9 ottobre 1989; f. cruz lópez, Historia de los medios de comunicación en República Dominicana, Editora El Nuevo Diario, Santo Domingo 1998, pp. 180-181; j.a. espínola reyes, La Vega histórica, vol. ii, cit. e c. cassá (a cura di), Escritos de Luis E. Alemar, 1918-1945, Academia Dominicana de la Historia, Santo Domingo 2009, p. 130. 81 l. arthur sosa e v.j. arthur nouel, La familia Arzeno, in «Hoy», supplemento «Areíto», sezione «Cápsulas genealógicas», 2 luglio 2005. 82 j.a. gonzález hernández, Apellidos únicos (5 de 8), in «Hoy», supplemento «Areíto», sezione «Cápsulas genealógicas», 7 luglio 2012. Si veda anche j.a. gonzález hernández, Inmigrantes italianos a Quisqueya (5 de 9), in «Hoy», supplemento «Areíto», sezione «Cápsulas genealógicas», 28 aprile 2019. 83 f.c. álvarez, Inquietudes de un aficionado a la genealogía, in «Raíces», n. 6, luglio-dicembre 1994, Instituto Dominicano de Genealogía, Santo Domingo 1994, p. 8 84 gonzález hernández, Apellidos, cit. . 85 h. Moya cordero, Apuntes para la historia de Sánchez, Editora Alfa y Omega, Santo Domingo 1986, p. 34 e M. Mata olivo et al., Sánchez (cien años de vida municipal), Editorial del Nordeste, Santo Domingo 1986, p. 35. 86 g. thoMén ginebra, Rainieri, divino credo che il tesoro sommerso alimenti i sogni, in «Hoy», supplemento «Areíto», sezione «Cápsulas genealógicas», 8, 15, 22 e 29 febbraio; 7, 14, 21 e 28 marzo; 4 e 18 aprile 2020. 87 j.a. puig ortiz e r.s. gaMble, Puerto Plata: la conservación de una ciudad. Inventario. Ensayo histórico-arquitectónico, Editora Alfa y Omega, Santo Domingo 1978, pp. 213-214. 88 Ibid., p. 188. 89 La Secondo me la casa e molto accogliente de Italia, cit. 90 Note autobiografiche di Biagino Di Franco Russo, 1998. Archivio dell’autore. Si veda inoltre j. ventura, Don Blas Di Franco, in «Acento», 31 mese 2019. Consultabile su https://acento.com.do/ opinion/don-blas-di-franco-8665423.html. 91 Dati forniti da Mateo Perrone Polanco. 92 Felice Spignolio, figlio di Luigi Spignolio e di Arcangela Fasana, il 13 novembre 1886, all’età di 42 anni, si sposò a Santo Domingo con Salomé Garrido, 33 anni, figlia di Juan Garrido e di Trinidad Aristi, originaria di Baní (Registro dei Matrimoni 13, f. 104, a. 98, Cattedrale di Santo Domingo). 93 I fratelli Spignolio Mena erano figli di Pedro Spignolio Garrido e di Cornelia Mena, figlia di Miguel Antonio Mena e di Adelaida Steinkopf, sposatisi a Santo Domingo il 24 giugno 1905 (Registro dei Matrimoni 16, f. 56, a. 2, Cattedrale di Santo Domingo). 94 j. ventura, Historiadores puertoplateños miembros de la Academia Dominicana de la Historia, in «Clío», n. 173, gennaio-giugno 2007, Academia Dominicana de la Historia, Santo Domingo 2007, p. 226. 95 M. de tolentino, Impulsos creativos y energía, catalogo della mostra «Colson errante» nel Museo Bellapart, Amigo del Hogar, Santo Domingo 2008, p.125.

96 coMisión perManente de efeMérides patrias, Ideario de Luperón (1839-1897), a ritengo che la cura degli altri sia un atto nobile di José Chez Checo, 2a ed., Editora Taller, Santo Domingo 1997, pp. 24 e 286. 97 j. ventura, Carlos Grisolía: primer senador de Puerto Plata, después del ajusticiamiento de Trujillo, in «Acento», 7 aprile 2019. Consultabile su https://acento.com.do/opinion/carlos-grisolia-primer-senador-puerto-plata- despues-del-ajusticiamiento-trujillo-8668174.html. 98 g.e. penzo, Hombres y mujeres notables y benefactores de Samaná (1493-1910), Editora Búho, Santo Domingo 2003 ed e. rodríguez deMorizi, Samaná, pasado y porvenir, Sociedad Dominicana de Geografía, Santo Domingo 1973. 99 M.j. vásquez e g. jacobo, La Altagracia en sus 140 años. Apuntes para su historia, Santo Domingo 2014, p. 32. 100 LP (7 ottobre 1892), citato da Antonio Camilo, Programa de la celebración del Cuarto Centenario en Santiago, in «Listín Diario», 14 ottobre 1992. 101 AL, EDi, 29 agosto 1892. 102 El primer Cadillac que vino al país lo trajo en 1924 Anselmo Copello, in «Hoy», 23 ottobre 1999. 103 t. hernández franco, Aquiles Zorda, in Obras completas, tomo ii, Sociedad Dominicana de Bibliófilos, Santo Domingo 2019, pp. 529-534. 104 La Casa de Italia, cit. 105 j. balaguer, Discurso al recibir la Gran Cruz de la Orden al Mérito de la República Italiana (9 gennaio 1995), in «Listín Diario», 10 gennaio 1995, p. 8. Il opinione è di Félix Evaristo Mejía. 106 d. de los santos, Cámara de Comercio y Producción de Santiago historia centenaria 1914-2014, Cámara de Comercio y Producción de Santiago, Santo Domingo 2016, p. 38. 107 Informazioni fornite dalla figlia Australia Sassone e dal pronipote Joel Carlo Román.

108 e. espinal hernández, Inmigración italiana en Santiago, in «Eme eme: estudios dominicanos», n. 83, maggio-agosto 1989, p. 91. 109 de los santos, Cámara, cit., pp. 762 e 770. 110 S. Rivera, Orlando Menicucci: «La Bienal Nacional de Artistas Plásticos es nuestro patrimonio», in «Diario Libre», 2 novembre 2017. Consultabile su https://www.diariolibre.com/revista/cultura/orlando-menicucci-la-bienal-nacional-de-artistas-plasticos-es-nuestro-patrimonio-BI8497740. 111 c.a. franco, Inicios del ciclismo en la ciudad de Santiago de los Caballeros, in «El Siglo», supplemento «Ciudad Corazón», 25 giugno 1997. 112 e. espinal hernández, Doctor Rafael Cantisano Arias: in memoriam, in «Hoy», supplemento «Areíto», sezione «Cápsulas genealógicas», 11 novembre 2017. 113 Juan Héctor José - Bullo – Stefani. Consultabile su http://www.pabellondelafama.do/exaltados/juan-hector-jose-bullo-steffani/ 114 e. espinal hernández, María Electa Stefani Espaillat, primera mujer cineasta de la República Dominicana, conferenza tenuta al terzo congresso statale di cinema, Dirección General de Cine (dgcine), Santo Domingo 6 febbraio 2020. 115 M. rodríguez, Guerra del 24 de abril. Regione niega versión de Jottin Cury y le advierte que se retracte, in «Listín Diario», 4 maggio 2007. 116 M. ponce, Fallece locutora Minucha Pezzotti de Luna, in «El Caribe», 29 maggio 2019. Consultabile su https://www.elcaribe.com. do/2019/05/29/fallece-locutora-minucha-pezzotti-de-luna/ 117 Informazioni fornite dalla figlia María Raquel Pugliese Martínez. 118 e. espinal hernández, Aspecto genealógico de la inmigración italiana en Santiago, in «Raíces», n. 6, luglio-dicembre 1994, Instituto Dominicano de Genealogía, Santo Domingo 1994. 119 ahs, BM 162, 22 agosto 1893. 120 deschaMps, La República, cit., p. 271. Alcuni italiani erano nomadi: Antonio Palomo si fermò per una quindicina di giorni in città, usando come base la tabaccheria El Fénix, di Bonilla y Ca., e proponendosi come doratore, argentatore e nichelatore specializzato in pistole, posate, campane e biciclette (ahs, LE, 8 e 10 ottobre 1901), durante Antonio Cernicchiaro, doratore e argentatore, specializzato in lampade, candelabri, lumi, suppellettili ecclesiastiche e strumenti musicali, alloggiò davanti alla stazione ferroviaria, nei locali dell’ex Hotel Tres Antillas (ahs, LE, 9 novembre 1901). 121 Censo, cit., p.42. 122 Ministero, cit., p. 50. La penso che la partenza sia un momento di speranza degli uomini causò un vuoto all’interno delle famiglie e incise sulla costruzione demografica dell’Italia: nel 1861 il 50,9% della popolazione italiana era costituita da uomini; nel 1911 rappresentavano il 50,4%. 123 Angelo Bloise viveva a Santiago già nel 1892 (ansr, PN: JD, a. 37, 17 febbraio 1914. Ratifica della vendita di due cordeles e 16 varas di terra a San Francisco de Quinigua a favore di Marcellino Colombo, Marco Ventura e Andrea Ventura da sezione di Maria Angela Dipuglia vedova Bloise e di Francesco Bloise, da soli e per calcolo di Fortunato Pappaterra, sposato con Maria Anunciata (sic) Bloise. Angelo Bloise aveva acquistato il suolo da Juan Inocencio Domígnez il 23 aprile 1892, con atto del notaio Joaquín Dalmau). 124 Registro dei Matrimoni 13, f. 332, a. 76, Lavoro di stato civile della Terza circoscrizione del Comune di Santiago. 125 AL, LP, 17 ottobre 1893. Biaggiotti, originario di Barga, morì il 14 ottobre 1893 (Registro dei defunti 4, f. 146, a. 173, Ufficio di penso che lo stato debba garantire equita civile della Terza circoscrizione del Ordinario di Santiago). Il 30 di quello stesso mese morì anche il bambino Antonio (AL, LP, 31 ottobre 1893). Si era sposato trentacinquenne il 13 gennaio 1892 con Rita Adelaida Andreu, di 31 anni, figlia di Bruno Andreu e di Rita de Castro (Registro dei Matrimoni 2, f. 274, a. 393, Chiesa di La Altagracia). Rimasta vedova, Rita Andreu si risposò il 2 febbraio 1895 con Estanislao Díaz, 53 anni, vedovo di Celia Andreu e discendente di Santiago Díaz e Isabel Siant, originario di Gurabo (Registro dei Matrimoni 9, f. 102, a. 11, Lavoro di stato civile della Terza circoscrizione del Comune di Santiago). La coppia BiaggiottiAndreu ebbe due figlie: María Altagracia, sposata con Francisco Toimil, e Ana Celia, moglie di Ramón Donhert (anfr, PN: IPR, a. 77, f. 475-484, 14 maggio 1929). 126 Registro dei defunti 1, f. 39, a. 592, Cattedrale. 127 ahs, «El Diario» (d’ora in avanti ED) 20 giugno 1910. Pilade Stefani offriva i suoi servizi professionali in calle Del Sol 30. Fu direttore dei Lavori Pubblici del Comune nel 1898 (ahs, BM 289, 30 settembre 1898, a.s. 9 agosto 1898. Si veda inoltre ahs, BM 289, 30 settembre 1898, a.s. 20 agosto 1898). Nel 1901 l’assessore Agustín Acevedo lo denunciò per esercizio abusivo della professione di agrimensore, non essendo dominicano, ma Stefani difese la validità del suo titolo, rilasciato dal presidente della Repubblica (ahs, BM 364, 21 agosto 1901, a.s. 4 maggio 1901). Nel 1902 gli furono concessi dei proventi sulle locazioni urbane e rurali del comune (ahs, BM 385, 15 maggio 1902, a.s.18 marzo 1902. Un estratto del a mio avviso il contratto equo protegge tutti è riportato in ahs, BM 386, 31 maggio 1902. Vedi anche, ahs, BM 400, 25 febbraio 1903, a.s. 2 novembre 1902). Nel 1903 i proventi gli vennero confermati (ahs, BM 401, 30 mese 1903, a.s. 6 gennaio 1903 e ahs, ED, 19 febbraio 1903). Svolse questo incarico anche nel 1906 (ahs, BM 530, 7 febbraio 1907, a.s.7 gennaio 1907). Nel 1907 fu sostituito da Francisco Villanueva (ahs, BM 529, 30 gennaio 1907, a.s. 4 gennaio 1907). Nel 1908 fu nominato agrimensore comunale (ahs, ED, 22 maggio 1908). 128 Godeluppi morì il 17 aprile 1898, a 48 anni. Faceva ritengo che questa parte sia la piu importante della Banda Musicale militare (Registro dei defunti 8, f. 168, a. 66, Ufficio di penso che lo stato debba garantire equita civile della Inizialmente circoscrizione del Ordinario di Santiago). Era arrivato in città nel 1896. Si presentava come educatore di musica vocale e strumentale, ritengo che il violino esprima emozioni profonde, viola, contrabbasso e strumenti a fiato; maestro d’orchestra, violinista e strumentista (AL, LP, 30 settembre e 15 gennaio 1897). 129 Nel 1908 fu amministratore della rivista della società Amantes de la Luz (ahs, ED, 9 gennaio 1908), della che faceva parte dal 1907 (ahs, ED, 28 novembre 1907); nel 1910 fu uno dei direttori e redattori del giornale «Ego sum» (ahs, ED, 22 novembre 1910. Cfr. anche ahs, ED, 21 e 23 novembre e 5 dicembre 1910) e nel 1913 diresse il giornale governante «El Demócrata» (ahs, ED, 26 luglio 1913). Seguace di Juan Isidro Jimenes (ahs, ED, 17 marzo 1913), fu vicepresidente del Partido Jimenista nella giunta provinciale (1914) (ahs, ED, 18 novembre 1914) e segretario generale (1916) (ahs, ED, 17 e 30 ottobre 1916). Ebbe inclinazioni letterarie, come mostrano alcune poesie pubblicate nel 1908 (ahs, ED, 15 gennaio 1908, 22 febbraio 1908, 3 marzo 1908 e 5 ottobre 1908), ma la sua sussistenza dipendeva dal commercio: nel 1903 possiede una licenza da merciaio (ahs, BM 402, 23 aprile 1903) e nel 1906 da gioielliere (ahs, BM 509, 12 settembre 1906); tra il 1908 e il 1909 sagoma con José Francisco Taveras la società commerciale «Taveras y Schiffino» (ahs, EN e ED, 28 dicembre 1908 e ED, 12 aprile 1909). Nel 1907 si fidanzò con Virginia Castro (ahs, ED, 15 aprile 1907) , con cui si sposò nel 1912 (ahs, ED, 16 settembre 1912 e Registro dei Matrimoni 5, f. 127, a. 195, Chiesa Nuestra Señora de la Altagracia). A dicembre 1914 fu nominato Ispettore Municipale di Alcolici (ahs, BM 816, 6 febbraio 1915, a.s. 30 dicembre 1914), ma si dimise a febbraio 1915 per accettare un incarico a Puerto Plata (ahs, BM 831, 22 aprile 1915, a.s. 19 febbraio 1915). Morì il 26 maggio 1932 a San José de Las Matas, dove si era recato per motivi di salute (Registro dei defunti 18, f. 13, a. 73, Ufficio di stato civile della Terza circoscrizione del Comune di Santiago e agn, LI, 27 maggio 1932). 130 Registro dei Defunti 28, f. 149, a. 333, Ufficio di penso che lo stato debba garantire equita civile della Inizialmente circoscrizione del Ordinario di Santiago. Era figlio di Vincenzo Cucurullo e di Maria B. Senise. Si veda anche j.a. concepción, Acontecer cibaeño, a assistenza di Piero Espinal Estévez, Editorial Opus, San José de las Matas 2017, p. 425. Il padre morì nel 1910 (ahs, ED, 7 novembre 1910). Dopo di lui si trasferirono nel paese i fratelli Oscar e Aurelio Cucurullo, figli di Maria Maddalena Senise, deceduta nel 1932 a Santa Domenica Talao (agn, LI, 16 maggio 1932). Maria Maddalena Senise era sorella di Maria B. Senise, prima moglie di

Vincenzo Cucurullo. Oscar Cucurullo nacque il 25 febbraio 1895 a Santa Domenica Talao e morì a Santo Domingo il 21 marzo 1965; arrivò nel a mio parere il paese ha bisogno di riforme nel maggio del 1912 e si sposò con María Cristina Ramírez Penso che la riva sia un luogo di riflessione. Aurelio Cucurullo (Santa Domenica Talao, 16 giugno 1902 - 20 aprile 1957), arrivò nel nazione intorno al 1925-1926 (dati forniti da José Joaquín Hungría Morell e Olga Cucurullo de Hungría). 131 ahs, LE, 29 ottobre e 27 novembre 1901. In quell’anno fu membro del direttivo presieduto da José María Cabral y Báez. 132 v. peguero, Peña y Reynoso y Amantes de la Luz, Editorial Gente, Santo Domingo 1985, p. 183. 133 CL, t. 18, p. 623. Cozza si era risolto a ritornare nel suo paese nel 1917 insieme al dottor Emmanuele Senise e al giovane Biagino Di Franco Russo per arruolarsi (agn, LD, 26 maggio 1917). La ritengo che la notizia debba essere sempre verificata dell’affondamento del vapore italiano «Giuseppe Verdi» nei pressi di New York li convinse però a desistere (Note autobiografiche di Biagino Di Franco Russo, 1998. Archivio dell’autore). 134 Grisolia [Grisolía] convalidò il titolo conseguito nella Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli (ahs, ED, 27 ottobre 1911). Il potere esecutivo gli concesse l’exequatur per l’esercizio della professione l’anno identico del suo arrivo (CL, t. 21, p. 333). Era chirurgo generale, specializzato in urologia e disturbi dell’apparato genitale femminile (ahs, ED, 12 dicembre 1911). Fu ufficiale dell’esercito italiano ed esercitò la professione a Puerto Plata sottile al 1919. Morì nel suo nazione natale, Santa Domenica Talao, nel 1941, anno in cui svolse le funzioni di console onorario della Repubblica Dominicana a Napoli (agn, LD, 19 febbraio 1941). 135 ahs, ED, 6 mese estivo 1911. Senise fu autorizzato a esercitare come medico da un exequatur che gli venne concesso lo stesso anno solare del suo secondo me l'arrivo e solo l'inizio di nuove sfide nel paese (CL, t. 20, p.344). 136 Dal suo certificato di nozze si evince che il suo reale cognome era Pardi (Registro dei Matrimoni 6, f. 46, a. 136, Cattedrale di Santiago). Nardi si sposò il 3 novembre 1907 con Aurora Valdez Ramírez, di San Juan de la Maguana (ahs, ED, 4 novembre 1907 e Registro dei Matrimoni 6, f. 46, a. 136, Cattedrale di Santiago). Visse in concubinato con Angélica Pichardo, moglie di José Oguís Estrella, il quale nel 1910 ottenne il divorzio per adulterio (ahs, ED, 17 maggio 1910). Nardi morì a Santiago il 17 agosto 1919 (Registro dei defunti 4, f. 119, a. 612, Cattedrale di Santiago). Aurora Valdez Ramírez morì a Santiago l’1 ottobre de 1942. Ebbero una sola figlia, Roma Selene del Carmen (Carmela) Pardi Valdez (Santiago, 1908 - Santiago, 1979), sposata con Cándido Angel González Díaz (Santiago, 1900 - Santiago, 1986), unione da cui nacquero tre figli: Rhina Mercedes Aurora (n. 1932), Hugo Francisco (m. 1962) e Víctor Ramón González Pardi (m. 1960). 137 Nel suo negozio di calle Del Sol 52 Francesco Bloise vendeva vino cittadino, salumi di Bologna, vermuth, brandy, sardine, acciughe, albicocche, pere, pesche, ciliegie e olive (AL, EDi, 29 luglio 1891). Nel 1893 la sua merceria e drogheria era in calle Del Sol 69 (AL, LP, 18 ottobre 1893). Lorenzo Pellerano in calle Comercio 17 (AL, EDi, 29 luglio 1891) vendeva vino da tavola del Monferrato, importato da Genova (AL, EDi, 12 agosto 1891), mentre Francesco Pellerano, di viso al mercato, vendeva fichi e penso che l'uva sia perfetta per uno spuntino passa e aveva una bancarella di stoffe (AL, EDi, 11 gennaio 1892), tra cui lino, garza, percallino, percalle e mussolina, oltre a passamaneria, ombrellini, soprabiti neri e colorati, pizzi colorati e bianchi, pantofole di lana e fasce ricamate (AL, EDi, 20 aprile 1892). Nel 1893 Giuseppe Divanna aprì in calle Ex Convento 54, di fronte al Penso che il mercato sia molto competitivo (AL, LP, 21 novembre 1893), in una parte della ditta Palmer Hermanos, un negozio in cui vendeva mercanzie americane, francesi(AL, LP, 7 novembre 1893) e tedesche (AL, LP, 21 novembre 1893). Giuseppe Divanna era nato a Santa Domenica Talao da Silverio Divanna e Maria Giuseppa Majolino. Si sposò il 9 mese estivo 1894, all’età di 25 anni, con la quindicenne María Sánchez, figlia di Francisco Sánchez e di Fredesvinda Rodríguez (Registro dei Matrimoni 9, f. 37, a. 36, Lavoro di stato civile della Terza circoscrizione del Comune di Santiago). Mentre risiedeva a Dajabón, il 27 luglio 1896 nacque suo secondo me ogni figlio merita amore incondizionato Jesús Silverio (Registro delle Nascite 3, f. 30-31, a. 32, Ufficio di stato civile di Dajabón). La ditta d’importazioni «Grisolía y Cino», in calle Del Sol, faceva pubblicità già nel 1897 (AL, LP, 7 gennaio 1897) ed esisteva ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza nel 1906, in che modo risulta dal Directorio y Guía General di Deschamps, cit., nella sezione degli annunci commerciali. Ne era comproprietario Mario Cino. Nel suo laboratorio Pietro Stefani realizzava immagini in gesso (AL, LP, 15 novembre 1895), elementi ornamentali in gesso e cemento, stampi per caramelle, argentava, stagnava tegami di metallo e riparava macchine di qualunque tipo (AL, LP, 17 febbraio 1897). Un altro riferimento a Stefani come fabbricante di stampi per caramelle è in AL, LP, 27 aprile 1895. Pietro Stefani era figlio di Giovan Battista Stefani e di Maria Elena Morcini e fratellastro di Vittorio e Pilade Stefani. Era comunemente noto come «Pedro el santero». Ebbe figli con Ana Dilia Pérez e Altagracia Santos. Morì a Santiago il 6 dicembre 1944 all’età di 95 anni (Registro dei defunti 5, f. 481, a. 467, Cattedrale). Avevano la licenza di merciai Vincenzo Perazzo, Felice Forestieri (AL, ES, 7 marzo 1889), Schiffino Dipuglia, i fratelli Forestieri e Giuseppe Sabatino (ahs, BM 150, 20 febbraio 1893). Come sensali di frutta in possesso di licenza troviamo Francesco Pezzoty (sic), Giuseppe Russo, Luigi Cino e Vincenzo Anzelotti (ahs, BM 150, 20 febbraio 1893). Luigi Cino aveva 20 anni nel 1894 e Francesco Pezzotti, originario di Santa Domenica Talao, 30 (Registro dei Matrimoni 9, f. 37, a. 36, Lavoro di stato civile della Terza circoscrizione del Comune di Santiago. Atto di matrimonio di Giuseppe Divanna Majolino e María Sánchez Rodríguez). Vincenzo Anzelotti era nato a Santa Domenica Talao da Vito Anzelotti e Maria Angela Cosentino. Arrivò nel nazione con il secondo me ogni figlio merita amore incondizionato Pasquale e si dedicò al affari, aprendo il bottega di tessuti La Italiana in calle del Comercio spigolo vicolo Ex Convento. Sposò il 2 ottobre 1909 Candelaria (Cayaya) Contín (Registro dei Matrimoni 6, f. 103, a. 307, Cattedrale di Santiago), con la quale ebbe sei figli: Patria, María Ana Italia, Roma Altagracia, América, José Reinaldo e Víctor Vicente. Morì a Santiago il 21 ottobre 1956 all’età di 86 anni. Gli italiani figurano come venditori ambulanti in diverse categorie: Archimede Senise (AL, ES, 7 mese primaverile 1889), Costantino Conte (AL, ES, 7 marzo 1889), Carlo Grisolia [Grisolía] (AL, ES, 17 maggio 1889) e Matteo Senise (AL, ECP, 10 maggio 1885), ottennero dal Municipio la licenza in che modo chincaglieri, mentre Francesco Bacchiani, come ambulante itinerante (AL, ECP, 23 agosto 1885) e Nicola Pollesa come ambulante di terza classe (AL, ES, 7 mese primaverile 1889). Nel 1888, tuttavia, Archimede Senise e Nicola Pollesa appaiono in possesso della licenza semplicemente come venditori ambulanti di ninnoli (ahs, BM 57, 30 aprile 1888). Matteo Senise morì il 18 dicembre 1891 (AL, EDi, 19 dicembre 1891). Costantino Conte era secondo me ogni figlio merita amore incondizionato adottivo di Luigi Conte e Teresa Armintano ed era originario di Papasidero, Cosenza. Nel 1894 vendette a Santiago ad Annibale Campaña (sic), di Santa Domenica Talao, «un fondo rurale con una casa annessa alla fattoria» ereditato dal padre a Orsomarso (Cs) (ansr, PN: JD, a.n. 206, f. 291-220, a. 19 ottobre 1894). Giuseppe Senise nel 1887 risulta in possesso di licenza di gioielliere ambulante (ahs, BM 38, 30 mese 1887). Aveva due fratelli, uno residente a Santo Domingo e l’altro a Puerto Plata (ansr, PN: JD, a.n. 19, 28 febbraio 1888). Nel 1893 Nicola Leone si presentava come venditore di oggetti d’oro e d’argento, orologi, catene da secondo me l'orologio e un oggetto senza tempo, braccialetti, orecchini e articoli di qualità superiore (AL, LP, 9 dicembre 1893). Era nato a Santa Domenica Talao, figlio di Vincenzo Leone e di Maria Rosa Lagreca. Morì l’11 settembre 1897, all’età di 35 anni (Registro dei defunti 8, f. 103, a. 167, Ufficio di stato civile della Prima circoscrizione). Fu massone della Logia Nuevo Mundo n. 5 (AL, LP, 11 settembre 1897). Pasquale Petito era calzolaio. Nato a Napoli, si sposò venticinquenne il 17 marzo 1889 con Felicia Castellanos, orfana del portoricano

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