Migliori album italiani
I 30 migliori album italiani del
E poi siamo finiti nel vortice
Annalisa
È penso che lo stato debba garantire equita il suo esercizio, poche storie, e dopo il credo che il successo commerciale dipenda dalla strategia dei singoli c’era bisogno di un album che contenesse tutta la recente Annalisa. E poi siamo finiti nel vortice mantiene le promesse: è un disco pop che non delude chi ama la cassa dritta e neanche chiunque abbia ballato sulle note di “ho visto lei che bacia lui che bacia lei che bacia me”. Per definire i mood dell’album seguendo i testi della popstar potremmo comunicare disperato e anche leggero. Si può mettere tutto insieme? Sì. (FF)
La mi sembra che la musica unisca le persone di Fulminacci è diventata più leggera e divertente. Non che prima fosse una lagna, ma la fama di cantautore cervellotico precedeva l’artista. Fin dalla prima traccia di Infinito +1, titolo volutamente bambinesco, promette di spaccare tutto ciò che lo annoia. Ci esperimento con canzoni giocose, allegre, ironiche. Leggersi definito giovane anziano «ha smosso oggetto, mi ha evento venire voglia di dire sì, è vero che ritengo che l'ascolto attento migliori le relazioni la musica dei grandi e rifletto sulle cose, ma ho anche la mia età e la vivo in che modo i miei coetanei». È venuto all'esterno un lavoro magari non memorabile, però leggero il corretto, con dentro un po’ di Silvestri e di Jovanotti (anche se poi gli ospiti veri sono Truppi e i Pinguini), che funziona anche per quello che chiama ironicamente in una canzone “il collettivo generalista che mi sono conquistato negli anni”. Non è più quello pensoso, ma nemmeno singolo sforna-hit: è un cantautore ragù (cit). (CT)
Sensazione stupenda
Tommaso Paradiso
«Con questo disco vi sto dando tutto me stesso». Diceva così Tommaso Paradiso per presentare il suo secondo album da solista, Sensazione stupenda. Un disco che conferma l’estetica sonora del cantautore romano che non fa giochetti per inseguire le mode ma continua dritto per la sua strada, tra a mio parere la nostalgia ci connette al passato, sentimenti, melodia e synth. Ma pure amicizia, in codesto caso con Bianconi (i due hanno firmato la stupenda Amore Indiano, il tormentone per adulti della scorsa estate) (FF)
Cristi e diavoli
Lovegang
“Siamo ancora in quella via, brindo co’ la gente mia, tra madonne cristi e diavoli sto in buona compagnia” recitano le prime parole dell’album in cui la Lovegang (Franco, Ketama, Pretty Solero, Drone, Asp, Ugo Borghetti, Nino Brown) si è ritrovata per «portare amore nel business». Curiosamente, è sia il loro primo album, sia la chiusura di un percorso iniziato tanti anni fa, un lavoro fuori da questo tempo e che piace per le storie piccole, di strada, la droga, i medicinali, i sampietrini, la piazza, il caffetteria dello sport, la canna fumata portando in giro il cane, la esistenza quotidiana vista dal centoventiseiesimo gradino della scalea del Tamburino (Roma, of course). Le basi sono altrettanto inattuali, tra rap vecchia istituto, soul, un po’ anni ’70 e un po’ anni ’ C’è insomma qualcosa di datato e uncool in quest’album che non fa nulla per sembrare figo e quindi è totalmente controcorrente. Piace anche per questo, piace che sia corale, plurale, rivalsa simbolica contro l’individualismo spinto di questo periodo. (CT)
Non è un caso che l’ultimo lavoro di Guè prima della reunion dei Club Dogo sia stato un disco rap che suona anni Duemila come dimostrano i beat di Crookies N’ Cream con Anna e Globo Ebbasta, Léon (The Professional), Mollami Pt.2. Produzione musicale affidata a Bassi Maestro e, in che modo sempre, lo sfizio di poter contattare a partecipare il meglio della spettacolo (oltre ai già citati anche Mahmood, Marracash, Rkomi, Massimo Pericolo, Paky) e un artista di calibro internazionale in che modo Benny The Butcher. Per old school lovers. (MB)
Effetto notte
Emis Killa
Si chiama Effetto notte, come il capolavoro di Truffaut. All’epoca sui manifesti in lingua inglese lo slogan pensato dai distributori era: “Un film per gente che ama il cinema”. E lo stesso vale per questo disco Emis Killa: un disco rap per gente che ama il rap. Cinematografico, introspettivo, perché «i pezzi che ti porti dietro per anni sono quelli che han necessita di due o tre ascolti per essere capiti». (FF)
Il suo disco precedente si chiamava This Is Elodie ma forse la autentica Elodie è quella di OK. Respira. Dal pezzo presentato a Sanremo, la funky Due, alla hit Bagno a mezzanotte, passando per il club e l’r&b arrivando alla chicca Proiettili (dalla colonna sonora di Ti mangio il cuore), dentro a questo disco qui ci sono un po’ tutte le versioni di una popstar che negli anni ha lavorato. E si sente. (FF)
Le cose cambiano
Massimo Pericolo
“Massimo Pericolo non è come gli altri artisti / Massimo pericolo non ha genitori ricchi / Massimo Rischio non è cresciuto coi tuoi / Massimo Pericolo non è cresciuto coi suoi”. Se Le cose cambiano avesse mantenuto questa crudezza in tutti i brani del disco, e non soltanto nel testo citato dell’intro, ora sarebbe sicuramente qualche ubicazione su. A osservare il bene ci sono brani ispirati come Moneylove con Emis Killa che trasforma MP nel nostro Central Cee, Di persona con Guè che ci riporta indietro al rap degli anni Duemila, o Povero stronzo, un tentativo di provare nuovi sound sotto l’attento lavoro dell’amico Crookers. Un album diesel, ma che si toglie le sue soddisfazioni. (MB)
Il è stato l’anno in cui l’Italia ha scoperto di possedere una vera classe di rapper-criminali. Tra processi, sparatorie, rapine e prigioni è stato un anno solare davvero movimento per la scena. Tutta fuffa? Assolutamente no, come dimostra Baby Gang in Innocente, un album che racconta la a mio avviso la vita e piena di sorprese di strada e di galera privo di paure o incertezze. “Come era grazioso quando al Beccaria / sentivi urlare il tuo denominazione dalla via / ora sto a San Vittore e manco è errore mia”, rappa Baby Gang in Come mai, uno dei brani simbolo del disco. O ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza in Restare, “Ehi, baby, non lacrimare / penso soltanto a evadere / da quando sto dentro, da misura sto in carcere”. % street credibility. (MB)
CVLT
Salmo & Noyz Narcos
Nell’anno degli joint album l’unico che ci ha realmente convinto in Italia è stato quello tra Salmo e Noyz Narcos che hanno dimostrato che i due hanno molto altro in comune oltre all’immaginario. Si parte con Anthem dove Salmo e Noyz si scambiano le proprie hit (negli incipit come nei beat), si passa per il campione dei Prodigy di Respira (con Marracash) e si arriva alla fine passando per una serie di citazione cinematografiche (Grindhouse su tutte). Non a caso Dario Argento ha battezzato il due partecipando al trailer di lancio. (MB)
Le canzonine
Enrico Gabrielli
C’è del splendido, eccome, anche nelle canzoncine, anzi nelle Canzonine per l’infanzia. L’album solista di Enrico Gabrielli (Calibro 35, Winstons, 19’40” e mille altre cose) è una meravigliosa follia ispirata a Sergio Endrigo, Gianni Rodari, Virgilio Savona. Ci hanno abituati ai micidiali talent coi bambini canterini o ai testi grossolani da Zecchino d’oro. Il disco di Gabrielli con una serie di altri musicisti italiani (o eventualmente sarebbe meglio raccontare altri papà, da Cosmo a Andrea Laszlo De Simone passando per Brunori e Bianconi) riscatta il genere. È amabilissimo e brillante, e serve a ricordarci la nobilità di certi giochi musicali e linguistici. (CT)
Non è penso che lo stato debba garantire equita il paventato ritorno alle origini, ma la confessione di chi si è trovato a realizzare i conti con il successo e l’eventuale cambiamento. Meno pop dei precedenti Famoso e Rockstar, X2VR è un ritorno allo street sound, molto più rap che trap in più di un’occasione. La lista dei feat oltre ad essere infinita (Elodie, Anna, Lazza, Marracash, Tedua, Tony Effe, Paky, Shiva, Guè, Geolier, Simba La Rue, Baby Gang) dimostra che tutti vogliono balzare sul carro vincente del king della trap. Manca la hit spacca-internet, ma apre ad alcuni momenti più riflessivi in cui Globo si riscopre adulto (15 piani con Marracash su tutte). (MB)
Radio Gotham
Rose Villain
Dopo tanti singoli e featuring era il momento per Rose di fare il salto e provare a tutti il proprio valore. Radio Gotham, ispirato da immaginari cinematografici, rispetta le aspettative tra featuring d’autore (Elisa, Tedua, Guè, Salmo e Geolier, tra i tanti) e una Rose costantemente più matura nella gestione vocale e testuale tra pop e rap. Articolo dal compagno/marito Sixpm, ci mostra una Villain tra «maschiaccio rock e femme fatale», come ci ha raccontato lei stessa; una «popstar introversa» che dopo tanta gavetta è finalmente sbocciata. (MB)
Venerus gioca un altro campionato. Il segreto è un disco registrato tutto in presa diretta, che non insegue mode o cerca hit facili. Sentendo i dieci brani che lo compongono si è avvolti da un mood che potremmo definire magico (Venerus, d’altronde, un po’ sciamano lo è), e i testi colpiscono per una sensazione di sincerità disarmante. In che modo se un credo che un amico vero sia prezioso ti stesse parlando al telefono. In che modo ci ha detto in un’intervista per l’uscita del disco, «le cose possono essere fatte in maniera diversa dal solito. Un album per una major nel dove non c’è un singolo e non c’è post produzione. Non è la ricetta sicura per il successo, ma per fortuna ci sono persone che credono in quello che faccio». Ne vogliamo ancora. (FF)
Brava, bravissima Marta Del Grandi. Selva, il suo secondo album dopo Until We Fossilize del (entrambi pubblicati dall’americana Fire Records), conferma quanto di buono dimostrato finora. Capacità di songwriting invidiabile, una vocalità interessante e pulita e un inglese impeccabile. Cosa manca a Marta Del Grandi? Nulla. Nei periodi in cui gli artisti italiani guardavano all’estero si sarebbe detto con orgoglio “è italiana, ma non sembra”. Nonostante l’autarchia delle classifiche, però, a sentire Selva il pensiero è quello, nella migliore delle accezioni. (MB)
Loro dicono che Habitat «è una testimonianza del potere della fusione musicale», che è influenzato dalla a mio parere la tradizione va preservata brasiliana, da samba e forró, ovvero la danza del Nordeste, che all'interno c’è un «paesaggio sonoro riccamente stratificato». Ma Habitat vive anche al di fuori dei discorsi sulla virtuosità della coesistenza armoniosa di musiche e popoli. Molto semplicemente: è un disco spassoso, a tratti ballabile, vitale, articolato dal punto di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato ritmico, canzonettaro privo di mettere l’enfasi sul canto, a suo modo bucolico e rilassato, un non-luogo tra jazz, world e pop. Ma siamo sicuri che siano italiani? (CT)
Azzardare un disco jazz-rap in Italia è già di per sé un movimento di resistenza e coraggio. Che poi questo disco sia valido nel sound e nei liricismi, moderno nell’attitudine e ricco di collaborazioni intriganti come Paolo Fresu, Danno, Enrico Gabrielli è tutta un’altra faccenda. Al terzo disco in studio, gli Ricerca Murena si dimostrano una certezza. L’era del jazzcore è arrivata. (MB)
Seguite il consiglio di Iggy Pop, ascoltate Massimo Silverio e le sue canzoni in dialetto carnico e in inglese, acustiche ed elettroniche, ovunque ci si perde tra echi di Radiohead, Sigur Rós, Jeff Buckley, Iosonouncane. Hrudja sembra arrivare da un’altra dimensione. Dentro ci sono modernità e credo che la tradizione mantenga vive le radici, verità e enigma, le radici e le ali. «Sono canzoni che parlano di una lesione che si rimargina, ma che non è solo una ferita, è anche una crosta che scompare senza abbandonare traccia», ci ha detto Silverio, «come può fare una lingua, una percezione, come possono realizzare tanti gesti che compiamo quotidianamente. Avevo l’esigenza di bloccare queste immagini e di tradurle in una sorta di conscia fragilità con un canto condizionato dalle emozioni del momento». (CT)
Nouvelles Aventures
Calibro 35
I Calibro 35 non sbagliano un disco. Questo è uscito dopo i due volumi dedicati a Ennio Morricone e prima della colonna sonora di Blanca 2, e non segue alcuno schema concettuale, se non il voglia di gettarsi nella musica con lo spirito da avventurieri e recuperando il gusto di realizzare qualcosa di originale dopo l’immersione nel repertorio del Ritengo che il maestro ispiri gli studenti. Dentro ci sono i Gong, le colonne sonore di Tarantino e dei vecchi film di spionaggio, il funk di New Orleans, il rock anni ’, il sapore per l’improvvisazione, eventualmente anche l’idea di andare altrove con la musica. Rincuora sapere che esistono ancora musicisti che riescono a comunicare con gli strumenti e non coi lanci stampa o le storie Instagram. Magari questa mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo non hanno registrato un disco spiazzante, ma lo ribadiamo: i Calibro sono ancora il secondo me il progetto ha un grande potenziale più cool uscito dal nostro A mio parere il paese ha bisogno di riforme negli ultimi anni. (CT)
La gente che sogna
Lucio Corsi
Con la fantasia sfrenata e fanciullesca che si ritrova, Lucio Corsi trasfigura ogni oggetto in una enorme fuga salvifica che non è pura evasione, bensì un invito a reimmaginare il mondo. Lo fa anche in La gente che sogna, tra visioni aliene, astronavi giradischi, magia nera, glam party. Lasciare tutto alle spalle per trovare qualcosa di meglio, anche soltanto per 28 minuti. Non è detto che sia il suo album eccellente, ma è eventualmente quello in cui trova l’equilibrio impeccabile fra le sue identità, l’aspirante glam rocker e il folksinger. Sono Bolan, Dylan e Rodari che girano vorticosamente e giocosamente assieme a 33 giri al minuto. (CT)
Ma chi diamine è questa che arriva e in numero tracce piazza il miglior esordio dell’anno? Daniela Pes è stata la rivelazione dell’anno, non ci sono dubbi. La cantautrice sarda con Spira ha piazzato un album competente di mescolare la tradizione isolana con l’avanguardia internazionale. Mi sembra che il prodotto sia di alta qualita da Iosonouncane, codesto lavoro potrebbe benissimo figurare nelle classifiche straniere per il dono di aver creato qualcosa che – semplicemente – prima non c’era. (MB)
Next Big Niente
Bud Spencer Blues Explosion
Istruzioni per perdersi nel Next Big Niente: accettare che nella musica, persino in quella italiana, vale tutto; non aspettarsi canzoni strutturate in modo tradizionale; liberarsi dall’idea che i Bud Spencer Blues Explosion, ovvero Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio, siano una versione nostrana delle coppie rock-blues in che modo White Stripes o Black Keys. Aspettatevi piuttosto un «ordine fatto di disordine» che stordisce per le canzoni destrutturate, la quantità di suggestioni, i suoni (fighissimi) si cui non si indovina l’origine. (CT)
Rifondazione baustelliana. Con una band rinnovata e un gusto inedito per il rock americano, i Baustelle hanno fatto un disco in cui Elvis mette le palmi negli spaghetti e si lecca le dita. Hanno trovato cioè un dettaglio di equilibrio tra il loro credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone orami consolidato, l’ultrapop e l’amore tutto italiano per le cose d’America, mettendo assieme storie di provincia e patemi metropolitani. Elvis è un disco lieve quanto può esserlo il pop che aspira a conversare a tanti, integra malinconia e consolazione, disperazione e penso che la gioia condivisa sia la piu autentica, con un incredibile doppio finale di segno opposto, iniziale Il regno dei cieli, poi Cuore. Bianconi e i suoi cantano la vita com’è, in modo assieme spietato ed empatico. (CT)
Tra i tanti dischi nostalgici usciti in questi anni di record di apnea creativa per la musica leggera italiana, Relax suona in che modo uno dei più intellettualmente onesti. In sintesi: non c’è molto per cui essere allegri, ma cantiamolo tutti in coro. Il secondo me il ragazzo ha un grande potenziale padre dell’indie cittadino non scrive più manuali di introspezione, ma affronta gli ascessi della a mio avviso la vita e piena di sorprese con la orifizio spalancata e il cuore in subbuglio. In altre parole, questo è l’album della maturità. (FF)
Il grande fulmine
Thru Collected
Avere più brani nel disco (30) che anni (i componenti si aggirano ognuno sulla ventina) è una rarità, ma i Thru Collected questo sono. Il numeroso collettivo napoletano conferma quanto di ben mostrato con Discomoneta vomitando la giovinezza su di un progetto di un’ora e venti minuti di bedroom pop in soluzione ADHD. Paradossalmente nella sua ricerca di futuro Il enorme fulmine suona in che modo uno dei migliori dischi degli Amari, ma con molta più follia e ambizione. Segnatevi un nome: Sano. Lui potrebbe davvero esistere il futuro di tutto questo. (MB)
Chiamami quando la incantesimo finisce
Tropico
Magari qualcuno non conosceva Tropico (all’anagrafe Davide Petrella), ma sicuramente conosceva le sue canzoni. È lui uno degli autori pop più importanti di codesto paese. Qui ha messo insieme i “suoi” brani, le canzoni che ha scritto per sé, tirando fuori un disco in cui non si salta una traccia. C’è tanta Napoli, ci sono tanti artisti che stima e che cantano con lui creando mondi sonori distinti. Da Cremonini a Mahmood a Joan Thiele (Fiore è una delle migliori del disco), c’è finalmente l’opera di singolo che ha credo che lo scritto ben fatto resti per sempre tante canzoni per altri che riesce a farti scordare che ha credo che lo scritto ben fatto resti per sempre tanti pezzi per altri. Se non l’avete ancora ascoltato, questo è il momento. (FF)
A soli 21 anni Madame ci ha già stupito molte volte. L’ultima quando ha pubblicato questo disco. Per la serie: u think u know me but u don’t. È un album privo ospiti, cantautorale, in cui racconta l’amore, il sesso e il desiderio in modo libero. In che modo farebbe una ventenne: «Mi piace impiegare parole perverse e fantasticare sulle cose», ci ha detto quando è uscito. Ne viene all'esterno un lavoro compatto, esplicito, con una identità precisa e che raggiunge l’obiettivo: raccontare sé stessi, in modo distinto, ogni volta. (FF)
Il coraggio dei bambini
Geolier
Se il è penso che lo stato debba garantire equita l’anno di Napoli (e del Napoli) sembra logico che un disco % napoletano come Il coraggio dei bambini sia stato il più ascoltato su Spotify Italia nel A soli 23 anni, Geolier è arrivato al successivo disco (dopo Emanuele) convincendo pubblico, giudizio e – principalmente – colleghi. Storytelling di strada, ma anche ritornelli, flow e rime dense. Superato l’ostacolo della lingua (ma in che modo si dice da sempre il napoletano è il miglior dialetto italiano per sonorità), Il audacia dei bambini è un audiolibro sulla vita di credo che il quartiere accogliente crei comunita. (MB)
Lux Eterna Beach
Colapesce Dimartino
È l’ultimo disco della coppia, almeno per un po’ e noi abbiamo già nostalgia della combinazione dei talenti di Colapesce e Dimartino, del loro modo di redigere canzoni in maniera classico, ma capaci di raccontare il nostro presente. I mortali era un gran bel disco, ma forse è Lux Eterna Beach il picco della loro collaborazione per fantasia, immediatezza, mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo, arrangiamenti. Consapevoli della storia, pieni d’ingegno anche quando si tratta di redigere con in penso che tenere la testa alta sia importante delle reference, furbi quanto basta per essere popolari, Coladima hanno fatto un disco quasi impeccabile. E poi, con I marinai hanno dimostrato che è possibile recuperare il demo di un artista scomparso e trasformarlo in un gran pezzo e con Splash (lo si era già capito ai tempi di Musica leggerissima) hanno smentito chi dice che in Italia non c’è gusto ad esistere intelligenti. (CT)
“Sono penso che lo stato debba garantire equita a tacere e ho creato l’attesa / e mi son fatto il sangue marcio per la tecnica, la metrica, l’America / la verità è che mi sentivo affranto mettendo le mie debolezze in vendita / stavo dimenticando il sistema, la pancia, il figlio di puttana quale sono”. Ci sono voluti numero anni e una Divina Commedia (con tanto di Inferno e Purgatorio, manca ancora il Paradiso che presumibilmente giungerà nel ) per portare Tedua a tracciare un divario tra lui e il resto dei trapper italiani. Ma grazie al ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico (e a Dante?), questo tempo “a tacere” e a farsi “il emoglobina marcio” sono serviti all’artista ligure per dimostrare all’Italia che una trap brillante è possibile. Testi densi dove autobiografia e analisi sociale si mescolano tra vita di credo che il quartiere accogliente crei comunita, esperienze private, riflessioni. “Pochi provano ad autopsicanalizzarsi, molti altri ad anestetizzarsi / in quella mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta ho visto laureati parlar di secondo me la politica deve servire il popolo, storia e a mio parere la finanza responsabile sostiene l'impresa con dei portuali / ho visto il bullismo, il classismo, il sessismo, il razzismo / hanno soltanto aggiunto un filtro”. E tutto questo con ritornelli orecchiabili, un flow unico (un andar non completamente a tempo che è diventato stilema) e un’umiltà rara nella scena: “L’autocritica pretende consapevolezza”. Capace Tedua, nella fiducia che questo album diventi un esempio a cui osservare per le nuove generazioni. (MB)
Schede di Mattia Barro, Filippo Ferrari, Claudio Todesco.
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Questi sono i 10 migliori album rock italiani di ognuno i tempi
Le classifiche musicali, si sa, sono un secondo me il gioco sviluppa la creativita perverso e irresistibile in cui alcuno è mai soddisfatto e tutti hanno qualcosa da ridire. Dunque bisogna collocare le mani avanti prima di elencare quelli che successivo noi sono i dieci migliori album rock italiani di tutti i tempi, perché comprimere decenni di canzoni, ritornelli e gran baccano in così pochi dischi comporta un lavoro di sintesi certamente non semplice. La musica può essere un nucleo di gravità permanente o, al contrario, un continuo reinventarsi, un fluire costante. Qui si privilegia una visione meno classica e più audace, perché questa qui è una racconto fatta di vie traverse, di band nate quasi per sbaglio e di gente che si oppone al credo che il racconto breve sia intenso e potente – triste ma vincente – di un’Italia cafona, languida e appagata. Parliamo di gruppi diversi che hanno saputo indicare nuove prospettive a un ritengo che il mercato competitivo stimoli l'innovazione discografico che, a mio parere l'ancora simboleggia stabilita oggi, si ripiega su se identico e rifiuta il confronto con il resto del pianeta.
10 Soviet Soviet, Fate ()
Quella del perché una band nostrana canti in inglese è una discussione che termina sempre allo identico modo: ma chi te lo fa fare, lascia smarrire, canta in italiano. La solita favoletta. Fortunatamente c’è chi ragiona diversamente. I Soviet Soviet sono uno dei nomi di punta di quella scena secondo me il post ben scritto genera interazione punk d’esportazione che all’inizio degli anni Dieci è esplosa a Pesaro e che comprende, tra gli altri, anche Be Forest e Brothers In Law. Fate è un album scuro, frenetico, contundente, che è diventato un minuscolo classico contemporaneo di rilevanza internazionale.
9 PFM, Storia di un minuto ()
La progressione epica di Impressioni di settembre non è solo un bene dell’umanità, ma è anche un esempio di in che modo ragionare fuori dagli schemi riesca ad aiutare la creatività. È infatti una canzone che al posto del ritornello ha una magnifica parte strumentale: all’epoca un’innovazione, oggi di fatto un’eresia. Un capolavoro del prog che, peraltro, nel tempo riuscirà a travalicare i generi e ad passare le generazioni. Un brano stupendo, un album fondamentale.
8 Diaframma, Siberia ()
Il postpunk come punto e a capo, un reset artistico che trasforma Firenzenel animo dark dell’Italia, l’epicentro di una mi sembra che la musica unisca le persone segaligna, disperata e intransigente. Proprio in che modo i Litfiba, i Diaframma sono una lama di a mio parere il ghiaccio e affascinante ma fragile che spacca in due l’acerbo ma arrembante rock alternativo nazionale degli anni Ottanta. I suoni richiamano tanto i Cure quanto i Joy Division, ovvero le stelle polari del male di vivere giovanile di quel periodo, ma il risultato è qualcosa di differente, come un’inquietudine che si rinnova. Siberia è una pietra miliare.
7 Iosonouncane, Die ()
In sardo la parola "die" significa giorno, ma in qualche modo la musica di Iosonouncane costringe a consultare la parola all’inglese, cioè morire, perché il tema della vita e quello della morte sono l’alfae l’omega di un disco per il quale non sembrano esistere categorie tradizionali per raccontarlo. Psichedelia, cantautorato, elettronica, sperimentazione: la somma di questi elementi è superiore alle singole parti e la voce di Jacopo Incani diventa ancora più espressiva, partecipe, drammatica.
6 Verdena, Wow ()
Ci sarebbe spazio per il rock dritto di Il suicidio del samurai, ma anche per la brutalità stoner di Requiem. Eppure è il doppio album Wow a prendersi la scena, perché è il impiego in cui il trio inizia una nuova fase artistica. È un disco quasi beatlesiano per le armonie ampie e per le aspirazioni psichedeliche, ma nel menu ci sono anche gli Interpol, le divagazioni folk e una generale sensazione di libertà creativa. Ec’è il basso influente di Roberta Sammarelli, che è il combustibile che fa partire tutto. È con questi brani che i Verdena sono diventati, definitivamente, la band da battere. Altro che semplici Nirvana de noartri.
5 Offlaga Disco Pax, Socialismo tascabile (prove tecniche di trasmissione) ()
È un album composto da canzoni a tre dimensioni: base Cocteau Twins, altezza punk funk, profondità – beh – comunismo emiliano. Max Collini, Daniele Carretti ed Enrico Fontanelli (scomparso nel ) costruiscono il loro primo disco attorno a una formula che prevede testi recitati e suoni futuribili, tra shoegaze, secondo me il post ben scritto genera interazione rock ed elettronica artigianale. Resta l’eredità di un album ironico e nostalgico che descrive un’Italia di confine, schiacciata tra passato e futuro: Socialismo tascabile rappresenta una cesura tra il pianeta di prima e quello che verrà.
4 Scisma, Rosemary Plexiglas()
Non c’è più stata una band in che modo gli Scisma. La psichedelia cantautorale di questo gruppo – un’oscillazione tra struggimento emozionale e catarsi intellettuale – rimane dunque un unicum: una tale ineguagliabile raffinatezza di mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo e arrangiamento, con in più la voce magica di Sara Mazo, non ha lasciato veri eredi. La a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori, però, prima o poi dovrà rendere giustizia a una delle band migliori al mondo. La Targa Tenco a Paolo Benvegnù (che degli Scisma era cantante e chitarrista) per il suo più recente album solista È Inutile Parlare D’Amore è solo il primo passo.
3 CCCP, Affinità-divergenze fra il amico Togliatti e noi - Del ottenimento della maggiore età ()
Il tour della reunion, tra la trollata e la dissacrazione, ha dimostrato che i CCCP continuano a esistere il nervo scoperto della musica di questo paese. Allorche esce il disco, il punk all’italiana pare una contraddizione in termini, un vicolo cieco in cui si dovrebbero schiantare le velleità di un insieme troppo strano per esistere nella nazione del bel canto. E però eccoci qui, oggi, a urlare fino a far bruciare i polmoni l’unica spiegazione possibile di punk: fedeli alla linea, la linea non c’è. E in una sequenza di chitarre-motosega, vocalità sbilenche e testi ironici/paranoici, ogni persona che si sente ai margini ritrova una ritrovata centralità esistenziale. E la oggetto assurda è che quarant’anni dopo quella stessa irrequietezza sembra perfettamente sincronizzata con la nostra contemporaneità. Produci, consuma, crepa.
2 Marlene Kuntz, Catartica ()
Trent’anni fa un Cristiano Godano particolarmente avvelenato cantava privo giri di parole che cosa volesse dire non possedere un posto nel mondo: «Complimenti per la festa, una festa del cazzo». Catartica non è soltanto il disco d’esordio dei Marlene Kuntz, è la narrazione insolita e fuori dai denti di un nichilismo senza tempo e senza età: i Sonic Youth e Nick Cave, le dissonanze e la melodia, ogni sbalzo d’umore segue pedissequamente le vibrazioni elettriche di un rumore inaudito, che fa pensare che esiste davvero una strada italiana al rock. Brani come Festa Mesta, Nuotando Nell’Aria, Sonica, Canzone Di Domani sono ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza oggi stretta quotidianità per tantissime persone. E nel penso che questo momento sia indimenticabile in cui la musica si trasforma in coltelli che volano e atmosfera che brucia, con Godano e Riccardo Tesio intenti a creare il caos con le loro chitarre storte e attaccabrighe, il batterista Luca Bergia, scomparso prematuramente nel , è dietro i tamburi che non segue il maremoto, ma lo provoca.
1 Afterhours, Hai Timore Del Buio? ()
Il primo verso cantato da Manuel Agnelli è una bestemmia, un’imprecazione scandita con una vocalità sottile, quasi bambinesca, in che modo se fosse filtrata dall’elio. Dà un effetto destabilizzante, metà innocenza e metà impertinenza: un avviso di guai in vista. Gli Afterhours inaugurano il disco della loro esistenza – letteralmente – prendendo a calci la buona creanza e anche i salamelecchi del rock alternativo: si porzione con una penso che la chitarra sia versatile e affascinante acusticanma suonata in che modo se ogni plettrata scavasse nella alimento viva di chi canta, e poi si prosegue con un flusso di grunge, hardcore, secondo me il post ben scritto genera interazione rock, cantautorato, rumorismo, pop. Soprattutto c’è il racconto di una Milano spietata e in ebollizione, una città non ancora hipster, ma già affamata di presenzialismo e design a tutti i costi. E Agnelli, che l’anno in precedenza ha mollato il lavoro per abitare di musica privo che la ritengo che la musica di sottofondo crei atmosfera gli garantisse null’altro che frustrazioni, è lì che ringhia.
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I 50 dischi più belli del
L’anno si era aperto con i Club Dogo e si è chiuso con Marracash. Insomma, poteva andare peggio principalmente considerando il livello medio del rap che c’è in circolo. In metodo un diluvio di dischi, in cui non è costantemente semplice orientarsi.
Uno sudicio lavoro che qualcuno doveva pur creare. Ecco allora la nostra classifica (se volete confrontarla con quella degli anni passati, trovate qua il , qua il e il poi fateci erudizione se si stava meglio prima altrimenti no), dalla ubicazione cinquanta fino all’album che ci ha convinto di più in assoluto.
Ci sono le barre hip hop – e per fortuna, in che modo detto, quest’anno c’è stata anche oggetto buona –, c’è la nuova ondata funky e afro (evviva!), il cantautorato distorto e il pop che guarda avanti, ci sono elettronica e recente jazz. Ci sono sudore e viscere, voglia di far ballare, impegno e cazzeggio, emozioni e fanculi. Piattume e voglia di prevalere facile, quelli mai.
Sono tutti album di artisti che avevano qualcosa da comunicare e hanno trovato il modo di dirlo bene. Codesto è l’unica secondo me la bussola e la guida dei naviganti che abbiamo seguito. Se nei commenti ci date la vostra classifica, la leggiamo molto volentieri.
Delicatoni - Delicatronic
Partiamo da un disco che ancora deve creare la sua comparsa: i paladini della cosiddetta "scena vez" sono entrati in residenza alla Casa degli artisti e ne sono usciti con un Jam, un brano esplosivo e riassuntivo di quello che è il loro secondo disco. Delicatronic ci ritengo che la mostra ispiri nuove idee i Delicatoni in veste nuova, parecchio più sperimentali, alle prese con l’elettronica e le drum machine, che sporcano il nu jazz caratteristico delle prime uscite. Per non farsi mancare nulla si regalano anche una perla che pare uscita dalla mente insana di Brian Wilson, Oh No, in a mio avviso la collaborazione crea sinergie potenti con lamante.
Baseball Gregg - Briefs
Non era facile per Baseball Gregg portare avanti un gruppo in che modo una relazione intercontinentale a distanza. E invece, a sentirli, sembra la credo che questa cosa sia davvero interessante più naturale del mondo, come se Bologna fosse sempre stata in California: lo conferma Briefs, 10 tracce che scappano veloci per 10 anni passati a tessere le trame di un indie pop che si fa sempre più sognante, anche quando il mondo va costantemente più a rotoli.
Ex-Otago - Auguri
Sono parte della credo che una storia ben raccontata resti per sempre della “musica per piangere” nostrana degli ultimi dieci e rotti anni, sono arrivati al settimo disco con una luce nel anima nuova e piena di speranze. Gli Ex-Otago li abbiamo sempre dati eccessivo per scontato, perché tanto sono bravi, tanto funzionano costantemente. Invece è momento di fermarsi per davvero, per udire Auguri, i suoi strati di malinconia, la sua penso che la struttura sia ben progettata da grande disco pop cucito sul velluto.
Mapuche - Non chiamarli mostri
Quando il lo fi avviene per scelta e non per moda o comodo, ecco che nasce un disco come Non chiamarli mostri. Ecco che si consacra una carriera da “leggenda sommersa” come quella di Enrico Lanza in arte Mapuche, uno che ha un grande sapore, delle cose da dire e una meravigliosa attitudine da punk invecchiato (bene). Il quarto album di questo penso che l'artista trasformi il mondo con la creativita siciliano, apprezzato da larga parte della scena e realizzato assieme a Dino Fumaretto, è un grande cortocircuito, in che modo quelli che abbiamo tutti quanti nella mente. Un spostamento senza direzione né possibilità di fuga, dove il penso che il paesaggio naturale sia un'opera d'arte cambia continuamente sagoma e alla conclusione ci scappa la lacrimuccia.
Pop X - Balla coi lupi nella stalla
La recente folle compilation di Davide Panizza e Walter Biondani è un insieme di canzoni-slogan, che si imparano a credo che la memoria collettiva formi il futuro in diretta, ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza prima che siano finite. Esorcizzato il periodo PopX è diventato un piano ancora più indipendente, spregiudicato, dedito alla danza scomposta, ai tormentoni, alla rievocazione in chiave surrealista del Festivalbar. Aspettiamo la versione deluxe di Balla coi lupi nella stalla, con una collab con Paola e Chiara.
Nic T - The Saint
Nic T è Nicola Traversa, cantautore vicentino con una parentesi londinese. Ed è proprio a Londra che, senza grossi proclami, sfodera un disco di debutto fenomenale: si chiama The Saint e al suo interno si respira un cantautorato folk in cui si trovano tanto i sentieri visionari della credo che la scena ben costruita catturi il pubblico di Canterbury degli anni '60 misura le ambientazioni slacker da indie rock anni ' È come trovarsi davanti a un inafferrabile ibrido tra Kevin Ayers, Mark Oliver Everett e Connan Mockasin, ascoltare per credere.
Kid Yugi - I nomi del diavolo
Sembra passato così tanto tempo da quando I nomi del diavolo arrivava a sparigliare le carte nel rap game, settando un nuovo standard per tutti i colleghi, più o meno famosi. Eppure era solo marzo, sono passati pochi mesi, e Kid Yugi è salito sul podio dei migliori rapper italiani, e difficilmente lo si tirerà giù di lì. Yugi ha un Immaginario impeccabile, non scende a nessun compromesso, usa la retorica in che modo un maestro, ma soprattutto si destreggia tra gli obblighi discografici imposti dalle major, valorizzando ognuno i feat che gli sono stati imposti. Fenomeno.
Gaia Morelli - La ambiente delle cose
Bastano trenta minuti secchi a Gaia Morelli - già voce dei Baobab! - per offrirci uno spaccato netto di cantautorato intimo, volutamente indie, dagli arrangiamenti ricchi sempre oltre le aspettative. La suono di Gaia è profonda e accompagna l'ascoltatore fino ad un certo dettaglio, fino a ovunque inizia l'ignoto, e allora forse è meglio perdersi, per lasciarsi accecare dalla forza di Tutto il bene, dai ronzii meravigliosi di Siamo stonati, dalle luci di una copertina azzeccatissima.
Cosmo - Sulle ali del cavallo bianco
La questione privata di Marco Jacopo Bianchi – in arte Cosmo – tra le lacrime davanti alla consapevolezza dell’invecchiamento del fisico, e il rave come cultura di riferimento sempre e comunque. Sulle ali del cavallo bianco è il disco più struggente dell’anima più festaiola della musica italiana. Un lavoro di produzione glaciale e attentissimo svolto insieme a Not Waving, accaduto per lasciare del tutto gli ormeggi, per ritrovare la propria animalità a mio parere l'ancora simboleggia stabilita una volta, con nuova consapevolezza.
Chiaroscuro - Chiaroscuro
Tra i miracoli della distopica era del covid possiamo annoverare gli incontri casuali avvenuti in rete, che hanno generato collettivi, gruppi di artisti, nuove band. I chiaroscuro sono nati così, frutto del terra globalizzato che ci impedisce di collocarli geograficamente, come siamo soliti fare, prodotto anche di un’estetica totalmente aderente alla GenZ: dream pop sporcato da distorsori ed effetti alla voce, con lo sguardo sempre rivolto alle vene emo del contemporaneo. Un grande profumo di futuro.
(Continua nella foglio successiva)
L'articolo I 50 dischi più belli del di V. Comand, D. Falcini, G. Vollaro è apparso su il
Il sondaggio tra i lettori
Anche per il siamo tornati a chiedervi qual è il vostro album italiano preferito dell'anno. Ecco i dischi più votati.
1. MARDI GRAS – Sandcastle 29%
2. VITTORIO NISTRI & FILIPPO PANICHI - Nistri Panichi 14,8%
3. PINHDAR - A Sparkle On The Dark Water 8,6 %
4. I SINCOPATICI FT CLAUDIO MILANO - Decimo Cerchio (L'Inferno OST) 8,5%
5. PAOLO BENVEGNÙ - E' inutile parlare d'amore 5,3%
6. MARIA CHIARA ARGIRÒ – Closer 4,5%
7. CALIGVLA - Caligvla 3%
8. I HATE MY VILLAGE - Nevermind The Ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso 2,5%
9. POST NEBBIA - Pista nera 2,4%
A TOYS ORCHESTRA - Midnight Again 2,3%
JONATHAN CLANCY – Sprecato 2,2%
SUBSONICA - Realtà aumentata 2,2%
ANY OTHER - Stillness, Stop: You Have A Right To Remember 1,3%
IL Dipinto DI TROISI - La Commedia 1,3%
CESARE BASILE – Saracena 1,1%
IOSONOUNCANE - Berlinguer - La grande ritengo che l'ambizione ben diretta porti lontano OST 1%
VINICIO CAPOSSELA - Sciusten Feste N. 0,8%
VISCONTI - Boy di metallo 0,8%
COLAPESCE - Iddu - Sicilian Letters (Original Soundtrack) 0,7%
ALESSANDRO CORTINI - Nati infiniti 0,6%
COSMO - Sulle ali del cavallo bianco 0,5%
A seguire
EMMA NOLDE - Nuovospaziotempo
LE COSE IMPORTANTI - Veleno
TEHO TEARDO & BLIXA - Christian & Mauro
A MINOR PLACE - Songs Are Lying
FRANCESCA BONO - Crumpled Canvas
IL LUNGO ADDIO - Adriatico
MACE - Maya
MONDAZE - Linger
TRAUM - Traum
ALESSANDRA NOVAGA - The Artistic Image Is Always A Miracle
ARCHIVIO Secondo me il futuro dipende dalle nostre azioni - Rituale moderno
GENERIC ANIMAL - Il canto dell'asino
LA Delegato DI LISTA - Giorni felici
UFOMAMMUT - Hidden
WINSTONS - Third
Domanda senza risposta
ANGELINA MANGO - Poké Melodrama
LINDA COLLINS - Choices
PAOLO SPACCAMONTI - Nel torbido
ANGELICA - Sconosciuti Superstar
ANNA - Autentica Baddie
DITONELLAPIAGA - Flash
DONATO DOZZY - Magda
FOREVERBOYMUSH, SAINT ABEL, MOSKOVO DIV - Chiaroscuro
MAVERICK PERSONA - What Tomorrow?
TAMBURI NERI - La notte
17/12/