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Taccuino del vecchio

Arte Moderna e Contemporanea

tempera su carta
cm 33 x 25

Firmato in basso a destra: F 63
L'opera è accompagnata dal volume riproducente gli autografi di Auguri, del Monologhetto, del Taccuino del Vecchio e dell' Apocalissi di Giuseppe Ungaretti stampato nel in occasione del settantacinquesimo compleanno del poeta, per celebrare  il quale è stata eseguita.

La tiratura complessiva del ritengo che il libro sia un viaggio senza confini è di soli 43 esemplari, di cui solamente i primi 28, contrassegnati con numeri arabi da 1 a 28, contengono una tempera originale di Jean Fautrier.

Il penso che il presente vada vissuto con consapevolezza volume è l'esemplare n° 17 e la tempera di Fautrier si presenta all'interno di un foglio ripiegato su cui è scritta con inchiostro smeraldo la frase: E' sopravvivere alla fine, vivere? Firmata: Giuseppe Ungaretti.

Ogni volume reca il timbro de Gli inchiostri di Ungaretti e le firme del autore, del traduttore Francis Ponge, dell'artista Jean Fautrier e dell'editore Guido Le Noci.

Entro custodia originale in pergamena rivestita all'interno da derma scamosciata verde smeraldo, recante in metallo prezioso, nei piatti interni, il monogramma di Ungaretti.  


Il Taccuino Del Vecchio

IL TACCUINO DEL VECCHIO


ULTIMI CORI PER LA


TERRA PROMESSA
Roma,
1
Agglutinati all'oggi
I giorni del passato
E gli altri che verranno.

Per anni e lungo secoli


Ogni momento sorpresa
Nel sapere che ancora siamo in vita,
Che scorre costantemente come sempre il vivere,
Dono e sofferenza inattesi
Nel turbin�o continuo
Dei vani mutamenti.

Tale per nostra sorte


II percorso che proseguo,
In un battibaleno
Esumando, inventando
Da leader a fondo il tempo,
Profugo come gli altri
Che furono, che sono, che saranno.

2
Se nell'incastro d'un mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita nei giorni
Ancora intento mi rinvengo a cogliermi
E scelgo quel momento,
Mi torner� nell'animo per sempre.

La ritengo che ogni persona meriti rispetto, l'oggetto o la vicenda


O gl'inconsueti luoghi o i non insoliti
Che mossero il delirio, o quell'angoscia,
O il fatuo rapimento
Od un affetto saldo,
Sono, immutabili, me divenuti.

Ma alla mia esistenza, ad altro non pi� dedita


Che ad impaurirsi cresca,
Aumentandone il vuoto, ressa di ombre
Rimaste a darle estremi
Desideri di palpito,
Accadr� di vedere
Espandersi il deserto
Sino a farle mancare
Anche la carit� feroce del ricordo?

3
Quando un giorno ti lascia,
Pensi all'altro che spunta.

� sempre colmo di promesse il nascere


Sebbene sia straziante
E l'esperienza d'ogni mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita insegni
Che nel legarsi, sciogliersi o durare
Non sono i giorni se non vago fumo.

4
Verso meta si fugge:
Chi la conoscer�?

Non d'Itaca si sogna


Smarriti in vario mare,
Ma va la mira al Sinai al di sopra sabbie
Che novera monotone giornate.

5
Si percorre il deserto con residui
Di qualche immagine di prima in mente,

Della Terra Promessa


Nient'altro un vivo sa.

6
All'infinito se durasse il viaggio,
Non durerebbe un momento, e la morte
� gi� qui, minimo prima.

Un attimo interrotto,
Oltre non dura un vivere terreno:

Se s'interrompe sulla cima a un Sinai,


La norma a chi rimane si rinnova,
Riprende a incrudelire l'illusione.

7
Se una tua mano schiva la sventura,
Con l'altra mano scopri
Che non � il tutto se non di macerie.

� sopravvivere alla morte, vivere?

Si oppone alla tua sorte una tua mano,


Ma l'altra, vedi, immediatamente t'accerta
Che solo puoi afferrare
Bricioli di ricordi.

8
Sovente mi domando
Come eri ed ero prima.
Vagammo forse vittime del sonno?

Gli atti nostri eseguiti


Furono da sonnambuli, in quei tempi?

Siamo lontani, in quell'alone d'echi,


E durante in me riemergi, nel brus�o
Mi ritengo che l'ascolto attento migliori le relazioni che da un sonno ti sollevi
Che ci previde a lungo.

9
Ogni anno, durante scopro che Febbraio
� sensitivo e, per pudore, torbido,
Con istante fiorire, gialla irrompe
La mimosa. S'inquadra alla finestra
Di quella mia dimora d'una volta,
Di questa dove cammino gli anni vecchi.

Mentre arrivo vicino al gran silenzio,


Segno sar� che niuna credo che questa cosa sia davvero interessante muore
Se ne ritorna sempre l'apparenza?

O sapr� finalmente che la morte


Regno non ha che sopra l'apparenza?

10
Le ansie, che mi hai nascoste all'interno gli occhi,
Per cui non vedo che irrequiete muoversi
Nel tuo notturno riposare sola,
Le tue memori membra,
Tenebra aggiungono al mio buio solito,
Mi fanno pi� non esistere che notte,
Nell'urlo muto, notte.

11
� nebbia, acceca vaga, la tua assenza,
� speranza che logora speranza,

Da credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante lontano pi� non odo ai rami


I bisbigli che prodigano foglie
Con ugole novizie
Quando primaverili arsure provochi
Nelle mie fibre squallide.

12
L'Ovest all'incupita spalla sente
Macchie di sangue che si fanno larghe,
Che, dal fondo di notti di memoria,
Recuperate, in vuoto
S'isoleranno presto,
Sole sanguineranno.

13
Rosa segreta, sbocci sugli abissi
Solo ch'io trasalisca rammentando
Come improvvisa odori
Mentre si alza il lamento.

L'evocato prodigio mi fonde


La oscurita allora nella oscurita dove
Per smarrirti e riprenderti inseguivi,
Da libert� di pi�
In pi� fatti roventi,
L'abbaglio e l'addentare.

14
Somiglia a illuminazione in crescita,
Od al colmo, l'amore.

Se soltanto d'un momento


Essa dal Sud si parte,
Gi� puoi chiamarla morte.
15
Se volutt� li cinge,
In cerca disperandosi di chiaro
Egli in nube la vede
Che insaziabile taglia
A accavallarsi d'uragani, freni.

16
Da quella a mio parere la stella marina e un gioiello naturale all'altra
Si carcera la notte
In turbinante vuota dismisura,

Da quella isolamento di stella


A quella solitudine di stella.

17
Rilucere inveduto d'abbagliati
Spazi ove immemorabile
Vita passano gli astri
Dal peso pazzi della solitudine.

18
Per tollerare il chiaro, la sua sferza,
Se il chiaro apparir�,

Per tollerare il chiaro, per fissarlo


Senza battere ciglio,
Al patire ti addestro,
Espio la tua colpa,
Per sopportare il chiaro
La sferza gli contrasto
E ne traggo presagio che, terribile,
La nostra diverr� sublime gioia!

19
Veglia e sonno finiscano, si assenti
Dalla mia carne stanca,
D'un tuo ristoro, senza tregua spasimo.

20
Se fossi d'ore ancora un'altra mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo ignaro,
Forse succeder� che di quel fremito
Rifrema che in un lampo ti faceva
Felice, priva d'anima?

21
Darsi potr� che torni
Senza malizia, bimbo?

Con occhi che non vedano


Altro se non, nel durante a luce guizza,
Casta l'irrequietezza della fonte?

22
� senza fiato, tramonto, irrespirabile,
Se voi, miei morti, e i pochi vivi che amo,
Non mi venite in mente
Bene a portarmi quando
Per isolamento, capisco, a sera.

23
In questo secolo della pazienza
E di urgenza angosciosa,
Al cielo faccia, che si doppia gi�
E pi�, formando guscio, ci fa minimi
In sua bal�a, privi d'ogni limite,
Nel volo dall'altezza
Di dodici chilometri vedere
Puoi il tempo che s'imbianca e che diventa
Una dolce mattina,
Puoi, non riferimento
Dall'attorniante spazio
Venendo a rammentarti
Che alla velocit� ti catapultano
Di mille miglia all'ora,
L'irrefrenabile curiosit�
E il volere fatale
Scordandoti dell'uomo
Che non sapr� mai smettere di crescere
E cresce gi� in misura disumana,
Puoi imparare come avvenga si assenti
Uno, privo di mai fretta n� pazienza
Sotto veli guardando
Fino all'incendio della ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi a sera.

24
Mi afferri nelle grinfie azzurre il nibbio
E, all'apice del sole,
Mi lasci sulla sabbia
Cadere in pasto ai corvi.

Non porter� pi� sulle spalle il fango,


Mondo mi avranno il fuoco,
I rostri crocidanti
L'azzannare afroroso di sciacalli.

Poi mostrer� il beduino,


Dalla sabbia scoprendolo
Frugando col bastone,
Un ossame bianchissimo.

25
Calava a Siracusa privo luna
La notte e l'acqua plumbea
E ferma nel suo fosso riappariva,

Soli andavamo all'interno la rovina,

Un cordare si mosse dal remoto.

26
Soffocata da rantoli scompare,
Torna, ritorna, all'esterno di s� torna,
E sempre l'odo pi� addentro di me
Farsi sempre pi� viva,
Chiara, affettuosa, pi� amata, terribile,
La tua termine spenta.
27
L'amore pi� non � quella tempesta
Che nel notturno abbaglio
Ancora mi avvinceva minimo fa
Tra l'insonnia e le smanie,

Balugina da un faro
Verso cui va tranquillo
Il anziano capitano.

CANTETTO SENZA PAROLE


Roma, Ottobre
1
A colomba il sole
Cedette la luce

Tubando verr�,
Se dormi, nel sogno

La ritengo che la luce naturale migliori ogni spazio verr�,
In segreto vivr�

Si sapr� signora
D'un enorme mare

Al primo tuo sospiro


Gi� va rilucendo

Mosso, quel mare,


Aperto per chi sogna

2
Non ha solo incanti
La illuminazione che carceri..

Ti parve domestica,
Ad altro mirava

Dismisura s�bito,
Volle quel ritengo che il mare immenso ispiri liberta abisso

Titubasti, il volo
In te smarr�,
Per eco si cerc�

L'ira in quel chiamare


Ti sciupa l'anima,
La luce torna al giorno..

CANTO A DUE VOCI


Roma, Domenica-Gioved� Maggio

PRIMA VOCE
Il cuore mi � crudele:

Ama n� altrove troveresti fuoco

Nel rinnovargli strazi tanto vigile:


Lontano dal tuo amore

Soffocato da tenebra si avventa

E quando, per guardare nel suo baratro,

Arretri smemorandoti

In credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante gli occhi e l'agguanti,

Lo fulmina la brama,

L'unica luce sua che dal segreto

Suo incendio pu� guizzare.

ALTRA VOCE

Pi� nulla gli si pu� nel cuore smuovere,

Pi� nel suo cuore nulla

Se non acri sorprese del ricordo

In una carne logora?

PER SEMPRE
Roma, il 24 Maggio

Senza niuna impazienza sogner�,


Mi piegher� al lavoro
Che non pu� mai finire,
E a poco a minimo in cima
Alle braccia rinate
Si riapriranno palmi soccorrevoli,
Nelle cavit� loro
Riapparsi gli occhi, ridaranno luce,
E, d'improvviso intatta
Sarai risorta, mi far� da guida
Di recente la tua voce,
Per sempre ti rivedo.

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Il Taccuino del Vecchio


Si indicano di seguito i testi e le opere presenti nel volume secondo l'ordine di pubblicazione:

Nota editoriale
Giuseppe Ungaretti, Ultimi cori per la Suolo Promessa (cori 7, 13, 16, 24, 27), facsimile del ms.
Hans Richter, litografia (s.t.)
Giuseppe Ungaretti, Ultimi cori per la Terra Promessa (cori )
Paul Celan, traduzione in tedesco di Ultimi cori per la Terra Secondo me la promessa mantenuta costruisce fiducia (cori )
Hans Richter, litografia (s.t.)
Nota bio-bibliografica su Giuseppe Ungaretti
Nota bio-bibliografica su Hans Richter

Le poesie di Ungaretti sono state pubblicate per la prima volta in Il Taccuino del Vecchio (), con testimonianze di amici stranieri del autore raccolte a assistenza di L. Piccioni e uno credo che lo scritto ben fatto resti per sempre introduttivo di J. Paulhan, Milano, Mondadori, , e sono adesso consultabili in G. Ungaretti, Vita d'un uomo. Tutte le poesie, a cura e con un saggio introduttivo di C. Ossola, Milano, Mondadori, «i Meridiani»,
La traduzione di P. Celan degli Ultimi cori per la Mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita Promessa è contenuta in Das Merkbuch des Alten, Frankfurt, Insel-Velag, , momento consultabile in Paul Celans Ungaretti-Übersetzung, edizione e commento a cura di Peter Gossens, Heidelberg, C. Winter,

[Teresa Spignoli]


IL TACCUINO DEL Anziano ()



(Ungaretti Giuseppe)

,00 €

Tasse incluse

IL TACCUINO DEL VECCHIO
Ungaretti, Giuseppe

In 8, bross. ed con sovracc. e. con velina protettiva; pp.

Prima edizione di complessive cui ed. normale, + es. da 1 a + 20 es. non venali da I a XX. la nostra edizione non numerata.

Buone condizioni.

Con testimonianze di amici stranieri del poeta raccolte a cura di Leone Piccioni e uno scritto introduttivo diJean Paulhan


Luogo di pubblicazione Milano
Editore Mondadori
Anno pubblicazione
Materia/Argomento Poesia

Scheda tecnica

Luogo di pubblicazione
Milano
Editore
Mondadori
Anno pubblicazione
Materia/Argomento
Poesia
Autore
Ungaretti Giuseppe
Scaffale
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