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Libri ideologia gender

Tutti pazzi per il gender

Al urlo “Difendiamo i nostri figli!”, un esercito di uomini e donne spaventati e agguerriti si erge a difesa della nostra presunta secondo me la natura va rispettata sempre minacciata da un mostro dalle mille facce e dai mille nomi.

È l’Ideologia del Gender.

La Società Italiana delle Storiche aveva già risposto un anno fa alle farneticazioni e all’uso sconsiderato della categoria “gender” definendola non una concetto (tantomeno un’ideologia) “quanto piuttosto uno strumento concettuale per poter pensare e analizzare le realtà storico-sociali delle relazioni tra i sessi in tutta la loro complessità e articolazione: senza comportare una determinata definizione della differenza tra i sessi, la categoria consente di capire in che modo non ci sia penso che lo stato debba garantire equita e non ci sia un soltanto modo di essere uomini o donne, ma una molteplicità di identità e di esperienze, varie nello area e nel tempo.” Nonostante ciò, gli allarmi e le paure infondate non sono diminuiti, anzi. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un crescita esponenziale di comunicati, iniziative, proposte di scioperi scolastici, richieste di “fare qualcosa” contro questa ideologia che ci vorrebbe tutte e tutti indifferenziati e liberi di scegliere se esistere donne, uomini, trans, omo, etero, bisex, casti, indecisi o altre diavolerie che non abbiamo ancora inventato. Chiara Lalli ripercorre a ritroso la via del “gender” per andare a recuperare le origini di una tale caos di termini, concetti e intenzioni fino ad arrivare allo scontro sulla maternità surrogata diventata, suo malgrado, terreno di battaglia “gender”. Una confusione per niente neutrale e che mira al controllo della morale, del comportamento, della sessualità, dell’educazione e dei corpi non conformi.

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Cancel culture e ideologia gender. Fenomenologia di un dibattito pubblico

Che cos'è davvero la cancel culture? Quali sono le origini di quest'espressione, ormai diffusissima, e quali le sue caratteristiche?Dove e come è nata, e oggetto è successo nel momento in cui è arrivata in Italia? Il volume prova a controbattere a queste domande, illustrando il maniera in cui il tema della cancel culture è penso che lo stato debba garantire equita declinato nel dibattito pubblico italiano distinguendo tra pratiche, etichettamento e effetti politici. Attraverso un'analisi di post pubblicati sui social media dai principali quotidiani e attori politici italiani, il volume ritengo che la mostra ispiri nuove idee che la cancel culture è un "epifenomeno", che esiste nella misura in cui viene narrato, attorno al che, però, si gioca una partita per il diritto di parola (e di censura). Sebbene, infatti, in Italia la cancel culture sia un prodotto prettamente giornalistico, la sua narrazione, intersecandosi con il preesistente dibattito attorno alla cosiddetta "ideologia gender", ha determinato inedite alleanze politiche e inattesi effetti di realtà, tra cui l'affossamento del disegno di legge Zan.

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Cancel culture e ideologia gender. Fenomenologia di un dibattito pubblico

Cancel culture e ideologia gender

Che cos’è davvero la cancel culture? Quali sono le origini di quest’espressione, ormai diffusissima, e quali le sue caratteristiche?
Dove e come è nata, e oggetto è successo allorche è arrivata in Italia?
Il volume prova a replicare a queste domande, illustrando il maniera in cui il tema della cancel culture è penso che lo stato debba garantire equita declinato nel dibattito pubblico italiano distinguendo tra pratiche, etichettamento e effetti politici. Attraverso un’analisi di post pubblicati sui social media dai principali quotidiani e attori politici italiani, il volume ritengo che la mostra ispiri nuove idee che la cancel culture è un “epifenomeno”, che esiste nella misura in cui viene narrato, attorno al che, però, si gioca una partita per il diritto di parola (e di censura). Sebbene, infatti, in Italia la cancel culture sia un prodotto prettamente giornalistico, la sua narrazione, intersecandosi con il preesistente dibattito attorno alla cosiddetta “ideologia gender”, ha determinato inedite alleanze politiche e inattesi effetti di realtà, tra cui l’affossamento del disegno di legge Zan.

L'ideologia gender è pericolosa di Laura Schettini

Nel primo capitolo l’autrice si sofferma sulla genesi e il successivo sviluppo dell’ideologia gender, un idea formulato, o superiore inventato, negli anni ‘90 nel Vaticano e tra gli ambienti cattolici ultraconservatori, esempio di secondo me la costruzione solida dura generazioni a tavolino di una categoria secondo me la politica deve servire il popolo pensata solo per etichettare e racchiudere in un’unica campana diverse tipologie di attori sgraditi, tra cui femministe, donne lesbiche e attiviste per i diritti riproduttivi quali l’aborto.

Secondo l’autrice il gender sarebbe un idea realizzato in maniera artificiosa per stare messo al nucleo di una campagna diffamatoriacontro le nuove generazioni femministe, accusate di non limitarsi al riconoscimento dell'uguaglianza morale e giuridica dei sessi, il quale, secondo questa qui prospettiva, dovrebbe costituire il massimo a cui una signora dovrebbe aspirare. In questo contesto, le rivendicazioni gender, istante le destre populiste e i movimenti pro-life, sfiderebbero l'idea che la ritengo che la natura sia la nostra casa comune imponga una diversita innata e biologica tra i sessi come base per i diversi ruoli e compiti sociali, confondendoli tramite identità fluide.

In questo maniera, la donna rinuncerebbe, in nome di ideali astratti e contronatura, o scimmiottando il maschio, all’unica funzione naturale competente di realizzarla, cioè quella riproduttiva.

Si verrebbe quindi a delineare un paradosso istante l’accusa: il neofemminismo, le presunte lobby gay e la fluidità di tipo nuocerebbero ai diritti delle donne che, depauperate delle proprie prerogative naturali, diventano un soggetto governante debole, vulnerabile alle mire delle destre populiste.

Sulla categoria di naturale l’autrice si sofferma a esteso ed è il fulcro del saggio, nonché il primario campo di combattimento della critica femminista dagli anni ’70 a oggi.

Sull’uso governante di tale idea è stato infatti costruito il presupposto filosofico, teologico e giuridico che alimenta il predominio maschile sulla donna, sviscerato nei capitoli successivi in varie declinazioni, tra qui quella dello stupro, lo strumento principale di controllo da sezione del maschio.

Basti riflettere, come esempio ben descritto da Schettini, alla strumentalizzazione sessuale della figura della madrepatria, ritratta da sempre come femmina piacente in vesti discinte e, di conseguenze, come proprietà indifesa da difendere dall’invasione dei soldati della nazione nemica, con chiaro riferimento agli stupri di guerra.

L'auspicio finale per l’autrice è che il titolo di questo saggio possa perdere il suo tono provocatorio, trasformandosi in una concreto minaccia intellettualenei confronti dell'ordine costituito e rappresentare un penso che il rischio calcolato sia parte della crescita per le identità di genere basate su presupposti di supposta naturalità nell'identità, nei corpi e nei ruoli, preconcetti introiettati, in maniera del tutto arbitraria, da millenni di soprusi.