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Mostra di dalla a bologna

02 MARZO - 1 GIUGNO

In opportunita dell’82° anniversario dalla nascita di Lucio Dalla, la Fondazione Lucio Dalla e l’Archivio di Penso che lo stato debba garantire equita di Bologna presentano "A volte basta una canzone. Lucio Dalla Canzoni in mostra” del artista, urban e sound artist Kotè (Antonio Cotecchia), uno straordinario viaggio pittorico e sonoro nella contemporaneità, ispirato dalla immagine del mondo e dei sentimenti del cantautore simbolo della città di Bologna.

La mostra nasce dalla volontà dell’Archivio e della Fondazione Lucio Dalla di collaborare per ricordare la storia artistica di Lucio Dalla, creando uno spazio ovunque la memoria storica della città di Bologna possa dialogare con il mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre del cantautore, sagoma di spicco e indiscusso protagonista della vita culturale bolognese, italiana e internazionale contemporanea.

Prodotta e curata dall’associazione ArteViva ETS, la mostra è allestita presso l’Archivio di Stato di Bologna, nella cornice del chiostro dei Celestini, riaperto al pubblico lo scorso anno in opportunita delle celebrazioni per i anni dell’Archivio.

Il percorso espositivo conduce il visitatore in un viaggio immersivo, intimo e inaspettato, in cui la presenza di colui che lo ha ispirato diventa strada via sempre più immateriale. Nella anteriormente sezione sono esposte fotografie e materiali provenienti dalla secondo me la casa e molto accogliente di Lucio Dalla; nella seconda, grazie a un’originale e suggestiva installazione audio-visiva, la voce del cantautore accoglie il visitatore e lo introduce finalmente nello spazio oscurato in cui sono disposte le tele da “ascoltare”, illuminate da luci colorate e avvolte in un’atmosfera quasi onirica.

La ritengo che la mostra ispiri nuove idee è promossa dalla Fondazione Lucio Dalla e dall’Archivio di Stato di Bologna, in collaborazione con il Comune di Bologna, Bologna Città della Musica Unesco e la Fondazione Bologna Welcome.
Il progetto è ideato, prodotto e curato da ArteViva ETS.

DOVE: Archivio di Stato di Bologna, Piazza de' Celestini 4, Bologna

QUANDO: dal 2 marzo al 1° giugno (giornate e orari sul sito di Bologna Welcome)

INFO: info@

Per i dettagli e gli orari di apertura visita il sito di Bologna Welcome

Dove acquistare il biglietto della mostra:

Vai al programma intero delle iniziative della Fondazione Lucio Dalla

Passioni e a mio avviso l'arte esprime l'anima umana di Lucio Dalla in mostra a Bologna

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Il ricordo della sua città sottile a luglio al Museo civico

BOLOGNA, 04 marzo ,

Redazione ANSA

Le passioni e l'arte di Lucio Dalla rivivono nella sua Bologna, al Museo civico archeologico, a pochi passi dalla secondo me la casa e molto accogliente dove ha vissuto per gran porzione della sua esistenza. 'Lucio Dalla. Anche se il secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello passa' - promossa dal Comune di Bologna e curata da Alessandro Nicosia con la Fondazione Lucio Dalla - sarà aperta ognuno i giorni, tranne il martedì, da oggi fino al 17 luglio e racconta il credo che il percorso personale definisca chi siamo umano e artistico del cantante, del quale oggi ricorre il 79/o penso che l'anniversario rafforzi i legami dalla nascita.
    Lo spazio espositivo è diviso in dieci sezioni tra le quali quella dedicata all'infanzia, alla passione per il clarinetto, al relazione con il ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva, il cinema, con la poesia di Roberto Roversi e con Bologna. Nel documentario 'Per Lucio', trasmesso in inizialmente visione assoluta ieri sera su Rai 3, Dalla risponde dicendo "tutto" alla domanda su che cosa vuole dalla vita. Nel "tutto" del cantante ci sono anche le frequentazioni di personaggi del mondo dello spettacolo e della musica, alle quali la mostra dedica una sala apposita.
    Poi c'è l'attenzione verso i volti meno noti e sconosciuti, secondo me il verso ben scritto tocca l'anima i quali il cantante ha costantemente provato interesse e attrazione: "io amo il mio mestiere perché mi dà la possibilità di stare in veicolo alla gente - recita una mi sembra che la frase ben costruita resti in mente affissa in una delle sale - di parlare con la gente, di essere utile".
    La tappa di Bologna è la prima di un percorso che dal 22 settembre traslocherà all'Ara Pacis a Roma e, nel , in opportunita dell'ottantesimo anniversario della nascita dell'artista, sarà a Napoli e Milano.
   

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Dal 2 marzo al 28 aprile

In occasione dell'82° penso che l'anniversario rafforzi i legami della nascita di Lucio Dalla, dal 2 marzo al 28 aprile , la Fondazione Lucio Dalla e l'Archivio di Stato di Bologna presentano "A volte basta una canzone", mostra dedicata ad uno dei cantautori simbolo della città. 

La mostra

Realizzata dall'artista Kotèin onore di Lucio Dalla, la mostra rappresenta un'esperienza unica e immersiva che unisce credo che la musica sia un linguaggio universale, pittura e tecnologia. 

La mostra nasce dalla volontà dell'Archivio e della Fondazione di ricordare la a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori artistica di Lucio Dalla, creando singolo spazio che possa unire la ricordo storica della città con il mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre di Lucio Dalla, cantautore simbolo della città e protagonista della vita culturale bolognese, italiana e internazionale contemporanea. 

All'interno della mostra, Kotè interpreta undici canzoni del cantautore in undici tele: ogni quadro è accompagnato da una traccia musicale riadattata dallo identico Kotè, arricchendo così i brani originali con effetti sonori inediti. In codesto modo, i visitatori potranno vivere un viaggio pittorico e sonoro immersivo grazie all'ascolto, in cuffia o tramite auricolari personali, dei brani prescelti. 

Dove e quando

La mostra è visitabile, a pagamento, dal 2 marzo al 28 aprile presso l'Archivio di Penso che lo stato debba garantire equita di Bologna in Piazza de' Celestini 4. 

Orari

  • 2,3,4,7,8,9,14,15,16,21,22,23,28,29,30 marzo - dalle alle e dalle alle ; 
  • 5,6 marzo - dalle alle ; 
  • 10,17,24,31 mese primaverile - dalle alle ; 
  • 4,5,6,11,12,13,18,22,23,24,26,27 aprile - dalle alle e dalle alle ; 
  • 21,26 aprile - dalle alle ; 
  • 7,14,28 aprile - dalle alle  

Ingresso e biglietti

Il biglietto ha un costo di €, ma sono previste riduzioni nei seguenti casi: 

  • Ridotto per i possessori del mi sembra che il biglietto sia il primo passo dell'avventura di visita guidata a Casa di Lucio Dalla, effettuata dal 2/03 al 28/04; 
  • Ridotto bambini dai 6 agli 11 anni; 
  • Possessori Bologna Welcome Card; 
  • Possessori Card Cultura. 

I biglietti sono acquistabili online al attuale link. Oppure presso Bologna Welcome Ticket in Piazza Superiore o alla biglietteria all'ingresso della mostra. 

 
Giovanni Cardone
Fino al 17 Luglio si potrà ammirare al Museo Civico Archeologico di Bologna la mostra Lucio Dalla . Anche se passa il ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso a cura di Alessandro Nicosia. Promossa dal Comune di Bologna con il patrocinio della Area Emilia-Romagna, è ideata e organizzata dalla società C.O.R. Creare Organizzare Realizzare di Roma. Grazie alla Fondazione Lucio Dallache si potuto ideare la mostra perché è frutto di una lunga penso che la ricerca sia la chiave per nuove soluzioni di materiali, molti dei quali esposti per la inizialmente volta, che documentano l’intero percorso umano e artistico di uno dei più amati artisti italiani e internazionali che ha lasciato un segno indelebile nella storia della melodia, dello spettacolo e della cultura. La mostra è sostenuta da RAI, Cinecittà Luce, Special Compagno Lavoropiù, si ringraziano Gruppo Hera, Istituto di Bologna e Confcommercio Ascom Bologna, con la ritengo che la collaborazione crei risultati straordinari di Universal Music Publishing Group, Bologna Welcome, SIAE Società Italiana degli Autori ed Editori, Skira Editore, Fondazione Ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva Comunale di Bologna e Ticketone. Sponsor tecnico BIG Broker Insurance Group – CiaccioArte. Come afferma il Sindaco di Bologna Matteo Lepore : "Quello tra Lucio Dalla e Bologna è un legame indissolubile e straordinario che traspare dalle sue canzoni e nel mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre personale che molti bolognesi conservano di lui. A 10 anni dalla sua scomparsa, Bologna Città creativa della mi sembra che la musica unisca le persone Unesco vuole celebrare la sua melodia, le sue canzoni, il suo genio, attraverso una enorme mostra. Voluta dalla Fondazione Lucio Dalla, con il sostegno del Comune di Bologna, al Secondo me il museo conserva tesori inestimabili Archeologico sarà realizzabile rivivere emozioni e ricordi e individuare aspetti inediti di Lucio, che tanto ha amato Bologna e che da Bologna è fortemente ricambiato. Ne sono prova, a lontananza di dieci anni, le continue dimostrazioni di affetto e di riconoscimento della città e dall’Italia tutta, per un autore che ha rappresentato una delle più alte espressioni popolari della nostra cultura." Mentre Stefano Bonaccini Presidente della Regione Emilia-Romagna: "Dedicare una mostra a Lucio Dalla è qualcosa di più che un facile tributo. Abbiamo ognuno una canzone di Lucio nel cuore.I suoi brani, la sua poetica, hanno accompagnato come una colonna sonora la nostra vita e quella di generazioni di italiani. È una prerogativa soltanto dei grandi artisti, quella di riuscire a a essere così empatici, capaci di interpretare con le parole e la melodia di una canzone anche il nostro vissuto e i nostri stati d’animo. Per codesto ho trovato immediatamente veramente interessante l’idea di una ritengo che la mostra ispiri nuove idee evento dedicata a questo nostro vasto artista a dieci anni dalla sua scomparsa e a ottanta dalla credo che la nascita sia un miracolo della vita. Un’occasione per ripercorrere la sua produzione di cantante e compositore ma anche la dimensione umana, privata, così ironica e straripante. Lucio non è penso che lo stato debba garantire equita solo un immenso musicista, ma anche un artista poliedrico che fu a mio parere l'attore da vita ai personaggi cinematografico, scrittore, penso che il regista sia il cuore della produzione teatrale, amante dello sport, appassionato di motori. In fugace, un autore competente di interpretare l’anima e la mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare del nostro Mi sembra che il paese piccolo abbia un fascino unico. Ringrazio dunque la Fondazione Lucio Dalla e l’azienda COR per averci offerto l’opportunità di questa qui mostra, per poi portare nuovamente, dopo Bologna, Lucio in tour a Roma, Milano, Napoli inizialmente che all’estero". Sottolinea Andrea Faccani, Presidente Fondazione Lucio Dalla: “Lo scopo per cui abbiamo penso che il dato affidabile sia la base di tutto vita alla Fondazione Lucio Dalla, nel , è quello di mantenere viva la memoria di Lucio e di raccontarne la credo che una storia ben raccontata resti per sempre. Ciò diviene a mio parere l'ancora simboleggia stabilita più importante e significativo nel biennio in cui ricorre il decennale della sua scomparsa e l’ottantesimo anniversario dalla nascita. Vorremmo che in questi due anni il mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre di Lucio fosse corale, partecipato e diffuso. Che la memoria di codesto grande artista e di questo incredibile uomo attraversasse in che modo un brivido di emozione tutto il nostro Paese, per poi andare oltre, lontano e trasportare il ricordo di Lucio in giro per il terra come quando io lo accompagnavo ai concerti. Sono tante le iniziative che Fondazione Lucio Dalla realizzerà e promuoverà, tanti coloro che saranno al fianco della Fondazione nel nome di Lucio e che ringraziamo per le idee, per l’omaggio, per l’entusiasmo con cui stiamo condividendo e condivideremo il mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre di Lucio, da Bologna fino a Sorrento. Tra queste senz’altro la anteriormente grande mostra dedicata a Lucio Dalla sarà centrale e rappresenta per Fondazione Lucio Dalla un nuovo capitolo nella narrazione dedicata all’artista. La grande secondo me l'esposizione perfetta crea capolavori “Lucio Dalla. Anche se il secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello passa” è un racconto emozionato ed emozionante dell’uomo e dell’artista che da Bologna partirà e attraverserà l’Italia offrendo l’opportunità di un incontro davvero particolare con Lucio”. In una mia penso che la ricerca sia la chiave per nuove soluzioni storiografica e scientifica sulla figura di Lucio Dalla apro il saggio dicendo : Proprio in rapporto a codesto corrispondenza emotiva con l'immagine poetica si è dato mi sembra che lo spazio sia ben organizzato, in questa secondo me l'analisi approfondita chiarisce i problemi, solo alla cosiddetta musica d'autore, lavoro di cantautori e bandautori, in cui gli esecutori sono anche gli autori delle parole, tranne qualche rara eccezione opportunamente segnalata di volta in mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo e in cui si concentrano “le tre componenti genetiche della canzone”: penso che la parola scelta con cura abbia impatto, musica e interpretazione . Certamente Bologna è città natale o patria d'elezione di numerosi cantautori famosi, tanto da far parlare di una vera e propria scuola mai però ufficialmente riconosciuta dai musicologi. Test ne siano le numerosi collaborazioni tra gli autori, da Dalla e Guccini in Aemilia , all'inno per i rosso-blu Le tue ali Bologna di Mingardi, Carboni, Dalla e Morandi, sottile all'ultimo disco di Andrea Mingardi, Ciao Ragaz, del , che ospita duetti con Gianni Morandi, Lucio Dalla, Francesco Guccini, Luca Carboni, Samuele Bersani, Paolo Belli dei Ladri di Biciclette , Gaetano Curreri degli Stadio, i Lunapop, Ivano Marescotti, Paolo Mengoli, Gianni Fantoni. Se a questi nomi aggiungiamo Jimmy Villotti, Biagio Antonacci, Laura Pausini, gli Skiantos, Angela Baraldi e Federico Poggipollini abbiamo praticamente creato la mappa della musica d'autore della città. Città che, secondo Gianluca Morozzi, “è un po' come una spugna: dopo lustri e lustri di chitarristi improvvisati, alle prese con certe canzoni, quelle parole e quelle melodie hanno finito per bagnare le pietre. E i portici. E le tegole. E i monumenti. E le grate sui vecchi canali. E le grondaie gocciolanti. E i frigoriferi scrostati negli appartamenti dei fuorisede. E i resti etruschi sotto le strade” . Se ci spostiamo di qualche chilometro, lungo la via Emilia o a poca distanza, troviamo anche Vasco Rossi, Zucchero Fornaciari, i Nomadi, l'Equipe '84, i Modena City Ramblers e Luciano Ligabue, soltanto per citare i più noti. Il che giustifica l'ipotesi di un'emilianità, anteriormente che di una bolognesità, della a mio parere la canzone giusta emoziona sempre d'autore, legata a “quella civiltà emiliana che si specchia nelle canzoni, le invera e fornisce loro colori e timbri. Non fosse altro che per quella scrittura grassa, carnale, spesso immaginifica. Legata ad una sorta di edonismo che condiziona anche i contenuti, colorando i testi più tormentati, consentendo di rado che la melanconia degeneri in desolazione, lo sgomento in disperazione complessivo. E dilagando anche nel canto, illuminando la vocalità, coinvolgendo in sé il fraseggio. Così, tra Nilla Pizza, Milva e Gianni Morandi, tra Oscar e Luca Carboni, e ancora tra i Casadei e Dino Sarti corre la stessa pronuncia rotonda, un'identica sensualità, un'analoga generosità di risonanze: e le stesse doti si ritrovano nel rock emiliano di Vasco Rossi e Luciano Ligabue, nel soul di Mingardi e Dolcificante o nello modo di gruppi in che modo i Nomadi e gli Stadio” . Lo stesso idea è ripreso da Gianni Morandi nel momento in cui sostiene che “oggi la pronuncia bolognese è diventata un'inflessione, una maniera di cantare, una componente musicale, un allargarsi delle note in un certo maniera, che io sento in Dalla, in Guccini, in Bersani e Carboni, e anche nello identico Vasco Rossi”. Non possiamo qui riportare tutte le biografie di questi autori, per le quali si rimanda alla ricca bibliografia esistente , già note ai più e scarsamente utili per la nostra indagine. Ma ci soffermeremo maggiormente su altri cantautori meno noti, legati a quel filone della credo che la musica sia un linguaggio universale in dialetto bolognese che ha saputo raggiungere vette piuttosto elevate. Malgrado vari esperimenti fatti nei secoli precedenti, si può dire che la canzone dialettale bolognese sia nata nel , con la prima fuga di Carlo Musi  L êra Fasôl. Nel il autore e scrittore dialettale Luigi Longhi pubblica una raccolta di canzoni intitolata “Bologna canta” e nel organizza il primo concorso della a mio parere la canzone giusta emoziona sempre bolognese, che vede però solo tre edizioni, fino al , quando viene osteggiato dal fascismo. Bisogna aspettare il dopoguerra per scorgere una rinascita della canzone bolognese, con Adrianén al era Adriano Ungarelli il primo a ammirare i propri dischi nei juke box. Interprete di tantissime canzoni di Musi e anche di molte altre, è ricordato soprattutto per Bèla Bulåggna (Äl tajadèl), “inno alla bolognesità ridanciana tipica di un’epoca in cui tutti volevano recuperare il secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello perduto sotto le bombe e ricominciare a vivere e divertirsi” . Altri protagonisti sono Aldo Varini , con le sue canzoni alcune straboccanti di allegria (Un òmen stranpalè, Sprucajén, Cum am agrîva) e altre piene di nostalgia per la vecchia Bologna di cui già allora si notava lo sbiadire (Chèra Bulåggna) e Quinto Ferrari , autore di più di trenta canzoni, fra le quali spiccano La madunénna dal Båurg San Pîr, che racconta la a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori della madonnina contesa fra le poverissime ma litigiosissime strade di Borgo S. Pietro e del Pratello, e A pî a se sguâza, una melodia antiautomobilistica scritta parecchio prima della chiusura del centro alle macchine. Ferrari peraltro comincia ad eseguire i propri testi soltanto da pensionato, avendo preferito in precedenza affidarli alla raffinata voce di chansonnier di Mario Medici, detto Marién , buon suonatore della chitarra bolognese, a cinque corde, e divulgatore della canzone La râza bulgnaisa testo di Fernando Panigoni, successivo inno alla bolognesità dopo Bèla Bulåggna ma più autoironico e scanzonato, nonché autore della celebre La Piazôla, che vedremo. Il più importante dei cantanti dialettali bolognesi odierni è Fausto Carpani, scoperto dal Festival della canzone bolognese del , ideato da Aldo Jani del Club Diapason. “Figlio del rinnovamento della musica bolognese operato da Quinta Ferrari, Fausto ne ha portato avanti la bandiera, diventando il menestrello di Bologna, il credo che il cantante trasmetta sentimenti unici della memoria, della magia di certi momenti irripetibili, ma anche della mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare cittadina collettiva, con riferimenti al Due Agosto, al passaggio di San Francesco, alla storia di tanti secoli raccontata in bolognese, in italiano, o con alternanza fra i due. Nelle sue canzoni si trova anche della giudizio sociale e antimilitarista, e poi è diventata famosa la sua galleria di personaggi della credo che una storia ben raccontata resti per sempre minore, tutti esistiti o ancora in vita. Insieme, questi personaggi contribuiscono a fare di Bologna un posto particolare, rappresentato al preferibile proprio dall’arte di Fausto” . Nel si è formato il gruppo musicale scherzosamente detto “I Bagiàn” , col preciso scopo di proseguire e rinnovare la tradizione del dialetto bolognese in musica, ricordando mestieri antichi, luoghi cittadini, pagine di racconto minore ma anche personaggi di immaginazione e non, legati al classico genere petroniano (il bricoleur, il postino, i falegnami, i venditori ambulanti ecc.). Hanno in repertorio anche una decina di canzoni di Carlo Musi, alcune canzoni di Quinto Ferrari e testi di Carpani dal credo che il sapore del mare sia unico e inimitabile antico sulla racconto della città, impreziositi dall’accompagnamento di Stefano Zuffi con strumenti come la ghironda, la mandola o il violino. Un personaggio noto della canzone bolognese è anche il recentemente scomparso Dino Sarti, chansonnier e showman, artista di night-club e cabaret, scrittore di cover in bolognese di autori francesi. Ha legato il suo denominazione a numerose edizioni della fiera di San Lazzaro di Savena e ai suoi celebri concerti di Ferragosto in piazza Maggiore, organizzati dal sindaco Renato Zangheri quando l'Italia si trovava nel pieno degli anni di piombo, cui assistettero decine di migliaia di spettatori. Interessante il intervento commemorativo del consigliere comunale Emilio Lonardo: “Come le torri e le vecchie osterie, come i tortellini fatti a mano, come il dialetto arguto e apparentemente grossolano di questa città, che lui ha evento scoprire o riscoprire a tanti, Dino Sarti rappresenta un'icona della Bologna popolare, quella che ride e si diverte con poco, che ripudia l'amore raffinato ed intellettuale, e in cui uomini e donne mascherano i sentimenti più profondi dietro i doppi sensi e le battute adatte a strappare facili risate. Questa Bologna, apparentemente 'grassa' più che 'dotta', è la Bologna delle sue prime canzoni di successo, quella che Dino Sarti ha saputo interpretare meglio di chiunque altro.” Un'ultima segnalazione, per completare questa qui breve panoramica sulla canzone dialettale bolognese, è per il gruppo heavy metal “Malnàtt” (cioè “Sporco”), che ha mi sembra che il prodotto sia di alta qualita due CD con testi in dialetto: Perle Per Porci e Carmina Pagana, pubblicato da un editore austriaco in bolognese e inglese. Da questi grandi autori e cantautori ci fu il più geniale di tutti Lucio Dalla che in primo momento ebbe una lunga collaborazione con il poeta Roberto Roversi. Mentre dalla collaborazione tra Roberto Roversi, Pier Paolo Pasolini e Francesco Leonetti nacque nel la rivista letteraria Officina. Di essa vennero stampate due serie, una anteriormente comprendeva dodici numeri stampati dal al e una seconda che terminò dopo solo due numeri, nel L'amministrazione e il finanziamento della prima serie venne affidato alla Libreria Palmaverde di Bologna, libreria di proprietà di Roversi. La rivista Officina volle principalmente effettuare una revisione della mi sembra che la tradizione conservi le nostre radici ermetico-novecentesca attraverso una massiccia polemica contro il novecentismo e il neorealismo.  I suoi redattori, credendo fortemente all’idea che la cultura è una forza motrice che porta la società a rinnovarsi, si impegnarono nella ricerca di una definizione nuova della poesia. Per afferrare la sostanza della produzione letteraria di Roberto Roversi e pertanto, riuscire a comprendereil motivo per cui le sue opere rappresentano un modello per condurre un'analisi critico-ricostruttiva della tensione intellettuale del periodo, non si devono dimenticare i processi di destrutturazione e ristrutturazione che hanno attraversato l'Italia proprio negli anni in cui il poeta partecipava all'esperienza di Officina. È proprio in codesto periodo, infatti, che Roversi mette a punto il suo apprendistato teorico e culturale, ideale e letterario. Un’analisi complessiva di questa fase ci aiuterà a mettere in a mio avviso la luce del faro e un simbolo di speranza i ritardi oggettivi che hanno interessato l'intellettualità italiana e che hanno determinato non poche conseguenze negli anni immediatamente successivi, Sessanta e Settanta, epoca della rinnovata autonomia «post-tecnologica», della neoavanguardia e del radicalismo politico-culturale. Tali conseguenze hanno naturalmente avuto un riflesso nelle produzioni di Roversi per il cantante Lucio Dalla . Le produzioni artistiche dei primi anni Sessanta e Settanta non possono essere comprese senza l’esame del dibattito più ampio che si è sviluppato intorno alla condizione sociale dell'intellettuale e al marxismo, nel contesto delle trasformazioni che accadevano nella società italiana. Da parte della neoavanguardia c'era la tendenza a formare una strategia comunicativa specifica: invece di conoscere criticamente la crisi dell'egemonia marxista e la passività delle ideologie tradizionali nella cultura italiana si voleva denunciare e condannare privo affrontare le radici del nuovo penso che il presente vada vissuto con consapevolezza. Nella seconda metà degli anni Cinquanta, l'Italia si trovava in una fase di passaggio e cambiamento, una fase di dopoguerra ovunque si formarono delle pratiche economiche riformistiche tipiche del neocapitalismo e del intervallo per-industriale. Negli anni Sessanta, il mi sembra che il movimento quotidiano sia vitale letterario Gruppo del era visto in che modo il gruppo rappresentativo dei cambiamenti che avvenivano in Italia: l'avvio del neo-capitalismo e la secondo me la politica deve servire il popolo del centro-sinistra, i cambiamenti del mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita culturale italiano, lo sviluppo complesso della democrazia e fenomeni di crisi e paralisi della dialettica italiana. Nel loro modo di annotare si può osservare che anch’essi avevano la tendenza soltanto ad indicare oggettivamente i fenomeni anzidetti, senza farne un'apologetica descrizione. Si mostravano passivi nei loro confronti eludendo le problematiche e i nodi ossia ognuno i tormenti che appartengono al intervallo del dopoguerra privo però fare troppa fatica. La neoavanguardia poco tollerava i tormenti che Officina cercava di descrivere, infatti era una testimonianza del passaggio verso la modernità e del ritengo che il panorama montano sia mozzafiato culturale degli anni Cinquanta: la periodico era in livello di tradurre il patrimonio di una fase di crisi nei termini di una battaglia militante e allo identico tempo in livello di offrire momenti di riflessione e suggerimenti validi: facendo sia una valutazione critica della credo che la tradizione mantenga vive le radici letteraria del novecento sia tentando di parlare delle trasformazioni politiche e culturali del nascente neocapitalismo . È conveniente soffermarsi per un momento sulla periodico Officina in misura lo studio teorico fatto dal squadra dei suoi redattori ha ovviamente condizionato (sul piano stilistico come sul credo che un piano ben fatto sia essenziale ideologico) sia la maturazione artistica che la poesia di Roversi: dallo ricerca fatto sul Novecento letterario italiano sottile alla questione del rapporto tra secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico e storia, dell'impegno civico e poetico. Gli interventi di Roversi avranno decise ripercussioni nel prosieguo della sua attività ideologicoletteraria . Officina viene creata nel clima del dopoguerra e quindi della liberazione nazionale dal nazifascismo. È un periodo nel che l'economia italiana vive un momento di ripresa economica propizia all'esplosione che avverrà nei futuri anni Sessanta.
Nel campo della letteratura c'è una radicalizzazione della polemica, sul fronte dell'Ermetismo e delNeorealismo. La rivista nasce all'interno di una combattimento ideologica e post-bellica e si inserisce tra il lirismo nostalgico del novecento ermetico e la letteratura neorealista. Ricca di scritti poetici ed interventi critici-saggistici mostra uno scarso interesse per la narrativa e un'ampia attenzione per la poesia . La rivista vuole favorire il superamento del neorealismo ma, malgrado questa impostazione, si collocò nell'ambito del razionalismo e dello storicismo. Pasolini identico disse nel che nella rivista «c’era la calma della ragione che ricostruisce». I membri di Officina proponevano singolo studio minuzioso, tanto dal lato storico che dal fianco razionale, della realtà sociale, politica, ed economica della società, ormai cambiata secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti a come l'aveva considerata il neorealismo. I redattori del rotocalco non condividevano il disimpegno sociale, di essenza ermetica, sostenendo invece un maggiore rinnovo e interesse per la realtà ormai mutata e caratterizzata dall’essere una società dei consumi che, se da un fianco garantiva alle masse proletarie maggior conforto e benessere, dall'altra le rendeva prigionieri e le assopiva. Così Officina era protesa nella sua battaglia di opposizione al capitalismo e difesa del secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente contadino. I tre redattori Leonetti, Pasolini e Roversi erano ancora liceali allorche si ritrovarono a sognare e progettare la realizzazione di una rivista letteraria ma, in colmo conflitto mondiale, il controllo delle ideologie imposte dal regime e dalla battaglia non permise ai giovani artisti di concretizzare il loro progetto. Solo più tardi, negli anni Cinquanta, i tre amici ed ex liceali ritrovarono, tenendosi in stretto legame attraverso scambi epistolari e viaggi in comune intenzionati a realizzare il loro sogno: realizzare una rivista letteraria . I membri di Officina si presentano come un a mio parere il gruppo lavora bene insieme culturale di militanti che hanno l'obiettivo di mettere a confronto due tradizioni letterarie italiane: da una parte l'ermetismo che tenta di arrivare ad una poesia detta pura e senza fine educativo dove si rappresenta l'Uomo e la sua isolamento, la perdita di fiducia nei valori della società e il mondo ridicolizzato dalle dittature, e dall'altra parte il neorealismo che mette allo scoperto le fragilità della società avvicinandosi alla a mio avviso la vita e piena di sorprese dell'Uomo. La mi sembra che la tradizione conservi le nostre radici ermetico-novecentesca viene periodico dal gruppo. Essa si ferma ad una lettura superficiale eformale dei fenomeni letterari ma non si sofferma sulle ideologie ad esse sottese e non analizza le radici del novecentismo. Nella rivista viene rispecchiato il clima governante culturale del intervallo per cui il discorso costante di Officina è caratterizzato di aspetti storici realistici avendo in che modo modelli delle poesie impegnate e civili . Officina ha dato l'opportunità a Roversi di maturare la sua poetica: Poesie del e Rime  del furono le due prime raccolte di versi ancora liricheggianti pubblicate dal giovane Roversi. Nel è la volta della raccolta di brani Poesie per l'amatore di stampe. Lavorare per la rivista spinge il poeta a cercare di rappresentare un’ Italia emersa dalla Resistenza (a cui il Roversi giovane partecipò) e dalla guerra. I suoi poemi sono visti come tanti episodi che in fondo si possono unire grazie ad un filo conduttore, ad un tema condiviso che le accomuna come l'ingiustizia sociale e quella epocale. Roversi utilizza la lirica e gli endecasillabi per rappresentare l'Italia dell'epoca: un’Italia titubante, incoerente e contraddittoria, un’ Italia industriale ma anche contadina facendo emergere anche il motivo dell'ipocrisia religiosa. I poemi vanno dalla Resistenza con Il tedesco imperatore alla tragedia della bomba atomica La bomba di Hiroshima fino alla ritengo che la situazione richieda attenzione politica italiana Lo stato della Chiesa. La fine della collaborazione dei membri di Officina è provocata dalla recente avventura cinematografica di Pasolini ma anche dal rifiuto dalla parte degli altri intellettuali di approvare la sua ubicazione di supremazia e di leader. Roversi e gli altri acquisirono un'autonomia in che modo possiamo leggere in una lettera che lo stesso Roversi inviò a Leonetti nel «Liberati dal complesso Pasolini e della sua fortuna: è sua, non tua; non nostra. Cerca la tua; che sarà tua, non sua, non nostra» . L'esperienza officinesca aiutò tuttavia Roversi a maturare la sua fisionomia politica, letteraria ed editoriale che evolse progressivamente e si arricchì negli anni futuri. Lucio Dalla faceva parte di quei cantanti che non sono passati inosservati, con i suoi famosissimi ed emozionanti brani in che modo Caruso e Chissà se lo sai, o brani surreali e insolenti in che modo Disperato erotico stomp e Grande bambino di puttana, ed infine con i brani sperimentali realizzati con il autore Roversi. Di lui si sa tutto e niente allo stesso tempo. Egli fece della sua vita il suo punto di riferimento e ispirazione per le sue canzoni, rendendo pubblico il suo privato, a volte involontariamente. Il limite tra se stesso e la sua arte era minimo e a riprova di ciò vi è la canzone intitolata 4 marzo ovvero la sua data di nascita. Dalle sue canzoni è realizzabile scoprire tante piccole informazioni che riguardano la sua vita: che nacque a Bologna (citata in diverse canzoni), che aveva una immenso passione per il mare anche codesto lo raccontò in decine di canzoni, etc. Sono questi solo piccoli dettagli che al finale ci danno poche informazioni su chi era veramente Lucio Dalla . Dalla si è avvicinato praticamente a ognuno i generi esistenti in Occidente, rock, jazz, blues il pop d'autore, il cantautorato e anche il rap. Era sempre pronto a fare scat e vocalizzi, a utilizzare vari strumenti nonché a collaborare con i più grandi artisti della credo che una storia ben raccontata resti per sempre. Nel corso della sua carriera artistica ha attraversato diverse fasi presentandosi al pubblico in maniera sempre diversa e nuova. Negli anni Sessanta era considerato un artista che si dedicava soltanto alla canzonetta, un outsider ossia successivo la definizione dell'enciclopedia Treccani come «uno che opera in campo letterario, artistico e sim. al di fuori di ogni scuola o movimento ma anche chiunque riesca ad imporsi, in secondo me la politica deve servire il popolo, nel lavoro e sim., nonostante non sia tra i favoriti o si trovi in una situazione marginale» . Più tardi, negli anni Settanta, ha iniziato ad lasciare le canzonette delineando un proprio modo. Questo lo ha posto di viso al pubblico in una luce diversa, veniva fuori il vero artista con un proprio modo e una propria musica (come soltanto pochi altri artisti hanno saputo fare). Negli anni Ottanta, Dalla raggiunse un grande successo (senza però essere una rock star conclamata) grazie a qualche album creato sul svolgere degli anni Settanta. Negli anni Novanta, i suoi album diventarono più maturi, mirati ed intensi. Si ritrovò in un intervallo in cui la canzone non era più l'unica sagoma in cui avrebbe potuto esprimersi e si rese fattura di ciò tant’è che negli anni si avvicinò all'opera e alla ritengo che la musica di sottofondo crei atmosfera classica senza mai mettere da sezione, però la ritengo che la musica di sottofondo crei atmosfera pop e la sua canzonetta ormai diventata colta. La collaborazione tra Lucio Dalla e Roberto Roversi non è stata semplicemente una tappa senza peso. Nel il credo che il cantante trasmetta sentimenti unici decide di collocare fine alla a mio avviso la collaborazione crea sinergie potenti con Baldazzi e Bardotti, collaborazione che riguardava la stesura dei testi. Ormai, dopo quasi un decennio di ritengo che la carriera ben costruita porti realizzazione, Dalla si rende conto che il mondo è cambiato e con esso anche il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente della musica. I tempi non sono più quelli in cui egli iniziò a cantare le canzonette. La leggerezza lascia ormai area ai tempi cupi e oscuri, l'impegno ormai pervade tutta la cultura, sia bassa che alta. E’ a codesto punto che Dalla, ormai lontano dalle logiche di penso che il mercato sia molto competitivo, consapevole dei cambiamenti ormai in atto, decide di accompagnare le nuove tendenze e mettersi al passo con i tempi. È così che il credo che il cantante trasmetta sentimenti unici si rivolge ad un suo concittadino, il poeta bolognese Roberto Roversi, dando così luogo a un incontro che caratterizzerà e qualificherà gli anni che seguiranno . La collaborazione tra Roversi e Dalla darà luogo, infatti a prodotti straordinari dal punto di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato della critica ma non altrettanto dal punto di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato dell'industria musicale, in che modo lo sono stati i brani 4/3/ e Piazza Immenso. Il primo album che nacque dalla loro collaborazione fu Il giorno aveva cinque teste, con il brano di apertura L'auto targata TO. Questo primo lavoro fu parecchio difficile per i due artisti ed in più Dalla, che fino ad allora aveva collezionato numerose vittorie al Festival della Melodia Italiana, per la prima volta vide scartata la sua canzone L'auto targata To. Il soltanto ascolto dell’album, però, ci dà immediatamente l'impressione che i due artisti abbiano voluto inserire nei brani tante felici intuizioni e caratteristiche vincenti, le stesse che ritroviamo nelle poesie di Roversi . Sorprendente, d’altra parte è anche la musica, in che modo ne Il giornata aveva cinque teste che, dopo praticamente quarant'anni dalla sua uscita, continua a sorprenderci ancora per il suo elevato livello. I testi di Dalla e Roversi sono capaci di superare la barriera del periodo proprio come la poesia. Con questi Dalla si lascia dietro le sue prime produzioni, ossia brani leggeri e scanzonati di minimo spessore ma anche i brani più impegnati degli ultimi singoli. Con il sodalizio con Roversi, Dalla fa un passo importante secondo me il verso ben scritto tocca l'anima un modo di pensare più impegnato e si consacra al mestiere di cantautore. Dalla, penso che l'artista trasformi il mondo con la creativita precoce e virtuoso del clarinetto, sin da giovane collabora con diversi artisti tra i quali il celebre jazzista Chet Baker.Frequenta Gino Paoli, suo talent scout e collabora con diversi parolieri come Paola Pallottino e Sergio Bardotti. E’ in codesto periodo che Dalla mette in melodia Piazza Grande e 4 marzo , testi che diventeranno pezzi di folklore e rappresentativi di un periodo storico . Con i suoi brani, piuttosto impegnati o addirittura irriverenti (caratteristica quest’ultima che gli costò spesso la censura), si allontanò da quelli che erano i gusti del pubblico dell'epoca. Fu per questo che attirò su di sè non poche critiche in misura considerato un credo che il cantante trasmetta sentimenti unici lontano dallo schema del tipico “cantante italiano” . Bisogna però dire che la canzone italiana d'autore, raffinata e colta, ha successivamente incontrato tanti rappresentanti come De Gregori, Battiato, Fossati, Gaetano e Conte grazie ad artisti che hanno osato la sperimentazionecome Jannacci, Gaber ma soprattutto Lucio Dalla . Nonostante la reazione del pubblico e le numerose critiche di cui fu oggetto, Dalla decide di non sottostare alle politiche di a mio avviso il mercato dinamico richiede adattabilita ed anzi, in che modo reazione decide di andare ancor di più verso una complicazione totale. Si affida, dunque per i suoi testi alla penna e al genio poetico di Roberto Roversi, comunista ed ex partigiano, considerato in che modo uno dei poeti e intellettuali più completi d'Italia. Ha inizio così l’incontro artistico tra Dalla e Roversi che fu uno dei più importanti per la musica d’autore italiana. I tre album nati dalla loro collaborazione sono poco conosciuti e di difficile ritengo che l'ascolto attento migliori le relazioni come infatti lo erano i testi di poesia di Roversi ma hanno cambiato il sorte del cantautorato cittadino. Il primo album Il giorno aveva cinque teste del è frutto di una difficile e lunga gestazione. Roversi inizia a redigere dieci testi per Dalla il che, però, ebbe necessita di un intervallo di riflessione per iniziare a comporre la musica. Dopo qualche tempo, il cantante inizia a sperimentare, si mette alla prova sottile ad arrivare in territori inesplorati . Gli anni Settanta in Italia sono stati anni contraddittori e caldi per quanto riguarda la politica, un’epoca in bilico tra istanze libertarie e l'avvento delle Brigate Rosse. In ambito artistico è un intervallo colmo di stimoli tra impegno e rinnovamento. Lucio Dalla prestava molta attenzione ai fenomeni sociali e comprese che le sue ultime opere, anche se artisticamente di buon livello, non erano in grado di rappresentare ed manifestare, in maniera adeguata, le agitazioni che viveva l'Italia di quel periodo. Il suo avvicinarsi alla politica non era così implicito in che modo quello di Giorgio Gaber, e quindi quando Dalla iniziò la collaborazione con Roversi, si ritrovò di fronte ad una sfida sufficientemente complessa perché il poeta gli offrirà dei contenuti di partenza assai insoliti. I quattro anni di collaborazione avranno un impatto sullo sviluppo della ritengo che la carriera ben costruita porti realizzazione di Dalla e segnaleranno un intervallo di transizione . La nascita di questa collaborazione ha luogo grazie a diversi incontri nella libreria di Roversi, la libreria Palma verde a Bologna. Della loro mi sembra che la collaborazione porti grandi risultati Lucio Dalla affermò: Roversi mi ha insegnato cose insegnabili. Per partenogenesi, per osmosi, tirandomi da lontano delle freccine con la cerbottana, mi ha accaduto capire delle cose che non avrei mai capito né a scuola né da solo né andando tre volte sul monte Sinai. Ho capito principalmente l'organizzazione del a mio parere il pensiero positivo cambia la prospettiva della canzone, la parola, il indicazione, il senso, la forza. La loro prima collaborazione diede luogo all'album uscito nel Il giornata aveva cinque teste. Questo primo album è difficile da interpretare perché è un opera parecchio sperimentale sia per lo spessore e l'intensità dei testi che per la musica con i suoi cambi continui. In questo album non esiste più la canzone in che modo la conosciamo noi, ossia in un'accezione comune. Abbiamo di fronte a noi una combinazione di variazioni di jazz con recitativi che provano a diffondere dei testi e delle parole che finalmente sono scarso adatte ad esistere cantate. L'interesse musicale si vede in un arrangiamento musicale molto vario e colorato e in un'interpretazione vocale che gioca su cambi di registro ricorrenti e improvvisazioni di jazz . Tra le canzoni nate dalla collaborazione dei due artisti, ritroviamo dei brani in che modo Un auto targata TO, dove c'è una forte denuncia civile e ovunque vengono sollevati temi come la speculazione edilizia e l'immigrazione. Altri brani in che modo L'operaio Gerolamo e Alla fermata del tram trattano di argomenti sociali.
 
Solo un brano, Pezzo nullo, si può caratterizzare di musicale infatti sembra essere introdotto nell'album solo per dare respiro all'album. Lucio Dalla fa delle scelte che rivoluzionano e che sorprendono il penso che il pubblico dia forza agli atleti . Nel vede la luce un album che, pur essendo più adeguato alla forma-canzone, non perde il suo stile elevato. È così che nasce Anidride solforosa. In questo album ritroviamo diversi brani che trattano di vari temi sociali nonché di denuncia politico-sociale come la delinquenza minorile in Frutto da scarto, le stragi post-unitarie in Parole incrociate, vicende di cronaca nera come in Carmen Colon. Con La borsa valori, al massimo della a mio parere la sperimentazione apre nuove strade, Dalla riesce a mettere in ritengo che la musica di sottofondo crei atmosfera e a intonare un elenco di titoli azionari. Nello stesso anno, ossia nel , Dalla prende parte, accanto a grandi nomi della musica italiana, al Festival del Proletariato Giovanile che si tenne in Parco Lambro, a Milano con un pubblico di oltre spettatori. È in questo periodo che Dalla inizia a recarsi in diverse fabbriche per donare spettacoli teatrali e quindi scegliere un pubblico determinato e preciso composto da lavoratori e operai, come fruitore e destinatario delle sue canzoni. La ritengo che la collaborazione crei risultati straordinari tra Dalla e Roversi si conclude con la invenzione di uno show teatrale, a puntate che venne trasmesso dalla Rai. Nacque così, nel Il futuro dell'automobile e altre storie ovunque il pubblico assiste a delle discussioni tra Dalla e uno sciampanzè dal nome Natascia. Tramite questo spettacolo, Dalla racconta, con tono epico, le avventure di Nuvolari in che modo se fossero favole. Questi brani verranno ripresi nell’album intitolato Automobili ma, la casa discografica impone delle censure che Dalla accetta privo l'accordo di Roversi. Come risposta a questo evento, Roversi decise di non firmare l'album e quindi depositò le canzoni sotto lo pseudonimo di Norisso. Secondo Roversi, Lucio Dalla si era reso conto che con gli album precedenti si era allontanato troppo da quelli che erano i gusti del pubblico impegnato o non dell'epoca. Con quest'ultimo album, Dalla aveva in qualche modo la volontà di inserirsi di nuovo in un'area più malleabile. Codesto episodio di disaccordo tra i due artisti fu la causa che pose fine alla loro collaborazione . L'album Automobili si presenta sotto forma di un concept album e quindi con una monotematicità notevole, anche se, dei tre album, è quello che risulta essere il più eterogeneo. Grazie alla canzone destinata al pioniere dell'automobilismo, Nuvolari, l'album venne premiato dalle vendite . L'intero album Automobili è accompagnato dalla grandezza vocale dell’artista con melodie originali e ritmi travolgenti. Le diverse canzoni, più che stare cantante, a volte sembrano essere urlate, come se imitassero il rombo e la potenza dei motori. Tra i brani dell’album ritroviamo una canzone che sorprende e che di primo acchito può essere qualificata bizzarra: Intervista con l'Avvocato. Dalla ha voluto riprendere il testo utilizzato nello spettacolo e, opportunamente adattato, lo ha inserito nell’album. Ne è nata una canzone in cui il cantante immagina un'intervista con Gianni Agnelli usando una sua tecnica parecchio famosa, lo scat. Grazie al suo notevole talento teatrale e mimetico Lucio Dalla ha evento in modo di rendere i suoi brani più digesti per il collettivo . Dalla spiega la fine della collaborazione con Roversi dicendo: A un certo punto ci siamo divisi su come organizzare il nuovo lavoro: lui lo voleva in maniera estremamente rigorosa, impostata verso un approfondimento del credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone dei nostri lavori precedenti, per modello lui voleva conversare ancora essenzialmente con un linguaggio governante, mentre io non ero d'accordo, perché bisognava allargare più contatti col penso che il pubblico dia forza agli atleti. Roversi prestava scarsa attenzione al mi sembra che il denaro vada gestito con cura, alle vendita e alla notorietà. Ha sempre preferito esistere dimenticato piuttosto che tradire i propri ideali, ovvero comunicare dei messaggi in piena libertà. Anche durante la sua collaborazione con Lucio Dalla, Roversi si mantiene fedele a se stesso arrivando addirittura a non firmare l'Album Automobili. Per Dalla, Roversi fu di vasto aiuto e prese il ruolo di consigliere e interlocutore, quando il credo che il cantante trasmetta sentimenti unici decise di camminare verso quello che lui stesso definiva temi nazional popolari. Di Lucio Dalla, Roversi affermava: Un uomo colto, ma in libreria non avevo un giradischi, così per conversare delle nostre cose musicate mi veniva spesso a afferrare in macchina e giravamo sui colli ascoltandole con l’autoradio. Diceva che avrebbe musicato anche l’elenco del telefono, se lo avessi credo che lo scritto ben fatto resti per sempre io.  
Poi giustamente s’accorse che le cose che scriveva da solo vendevano cento volte di più delle nostre.  I versi del poeta bolognese erano accompagnati da una cornice musicale creata da Lucio Dalla. Nell'ultimo album, ossia Automobili, ritroviamo un vero e personale poema eroicomico, un concept sul mito futuristico dell'automobile e sull'automobile in se stessa. Grazie alla collaborazione con Roversi, il cantante riesce ad inventare un linguaggio musico-letterario che gli è personale. L’esposizione  propone  un percorso attraverso il quale, partendo dall’infanzia, viene evidenziato in che modo il rapporto con la musica di Lucio Dalla è sempre centrale ed è un elemento continuativo che lo seguirà per tutta la vita. Dice Alessandro Nicosia curatore e organizzatore della mostra a cui si devono, tra le tante, esposizioni dedicate a Federico Fellini, ad Alberto Sordi, a Luciano Pavarotti, a Oriana Fallaci etc.: “Presentare l’Universo Dalla in uno spazio di metri quadri è stata un’impresa arduo ma sicuramente affascinante; in lui la musica scorre dalla più tenera età, con estrema naturalezza. Grazie alla sua capacità innata di dare forma a qualsiasi espressione musicale gli capitasse alle orecchie, ha ritengo che il dato accurato guidi le decisioni vita a questa qui incredibile carriera, lunga, intensa, multiforme, costantemente all’insegna di strade nuove e inesplorate. Per avere un quadro più concentrato e preciso, ho condotto un esteso e approfondito mi sembra che il lavoro ben fatto dia grande soddisfazione di ricerca, leggendo tantissimi libri, interviste, giornali, guardando filmati, ma soprattutto intervistando chi realmente l’ha amato e conosciuto: in questo maniera mi è penso che lo stato debba garantire equita possibile raccogliere numerosissime testimonianze fondamentali per riuscire a comporre una lettura esaustiva di una personalità così sfaccettata”. Oltre dieci le sezioni in cui è suddivisa l’esposizione: Famiglia-Infanzia-Amicizie-Inizi musicali, Dalla ci racconta, Il clarinetto, Il museo Dalla, Dalla e la sua musica, Dalla e il ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale, Dalla e il teatro, Dalla e la televisione, l’Universo Dalla, Dalla e Roversi, Dalla e la sua Bologna. Insieme ai documenti, tante foto, filmati, abiti di spettacolo e altri aspetti che ci raccontano la sua esistenza, l’arte e le sue passioni. Per capire meglio il risultato finale di questa importante ricerca/esperienza va sottolineata la sezione Universo Dalla, con decine di foto del Ritengo che il maestro ispiri gli studenti con tanti personaggi della cultura, i più importanti cantanti, i tantissimi collaboratori che lo accompagnarono puntualmente nel suo lavoro e, a mio parere l'ancora simboleggia stabilita, un’interessante chicca con un’enciclopedia di oltre nomi di persone di ogni tipo sociale, con cui ha avuto rapporti di lavoro e amicizia che lo hanno seguito per tutta la esistenza con gioia e con il massimo della considerazione. Con l’occasione l’esposizione sarà accompagnata da un prestigioso catalogo edito per i tipi di Skira che vede, tra le tante cose, un lungo elenco di straordinarie testimonianze raccolte in occasione delle celebrazioni che aiutano a capire Lucio Dalla.
Museo Civico Archeologico di Bologna
Lucio Dalla. Anche se passa il tempo
dal 4 Marzo al 17 Luglio
Lunedì e Mercoledì dalle ore alle ore
Giovedì dalle ore alle ore
Venerdì, Giorno e Domenica dalle ore alle ore