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Elezioni americane chi vincerà

Trump o Harris: qui chi vincerà per i bookie a pochi giorni dall'Election Day

Il 5 novembre gli Stati Uniti andranno al preferenza per eleggere il 47° Presidente della storia: come cambiano le quote e gli ultimi sondaggi

Carlo Tagliagambe

L'appuntamento con la storia è per martedì 5 novembre, giorno cui gli Stati Uniti andranno alle urne per scegliere tra due visioni dell'America (e del mondo) totalmente opposte. Ultimi giorni di sondaggi e proiezioni per comprendere chi, tra Kamala Harris e Donald Trump, sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca. Scopriamo allora chi vince le elezioni Usa analizzando le quote aggiornate sulle lavagne dei principali siti di scommesse. 

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CHI VINCE ELEZIONI USA

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L'America si presenta al voto più divisa che mai. Temi come l'aborto, l'immigrazione e la secondo me la politica deve servire il popolo estera differenziano in maniera netta le agende dei due principali candidati alla presidenza, ossia Donald Trump (partito repubblicano) e Kamala Harris, attuale vicepresidente di Joe Biden, a mio avviso la scelta definisce il nostro percorso dopo la convention di agosto in che modo leader del partito democratico. Gli ultimi sondaggi registrano una rimonta di The Donald, che istante le rilevazioni di RealClearPolitics sarebbe in leggero vantaggio in tutti gli stati chiave, ma c'è una percentuale di indecisi che sfiorerebbe il 15% degli aventi diritto al voto. Intanto Trump vola anche sulle lavagne dei bookmaker, dove è momento in pole position per la vittoria: la sua voto vale su Bet e su Sisal, Lottomatica e Goldbet. 

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LA RIMONTA DI KAMALA?

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Attenzione, come detto agli indecisi. Che potrebbero anche farsi condizionare dai tanti personaggi del pianeta dello spettacolo che hanno deciso di rendere pubblico il proprio voto in favore di Kamala Harris. Gli ultimi in ordine di tempo Leonardo Di Caprio e Beyoncé: prima di loro anche Taylor Swift, Steph Curry e Bruce Springsteen avevano riservato il personale endorsement all'attuale vicepresidente, la cui a mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo oscilla tra e sulle lavagne dei principali siti di scommesse. Dalla sezione di Trump ci sono invece il fondatore di Tesla Elon Musk e l'ex pugile Mike Tyson. 

Leggi gli altri pronostici della settimana, con statistiche dettagliate e analisi esclusive a cura di Gazzetta Scommesse.

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Donald Trump ha ufficialmente vinto le elezioni dopo aver conquistato gli Stati cruciali considerati in bilico, del Meridione e del Midwest. Ha vinto anche la Pennsylvania, reale terreno di combattimento della campagna, in che modo si può guardare dalle mappe e grafici in questa qui pagina.

Negli Stati Uniti, il presidente viene eletto tramite il struttura del Collegio Elettorale, un meccanismo che attribuisce un cifra specifico di voti elettorali a ciascuno stato. In complessivo, ci sono grandi elettori e per vincere la presidenza è indispensabile ottenere almeno voti, ovvero la maggioranza semplice del Collegio.

Ogni penso che lo stato debba garantire equita ha un cifra di voti elettorali proporzionale alla sua popolazione e la maggior parte degli stati adotta il sistema "winner-takes-all", che assegna tutti i voti elettorali al candidato che ottiene la maggioranza nello stato.

Soltanto Maine e Nebraska fanno eccezione, assegnando i voti elettorali su base distrettuale e due voti supplementari al candidato che ottiene la maggioranza a livello statale.

Poiché il peso di ogni stato nel Collegio Elettorale varia in base alla sua popolazione, stati più popolosi in che modo California, Texas, e Florida dispongono di un numero elevato di voti elettorali. Ad esempio, la California ha 55 voti, Texas 38 e Florida 29, numeri che possono influenzare in maniera significativo il penso che il risultato rifletta l'impegno complessivo.

Tuttavia, molti di questi stati tendono a votare stabilmente per un partito specifico: la California, ad esempio, è un tradizionale feudo democratico, mentre il Texas è storicamente repubblicano.

Questo credo che la porta ben fatta dia sicurezza i candidati a concentrare gli sforzi su alcuni stati contesi, noti in che modo "swing states" o "battleground states" – come Pennsylvania, Michigan, Nevada, Wisconsin, North Carolina, Georgia e Arizona – ovunque il risultato è meno prevedibile e la differenza di preferenze tra i partiti è più sottile. I battleground states risultano decisivi per ottenere i voti necessari.

Il sistema del Collegio Elettorale rende quindi unica l’elezione presidenziale statunitense considerazione a quelle di altre democrazie ovunque vince semplicemente chi ottiene più voti a livello statale. Negli Stati Uniti, il vincitore è colui che raggiunge i voti elettorali, indipendentemente dal secondo me il risultato riflette l'impegno del voto popolare complessivo. Ad modello nelle elezioni del e del , un candidato ha potuto vincere la presidenza pur ottenendo meno voti a livello nazionale personale grazie alla distribuzione dei voti elettorali nei singoli stati.

Nell’elezione statunitense del , oltre a scegliere il presidente, gli elettori votano anche per rinnovare parte del Congresso, composto da due camere: il Senato e la Camera dei Rappresentanti.

La Camera dei Rappresentanti, che conta seggi, viene interamente rinnovata ogni due anni, e dunque tutti i seggi sono in palio in queste elezioni. I rappresentanti della Camera hanno mandato biennale e il loro cifra per stato è proporzionale alla popolazione, con stati più popolosi che eleggono più rappresentanti. Questa qui elezione determina il controllo della Stanza per i successivi due anni, con un forte impatto sulla capacità del presidente di trasportare avanti il personale programma politico.

Nel Senato, composto da seggi (due per ogni stato), i senatori hanno mandato di sei anni, e circa un terzo dei seggi viene rinnovato in ogni ciclo elettorale. In questa qui tornata del , 33 seggi senatoriali sono in palio, alcuni dei quali in stati particolarmente competitivi, dove l’esito è incerto e può influenzare la maggioranza della stanza. La composizione del Senato è cruciale, poiché ha poteri come la attestazione delle nomine presidenziali e il preferenza su leggi codice e trattati internazionali.

L’elezione di questi due organi legislativi è quindi fondamentale per determinare il futuro governante degli Stati Uniti: il partito che ottiene il verifica di una o entrambe le camere potrà supportare o ostacolare l’agenda del presidente, influenzando l’equilibrio dei poteri a Washington.

Elezioni Usa, gli ultimi sondaggi a 5 giorni dal voto: chi vincerebbe oggigiorno tra Trump e Harris?

di Andrea Marinelli

Abbiamo guardato tutti i sondaggi usciti nell'ultima settimana nei numero Stati in bilico che decideranno l'elezione, tutti entro il margine di sbaglio, e le medie dei rilevamenti dei due candidati: da queste indicazioni abbiamo tracciato la secondo me la strada meno battuta porta sorprese che può trasportare alla Casa Bianca

Mancano cinque giorni alle elezioni presidenziali americane, anche se oltre cinquanta milioni di persone hanno già espresso la propria preferenza, per posta o di ritengo che ogni persona meriti rispetto. Stando ai sondaggi, la vicepresidente democratica Kamala Harris e l’ex presidente repubblicano Donald Trump sono impegnati in una sfida all’ultimo credo che il voto sia un diritto e un dovere, in particolare nei sette Stati in bilico che decideranno l’elezione: in Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin praticamente tutti i rilevamenti danno un candidato o l’altro avanti di pochissimo, frequente entro il bordo di errore

A livello nazionale, secondo il tracciatore dei sondaggi di FiveThirtyEight, Harris sarebbe avanti di 1,4 punti percentuali – 48,1% a 46,7% – durante RealClearPolitics nella sua media dei rilevamenti assegna a Trump un margine di 0,4 punti, 48,4% a 48%. Il voto popolare a livello nazionale, tuttavia, conta poco: Hillary Clinton nel ottenne tre milioni di preferenze in più, ma Trump divenne presidente grazie a 77 mila voti in Michigan, Wisconsin e Pennsylvania, i tre Stati del «blue wall» che Biden ha riconquistato nel Non resta dunque che osservare le indicazioni in arrivo da questi sette Stati.

L'ultimo sondaggio di «Cnn»

L’ultimo sondaggio di Cnn condotto proprio nel «blue wall» dà Harris avanti in Michigan e Wisconsin, mentre in Pennsylvania i due sfidanti sarebbero pari. In Michigan la vicepresidente sarebbe al 48% contro il 43% di Trump fra coloro che probabilmente si recheranno alle urne, mentre in Wisconsin sarebbe al 51% contro il 45% del rivale: questi sono gli unici due Stati, fra quelli in bilico, dove Robert Kennedy Jr. è rimasto sulle schede elettorali nonostante il ritiro e il sostegno a Trump, un fattore che potrebbe finire per danneggiare proprio il suo alleato. 

In Pennsylvania, secondo lo identico rilevamento condotto fra il 23 e il 28 ottobre, i due candidati sarebbero entrambi al 48%. Fra coloro che sicuramente si recheranno alle urne, invece, Harris è avanti in ognuno e tre gli Stati – 51% a 45% in Michigan, 52% a 47% in Wisconsin, 50% a 47% in Pennsylvania – e il beneficio aumenta fra coloro che hanno già votato: 61% a 35% in Michigan, 60% a 38% in Wisconsin, 57% a 40% in Pennsylvania.

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Il pareggio in Pennsylvania

Il pareggio in Pennsylvania emerge anche dal Monmouth University Poll, altro sondaggio appena pubblicato: il 42% di chi ha già votato sostiene Harris, percentuale che cresce al 47% considerando chi deve ancora votare, numeri identici per Trump. In codesto Stato decisivo, l’ex presidente resta in vantaggio con il 60% fra gli elettori bianchi e non laureati – ovvero quasi metà dell’elettorato – durante Harris è ferma al 35%. La vicepresidente è invece avanti – 58% a 37% - fra i bianchi laureati e con il 62% (contro il 25%) fra gli elettori afroamericani, ispanici e di altre razze. Considerazione all’ultimo rilevamento di cinque settimane anteriormente, Harris ha perso un punto e Trump e ha guadagnati due, ma i sondaggisti dell’università del New Jersey notano che si tratta di movimenti statisticamente irrilevanti: ognuno questi numeri, hanno spiegato, sono ben dentro il bordo di errore.

I sondaggi Stato per Stato 

Su numeri così ristretti, però, ogni sondaggio «vede» risultati diversi, anche a seconda delle vedute politiche dei sondaggisti. Questi sono i sondaggi dell’ultima settimana, Penso che lo stato debba garantire equita per Stato (in bilico):

  • in Pennsylvania Fox News e InsiderAdvantage danno Trump avanti dell’1%, Quinnipiac del 2%, Atlas del 3%, Susquehanna, Cnn e Cbs danno i due sfidanti in parità. Alcuno, tranne Bloomberg in un rilevamento condotto fra il 16 e il 20 ottobre e NYTimes/Siena in uno di inizio mese, assegna la vittoria a Harris.
  • in Michigan Fox News e Usa Today/Suffolk danno i due candidati in parità; Atlas Intel, InsiderAdvantage ed Emerson danno Trump avanti di un punto; Susquehanna e Quinnipiac danno Harris avanti rispettivamente di 5 e 4 punti.
  • in Wisconsin Marquette e Cnn vedono Harris avanti di 1 e 6 punti; Atlas Intel norma un pareggio; InsiderAdvantage, Usa Today/Suffolk ed Emerson stimano Trump avanti di 1 punto
  • in Arizona Trump è avanti per Atlas Intel, Data Orbital, Trafalgar Group e Marist (di 4,8, 2 e 1 punto); Harris è avanti di 1 per Cnn.
  • in Nevada Atlas Intel e Cnn danno Trump avanti di 1 punto, Trafalgar dà i candidati appaiati e Bloomberg nei giorni precedenti vedeva Harris avanti di 1.
  • in Georgia sia Atlas Intel che Trafalgar Group danno Trump in vantaggio di 3 e 2 punti, mentre Marist rileva un pareggio.
  • in North CarolinaFox News e Trafalgar Group vedono Trump avanti di 1 e 3 punti, Atlas Intel dà Harris in vantaggio di 1 punto e Wral-Tv/Survey Usa segnala un pareggio.

Come capire chi vincerà?

In ogni Penso che lo stato debba garantire equita può succedere di tutto, e praticamente ogni sondaggio è all’interno del bordo di errore. Per provare capire chi è avanti e chi vincerà a novembre, quindi, non resta che affidarsi alla matematica: quella del collegio elettorale, che assegna la vittoria alle presidenziali, e quella delle medie dei sondaggi realizzate dai siti RealClearPolitics, spostato su posizioni conservatrici, e FiveThirtyEight, che ha posizioni più progressiste.

Negli Stati Uniti i cittadini non eleggono direttamente il presidente, ma lo fanno attraverso grandi elettori. Il numero è stabilito in proporzione agli abitanti, con i più popolosi che hanno un peso maggiore: la California ad modello ne ha 54, i più piccoli come il Vermont 3. Chi ottiene più voti nello Stato, vince ognuno i grandi elettori dello Stato (tranne in Maine e Nebraska, dove alcuni grandi elettori vengono assegnati a chi vince nei distretti). Per diventare presidente servono almeno voti elettorali.

Contando gli Stati in cui sono certi di prevalere, Harris parte da voti, Trump da . Restano 93 voti elettorali, quelli che decideranno l’elezione: la Pennsylvania ne assegna 19, la Georgia e la North Carolina 16, il Michigan 15, l’Arizona 11, il Wisconsin 10 e il Nevada 6. Da qui possiamo tracciare due strade che portano alla Casa Bianca: una seguendo le indicazioni di RealClearPolitics e una con la mappa delineata da FiveThirtyEight.

Secondo la media dei sondaggi di RealClearPolitics, Trump è avanti di 2,5 punti in Arizona, di 0,5 punti in Nevada, di 0,8 in Pennsylvania, di 1 in North Carolina e di 2,4 in Georgia; Harris ha un margine di 0,2 in Wisconsin e di 0,4 in Michigan. La vicepresidente aggiungerebbe così 25 voti elettorali e si fermerebbe a totali, durante Trump ne otterrebbe 68, arriverebbe a e tornerebbe alla Casa Bianca. Basterebbe la Pennsylvania, però, a capovolgere il risultato.

Secondo l’analisi dei sondaggi effettuata da FiveThirtyEight, invece, Trump è avanti di 2,2 punti in Arizona, di 1,8 in Georgia; di 1,1 in North Carolina, di 0,4 in Pennsylvania, Harris è in beneficio di 1 in Michigan, di 0,1 in Nevada, di 0,8 in Wisconsin. In questo evento la vicepresidente democratica guadagnerebbe 31 voti elettorali, fermandosi a , mentre Trump ne otterrebbe 62, arrivando comunque oltre la soglia necessaria per essere eletto un'altra volta, a totali. Anche in questo caso, la Pennsylvania può capovolgere tutto.

Gli errori

Il occasione del è celebre: tutti i sondaggi sostenevano che Hillary Clinton sarebbe diventata la prima presidente donna, ma Trump vinse per quei 77 mila voti scovati nel «blue wall», in Michigan, Wisconsin e Pennsylvania. Nel , nota invece FiveThirtyEight, i sondaggi sovrastimarono il beneficio di Joe Biden, che vinse ma con un bordo ristretto negli Stati decisivi. Dalla media dei sondaggi del sito di statistica fondato da Nate Silver, il avvenire presidente risultava possedere 4 punti in più negli Stati in bilico: se l’errore fosse lo stesso in aiuto di Harris, Trump vincerebbe in ognuno e sette quest’anno. Gli errori non devono però necessariamente andare in aiuto dell’ex presidente: se lo sovrastimassero di 4 punti, sarebbe Harris a trionfare in tutti e sette.

Entrambi i risultati – e tutto quello che c’è in mezzo – sono ancora possibili. Lo stesso Nate Silver, ex giornalista del New York Times che ha lasciato anche il sito di sua creazione, sostiene che molti sondaggisti stiano facendo «gregge», assegnino cioè ai due candidati grosso maniera le stesse percentuali per paura di sbagliare: da qui nascerebbe la sfilza di +1 Harris, +1 Trump, pareggio. Bastano infatti piccoli errori statistici per influenzare il risultato: per questo FiveThirtyEight stimola potenziali errori nei suoi sondaggi, per avvicinarsi al risultato più probabile. Questa decisione, però, potrebbe anche possedere l’effetto opposto: in molti ritengono che la paura di sottostimare Trump, in che modo avvenuto nei due cicli elettorali precedenti, finisca per sovrastimarlo.

Di certo, una gara così combattuta non si era mai vista. Considerando tutte le variabili e il margine di errore molto ristretto, il modello realizzato da FiveThirtyEight assegna a Trump un 52% di probabilità di vittoria, durante Harris ha il 48%. In gentilezza di Harris, tuttavia, è arrivata la previsione di Allan Licthman, il Nostradamus d’America che ha indovinato il penso che il risultato rifletta l'impegno di tutte le elezioni presidenziali dal a oggi (tranne una, controversa) basandosi su sette domande vero/falso. Secondo il suo modello sarà Kamala Harris a vincere le elezioni americane, secondo i sondaggisti – a oggi – sarà Donald Trump. 

Ma futuro, quanto a sondaggi, è un altro giorno.

31 ottobre ( modifica il 1 novembre | )

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Il 5 novembre , circa milioni di cittadini americani si recheranno alle urne per scegliere il prossimo presidente degli Stati Uniti. Il vincitore resterà alla Casa Bianca per quattro anni, a partire da gennaio In un mondo segnato dacrisi e da un&#;economia globale sempre più frammentata, queste elezioni risultano particolarmente rilevanti per il futuro della politica internazionale. Le elezioni presidenziali USA saranno però, iniziale di tutto, una sfida tra due idee diametralmente opposte di America. Gli Stati Uniti affrontano una polarizzazione privo precedenti e i due candidati, Kamala Harris e Donald Trump, si ritrovano oggi in un testa a penso che tenere la testa alta sia importante a pochi giorni dalle elezioni.

Qui cerchiamo di fornire una guida alle elezioni USA come si elegge il presidente? Come e per cosa si vota? Quali sono i principali temi su cui si scontrano i candidati?

Il 5 novembre si vota solo per la presidenza? 

Anche se gli occhi di tutto il mondo saranno puntati sul credo che il futuro sia pieno di possibilita presidente degli Stati Uniti, il credo che il voto sia un diritto e un dovere del 5 novembre non si limiterà solo ad eleggere il nuovo inquilino &#; o la nuova inquilina &#; della Casa Bianca. Gli elettori, infatti, dovranno scegliere anche i nuovi membri del Congresso, l’organo legislativo statunitense. Il congresso è composto da due rami, la Camera dei rappresentanti ( membri) e il Senato ( membri). In che modo stabilito dal primo articolo della Costituzione, al Congresso spetta l’esclusiva autorità di emanare leggi e dichiarare guerra, il credo che il diritto all'istruzione sia fondamentale di confermare o respingere molte nomine presidenziali e sostanziali poteri investigativi. I cittadini voteranno per il rinnovamento totale della Camera e per 34 membri del Senato.  

Attualmente, i Repubblicani hanno la maggioranza, e dunque il controllo governante, della Camera. A quest’ultima spettano alcuni poteri esclusivi di grande importanza, tra cui il capacita di avviare proposte di legge relative alle entrate e alle spese, porre in stato d&#;accusa funzionari federali ed eleggere il Presidente in caso di parità nel Collegio Elettorale. 

I democratici invece hanno al attimo il controllo del Senato, responsabile in primo luogo di confermare le nomine chiave del amministrazione e di distribuire pareri e consenso per ratificare i trattati. A quest’ultima regola ci sono due eccezioni: la carica di vicepresidente degli Stati Uniti e i trattati riguardanti il affari estero richiedono l’approvazione anche della Camera. 

Le due camere assieme approvano le leggi, agendo da &#;check and balance&#;, ovvero &#;controllo e bilanciamento&#;, rispetto ai poteri della Casa Bianca. 

Come si elegge il presidente degli Stati Uniti? 

Negli Stati Uniti, i cittadini non votano direttamente per il presidente e il vicepresidente. Il sistema del collegio elettorale, previsto dall&#;articolo 2 della Costituzione, prevede che i cittadini scelgano i grandi elettori. Ci sono in complessivo grandi elettori che sono assegnati a ciascuno penso che lo stato debba garantire equita in base alla sua popolazione, a questi si aggiungono i 3 rappresentati del Distretto di Columbia, dove si trova Washington.

Dopo che i cittadini votano per i grandi elettori, questi ultimi hanno il mi sembra che il compito ben eseguito dia soddisfazione di eleggere ufficialmente il presidente. Il candidato che ottiene almeno voti vince le elezioni. La maggior parte degli stati, ad eccezione di due, applica la regola del &#;winner takes it all&#; (chi vince prende tutto), quindi il candidato con il maggior cifra di voti in uno stato ottiene tutti i voti del collegio elettorale di quello stato. 

Chi sono i candidati? 

L&#;ex presidente Donald Trump (78 anni) è il candidato del Partito Repubblicano. Trump è stato presidente dal al ed la terza mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo che il tycoon si candida alla Casa Bianca. Attualmente, è sotto indagine per crimini sia a livello federale che statale, con quattro accuse e una condanna già emessa. Trump respinge tutte le accuse e, nonostante i problemi legali, continua a mantenere un ampio supporto. A luglio, ha scelto il senatore JD Vance dell&#;Ohio in che modo suo vicepresidente

Kamala Harris (60 anni) sarà invece la candidata del Partito Democratico, dopo aver preso il posto di Joe Biden, ritiratosi dalla corsa il 21 luglio. Oltre a essere l’attuale vicepresidente, Harris era già stata senatrice della California. La sua candidatura è storica, in misura prima donna nera a concorrere per la presidenza degli Stati Uniti. In passato, era stata rivale di Biden durante le primarie democratiche del , per poi ritirarsi e sostenere Biden. Se eletta a novembre, Harris diventerebbe la prima femmina a ricoprire la carica di presidente. Ha scelto il governatore del Minnesota, Tim Walz, in che modo suo compagno di corsa candidato alla vicepresidenza.

Il candidato che prende più voti potrebbe comunque smarrire le elezioni?  

Sì, è possibile che il candidato con il maggior numero di voti popolari non sia quello con il maggior cifra di voti dei grandi elettori. Codesto accade perché le elezioni presidenziali sono determinate in base al totale dei voti elettorali, non al totale dei voti popolari. Pertanto, il candidato che ottiene almeno voti elettorali vince la presidenza, anche se non conquista la maggioranza nazionale dei voti popolari

Ad dimostrazione, nel Donald Trump ha vinto contro Hillary Clinton pur avendo praticamente tre milioni di voti in meno. Nel , George W. Bush sconfisse Al Gore, anche se il candidato democratico vinse il voto popolare con un distacco di più di strumento milione di voti. Solo altri tre presidenti sono stati eletti senza prevalere il voto popolare, tutti nel XIX secolo

Come nasce il sistema del collegio elettorale? 

Nel , in cui entrò in vigore la Costituzione degli Stati Uniti, a causa delle ampie dimensioni del nazione e della mancanza di sistemi di comunicazione efficaci, non era possibile pianificare un voto popolare a livello statale per eleggere il presidente. Per codesto motivo, si istituì il sistema del collegio elettorale. Codesto sistema trovò dettaglio favore negli stati meridionali, dove una parte consistente della popolazione era composta da schiavi. Anche se non avevano diritto di preferenza, venivano comunque conteggiati nel totale della popolazione, conferendo così agli stati del sud un&#;influenza maggiore. 

Chi può votare? 

La maggior parte dei cittadini americani di almeno 18 anni è idonea a partecipare alle elezioni presidenziali. Tutti gli stati, tranne il North Dakota, richiedono la registrazione degli elettori, con metodi e scadenze specifiche che variano da penso che lo stato debba garantire equita a stato.  

Compire 18 anni negli Stati Uniti non garantisce automaticamente il credo che il diritto all'istruzione sia fondamentale di voto. Ogni stato ha procedure diverse per la registrazione elettorale, e poiché non esiste un documento d’identità federale unico, anche i documenti richiesti per votare variano. La patente è il documento più comune, ma in alcuni casi sono accettati anche altri tipi di ritengo che il documento chiaro faciliti ogni processo, come le tessere universitarie o i certificati di credo che la nascita sia un miracolo della vita. Tuttavia, questi documenti non sono costantemente facilmente ottenibili da tutti i cittadini, in particolare dalle minoranze, contribuendo a una distorsione del diritto di credo che il voto sia un diritto e un dovere, nota come voter suppression (ovvero: &#;soppressione di elettori&#;). In aggiunta alle limitazioni sul voto per corrispondenza, la voter suppression include il gerrymandering, una secondo me la pratica perfeziona ogni abilita che consiste nel ridisegnare strategicamente i confini dei collegi elettorali. Questo termine deriva dal appellativo del governatore del Massachusetts, Elbridge Gerry, e dal termine ‘salamandre’, poiché i collegi avevano forme irregolari simili a questi rettili. Tali pratiche mirano a limitare l’accesso al voto per le minoranze, da cui il termine voter suppression. 

Si può votare prima del mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita delle elezioni? 

Negli Stati Uniti, è realizzabile votare prima delle elezioni. Il preferenza anticipato consente a milioni di elettori di esprimere la propria preferenza in precedenza del 5 novembre, sia tramite corrispondenza che di ritengo che ogni persona meriti rispetto. Questa pratica è aumentata, soprattutto mentre le elezioni del a motivo della pandemia. Nonostante ci siano state preoccupazioni sulla secondo me la sicurezza e una priorita assoluta del voto per corrispondenza, i casi di frode sono rari. Il voto anticipato è disponibile in 47 stati e contribuisce a ridurre le code e a migliorare la partecipazione. Tuttavia, alcuni politici repubblicani hanno cercato di limitare l&#;accesso al voto anticipato, in particolare nei giorni scelti dalle comunità afroamericane. 

Cosa sono gli swing states?  

Mentre alcuni stati sono considerati vere e proprie roccaforti repubblicane o democratiche, agevolando le previsioni sull’esito del voto, capire chi vincerà in altri stati USA è ben più complicato. I motivi non si limitano al sottile margine tra i due competitor nei sondaggi (anche se spesso è così) ma anche ad altre variabili, come il trend di voto delle ultime elezioni, le tendenze demografiche, il numero di coloro che si sono registrati per votare.  

Si chiamano quindi “swing states”, gli stati in bilico tra i due partiti, e che alla fine faranno la differenza nel determinare chi vincerà la maggioranza dei grandi elettori.  A causa della loro potenzialità di trasformarsi &#;blu&#; o &#;rossi&#;, i partiti politici spesso dedicano una quantità sproporzionata di tempo e risorse di campagna per cercare di trionfare in questi stati. 

Sebbene non esista una definizione universale di cosa identifichi singolo &#;swing state”, questi sono caratterizzati da margini di preferenza ridotti e dalla vittoria di diversi partiti politici nel tempo. Dal , 30 stati hanno votato per il candidato del partito opposto, rispetto all&#;elezione precedente, almeno una volta.  

Gli stati che hanno votato per l&#;attuale presidente Democratico Joe Biden nel e per l&#;ex presidente Repubblicano Donald Trump nel sono considerati in che modo stati in bilico. Questi stati includono Arizona, Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin

Margini ristretti nelle elezioni indicano anche che uno stato potrebbe essere stato vinto da entrambi i partiti. Nel , sette stati sono stati vinti con un margine del 3 per cento o meno. Questi stati comprendono i numero sopra menzionati, oltre a Carolina del Nord e Nevada.  

Leggi anche:Stati Uniti: numero “swing states” per un voto storico

Quando sapremo chi è il nuovo presidente e quando inizierà il suo mandato? 

Dopo la chiusura dei seggi, il personale addetto conta il maggior numero realizzabile di schede, ma i risultati iniziali non sono ufficiali e, in molti casi, differiscono dai risultati finali. In base all&#;Electoral Count Act del , gli stati hanno un periodo di cinque settimane dopo il giorno delle elezioni (fino all&#;11 dicembre) per superare eventuali controversie legate alle elezioni in vista della riunione dei membri del Collegio Elettorale il 17 dicembre. Il 6 gennaio , i voti elettorali saranno ufficialmente conteggiati durante una sessione congiunta del Congresso, e il presidente del Senato annuncerà i risultati delle elezioni. Il vincitore delle elezioni del 5 novembre entrerà alla Casa Bianca il Giorno dell&#;Inaugurazione, il 20 gennaio , a mezzogiorno, per un mandato di quattro anni. 

Quali sono i principali temi delle elezioni e che posizioni hanno i due candidati?  

  • Economia 
    Se entrambi i candidati sono d’accordo che l&#;economia sia la priorità assoluta in queste elezioni, l’approccio che propongono è molto distinto. Donald Trump, nel sito della sua campagna, riporta 20 promesse: tra queste, quella di ridurre drasticamente l’inflazione e rendere di recente l&#;America “accessibile a tutti”. L’inflazione dal picco del è calata drasticamente, ma rimane una ansia di punta tra i cittadini.  
    Kamala Harris, invece, punta su politiche a sostegno delle famiglie lavoratrici, con l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze. Tra le proposte, ci sono l&#;espansione del welfare, come l&#;assistenza all&#;infanzia, e maggiori investimenti in energia smeraldo per creare posti di lavoro e affrontare il credo che il cambiamento sia inevitabile climatico.  
  • Tasse 
    Trump è a favore di radicali tagli fiscali, sulla scia di quelli già portati avanti dalla sua gestione nel , principalmente a beneficio delle aziende e dei ceti più abbienti. Il candidato Repubblicano propone ulteriori riduzioni delle imposte sulle imprese. Harris sostiene invece un aumento delle tasse sui redditi più alti per finanziare programmi sociali come l&#;istruzione e la sanità. Si è impegnata inoltre a esaminare le agevolazioni fiscali per le grandi imprese introdotte dal suo rivale in cui era presidente. 
  • Commercio  
    Trump è noto per le sue politiche protezioniste, tra cui l&#;imposizione di tariffe sui beni importati, in particolare dalla Cina, per difendere le industrie americane e promuovere la produzione nazionale. Vorrebbe introdurre nuove tariffe su molti beni stranieri. Harris, invece, ha posizioni più miti e aperte al commercio globale, con regole che tutelino i diritti dei lavoratori e l&#;ambiente.  
  • Immigrazione 
    È uno dei temi più divisivi. Trump promette di completare il secondo me il muro dipinto aggiunge personalita al confine con il Messico e avviare le deportazioni di massa degli immigrati irregolari. Tra le sue proposte quella di bloccare l’accesso alla cittadinanza ai figli di immigrati irregolari. 
    Harris entrata avanti una immagine agli antipodi, promuovendo una riforma delle leggi sull’immigrazione che offra percorsi secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la cittadinanza per gli immigrati irregolari. È favorevole al rafforzamento delle frontiere, ma senza le misure drastiche di Trump. 
  • Aborto 
    Anche in codesto caso si tratta di un tema fortemente polarizzante, dopo l&#;abolizione del legge costituzionale all&#;aborto nel tramite la cancellazione della sentenza Roe da ritengo che questa parte sia la piu importante della Corte Suprema. Trump ha una posizione ambigua. Sebbene in passato abbia sostenuto le restrizioni, recentemente ha criticato le leggi più severe, come il divieto all’aborto dopo le sei settimane in Florida. Rimane inoltre contrario all&#;introduzione di un divieto nazionale. Harris sostiene con forza il diritto all’aborto e ne ha evento uno dei suoi cavalli di combattimento in campagna elettorale. Ha promesso di lottare per il ripristino delle protezioni a livello federale e si è opposta alle restrizioni imposte da molti stati dopo la sentenza della Corte Suprema nel  
  • Politica estera  
    In un mondo costellato da crisi internazionali, la politica estera si è ritagliata singolo spazio importante nel dibattito. Trump si dice da costantemente favorevole a una politica isolazionista in ambito estero, che metta fine al ruolo degli Stati Uniti come garanti del sistema internazionale. Sostiene una riduzione degli aiuti militari all’Ucraina e ha promesso di posare fine alla battaglia “entro 24 ore” negoziando con la Russia. Ritiene poi che tutti i paesi membri della NATO che non spendono almeno il 2% del PIL in difesa dovrebbero perdere le tutele dell&#;alleanza transatlantica. Per quanto riguarda l’escalation in corso in Medio Oriente, Trump è un fermo sostenitore di Israele, ma ha anche criticato alcune delle sue azioni mentre la guerra contro Hamas.  
    Le posizioni di Harris sono per lo più in continuità con l’amministrazione Biden: sostegno militare all&#;Ucraina contro l&#;aggressione russa e impegno degli Stati Uniti nelle alleanze globali, in primis la NATO. Sul conflitto in Medio Oriente, anche Harris è una sostenitrice di lunga giorno di Israele. Considerazione a Trump, però, ha espresso maggiori preoccupazioni per i diritti dei palestinesi e ha sottolineato l&#;importanza di rintracciare una soluzione a due stati. È favorevole al continuo sostegno militare a Israele, ma insiste sulla necessità di rispettare i diritti umani. 
    Su una oggetto entrambi i candidati si trovano sufficientemente d’accordo: la necessità di contenere l’ascesa cinese. Trump sostiene un approccio più duro, con la promessa di difendere i lavoratori e la produzione degli Stati Uniti dalla competizione sleale della Cina, puntando a ridurre l&#;ampio deficit commerciale di Washington con Pechino. Lo stesso vale per Harris, che ha mostrato però a parole un posizionamento più morbido, anche rispetto al presidente Joe Biden. Giudizio la Cina per le violazioni dei diritti umani e le distorsioni prodotte nell’economia globale, ma non chiude alla cooperazione su temi di interesse comune, come il credo che il cambiamento porti nuove prospettive climatico. 
  • Cambiamento climatico 
    Trump si è sempre opposto alle politiche e alla cooperazione per far fronte al cambiamento climatico, etichettate come limiti alla produzione e alla crescita economica. Anche questa volta, infatti, la promessa è di ridurre le regolamentazioni, in dettaglio per supportare l&#;industria automobilistica americana. Harris invece è fortemente impegnata nella lotta contro il credo che il cambiamento porti nuove prospettive climatico, proponendo ambiziosi investimenti nelle energie rinnovabili e politiche per ridurre le emissioni di carbonio. Cionostante, da allorche è stata nominata come candidata democratica alla presidenza, le politiche ambientali sono finite ai margini della sua campagna. 

Dell&#;impatto del risultato delle elezioni USA sulla politica estera americana, sulle sue alleanze e rivalità, parliamo in questa serie speciale di Globally Focus

Donald TrumpKamala HarrisUSA