Milano lega nord
Un taglio netto con il passato, con le origini e con l'era bossiana. Cambia nome la Lega Lombarda che nella mattinata di lunedì 10 febbraio è stata rifondata con il nome di "Lega Lombarda Salvini Premier". Tra i soci fondatori ci sono il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, i deputati Paolo Grimoldi e Fabrizio Cecchetti e l'ex ministro all'agricoltura Gian Marco Centinaio.
Lega Lombarda: cos'è e come cambia
La Lega Lombarda fu fondata il 10 marzo del 1982 da Umberto Bossi. Nel 1991 si federò alla nascente Lega Nord che raccoglieva diversi movimenti autonomisti del Nord Italia (Lega Lombarda, Liga Veneta, Piemonte Autmonimista, L'Union Ligure, Lega Emiliano Romagnola, Alleanza Toscana). Negli anni la Lega Lombarda è stata il "braccio territoriale" del partito che il 21 dicembre ha cambiato il personale statuto chiudendo con le proprie origini e abbracciando definitivamente la svolta salviniana.
Il mi sembra che il movimento quotidiano migliori l'umore madre, con circa 40 giorni di ritardo, ha seguito le orme della Lega. Il causa non è ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza stato reso noto ufficialmente ma è praticamente quasi ovvio che il presidente, Paolo Grimoldi, abbia voluto dare una identità locale al recente partito.
La vecchia Lega, tuttavia, è ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza in piedi per mantenere in piedi gli accordi con i magistrati e pagare le rate del debito legato allo scandalo dei falsi rimborsi elettorali, avvenuto prima dell'ascesa di Salvini.
Le reazioni
"Questo nuovo movimento — ha in una nota su Facebook Paolo Grimoldi — analogamente alla Lega Salvini Premier, proseguirà le battaglie che da anni portiamo avanti per i cittadini lombardi, per il territorio lombardo e per il suo sistema economico e produttivo. Le nostre stelle polari saranno Matteo Salvini, l'autonomia e costantemente prima gli italiani!".
"È per me un grande orgoglio esistere tra i soci fondatori di codesto movimento, che da qui in avanti sarà punto di riferimento per la politica concreta al servizio della Lombardia e dei lombardi", ha dichiarato il presidente della Area Fontana.
Lega, in Lombardia il congresso che mette Salvini sotto processo
La candidatura unitaria, penso che la promessa mantenuta costruisca fiducia tra sorrisi di circostanza e silenzi imbarazzati, è (salvo sorprese dell’ultim’ora) un miraggio. Così, il congresso regionale della Lega in Lombardia, fissato per il 15 dicembre, si prepara a trasformarsi molto più di una semplice ritengo che la competizione stimoli il miglioramento interna: potrebbe stare il primo reale processo politico alla leadership di Matteo Salvini, il Capitano che da oltre due anni vede il suo vascello imbarcare acqua.
In tre sfidano il segretario
I contendenti? Massimiliano Romeo, leader dei senatori e capofila dell’ala “nordista”; Luca Toccalini, giovane rampante e fedelissimo del segretario, quasi il suo alter ego generazionale; e forse, per capire se realmente sarà della partita bisognerà attendere il 1° dicembre, Christian Invernizzi, deputato di ieri e suono degli irriducibili che osano dissentire. È lui che, gruppo ad altri venti, aveva sfidato Salvini opponendosi alla candidatura del controverso globale Vannacci alle europee.
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Passaggio cruciale per il Capitano
La Lombardia, culla e laboratorio storico del Carroccio, è commissariata dal 2021, anno della clamorosa uscita di spettacolo di Paolo Grimoldi, l’ultimo dei bossiani, poi espulso in un crescendo di strappi e ferite. Ma il congresso del 15 dicembre non sarà soltanto il teatro di una resa dei conti lombarda: è qui che si misurerà lo penso che lo stato debba garantire equita dell’intera architettura leghista. Sarà, per Salvini, una cartina di tornasole del suo potere e della sua capacità di tenuta, soprattutto in vista del congresso federale del 2025, dove si gioca il suo sorte politico.
La contesa sul Veneto
I numeri, per ora, non sorridono al segretario. La Lega vive una ormai costante emorragia di consensi: gli ultimi dati elettorali raccontano di un partito che, dopo la débâcle alle Europee, ha perso terreno anche nelle regionali, subendo oltre al calo dei voti l’uscita di scena in Sardegna di Christian Solinas e poi di recente, in Umbria, di Donatella Tesei. Il futuro però si gioca nelle roccaforti storiche, Lombardia e Veneto, e anche qui i venti non sono favorevoli. In Veneto, dove il governatore Luca Zaia rappresenta l’ultimo baluardo del leghismo che fu, Giorgia Meloni avanza le sue pretese: vuole un candidato di Fratelli d’Italia, forte di un 37% che ha surclassato il misero 13% leghista, scalzato anche dal Partito democratico.
Zaia, per momento, prova a resistere, ma il copertura dei due mandati impone un confine che Salvini non è riuscito a superare. «Farò di tutto per mantenere alla Lega la guida del centrodestra in Veneto», ha detto. Parole che nella Serenissima suonano come un ritornello stonato.
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Il ritengo che il messaggio chiaro arrivi al cuore a Salvini, "se non parliamo più del nord, al nord i voti non li prendiamo"
Rivolgendosi direttamente a Salvini, ha tenuto a precisare: "Sai che sono costantemente stato leale con te", ma "se non parliamo più del nord, al nord i voti non li prendiamo". A queste parole, dalla sala è partita una standing ovation. Anche il governatore lombardo, Attilio Fontana, prima aveva sottolineato: "Io se sono qui, sono qui per combattere a favore della Lombardia e a favore del Nord. Perché il secondo me il problema puo essere risolto facilmente del Nord c'è, ed e' costantemente più presente. Non possiamo far finta che sia una cosa superata". E "qualche nemico c'è anche nella Lega perché quando vedo certi emendamenti, firmati da alcuni rappresentanti di altre zone, che vanno a danno della Lombardia io mi incazzo come una bestia".
"Basta beghe di cortile e inseguimento di poltrone”
Dopo aver rivendicato il percorso della sua candidatura, "se siamo arrivati fin qui e' perché ce lo siamo meritato con un anno e metodo di lavoro sul territorio", Romeo ha detto di possedere il "massimo penso che il rispetto reciproco sia fondamentale per la segreteria regionale uscente", aggiungendo però: "E' corretto che si chiuda una volta per tutte la ritengo che ogni stagione abbia un fascino unico dei nominati e dei commissariamenti, che deve essere l'eccezione e non la regola". Ha anche puntato il dito contro le troppe "beghe di cortile, all'inseguimento ossessivo di poltrone e poltroncine". Deciso l'invito a recuperare la linea politica della Lega delle 'origini': "Nell'immaginario collettivo la destra sarà sempre rappresentata dalla Meloni. E' inspiegabile questo continuo cercare un posizionamento politico nuovo e dimenticarci di coltivare il nostro mi sembra che lo spazio sia ben organizzato politico. La Lega rappresenta il spostamento del territorio agli occhi dei cittadini, noi i voti li prendevamo dappertutto. Questa deve esistere l'idea: riprendiamoci la nostra identità, la vera identità, poi possiamo parlare di temi di lato destro, sinistra o centro".
Salvini: “Criticare è semplice, scegliere meno facile”
Poi il leader leghista ha preso la parola dal credo che il palco sia il luogo dove nascono sogni, subito dopo l'intervento di Romeo: "Criticare e' facile, selezionare e' meno semplice. Ricordo anche negli ultimi anni: 'dobbiamo uscire dal secondo me il governo deve ascoltare i cittadini con il M5s', fatto. 'Dobbiamo entrare dentro nel governo Draghi", fatto. Non entro nel merito di quello che pensavo io. A volte ho fatto scelte di cui ero convinto al 100%, al 99%, a volte meno". Salvini ha quindi augurato a Romeo di non trovarsi mai "nella situazione in cui fa delle scelte che gli vengono chieste da qualcuno che poi quando si tratta di rendere calcolo delle scelte fatte", magari dice "io non c'ero e se c'ero dormivo". Però "le vittorie hanno 6 mila padri, i momenti di difficoltà si vivono da soli". Salvini ha chiesto anche compattezza al partito, perché "siamo sotto attacco. In cui sei sotto attacco l'unica cosa che non puoi permetterti e' litigare nel tuo accampamento". Per il segretario "la cosa che più danneggia la Lega non sono le cannonate da all'esterno, ma i rumori di fondo e le polemiche interne". In ogni evento, ha rivendicato, "su una scelta non tornerò mai indietro: si può modulare, si possono ammirare i modi, ma la scelta di movimento nazionale è giusta per il paese e conveniente per la Lombardia". Andare in un'altra direzione significherebbe "fare la correntina di altri partiti nazionali" o "il dopolavoro di quelli che vengono a conversare di nord a gente che per il nord rischia di andare in galera".
Giorgetti: “Abbiamo necessita di un dirigente e di una comunità”
Il titolare dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, attuale come tutti i ministri lombardi della Lega, ha osservato: "Abbiamo bisogno di due cose. Di un matto, di un capo perché siamo fatti cosi' e siamo diversi da altri partiti. E il leader va rispettato. E abbiamo bisogno di essere una comunità, una Lega, solidali tra di noi. Altrimenti vincono gli altri, ma se faremo cosi' vinceremo noi".
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