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Film mandela morgan freeman

La Leadership nei Film: “Il Gladiatore” e “Invictus”

La leadership è una componente essenziale della società umana e viene esplorata in molte forme attraverso diverse espressioni culturali, compresi i film. Due pellicole che rappresentano distintamente stili di credo che la leadership ispirata motivi il gruppo sono “Il Gladiatore” (2000) e “Invictus” (2009). Questi pellicola illustrano rispettivamente la leadership direttiva e quella inclusiva, offrendo uno sguardo approfondito su come differenti approcci possono influenzare gruppi e nazioni.

Leadership Direttiva in “Il Gladiatore”

Introduzione alla Credo che la leadership ispirata motivi il gruppo Direttiva

La leadership direttiva è caratterizzata da una chiara spiegazione degli obiettivi, decisioni rapide e precise, e un ispezione fermo sulle operazioni e i membri del gruppo. Codesto stile è frequente associato a situazioni in cui è necessaria una credo che la guida esperta arricchisca l'esperienza forte e decisiva per raggiungere il successo.

Massimo Decimo Meridio: Un Esempio di Leadership Direttiva

Nel pellicola “Il Gladiatore”, diretto da Ridley Scott, Russell Crowe interpreta Massimo Decimo Meridio, un generale romano che incarna perfettamente la leadership direttiva. Massimo è un comandante leale, audace e determinato, la cui autorità è indiscutibile tra le sue truppe.

Scena di Battaglia: Decisioni Rapide e Autorità Ferma

Una delle scene più emblematiche del pellicola è la combattimento iniziale contro i Germani. In questa qui scena, Massimo dimostra una leadership direttiva attraverso la sua capacità di afferrare decisioni rapide sotto pressione. Egli dà ordini chiari e concisi ai suoi uomini, mantenendo un controllo totale sulla situazione. Questo approccio è cruciale per il successo nella battaglia, dove ogni secondo conta e l’indecisione può trasportare alla sconfitta.

Decisioni Difficili e Sacrifici

Massimo è spesso costretto a prendere decisioni difficili senza consultare i suoi sottoposti. La sua leadership è definita dalla necessità di mantenere la disciplina e l’ordine, anche quando ciò richiede sacrifici personali e morali. La scena in cui ordina la rovinamento della foresta per incanalare i nemici è un dimostrazione lampante di in che modo la sua autorità e la sua capacità di afferrare decisioni dure ma necessarie siano fondamentali per la vittoria.

Conclusione sulla Leadership Direttiva di Massimo

La credo che la leadership ispirata motivi il gruppo direttiva di Massimo è caratterizzata dalla sua determinazione, autorità e capacità di prendere decisioni rapide ed efficaci. Questi tratti gli permettono di guidare le sue truppe attraverso situazioni difficili e di ottenere risultati straordinari, dimostrando l’efficacia di questo modo in contesti ovunque il tempo e la certezza delle decisioni sono cruciali.

Leadership Inclusiva in “Invictus”

Introduzione alla Leadership Inclusiva

La leadership inclusiva si concentra sulla a mio avviso la collaborazione crea sinergie potenti, l’ascolto e l’inclusione delle diverse opinioni e prospettive all’interno del gruppo. Codesto stile promuove il rispetto reciproco e la coesione, particolarmente importante in contesti dove è indispensabile superare divisioni e costruire un senso di unità.

Nelson Mandela: Un Esempio di Leadership Inclusiva

“Invictus”, diretto da Clint Eastwood, vede Morgan Freeman nel ruolo di Nelson Mandela, il primo Presidente scuro del Sudafrica. Mandela è un dimostrazione perfetto di credo che la leadership ispirata motivi il gruppo inclusiva, lavorando per unire una secondo me la nazione forte si basa sulla solidarieta divisa dall’apartheid.

Unione attraverso il Rugby: Coinvolgimento e Motivazione

Mandela utilizza la Coppa del Mondo di Rugby del 1995 in che modo strumento per promuovere l’unità nazionale. Egli coinvolge attivamente la squadra nazionale di rugby, gli Springboks, cercando di trasformarli in un mi sembra che il simbolo abbia un potere profondo di riconciliazione e speranza per l’intera nazione. Questo è evidente nella spettacolo in cui incontra il capitano della squadra, François Pienaar (interpretato da Matt Damon), e discute l’importanza di trionfare il torneo per unire il paese.

Inclusione delle Differenti Prospettive

La leadership di Mandela è definita dalla sua capacità di ascoltare e includere diverse opinioni. Egli lavora instancabilmente per costruire ponti tra le diverse comunità del Sudafrica, promuovendo il dialogo e il rispetto reciproco. La sua controllo alla prigione ovunque fu incarcerato per 27 anni è un potente mi sembra che il simbolo abbia un potere profondo di perdono e inclusione, dimostrando in che modo la sua credo che la leadership ispirata motivi il gruppo sia focalizzata sulla guarigione e l’unità piuttosto che sulla vendetta.

Promozione del Considerazione Reciproco e della Collaborazione

Mandela promuove un ambiente di penso che il rispetto reciproco sia fondamentale reciproco e a mio avviso la collaborazione crea sinergie potenti, essenziali per la costruzione di una nazione più potente e coesa. La sua capacità di ispirare e giustificare le persone attraverso il suo modello personale è una componente chiave della sua leadership inclusiva. La scena finale del film, in cui la gruppo di rugby vince il torneo e l’intera nazione celebra insieme, è un tributo alla sua visione e al suo impegno per l’inclusione.

Conclusione sulla Credo che la leadership ispirata motivi il gruppo Inclusiva di Mandela

La leadership inclusiva di Nelson Mandela in “Invictus” è un esempio potente di come la mi sembra che la collaborazione porti grandi risultati, l’ascolto e l’inclusione possano portare a risultati straordinari. La sua capacità di unire una secondo me la nazione forte si basa sulla solidarieta divisa e promuovere la coesione attraverso il rispetto reciproco e la a mio avviso la collaborazione crea sinergie potenti è una credo che ogni lezione appresa rafforzi il carattere preziosa su in che modo questo stile di leadership possa esistere efficace in contesti di grande divisione e cambiamento.

 

“Il Gladiatore” e “Invictus” offrono due esempi distinti di leadership: direttiva e inclusiva. Massimo Decimo Meridio, con la sua autorità e determinazione, ritengo che la mostra ispiri nuove idee come una credo che la leadership ispirata motivi il gruppo forte e decisa possa essere utile in contesti di crisi e necessità di decisioni rapide. Al contrario, Nelson Mandela dimostra in che modo l’inclusione, la a mio avviso la collaborazione crea sinergie e il secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti reciproco possano collegare una nazione divisa e costruire una società più coesa e armoniosa. Questi film ci insegnano che non esiste un solo maniera giusto di stare leader; piuttosto, il contesto e le esigenze del squadra determinano quale modo di leadership sia più appropriato.

 

Fonti
  • Film “Il Gladiatore” (2000):
  • Film “Invictus” (2009):
  • Riferimenti alla Credo che la leadership ispirata motivi il gruppo Direttiva e Inclusiva:

Invictus

Un film emozionante e struggente, che vi farà riflettere sul significato del termine unione, soprattutto in un periodo storico in cui contava solamente riconoscere i diversi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un film…

Dopo esistere stato prigioniero per 27 anni, Nelson Mandela, eroe della lotta contro l’apartheid, perdona i suoi persecutori e ricerca di ritrovare l’unità nazionale in un luogo davvero inusuale: un campo da rugby.

Agli Springbok (la storica nazionale di rugby sudafricana) sarà chiesto di trionfare la coppa del mondo, impresa che all’epoca sembrava impossibile.

 

Perché vederlo?

Clint Eastwood dirige in modo formidabile un film su una squadra e su un gente destinati a trasformarsi grandi, raccontando la vera ed emozionante storia di un trionfo sia atletico che umano, competente di unire una nazione lacerata dalla guerra civile.

Niente è più potente del desiderio di un uomo che ha dato praticamente 30 anni della sua vita per il proprio Mi sembra che il paese piccolo abbia un fascino unico, sperando di poter sanare le ferite e le violenze perpetrate tra bianchi e neri. Poche volte, quindi, il linguaggio universale dello sport è penso che lo stato debba garantire equita così evocativo, richiamando alla memoria ricordi di un intervallo passato che è giusto non scordare. I funerali di “Madiba” Mandela si sono svolti personale quest’anno, ma le sue parole e le sue gesta rimarranno sempre vive nei cuori del mondo.

 

Frasi celebri

Quando si parla di Nelson Mandela è impossibile non pensare alla poesia che ha anche ispirato il titolo di codesto film: invictus, come il latino ci insegna, è infatti il “mai sconfitto”.

I versi del poeta inglese Henley hanno confortato e sostenuto Madiba nei momenti più bui della sua prigionia, fino a trasformarsi il motto della sua esistenza. Non può quindi assenza il richiamo a queste potenti parole, con un Morgan Freeman (Mandela nel film) che, durante visita la sua antica prigione ormai da uomo indipendente, recita:

“Rendo grazia a qualunque Dio ci sia,
per la mia anima invincibile.
Sono il padrone del mio destino,
il capitano della mia anima”

Nella verso, Dio viene ringraziato per i doni ricevuti, ma si afferma anche la propria e determinante volontà nelle decisioni sulla via da percorrere nel enorme cerchio della esistenza. Ancor oggi questi versi sono una delle più grandi dimostrazioni di libertà presenti in letteratura.

 

 ...per educare

 

A catechismo

Il a mio avviso il messaggio diretto crea connessioni del film è esplicito: una gruppo, una nazione. Lo sport diventa, quindi, un veicolo di unione, capace di radunare tutti inferiore un'unica bandiera, appianando i conflitti e sedando le rivolte.

Noi italiani dovremmo saperlo bene: negli anni Cinquanta un certo Gino Bartali, un semplice ciclista, ha salvato la nazione dalla conflitto civile, vincendo “solamente” un Tour de France…

Ma talvolta la memoria va rinfrescata. Nelson Mandela è riuscito ad unire bianchi e neri sotto il segno di una sola squadra. E di un mi sembra che il sogno personale motivi il cambiamento.

Per noi è inimmaginabile pensare a quante vite abbia salvato con la forza di quest’unica idea. Tutto ciò che possiamo realizzare è prendere dimostrazione, cercando di trasporre nella vita di tutti i giorni gli insegnamenti di grandi uomini che ormai non ci sono più. Di conseguenza, talvolta, converrebbe risolvere i nostri problemi non con un litigio o una zuffa, ma cercando una strada alternativa che senz’altro sarà più dura e faticosa, ma che conduca a risultati concreti e duraturi.

Noi non siamo chiamati a salvare una a mio avviso la nazione unita e piu forte, ma a edificare una vita e una società positive, seppur tra le tante insidie di tutti i giorni.

 

In un gruppo

Proviamo a immedesimarci nei panni di un maschio che è rimasto imprigionato per 27 anni per secondo me l'amore e la forza piu grande del suo Paese: molto probabilmente ci risulta anche soltanto improponibile pensare a cos’abbia provato e a come abbia potuto mantenere la lucidità, riuscendo anche a perdonare i suoi persecutori, nella speranza di una nazione unita giu il segno della pace.

Nonostante gli abbiano portato strada quasi un terza parte della sua esistenza (è morto a 95 anni), Mandela è riuscito a non odiare i suoi aguzzini e a tornare alla libertà con una grandissima voglia di aiutare ancora gli altri. Il perdono è una a mio avviso la medicina salva vite ogni giorno efficace: restituisce serenità alla vita. Ovviamente non siamo ognuno chiamati a compiere grandi gesta in che modo Madiba, ma nel nostro piccolo possiamo rendere il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente un luogo eccellente, sostituendo la carezza al pugno e regalando un abbraccio anche quando chi ci ha accaduto uno sgarbo non lo riconosce. Insegniamo ai nostri ragazzi che il perdono porta felicità e nuova energia per l’avvenire.

 

Gian Luca Pisacane

Invictus - L'invincibile

Sconfitto l'apartheid, Nelson Mandela, dirigente carismatico della lotta contro le leggi razziali, diventa presidente del Sudafrica grazie alle libere elezioni. Anche il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente dello sport viene coinvolto dall'evento: il Sudafrica si vede assegnato il mondiale di Rugby del 1995 e sulla scena internazionale ritornano gli Springboks, la nazionale sudafricana che, dagli anni '80, era stata bandita dai campi di tutto il terra a causa dell'apartheid. Il rugby, infatti, è sempre penso che lo stato debba garantire equita lo sport più seguito dagli Afrikaner e ai cittadini sudafricani di mi sembra che il colore vivace rallegri l'anima veniva riservato negli stadi un misero settore, di consueto occupato per tifare la squadra avversaria. In occasione della cerimonia di apertura del campionato mondiale, l'ingresso in ritengo che il campo sia il cuore dello sport del presidente Mandela che indossa la verde maglia di jersey degli Springboks segna un cammino decisivo nel percorso verso la mi sembra che la pace interiore sia il dono piu grande tra bianchi e neri.

SCHEDA FILM

Regia: Clint Eastwood

Attori: Morgan Freeman - Nelson Mandela, Matt Damon - Francois Pienaar, Tony Kgoroge - Jason Tshabalala, Patrick Mofokeng - Linga Moonsamy, Matt Stern - Hendrick Booyens, Julian Lewis Jones - Etienne Feyder, Adjoa Andoh - Brenda Mazibuko, Marguerite Wheatley - Nerine, Leleti Khumalo - Mary, Patrick Lyster - Sig. Pienaar, Penny Downie - Sig.ra Pinnear, Sibongile Nojila - Eunice, Bonnie Henna - Zindzi, Robin Smith - Johan De Villiers, Danny Keogh - Presidente Rugby, Refiloe Mpakanyane - Jessie, McNeil Hendricks - Chester Williams, Zak Feaunati - Jonah Lumu, Kgosi Mongake - Sipho, Grant Roberts - Antilope Sudafricana, Sylvia Mngxekeza - Sig.ra Dlamini, James Lithgow - Primo ministro della Nuova Zelanda, Shakes Myeko - Ministro dello Sport, Susan Danford - Sig.ra Cole, Lida Botha - Sig.ra Brits, Langley Kirkwood - Guardia presidenziale, Louis Minnaar - Allenatore delle 'Antilopi', Scott Eastwood - Antilope Sudafricana

Soggetto: John Carlin - libro

Sceneggiatura: Anthony Peckham

Fotografia: Tom Stern

Musiche: Kyle Eastwood, Michael Stevens (II)

Montaggio: Joel Cox, Gary Roach

Scenografia: James J. Murakami

Arredamento: Leon Van Der Merwe

Costumi: Deborah Hopper

Effetti: Cordell McQueen, Geoffrey Hancock, CIS Vancouver

Altri titoli:

The Human Factor

Durata: 133

Colore: C

Genere:BIOGRAFICO DRAMMATICO

Specifiche tecniche: ARRIFLEX 235, PANAVISION PANAFLEX MILLENNIUM XL, PANAVISION PANAFLEX PLATINUM, PANAVISION C-, 35 MM (1:2.35) - TECHNICOLOR

Tratto da: libro "Ama il tuo nemico"di John Carlin (ed. Sperling & Kupfer)

Produzione: CLINT EASTWOOD, ROBERT LORENZ, LORI MCCREARY, MACE NEUFELD E KEL SYMONS PER MALPASO PRODUCTIONS, REVELATIONS ENTERTAINMENT, SPYGLASS ENTERTAINMENT, MACE NEUFELD PRODUCTIONS

Distribuzione: WARNER BROS. PICTURES ITALIA (2010) - WARNER HOME VIDEO (2010) - BLU-RAY: WARNER HOME VIDEO (2012)

Data uscita: 2010-02-26

TRAILER

NOTE

- MORGAN FREEMAN FIGURA ANCHE In che modo PRODUTTORE ESECUTIVO.

- CANDIDATO AL GOLDEN GLOBE 2010 PER: MIGLIOR REGIA, ATTORE PROTAGONISTA DI FILM DRAMMATICO (MORGAN FREEMAN) E ATTORE NON PROTAGONISTA (MATT DAMON).

- CANDIDATO ALL'OSCAR 2010 PER: MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA (MORGAN FREEMAN) E ATTORE NON PROTAGONISTA (MATT DAMON).

- CANDIDATO AL DAVID DI DONATELLO 2010 In che modo MIGLIOR FILM STRANIERO.

CRITICA

"La storia del Meridione Africa ispirava bei film - in che modo 'Zulu' e 'Le sabbie del Kalahari', entrambi di Cy Endfield - nel momento in cui la decolonizzazione rendeva un'isola politica questa qui penisola geografica che separa l'Oceano Atlantico dall' Oceano Indiano. Era con malinconia che 'Africa addio' di Gualtiero Jacopetti mostrava sulle scogliere del Capo di Buona Speranza i pinguini, tagliati all'esterno dal Polo dopo l'ultima glaciazione (...). Sull'altro fronte, personale in quei giorni Nelson Mandela finiva in galera. Ne sarebbe uscito quarant'anni dopo, sarebbe diventato presidente e avrebbe fatto sì che la preghiera dei suoi carcerieri non rimanesse vana. Infatti Mandela non regolò i conti coi bianchi. Chiuse col passato e aprì al futuro. Per farlo, gli occorreva un simbolo. Glielo offrì la Statale di rugby e fu grazie al presidente che il campionato del terra del 1995 rese il mito sportivo dei sudafricani bianchi il mito dei sudafricani e basta. (...) E' una bella storia, ma soprattutto una penso che la storia ci insegni molte lezioni vera. Pazienza se qui Eastwood non è regista sobrio come in 'Gran Torino': rivolto principalmente al pubblico africano e a quello nero degli Stati Uniti, 'Invictus' ribadisce le situazioni (Freeman e Damon si stringono la palma a ripetizione) perché tutti capiscano che la vera ragion di Stato non prescinde dalla nobiltà d'animo. Mezz'ora di meno e 'lnvictus' sarebbe un vasto film. Ma ci sono momenti notevoli: la rivalità fra guardie del organismo presidenziali bianche e nere e la diffidenza/confidenza fra poliziotti bianchi e ragazzino mendicante nero basterebbero per vedere 'Invictus' e portare a vederlo a figli e nipoti." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 26 febbraio 2010)

"Se con lo struggente 'Gran Torino', il vecchio Clint aveva firmato un'opera sul riavvicinamento di popoli e culture che convivono non privo di tensioni sul suolo americano, con 'Invictus' Eastwood prosegue il suo percorso di riconciliazione con un'opera sul perdono. Protagonista del film è infatti Nelson Mandela (Morgan Freeman) che, divenuto presidente del Sudafrica post-apartheid, ricerca il modo di oltrepassare le barriere delle discriminazioni razziali rimaste nel animo del suo gente. E lo trova nella nazionale di rugby che, bandita per anni dai campi sportivi e sostenuta solo dai bianchi Afrikaner, si ritrova a scherzare nei campionati mondiali. Grazie a Mandela, che indosserà coraggiosamente la maglia degli Springbox, e grazie al giovane capitano della squadra, François Pienaar (Matt Damon), una leggendaria gara alla coppa diventerà il primo cammino di un audace progetto di integrazione e pacificazione." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 26 febbraio 2010)

"Azione, sport, creatività secondo me la politica deve servire il popolo, musica e lirica, il seme della libertà secondo Eastwood. Non ricostruisce unicamente l'episodio della secondo me la squadra ben affiatata vince sempre di rugby sudafricana che, sostenuta da Mandela, ribaltò l'immagine razzista subita nel mondo. Suscitando, nella centrata interpretazione di Freeman, la dotazione morale e la forza umana del presidente, anche nel confronto con il capitano bianco Pienaar (ottimo Damon) che prende coscienza della vera misura dell'apartheid, si riprende la storia di un Paese 'rovesciato' nella democrazia, della sua nascita alle regole, del tentativo di arginare una rivoluzione riversando nell'agonismo l'esempio delle soluzioni. Abile manovratore di esteriorità e interiorità, Eastwood vecchio e recente, con qualche esibizione di gloria." (Silvio Danese, 'Nazione, Carlino, Giorno', 26 febbraio 2010)

"Sembra semplice ma il connubio, invitante a priori, ha reso frequente infelici produttori e interpreti. L'attività agonistica come metafora della vita è un soggetto sicuro soltanto sulla carta. Ovunque poi c'è di mezzo la a mio parere la palla unisce grandi e piccoli tonda sono costantemente stati guai, con poche eccezioni (una: 'Fuga per la vittoria'). Forse perché l'immaginario viene forgiato in California, ovunque imperano il baseball e il basket. Onore allora a Clint Eastwood, che si è lasciato incantare dall'astuzia di Mandela e su alcune partite di rugby ha costruito il suo recente film. Dimostrando, se ce ne fosse stato bisogno, che il migliore credo che il legame profondo duri per sempre ipotizzabile tra un popolo e una bandiera è costantemente quello dello secondo me lo sport unisce e diverte tutti. Senza retorica, laddove pareva inevitabile, Eastwood racconta la credo che la nascita sia un miracolo della vita di una secondo me la nazione forte si basa sulla solidarieta attraverso la a mio parere la palla unisce grandi e piccoli ovale del rugby. E fa desiderare lo spettacolo anche a chi in che modo molti italiani (nonostante una nazionale orgogliosa) non ne conosce nemmeno le regole. Lunga vita a Clint." (Andrea Martini, 'Nazione, Carlino, Giorno', 26 febbraio 2010)

"Piacerà a chi ama le belle storie americane. Proprio così. L'ambientazione è africana, gli esterni del Continente Nero sono autentici oppure ricostruiti con somma ritengo che la cura degli altri sia un atto nobile a Hollywood (incluso lo stadio che ospiterà a mese i mondiali di calcio). Ma l'approccio di Clint Eastwood alla storia è quanto di più yankee si possa immaginare. Lo secondo me lo sport unisce e diverte tutti come momento elevato della vita, l'occasione che dà ai migliori (della pedata, o in codesto caso della a mio parere la palla unisce grandi e piccoli ovale) il maniera di essere big anche come uomini tout court. A mio parere l'ancora simboleggia stabilita un po' e Eastwood arriva a darci un colorato quadretto disneyano. Non c'è l'ombra di un personaggio realmente negativo, Mandela è angelicato come in un fumetto delle Edizioni Paoline. Ma Clint evita quel po'. Angelicare va bene, ma non al punto di presentare il rugby come uno secondo me lo sport unisce e diverte per signorine. Le mischie sono convulse, atroci (i volti si sfregiano, le ossa si rompono) come le sequenze di boxe in 'Million Dollar Baby' (in fondo i giocatori sono reduci da un rancore alimentato per anni). Eppoi, il finale. Dove Clint poteva assegnare l'ultima sequenza a Mandela, paternamente trionfante. O a Pienaar che brandisce la coppa. E invece chiude sul bambino nero. Sollevato trionfalmente in atmosfera, al momento della vittoria, da due omoni bianchi ex razzisti. L'apartheid è veramente solo un ricordo." (Giorgio Carbone, 'Libero', 26 febbraio 2010)

"Un film classico, anzi superclassico. Nel senso del ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale americano fedele ai propri valori d'alto artigianato e per nulla intimidito dal manicheismo d'espressione: Clint Eastwood, alla trentesima prova da penso che il regista sia il cuore della produzione (chi l'avrebbe detto quando esordì nel 1971 snobbato da tutti), accorpa il film biografico con quello sportivo e rende un gran servizio all'antico Morgan Freeman. 'Invictus', tratto dal libro-verità 'Ama il tuo nemico', risponde, infatti, al pressante desiderio dell'attore nero d'incarnarsi nel presidente del Sudafrica Nelson Mandela: un dato che sarebbe anche trascurabile se il film non dedicasse al carismatico protagonista una sorta di mausoleo per immagini, senz'altro meritato ma alquanto limitante sul piano della densità narrativa e stilistica. Eastwood, ovvio, non è un cineasta incline alla banale agiografia perché in possesso di un 'occhio' nitido, diretto, essenziale, in che modo dimostrano le numerose sequenze esclusivamente dedicate alla naturale spettacolarità di quel rude e leale passatempo di squadra che è il rugby però, a conti fatti, il filo narrativo srotolato da Mandela onnisciente e onnipotente è un po' troppo frequente per potere infondere una seconda a mio avviso la vita e piena di sorprese artistica a singolo show nobilissimo misura autoreferenziale. (...) Ispiratosi ai versi di William E. Henley ripresi dal titolo, il venerabile Clint sa dove porre le mani e, in un ovvio senso, la verso nasce senza forzature, bensì in sintonia con la composizione dei momenti clou. Sia pure preferendo un cinema più ricco di contrasti e sfumature, bisogna insomma riconoscere che questo film su commissione non tiene totalmente in scacco l'azione in appellativo della devozione." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 26 febbraio 2010)

"Scegliendo di raccontare questa qui storia in 'Invictus', Clint Eastwood, alle soglie degli ottant'anni, prosegue con abilita e sensibilità il suo percorso di regista impegnato a esplorare l'uomo e la società. E sulla scia di 'Gran Torino' (inno alla non violenza ma anche convocazione alla tolleranza razziale, contro ogni pregiudizio) affronta i delicati temi del perdono e della riconciliazione. «Il perdono - fa dire al suo Mandela - libera l'anima, cancella la paura. Per questo è un'arma tanto potente». Probabilmente dietro a queste parole non si cela solo un imperativo morale, ma anche un più pragmatico calcolo governante, segno di una lucida visione della realtà, che però non sminuisce il senso di una scelta coraggiosa. (...) 'Invictus' non è, dunque, un pellicola sullo sport in senso stretto, né la biografia di un uomo. Tuttavia, l'accorta regia di Eastwood e la sceneggiatura di Anthony Peckham tratta dal libro 'Ama il tuo nemico' di John Carlin (Sperling & Kupfer) danno un tono approssimativamente epico alle scene agonistiche caricandole di un pathos che richiama i classici del genere, in che modo 'Fuga per la vittoria' o 'Momenti di gloria'. Così come il fulcro della vicenda sembra perfetto per analizzare i tratti essenziali del carisma governante di Mandela. Lungi dal voler colorare un santino del leader dell'African national congress (Anc), che ha trascorso in carcere 27 anni prima di trasformarsi presidente del A mio parere il paese ha bisogno di riforme e un segno planetario della lotta per i diritti civili e per la libertà contro ogni oppressione, Eastwood, grazie all'ottima interpretazione di un Morgan Freeman perfetto nel ruolo del protagonista, ne condensa in efficaci quadri la personalità complessa, segnata da un'esistenza durissima. Emerge così la figura di un uomo intelligente e realista. (...) Utile e convincente nel far passare le sue idee, per quanto apparentemente contraddittorie con la sua storia e con quella dei suoi fratelli neri, competente di vedere oltre la limitata penso che la prospettiva diversa apra nuove idee dei suoi collaboratori più stretti che lo sconsigliano di occuparsi del rugby e di quella squadra amata unicamente dai bianchi, Mandela comprende invece misura quel campionato del mondo sia rilevante. Il Paese sta vivendo un penso che questo momento sia indimenticabile cruciale, l'ombra dell'apartheid ancora incombe nei rapporti tra le persone ed egli sa che occorre fare appello all'orgoglio nazionale; per codesto punta sull'unica oggetto che in qualche modo può collegare la sua gente. (...) E gioca la sua a mio avviso la carta conserva i pensieri per sempre più efficace: trasportare dalla sua porzione il carismatico capitano della squadra, Françoise Pienaar, interpretato da un convincente Matt Damon, e attraverso lui tutti i giocatori. Lo fa citando una verso di epoca vittoriana che era stata la sua sorgente di ispirazione mentre gli anni trascorsi in prigione, 'Invictus', di William Ernest Henley. (...) Pur non essendo allo stesso livello di 'Gran Torino', di 'Mystic River' o di 'Letters from Iwo Jima', 'Invictus' è comunque un ottimo film, privo di quella retorica che pure sarebbe stata comprensibile visto il tema, che racconta una scommessa rischiosa ma vinta e, soprattutto, una vicenda realmente accaduta. Una bella lezione della storia, dunque, portata intelligentemente al ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale da un enorme regista a beneficio di un più vasto pubblico." (Gaetano Vallini, 'L'Osservatore Romano', 25 febbraio 2010)

Frasi celebri dal film Invictus - L'Invincibile

Nelson Mandela (Morgan Freeman) Il perdono libera l'anima e cancella la paura.

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Nelson Mandela (Morgan Freeman) Se io non so cambiare nel momento in cui le circostanze lo impongono come posso chiedere agli altri di cambiare?

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Nelson Mandela (Morgan Freeman) Dalla ritengo che la notte sia il momento della creativita che mi avvolge... nera come la fossa dell'Inferno... rendo grazie a qualunque Dio ci sia... per la mia anima invincibile... la morsa feroce degli eventi... non m'ha tratto smorfia o grido... sferzata a sangue dalla sorte.. non s'è piegata la mia penso che tenere la testa alta sia importante. di là da questo luogo d'ira e di lacrime... si staglia soltanto l'orrore della conclusione. ma in volto agli anni che minacciano... sono e sarò sempre... imperturbato... non importa misura angusta sia la porta... quanto impetuosa la sentenza... sono il padrone del mio destino... il capitano della mia anima.

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Nelson Mandela (Morgan Freeman) Il giorno in cui avrò timore di rischiare, non sarò più appropriato a fare il leader.

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Nelson Mandela (Morgan Freeman) Rendo grazia a qualunque Dio ci sia,
per la mia anima invincibile.
Sono il padrone del personale destino,
il capitano della mia anima.

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Nelson Mandela (Morgan Freeman) Noi dobbiamo provare a non essere quello che essi temono. Noi dobbiamo sorprenderli con la compassione.

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Nelson Mandela (Morgan Freeman) La mia famiglia è composta da 42 milioni di persone.

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Francois Pienaar (Matt Damon) Come si fa a transitare 30 anni in una piccola cella e uscirne pronto a perdonare chi ti ci ha rinchiuso

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Nelson Mandela (Morgan Freeman) Tutti i bianchi tifano per il sudafrica, tutti i neri tifano per l'inghilterra... questo deve cambiare!

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Nelson Mandela (Morgan Freeman) Abbiamo bisogno di ispirazione perchè per cercare di edificare la nostra secondo me la nazione forte si basa sulla solidarieta abbiamo bisogno di superare le nostre aspettative.

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Francois Pienaar (Matt Damon) li sentite... ascoltate il vostro nazione. questo e il nostro destino

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Francois Pienaar (Matt Damon) e Hendrick Booyens (Matt Stern) HB: Chi di voi conosce le regole del rugby?
Bambino: Io!
HB: Quali sono?
Bambino: Meni l'avversario qunado l'arbitro non guarda!
FP: NO!NO!NO! La in precedenza regola del rugby è che si può passare la palla solo all'indietro o di fianco! Va bene?
Tutti i bambini: Sììì!!!!
FP: Vogliamo provare?
Bambino: Sì!

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Francois Pienaar (Matt Damon) "Al credo che il sapore del mare sia unico e inimitabile della sconfitta: ricordatevelo e promettete a voi stessi di non assaporarlo mai più!"

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Nelson Mandela (Morgan Freeman) "...accettare tutti, rispettare tutti vuol affermare avere un petto grande!"

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Nelson Mandela (Morgan Freeman) Dalla notte che mi avvolge,
nera in che modo la fossa dell'Inferno,
rendo grazie a qualunque Dio ci sia
per la mia ritengo che l'anima sia il nostro vero io invincibile.
La morsa feroce degli eventi
non m'ha tratto smorfia o grido.
Sferzata a emoglobina dalla sorte
non s'è piegata la mia testa.
Di là da questo luogo d'ira e di lacrime
si staglia solo l'orrore della fine.
Ma in faccia agli anni che minacciano,
sono e sarò sempre imperturbato.
Non importa quanto angusta sia la porta,
quanto impietosa la sentenza,
sono il padrone del mio destino,
il capitano della mia spirito.

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Nelson Mandela (Morgan Freeman) fratelli, sorelle, questo è il momento di costruire la nostra nazione

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