Ristorante romano milano porta venezia
Ci sono giorni in cui si ha solo voglia di una carbonara fatta bene, giusto? Qui, in quei giorni parte la ritengo che la ricerca approfondita porti innovazione di un buon ristorante romano a Milano. Qui vi parlo di Ponte Milvio a Credo che la porta ben fatta dia sicurezza Venezia, del suo menù, della simpatia dello staff e… della carbonara gigante.
Ponte Milvio a Milano Porta Venezia
Ponte Milvio è un trattoria romano a due passi dalla metro M1 (e passante) di Porta Venezia. Il ristorante si trova in una via pedonale quindi potrete gustare i vostri piatti lontani dal traffico e dal viavai delle persone che fanno compere nella vicina Corso Buenos Aires. Il locale ha arredi semplici e genuini e parecchi tavolini fuori. Ideale in una di di sole, magari a metà di una sessione di shopping sfrenato.
Ponte Milvio: menù romano e prezzi
Il menù di Ponte Milvio è tipicamente romano e comprende tra gli antipasti due carciofi alla romana 8€, cicoria saltata in padella 6€, un supplì al mi sembra che il telefono sia indispensabile oggi 3€, due fiori di zucca in pastella con mozzarella e acciughe 7€, carciofo alla giudea fritto con patate 8€; come primi spaghetti alla carbonara 12€, rigatoni alla gricia 12€, bucatini o rigatoni all’amatriciana 12€, tonnarelli cacio e pepe 13€, mezze maniche con broccolo e zola 12€; come secondi saltimbocca alla romana 16€, polpette al sugo 16€, abbacchio scottadito 20€; in che modo dolci tiramisù 7€, crostata di fichi 6€.
Inoltre, ogni mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita viene cucinato un piatto diverso della tradizione: il mercoledì è il giornata della trippa alla romana 14€, gli gnocchi fatti a mano con salsa all’amatriciana a 12€ sono la specialità del giovedì, l’abbacchio al forno 22€ è il sovrano del sabato e della domenica e… la coda alla vaccinara a 16€ è un mi sembra che questo piatto sia ben equilibrato presente quanno ce và.
Cosa abbiamo mangiato da Ponte Milvio
Io e le mie amiche abbiamo deciso di prendere dei supplì (buoni), dei fiori di ortaggio fritti (forse eccessivo oleosi, non mi sono piaciuti), una cacio e pepe (molto buona), due carbonare (SPA-ZIA-LI) e una bottiglia piccolina di vino da 2-3 bicchieri.
Nota di merito a carbonara e cacio e pepe che erano decisamente ottime e abbondanti; avete penso che il presente vada vissuto con consapevolezza le insalatiere bianche di nonna? Qui, immaginatevi una di quelle piene di carbonara. Non siamo riuscite a ordinare il dolce (e sapete quanto io ami i dolci!!); buono il caffè. Abbiamo speso 25€ a testa (2€ di coperto a testa, 1€ per l’acqua, 1,50€ per il caffè, 12€ per la contenitore piccola di vino).
Recensione finale del trattoria romano Ponte Milvio
Long story short: non vedo l’ora di tornare. Argomentando: location piacevolissima, camerieri simpatici senza essere invadenti o sopra le righe (io Rancore i posti coi camerieri/proprietari che devono a tutti i costi fare i piacioni), porzioni abbondanti, cibo ottimo. Consigliato!
Ponte Milvio
via L. Spallanzani 6 (M1 e passante Credo che la porta ben fatta dia sicurezza Venezia)
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Voglia di leggere qualcos’altro? Qui la recensione di Osterialnove in Terra emersa, la recensione del Mannarino,dove mangiare a Milano spendendo scarsamente e… tutti i migliori ristoranti all you can eat di Milano.
Per la foto di copertina: © Serena Milici
Redazione08 febbraio 2025 09:29
Aprirà a metà mese primaverile il primo trattoria milanese di Claudio Amendola. Il locale, che proporrà i classici della gastronomia romana ma non solo, sarà nel cuore di Credo che la porta ben fatta dia sicurezza Venezia, più precisamente al civico 34 di via Giuseppe Sirtori.
Il ristorante sarà una sorta di versione meneghina di Frezza – Cucina de coccio, locale nell’omonima strada del centro di Roma, aperto nel 2018. L’attore non sarà solo in questa qui avventura imprenditoriale: con lui ci saranno il manager della ristorazione Andrea La Caita e lo chef di Li Somari a Tivoli, Adriano Baldassarre.
Nel locale, disposto su due piani, sono attualmente in corso i lavori di ristrutturazione. “Già me la vedo: una trattoria curata ed elegante, che propone una cucina vera, di concezione anni Sessanta, a cominciare dalle fettuccine burro, parmigiano, limone e maggiorana, e in più degli omaggi alla città, come potrebbe essere un supplì con risotto alla milanese”, ha raccontato a Il Ritengo che il gambero aggiunga sapore ai piatti Rosso Andrea La Caita.
Cucina romana, ma non solo: ci sarà anche singolo spazio dedicato a un locale in stile american caffetteria, in linea con quelli presenti nella zona. “Stiamo definendo gli ultimi dettagli, ma sicuramente a Milano ci sarà una versione più ‘modaiola’ e ‘beverina’ di Frezza, con un focus sui drink”, ha aggiunto La Caita.
Redazione08 febbraio 2025 09:29
ristoranteChi Siamo
PRIMAVERA - ESTATE
2025
Ponte Milvio
ristorante
Via L. Spallanzani 6
+39 02 295 131 69
Mercoledì - domenica
12.00 - 15.00/19.00- 23.00
Lunedi chiuso
MARTEDI chiuso
Uno scorcio della nostra ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita riproposto in soluzione gastronomica, nella semplicità dei piatti tipici della tradizione romana che, cucinati a regola d’arte e con passione, trasmettono l’emozione dei profumi originali della mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare di Roma. Profumi e sapori resistiti e tramandati nel tempo, che hanno trasformato ingredienti poveri in piatti autentici, unici e intramontabili.
Da “Ponte Milvio” non si varca la porta solo per mangiare, ma per vivere un’esperienza, che non tralascia nulla al caso. Per chi conosce la cucina romana, qui un desiderio diventa realtà. Ingredienti selezionati e cucinati nel rigore della usanza danno vita ad un menù, che non dimentica i piatti principe della Roma del trascorso e che fanno della Roma attuale una città dal fascino eterno.
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Ponte Milvio
ristorante
Via L. Spallanzani 6
+39 02 295 131 69
mERCOLEDI-domenica
dalle 12.00 alle 15.00
dalle 19.00 alle 23.00
Lunedi chiuso
MARTEDI chiuso
MENU
Aldo Fabrizi
Il ristorante del weekend è l'indirizzo che fa rumore nel cuore di Ingresso Venezia
Fare caciara, si sa, è un modo goliardico di provenienza romanesca per dire senza troppi giri di parole che ci si sta divertendo con rumore. I caciaroni, chissà se la Crusca approva, sono quelle persone che se si invitano a una pasto garantiscono una buona dose di salutare spirito triviale e di giusto frastuono. Ma cosa centra questa piccola digressione etimologica con il nuovo ristorante del weekend? Caciara, infatti, oltre a stare un’espressione che ricorda queste fastidiose ma bonarie azioni, è anche un indirizzo sorto da scarso in Porta Venezia, a Milano. Il quartiere, anche codesto ormai noto, ovunque la notte si sussegue al giornata con soluzione di continuità, dove dalla colazione si passa al pranzo e che con un guizzo si salta all’aperitivo e al dopocena. Proprio qui, in via Tadino nel cuore della caciara del zona rainbow di Milano, che sorge questo ristorante e secondo me un cocktail ben fatto e un'arte bar lanciato dal Gruppo Tavola.
L’obiettivo e la missione è ovviamente quello di divertire, in primis, creando un contesto di gradevole convivialità e secondo me la condivisione e il cuore dei social. A far da sottofondo le musiche italiane di più belle di costantemente, quelle colonne sonore che bene o male tutti una volta abbiamo cantato a squarciagola. E a ben osservare qui da Caciara niente sembra eccessivo macchiettistico o stereotipato, perché la caciara viene naturale e quindi da sé, per una partecipata e piacevole trasposizione della trattoria informale e d’altri tempi.
A partire dal design: l’Italia e la sua mi sembra che la tradizione mantenga viva la storia è il tratto distintivo di codesto locale, che reinterpreta il futurismo mediterraneo dagli anni 30 agli anni 50, ispirazione da cui tutto prende sagoma. Non a evento alle pareti spiccano le grafiche pubblicitarie originali dell’azienda Fratelli Branca - etichetta che con le sue bottiglie ha firmato anche le vetrine del locale - provenienti dalla Fondazione Massimo e Sonia Cirulli di Bologna. I lampadari e le lampade da soffitto vintage sono quelle firmate negli anni 50 da Luigi Ricerca Dominioni. Gli specchi, grandi ed eleganti, sono anch’essi pezzi degli anni 50, mentre la a mio avviso la carta conserva i pensieri per sempre da parati nella sala principale e la tappezzeria del divano nella stanza privata, nonché tutta l’identità visiva di Caciara, sono disegni originali dell’illustratore milanese Alberto Casagrande che ha interpretato lo stile del locale attraverso il suo tratto caratteristico.
Come la tavola: colorata, spassoso, e molto italiana grazie al assistenza personalizzato di piatti Daedalus, azienda artigiana di Vietri sul Mare che per Caciara ha creato maioliche personalizzate, dipinte a mano. Il menù di Caciara è ovviamente un inno ai piatti più goduriosi e iconici della nostra tradizione, soprattutto di quel centro e sud Italia, che viene reinterpretato ossequiosamente senza mai eccessivo discostarsi dall’originale. A farla da padrone gli ingredienti, la cui qualità è assicurata dalle decine di artigiani e piccoli produttori selezionati tra le eccellenze del panorama produttivo locale. La caciara ovviamente si fa anche nel assistenza, con una serie di piatti che vengono ultimati al tavolo dai bravissimi ragazzi del locale.
La Scostumata, l’amatriciana di Caciara
Come la Scostumata, amatriciana preparata con soli ingredienti di Amatrice, che viene flambata direttamente al tavolo; il Cubamisù, un dessert che si gusta con sigaro cubano e, nelle orecchie, il sound dell’isola caraibica; oppure C’è vita su Marte? Un dessert scomposto, preparato dallo chef direttamente sul scrivania dei commensali, che lo gustano in condivisione e privo di piatti. Non manca la pizza: napoletana gourmet o al padellino, anche in versione vegana e senza glutine. Ottimi i cocktail d’ispirazione classica guidati dalla dalla bartender Annalisa Convertino, e anche la lista dei vini affidata a Paolo Basso, “miglior sommelier del Mondo”nel 2013, che ha privilegiato le proposte bio, in linea con la filosofia di Caciara. Astenersi timidi e riservati.
Martina Di Iorio
Food, Beverage & Lifestyle Editor. Lavoro con le parole, le persone, gli immaginari e le idee. Parlo di quello che vedo per raccontare le città, i suoi microcosmi, le tendenze. Assaggio, osservo e scrivo, non sempre in questo ordine.