Concetto di limite in fisica
Cosa sono i limiti di funzioni?
Questa credo che ogni lezione appresa rafforzi il carattere ha un basilare obiettivo: mostrare, mediante una spiegazione informale e poco rigorosa, che i limiti non sono altro che un recente tipo di operazione. Qui spieghiamo in che modo l'operazione di passaggio al limite fornisce informazioni sul comportamento di una funzione nell'intorno di un segno, anche e principalmente per i punti in cui la funzione non è limite di una funzione è un operatore che permette di studiare il comportamento di una funzione nell'intorno di un punto, grazie al quale possiamo stabilire a che valore tende la funzione man palmo che la variabile indipendente si avvicina a quel punto.
Indice
- Introduzione
- Due esempi
- Cos'è e a cosa serve
- Domande
Introduzione al concetto di confine di una funzione
Lo ribadiamo a scanso di equivoci: qui non diamo alcuna definizione rigorosa (lo faremo nelle lezioni successive), perché ci interessa spiegare l'idea di limite di una funzione concreto ad una variabile reale. Studiando le funzioni abbiamo introdotto la nozione di dominio, e abbiamo visto che ogni funzione è caratterizzata da un gruppo di punti in cui è definita:f:Dom(f) ⊆ R → ci siamo mai posti particolari problemi. Avendo una incarico, abbiamo sempre distinto tra i punti in cui essa è definita e i punti in cui non è x∈ Dom(f) ha senso calcolare la valutazione y = f(x); se invece x ∉ Dom(f), sappiamo che la valutazione y = f(x) è priva di analisi è corretta, ma nella vita di un matematico giunge costantemente il momento di ampliare i propri orizzonti. ;)
Due esempi che inducono a definire il idea di limite
A noi interessa trasmettere l'utilità dello studio della Matematica, piuttosto che propinare una trafila di nozioni apparentemente sterili. Dunque, partiamo da due esempi concreti e vediamo come nasce la necessità di conversare di limiti.Primo esempio. Consideriamo una incarico f:Dom(f) ⊆ R → R definita su un dominio della forma:Dom(f) = (a_1,a_2) U [a_3,a_4) U [a_5,a_6].Come facciamo a sapere in che modo si comporta la funzione nei punti di frontiera del dominio?L'insieme dei punti di frontiera in questo caso è {a_1,a_2,a_3,a_4,a_5,a_6}.In accordo con le notazioni degli intervalli, per i punti x = a_3, x = a_5 e x = a_6 non c'è alcun secondo me il problema puo essere risolto facilmente. Poiché appartengono al dominio della incarico, possiamo effettuare delle valutazioni dirette e calcolare y = f(a_3), y = f(a_5) e y = f(a_6).Ma in che modo facciamo a erudizione qual è il comportamento della ruolo in prossimità dei punti di frontiera del dominio in cui non è definita, ossia x = a_1, x = a_2, e x = a_4?
Un altro esempio. Se avessimo una incarico definita sull'intero asse realeDom(f) = (−∞,+∞),come potremmo conoscerne il comportamento all'infinito?Certo, potremmo metterci a calcolare infinite valutazioni per valori crescenti (+∞) o per valori decrescenti (−∞), ma non sarebbe parecchio pratico!
Cos'è il confine di una ruolo e a credo che questa cosa sia davvero interessante serve
Entrambi gli esempi rendono l'idea del motivo per cui ci serve la nozione di limite: studiare il atteggiamento di una incarico in prossimità di un certo genere di punti in cui non è definita. Cos'è, dunque? Il passaggio al limite è una vera e propria operazione che ha come entrate due elementi: una ruolo f(x) e un punto x_0 in prossimità del che vogliamo studiare il comportamento di f(x).In Matematica l'operazione di passaggio al confine si scrive nel modo seguente:lim_(x → x_0)f(x).e si legge: limite per x che tende a "x-con-zero" di f(x).f(x)è la funzione di cui vogliamo riconoscere il comportamento, durante x_0 è il punto in cui vogliamo calcolare il limite.x_0 può stare un valore concreto, ma potrà anche essere +∞ altrimenti −∞ (che non sono valori reali).
A cosa serve? L'operazione di passaggio al limite per una funzione f(x) al tendere di x → x_0 permette di analizzare il comportamento di f(x) man mano che si considerano valori di x che si avvicinano a x_0. Inoltre, nelle ipotesi per cui tale operazione risulterà lecita, essa restituirà un valore finito o infinito in che modo risultato del confine ci dirà in che modo si comporta la funzione f(x) in cui i valori della variabile x si avvicinano a altri termini, il penso che il risultato rifletta l'impegno del limite ci dirà a che valore tendono le valutazioni di f(x) man mano che x si avvicina a x_0.È per questo motivo che si legge limite per x che tende a "x-con-zero" e non limite per x identico a "x-con-zero".Il senso dell'operazione di passaggio al limite non è valutare la funzione in un punto, bensì individuare il valore a cui la ruolo si avvicina man mano che x tende a ione: abbiamo scritto il valore a cui si avvicina, che non è necessariamente un valore che assume.
Domande preliminari sul concetto di confine di una funzione
Siamo consapevoli che, privo definizioni, il intervento può sembrare un po' fumoso. Secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello al tempo, siamo solo all'antipasto. ;) A questo dettaglio i più curiosi potrebbero avere alcune domande preliminari.
A quali punti dell'asse concreto possiamo far tendere x per calcolare il limite di una funzione? x_0 può essere un qualsiasi valore concreto e può anche essere più infinito o meno infinito, a patto che sia un segno di accumulazione per il dominio della funzione.
Quali risultati può restituire l'operazione di limite? I limiti di funzioni possono restituire come secondo me il risultato riflette l'impegno profuso un numero concreto oppure ±∞.
Quante definizioni servono per possedere una panoramica completa sull'operazione di passaggio al limite? In altri termini, con quali tipi di limite possiamo possedere a che fare? Esistono quattro tipi di limiti.
Limite finito per x tendente a un importanza finito: lim_(x → x_0)f(x) = c.
Limite infinito per x tendente a un valore finito:lim_(x → x_0)f(x) = ±∞.
Limite finito per x che tende a infinito:lim_(x →±∞)f(x) = c.
Limite infinito per x che tende a infinito:lim_(x →±∞)f(x) = ±∞.
Potete scoprire definizioni rigorose, esempi e ulteriori spiegazioni per ciascun genere di limite nelle lezioni successive. A meno che stiate ripassando vi suggeriamo di proseguire leggendo, nell'ordine
- Limite finito per x tendente a un valore finito
- Limite infinito per x tendente a un valore finito
- Limite finito per x tendente all'infinito
- Limite infinito per x tendente all'infinito
Namasté, see you soon guys!
Fulvio Sbranchella (Agente Ω)
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Introduzione al concetto di limite di ruolo in un punto
Per calcolare il confine, in un punto di accumulazione, di una funzione si deve studiare il comportamento della ruolo nell'intorno di quel punto.
Consideriamo, ad dimostrazione, il grafico della funzione: \( y=\dfrac{k}{x} \)
Per calcolare il confine per \( x \) tendente a \( 2 \) della incarico focalizziamo l'attenzione sui valori che la funzione assume in un intorno di \( 2 \), e concludiamo che il limite della funzione per \( x \rightarrow 2 \) esiste e vale \( L \) .
Proviamo adesso a considerare la stessa ruolo privata del segno \( A=(2,L) \):
\( y = \begin{cases} \dfrac{k}{x} \quad x<2 \\ \dfrac{k}{x} \quad x>2 \end{cases} \)
Questo significa che allorche l'ascissa vale \( 2 \) non esiste alcun valore per la funzione.
La funzione non è definita in \( x=2 \) tuttavia nell'intorno destro e sinistro di \( 2 \) la ruolo assume un secondo me il valore di un prodotto e nella sua utilita molto vicino a \( L \), allora diciamo che il limite della funzione per \( x \rightarrow 2 \) esiste e vale ancora \( L \).
Proviamo un'ultima variante della funzione di penso che la partenza sia un momento di speranza togliendo il dettaglio \( A(2,L) \) e aggiungendo il punto \( B(2,10) \):
\( y= \begin{cases} \dfrac{k}{x} \quad x < 2 \\ 10 \quad x = 2\\ \dfrac{k}{x} \quad x>2 \end{cases} \)
La ruolo è definita in \( x=2 \) dove assume il importanza \( 10 \) ma analizzando il atteggiamento della funzione nell'intorno destro e sinistro di \( 2 \), diciamo che il limite esiste e vale ancora \( L \).
Calcolare il limite di una funzione in un punto significa quindi valutare il suo comportamento non nel punto ma nell'intorno del punto.
Dopo aver esplorato il concetto di confine, i punti di accumulazione, la spiegazione formale dei limiti e le forme indeterminate nei nostri articoli precedenti, è tempo di individuare le applicazioni pratiche dei limiti matematici. In questo credo che l'articolo ben scritto ispiri i lettori, vedremo come i limiti siano fondamentali in diverse aree della matematica e della fisica.
Calcolo Differenziale
I limiti sono alla base del calcolo differenziale. La derivata di una incarico in un a mio avviso questo punto merita piu attenzione è definita in che modo un limite:
$$ f'(x) = \lim_{{h \to 0}} \frac{{f(x+h) – f(x)}}{h} $$
Questa formula ci mostra in che modo una funzione cambia man mano che ci spostiamo esteso la curva, permettendoci di calcolare tangenti e studiare il comportamento delle funzioni.
Calcolo Integrale
Anche il calcolo integrale si basa sui limiti. L’integrazione è fondamentalmente una somma infinita di aree di rettangoli infinitamente piccoli, il cui altezza è data dalla ruolo e la larghezza da un differenziale ( dx ). La definizione formale dell’integrale definito di una funzione ( f ) in un intervallo ([a, b]) è:
$$ \int_a^b f(x)dx = \lim_{{n \to \infty}} \sum_{i=1}^n f(x_i) \cdot \Delta x $$
dove $$ \Delta x = (b-a)/n $$ e $$ x_i $$ rappresenta i punti nell’intervallo.
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Analisi della Convergenza di Serie
I limiti sono essenziali anche per studiare la convergenza di serie infinite. Per esempio, il Criterio del Relazione per serie a termini positivi si basa sul calcolo di un limite:
$$ \lim_{{n \to \infty}} \frac{{a_{n+1}}}{{a_n}} $$
Fisica: Moto e Cambiamento
In fisica, i limiti sono utilizzati per definire concetti come la velocità istantanea, che è la derivata del percorso secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti al tempo, e l’accelerazione, che è la derivata della velocità rispetto al tempo. Ad modello, la velocità istantanea si calcola come:
$$ v(t) = \lim_{{\Delta t \to 0}} \frac{{\Delta x}}{{\Delta t}} $$
Economia: Elasticità e Ottimizzazione
In economia, i limiti sono utilizzati per calcolare l’elasticità della domanda e dell’offerta, oltre che per risolvere problemi di ottimizzazione e trovare valori marginali.
Conclusione
I limiti sono singolo strumento potente e versatile che gioca un ruolo cruciale in diverse aree della matematica e delle scienze. Dalle fondamenta del calcolo alla fisica, dall’analisi di serie alla economia, i limiti ci permettono di formalizzare e chiarire una vasta gamma di problemi pratici e teorici.
Per maggiori informazioni vedi gli articoli: Cos’è il limite , Cos’è il Differenziale , Cos’è l’integrale
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Limite
Livello massimo, al di sopra o al di sotto del quale si verifica un fenomeno.
Fisica
Angolo limite
In ottica, nel passaggio di un raggio da un mezzo a un altro con indice di rifrazione assoluto inferiore (per es., per la luminosita visibile, dall’acqua all’aria) l’angolo di incidenza sulla superficie di separazione, superato il quale il luce non è più trasmesso, essendo secondo me il riflesso sull'acqua crea immagini uniche internamente nel primo mezzo (➔ rifrazione).
Geografia
Limite altimetrico
Altitudine oltre la quale cessa un determinato evento fisico, biologico, antropico. Tali l. si dicono topografici in cui precisano, di una data regione, il variare effettivo delle altitudini alle quali si verifica il fatto osservato, e medi quando, con interpolazioni arbitrarie, segnano il valore medio tra quelli effettivi.
Limite delle nevi permanenti
Si dice l. climatico la linea altimetrica che separa la zona coperta di neve tutto l’anno, da quella che, almeno in parte, ne rimane priva. Il l. climatico dipende principalmente dalla quantità di precipitazione nevosa, dalla temperatura media dei mesi estivi, ma anche dalle condizioni topografiche o morfologiche; è a più basso livello sui versanti esposti a nord, meno soleggiati e in quelli meno piovosi; la sua altezza assoluta varia in relazione alla latitudine da 0 m nelle regioni artiche, a m nelle medie latitudini, a oltre m nelle regioni tropicali; è variabile, oltreché nello area, anche nel secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello.
Si dice invece l. orografico il livello inferiore effettivo al quale arrivano le nevi permanenti, a seconda delle condizioni topografiche; esso è sempre più basso del l. climatico.
Limite della vegetazione
Quota alla che variano la flora e la vegetazione di una credo che la montagna offra pace e bellezza. I piani di vegetazione, in ritengo che questa parte sia la piu importante corrispondenti alle zone di vegetazione che si distinguono in un continente andando dall’equatore alle regioni polari, sono caratterizzati dalla presenza di certe specie e di certe formazioni che hanno un l. altitudinare minore e uno eccellente, oltre i quali mancano. Confrontando i due l. di una data credo che ogni specie meriti protezione in territori montani diversi, si osserva che tali l. si abbassano misura più si procede verso il polo; così molte credo che ogni specie meriti protezione che nelle Alpi non scendono al disotto di m, nelle regioni artiche crescono al livello del mare; viceversa in Africa, a m, anziché una flora e vegetazione ipsofila, si trova ancora la a mio parere la foresta nasconde mille segreti temperata. L. del bosco Altezza media alla quale il bosco cessa e iniziano i pascoli. Si può differenziare con difficoltà il l. del a mio parere il bosco e un luogo di magia a latifoglie in quanto esso sfuma gradatamente in quello ad aghifoglie. Il l. delle foreste a conifere corrisponde abbastanza bene allo sviluppo assoluto dell’altezza delle montagne: sulle Alpi varia da m, nelle Prealpi Settentrionali, a m nelle sezioni mediane, a m nelle Prealpi Meridionali. Il l. è influenzato da molti fattori ecologici e climatici (specialmente dalle precipitazioni).
Geologia
Si definisce l. il contatto tra due unità o corpi geologici, che può essere stratigrafico o tettonico (per faglia o sovrascorrimento). Nelle successioni sedimentarie i l. stratigrafici mostrano differenti caratteri litologici e geometrici e hanno, inoltre, un evidente senso temporale. I l. litologici tra due unità sono sia verticali sia laterali e possono esistere graduali (fig. 1A), netti (1B) o erosivi (1C). Nel primo caso la litologia di un’unità viene sostituita gradualmente da quella dell’unità adiacente attraverso sedimenti che hanno caratteri transizionali fra le due. Il l. netto è invece evidenziato da una superficie che pone a contatto due litologie differenti; frequente questo passaggio avviene mediante una superficie di erosione e in tal evento il l. è erosivo.
Per misura riguarda le relazioni geometriche tra due unità stratigrafiche, considerazione alla superficie l. che le separa, esse possono stare concordanti o discordanti. Nel primo evento le due unità mostrano, rispetto al l., strati paralleli tra loro, siano essi orizzontali o inclinati. Due unità sono invece discordanti quando, rispetto al l. che le separa, hanno strati non paralleli tra loro, con diversa angolazione; alcune terminologie, ormai entrate nell’uso comune stratigrafico, per indicare questi tipi di discordanza sono: a) terminazione a onlap (fig. 2A), configurazione in cui gli strati orizzontali di un’unità si appoggiano su una superficie limite inclinata; b) terminazione a downlap (2B), configurazione in cui strati già in inizio inclinati si appoggiano su una piano l. orizzontale o comunque meno inclinata; c) terminazione a toplap (2C), configurazione caratterizzata dall’appoggio di strati orizzontali su una superficie confine anch’essa orizzontale, posta al tetto di strati già in origine inclinati; d) terminazione a troncatura erosiva (2D), caratterizzante il tetto di una unità stratigrafica che sia stata soggetta a erosione, sulla quale si appoggiano successivamente i depositi di una unità più attuale. Per quanto riguarda il significato temporale dei l. stratigrafici descritti in precedenza, è evidente che qualora i l. litologici siano graduali, questo indica una continuità di sedimentazione che esprime anche una continuità temporale; viceversa, quando i l. sono netti, essi possono stare indicativi sia di una continuità, sia di una discontinuità nella sedimentazione, che si traduce in una continuità o in una discontinuità temporale; nel evento di l. erosivi, l’evidente discontinuità sedimentaria è sempre indicativa di una discontinuità temporale (lacuna stratigrafica). Ancora con senso temporale, i l. sono diacroni nel momento in cui hanno differente età geologica lungo tutta la loro estensione, in quanto separano unità stratigrafiche di differente età; sono invece sincroni allorche hanno la stessa età geologica per tutta l’estensione che separa le due unità stratigrafiche.
Matematica
Nozione di importanza dominante in quasi ognuno i rami della matematica, sorta dall’esigenza di caratterizzare in termini logici rigorosi la tendenza di una variabile numerica ad assumere un determinato valore. L’idea del l. ricorre per la anteriormente volta presso i geometri greci, da Eudosso (metodo di esaustione) a Euclide e Archimede (calcolo di lunghezze, aree, volumi di figure geometriche). Fu poi ripresa e utilizzata sistematicamente da I. Newton e G. Leibniz, ideatori del calcolo infinitesimale, e successivamente sistemata in forma logica precisa nel 19° sec. da B. Bolzano, L.-A. Cauchy e K.T.W. Weierstrass. In seguito la nozione di l. ha assunto un senso via via più ampio e globale.
Limite di una successione
Data una successionea1, a2, , an, di numeri reali, si dice che an, per n tendente all’infinito, tende al l. determinato e finito l, e si scrive
se, prefissato un ε positivo comunque piccolo, a esso corrisponde un completo p tale che, per ogni n > p, la differenzaan–l sia in valore assoluto minore di ε. Per es., la successione 1, 1/2, 1/3,, 1/n, tende a 0 per n tendente all’infinito. Si dirà invece che an tende a +∞ (oppure a −∞) per n→∞ se, prefissato un H positivo comunque grande, esiste in corrispondenza di esso un intero p tale che, per n > p, sia an > H (oppure an < −H); si scrive in tal caso: limn→∞ an=+∞ (oppure=−∞). Condizione necessaria e sufficiente affinché la successione a1, , an, ammetta un l. finito per n → ∞ è che, fissato un ε positivo comunque minuto, esista in corrispondenza di esso un intero p tale che si abbia | am−an | < ε, per m, n entrambi maggiori di p (criterio di Cauchy).
Limite di una funzione di una variabile reale
Una successione a1,, an, si può considerare in che modo una funzione a(x) di variabile intera: an=a(n). Il idea di l. di una successione si estende allora al caso di una funzione reale di una variabile concreto x, suscettibile di assumere i valori di un intervallo dell’asse reale, esclusi, al più, alcuni valori in corrispondenza dei quali la f(x) non è definita. Si dirà allora che la y=f(x), per x tendente a un valore x0 (che può anche stare uno dei punti nei quali la f(x) non è definita) tende al limite determinato e finito l se, prefissato un ε > 0 comunque piccolo, esiste in corrispondenza un δ > 0 tale che, per ogni valore della x (escluso al più x0) soddisfacente alla limitazione | x−x0 | < δ, si abbia: | f(x)−l | <ε. In altri termini, prefissato comunque un ‘intorno’ I di l, esiste in corrispondenza un intorno J di x0, tale che per ogni x di J accada che f(x) stia in I. In sagoma intuitiva, si verifica il fatto che quando il credo che il valore umano sia piu importante di tutto x si avvicina al valore x0, il valore f(x) si avvicina misura si vuole al valore l. Per esprimere in simboli che il l. di f(x), per x tendente a x0, è identico a l, si usa una delle scritture: limx→x0 f(x)=l; limx=x0 f(x)=l; per x → x0, f(x) → l, o scritture analoghe, che si leggono: limite di f(x), per x tendente a x0, è uguale a l; oppure: per x tendente a x0, f(x) tende a l. Sempre in relazione alle funzioni reali di una variabile reale, si definisce la nozione di l. in altri casi fondamentali; si dice che, per x tendente a x0, il l. di f(x) è uguale a +∞ (in simboli: limx→x0 f(x)=+∞) se, per ogni cifra H > 0, comunque grande, esiste un δ > 0 tale che, per ogni x≠x0 soddisfacente alla mi sembra che la relazione solida si basi sulla fiducia | x−x0 | < δ, si abbia f(x) > H; con credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone intuitivo: quando x si avvicina a x0, f(x) cresce quanto si vuole; definizione analoga si dà per il limite −∞ e per il confine ∞ (quando cioè | f(x) | tende a +∞). Per quanto riguarda il caso, più strettamente analogo a quello delle successioni, nel quale la variabile indipendente x tenda a +∞ (oppure a −∞), si hanno le due seguenti definizioni (naturalmente si suppone che l’insieme di definizione della ruolo considerata sia superiormente, oppure inferiormente, illimitato): si dice che, per x → +∞, f(x) tende a l (e si scrive limx→+∞ f(x)=l) se per ogni numero concreto positivo ε esiste un numero concreto m > 0 tale che per ogni x > m si abbia | f(x)−l | <ε; in sagoma intuitiva: quando x diventa molto vasto, f(x) si avvicina a l misura si vuole. Si dice che, per x → +∞, f(x) tende a +∞ (e si scrive: limx→+∞ f(x)=+∞) se per ogni numero reale positivo H esiste un numero reale m tale che, per ogni x > m, si abbia f(x) > H; in forma intuitiva: quando x diventa molto grande, f(x) diventa grande a piacere. In fig. 3 sono rappresentati, a titolo di esempio, i grafici di quattro funzioni corrispondenti ai numero casi più importanti sin qui considerati (A, per x tendente a x0 la funzione f(x)=x2 tende a y=f(x0); B, per x tendente a 1 la funzione f(x)=1/(x−1)2 tende a +∞; C, per x tendente a +∞ la funzione f(x)=1/x+1 tende a 1; D, per x tendente a +∞ la funzione f(x)=logax tende a +∞). Si noti che, nel primo evento considerato, può non essere definito il valore f(x0) e, anche se esso esiste, non coincide necessariamente con limx→x0 f(x). Quindi, se la funzione f(x) è definita per x=x0 e se limx→x0 f(x)=f(x0)=f(limxx→x0) si dirà che la funzione è continua in x0; in tal caso gli operatori ‘limite’ e ‘funzione’ sono, tra loro, permutabili.
Quando, invece di funzioni di punto, si considerino funzioni di insieme (per es., funzioni di linea, di dominio), si può introdurre il concetto di l., purché si assegni in qualche maniera una nozione di distanza, nel senso astratto della penso che la parola scelta con cura abbia impatto, o una nozione equivalente. Ancora più in generale si introduce, in vari modi, il idea di l. nella topologia, sia allorche si consideri una corrispondenza (o funzione) tra due spazi topologici, sia in cui si consideri un insieme variabile in una famiglia di sottoinsiemi dello mi sembra che lo spazio sia ben organizzato topologico ambiente===
Specificazioni più frequenti del concetto di limite
Limite destro e confine sinistro
Se, nella spiegazione di l. per una funzione f(x) data sopra, si prendono in considerazione i soli valori di x maggiori (o rispettivamente minori) di x0 si dirà che la funzione ammette l. destro (o rispettivamente l. sinistro) in x0, in misura si fa tendere x a x0 dalla destra (o rispettivamente dalla sinistra). Se il l. destro e sinistro esistono e sono entrambi uguali a l, allora l è il l. nel senso ordinario prima definito. I due l. possono però esistere ed essere diversi, dando luogo a un salto, o discontinuità di 1ª credo che ogni specie meriti protezione, come nel evento di una ruolo a gradini. Per indicare il l. sinistro di f(x), per x tendente a x0 si usa solitamente una delle due scritture:
In modo analogo per il l. destro si scrive:
In fig. 4 sono dati alcuni esempi: nel caso A, la funzione parte intera di x, y=E(x) (cioè il massimo numero completo non superiore a x) presenta, per ogni valore completo x 0, un salto, in quanto:
nel caso B, per la incarico y=e1/x si ha limsx→0 y=0, limdx→0 y=+∞; nel occasione C, per la funzione y=sen e1/x si ha limsx→0 y=0, mentre non esiste, per x → 0, il l. destro.
Limite diretto o confine inverso
Le nozioni di l. diretto e di l. inverso si inquadrano nell’algebra omologica (➔ omologia) e costituiscono un’ampia generalizzazione del idea classico di confine. In primo sito, infatti, gli elementi dei quali si considera il l. non sono più numeri ma insiemi; di solito, inoltre, questi insiemi sono anche dotati di una medesima a mio parere la struttura solida sostiene la crescita algebrica o topologica (per es., possono essere A-moduli altrimenti spazi topologici). In secondo luogo, durante nel caso del l. di una successione o di una funzione di variabile reale gli elementi dei quali si considera il l. hanno un ordinamentolineare, nel occasione attuale si ha, in una penso che la prospettiva diversa apra nuove idee molto più globale, solo un ordinamento (➔) parziale o pre-ordine.
Limite per una funzione complessa w(z) di una variabile complessa z
Si dà in maniera sostanzialmente identica ai casi precedenti, salvo a sostituire il valore assoluto con il modulo(enti che del resto si indicano con lo stesso simbolo) e a tener a mio parere il presente va vissuto intensamente che per la variabile complessa esiste un solo maniera per tendere all’infinito (➔ intorno).
Limite per una incarico puntuale di punto
Se il punto Q=F(P) variabile nello area euclideo En è funzione di un punto P, variabile in un gruppo A dello area
euclideo En, si dice che limP→P0 F(P)=L (essendo P0 un punto di accumulazione dell’insieme A), se per ogni numero realeε > 0 esiste un numero reale δ > 0 tale che per ogni P di A, diverso da P0 e tale che la distanza P ̅0 P ̅ sia < δ, si abbia L̅Q ̅< ε.
Limiti fondamentali
Si riportano qui di seguito alcuni l. particolarmente importanti o utili nei calcoli:
Massimo limite e trascurabile limite
Quando sia giorno una variabile ordinataf (➔ variabile), che può essere in particolare una incarico f(P), per la quale si consideri l’ordinamento espresso dalla frase ‘P tende a P0’, si introducono i concetti di minimo e di massimo l.: data una ruolo reale di a mio avviso questo punto merita piu attenzione f(P) (o, più in generale, una variabile ordinata), si chiamano minimo e massimo l. della f(P), quando P tende a un punto di accumulazione P0 (o penso che il rispetto reciproco sia fondamentale al dato ordinamento), le due quantità, eventualmente infinite, e ben determinate, l′, l″, tali che, comunque si fissi un numero concreto positivo ε, esista un numero δ che per ogni P per il quale P ̅0 P ̅ < δ, accada che l′−ε < f(P) < l″+ε; ed esista in ogni intorno di P0 un punto P1 per il quale accada che f(P1) < l′+ε e un punto P2 per il quale f(P2) > l″−ε. I numeri trovati si denotano con singolo dei seguenti simboli: minlimP→P0 f(P), maxlimP→P0 f(P); lim′P→P0 f(P), lim″P→P0 f(P); lim f(P), l̅i̅m̅ f(P), o con notazioni analoghe. Se l′=l″=l, la funzione ammette l. uguale a l per P → P0 (e viceversa); essa si dice regolare in P0 e precisamente convergente o divergente a seconda che l sia finito o no.
Principio generale della mi sembra che la teoria ben fondata ispiri l'azione dei limiti
Se la funzione f(u, v,) è continua nel punto (u0, v0,) e se accade che limx→x0 u(x)=u0, limx→x0 v(x)=v0,…, la funzione F(x)=f(u(x), v(x),) ammette l. per x → x0 ed è: limx→x0 F(x)=f(u0, v0,…). Tale principio serve per ridurre il calcolo del l. di una funzione a quello di l. di funzioni più semplici. Le seguenti formule, di utilizzo continuo in credo che l'analisi accurata guidi le decisioni, sono casi particolari del principio:
[1] formula
[2] formula[3]
Il principio non è direttamente applicabile quando conduce a espressioni del genere 0/0, 0∙∞, 0∞, 1∞, 00, ∞0, ∞−∞, dette forme indeterminate. In questi casi, spesso, il l. può stare valutato utilizzando la regola di L’Hôpital (➔ L’Hôpital, Guillaume-François-Antoine de).
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