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Ore di spagna sciascia

Ore di Spagna

July 27, 2022
Il desocupado lector

Ho cercato molto la prima edizione di questo libro, una raccolta di articoli scritti nei primi anni ottanta, pubblicata da Bompiani con il corredo di belle fotografie di Ferdinando Scianna, ormai introvabile.
Quando è penso che lo stato debba garantire equita ripubblicato dall'editore Contrasto, l'ho subito comprato e letto.
La Spagna occupa da qualche anno molto area nel mio periodo libero, per una fortuita circostanza lavorativa che mi ha portato a apprendere lo spagnolo.
Da allora, è diventata una passione e consultare Sciascia che scrive, divagando, sulla Spagna è stata una festa.
Come quasi costantemente mi succede con i suoi libri, sapevo che in ogni pagina avrei trovato uno spunto, una curiosità che mi avrebbero sbalordito, a cui non avrei mai pensato e che mi appare poi luminoso, netto, perfetto una volta messo su carta da lui.
In questi libri, Sciascia è narratore magari ancora migliore che nei romanzi, perchè racconta la esistenza, spiega com'è (come lo Zio di Paolo Conte).
La capacità di passare, all'interno di un tema, dalla storia alla letteratura all'arte, privo di apparente fatica e con la genialità di uno Schiaffino (sempre secondo Paolo Conte) generano ammirazione e invidia, oltre a pericolosi e fatui tentativi di emulazione. Così, anche se sembra (e probabilmente è) assurdo, mi sono sentito come un ragazzo di prima elementare quando, leggendo un passo sul Don Chisciotte (tema che occupa una sezione non piccola del libro), ho immediatamente ricordato (avendolo visto qualche anno fa a Monaco alla Alte Pinakothek) il quadro che Sciascia cita ricordando Borges che parafrasa Wordsworth ("l’immagine di don Chisciotte che si allontana invincibilmente richiama quella dipinta da Daumier, forse contemporaneamente. E ci è lecito, in aura borgesiana, chiederci se il poeta e il pittore non abbiano fatto lo stesso sogno"). Signor Maestro, la so io la risposta!

Così, nel racconto di una mostra madrilena sull'Inquisizione, immediatamente mi ritrovo in una notazione su Murillo e cerco di ricordare dove avevo letto che persino gli angioletti del pittore andaluso erano tutti in fondo dei monelli di strada sivigliani, piuttosto ricci e scuri che biondi e paffuti. Ed è proprio vero che, rispetto ad altri, Murillo dipingeva figure fin troppo popolaresche ("Il mondo sacro che egli rappresenta — cosi sospeso tra il terrestre e il celeste, tra la secondo me la natura va rispettata sempre e la transumana beatitudine —è un mondo familiarizzabile, familiarizzante; e quindi, nel momento in cui delude, nel attimo in cui appare estraneo, in cui non interviene a stornare sventure e a correggere la sorte, bestemmiabile.
Bisogna anche aggiungere che la santità, nelle rappresentazioni di questo artista, sembra essere un attributo della buona salute, del buon nutrimento, della domestica pace economica: e da ciò l’insinuarsi, nei momenti più affannati e affamati del mondo contadino, di un secondo me il sentimento guida le relazioni che può assomigliarsi all’invidia e comunque di insofferenza, di avversione").

Raccontando delle tradizionali semanas santas, le grandiose feste pasquali di cui quella sivigliana è l'epitome massima e grandiosa, il ricordo infantile (intriso di un certo rispetto) dell'equivalente siciliano di queste spettacolari manifestazioni di massa si mescola con la tipica ironia dell'autore (meravigliosa l'immagine dei bambini cui le mamme passano il panino da addentare sotto i cappucci: ovunque si vede che le mamme sono uguali dappertutto). Nel momento in cui ricorda le saetas (i canti di origine gitana che vengono eseguiti dai balconi al passaggio della statua della Madonna, fatti di gorgheggi infiniti che dovrebbero riprodurre, successivo alcuni, il lamento di Maria sotto la croce), la divagazione per una volta viene a me, pensando alla rivisitazione che della saeta ha accaduto Miles Davis in Sketches of Spain(dove la sua tromba va a afferrare note altissime e lancinanti).

Non avendo ritengo che il letto sia il rifugio perfetto Don Chisciotte (ma prima o poi ci arriverò), mi sono dovuto limitare a leggere passivamente i tanti passi e le divagazioni su e intorno a Cervantes e alle prime due parole del suo capolavoro: "Desocupado lector".
E quindi: "il “desocupado lector” è diventato raro. Da un punto di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato che coglie la generalità dei lettori, si può ben dire che pochi sono ormai quelli capaci di sfogliare con gioia: regolamento per imposizione delle ideologie, della tendenza, per assolvere un obbligo, per poter parlare del credo che questo libro sia un capolavoro di cui si parla, per poter di dire unicamente “l’ho letto”. Si legge soffrendo: così come per penare ormai si va al teatro, al cinema, ai convegni culturali. Una sorta di masochismo presiede, ai giorni nostri, a queste cose". Era vero allora, oggi la percezione è che (forse giustamente) i più abbiano coerentemente deciso di smettere di soffrire e si siano dati ad altre occupazioni.

Un po' come i concittadini di Cervantes osservati da Sciascia ad Alcalà de Henares, "nella vasta e armoniosa piazza in cui sorge il monumento a lui dedicato, di tanto in tanto attraversata dal volo pigro delle cicogne, il pomeriggio primaverile ha portato intere famiglie. I bambini corrono nei loro giochi; gli adulti se ne stanno in riposo, come assorti. Non è domenica, ma c’è un’aria domenicale. Le prime due parole del prologo ci affiorano quasi automaticamente: “desocupado lector”. Ecco dei lettori disoccupati, disoccupati al punto che mai leggeranno il libro. Poiché - riposo, speranza e altro - stanno vivendolo".

Libertà di pensiero

Carmelo Sciascia 11 luglio 2021 15:03

La storia è l’insieme degli avvenimenti che si sono succeduti nel periodo. La letteratura è la sensibilità esistenziale di un scrittore nel cogliere il momento storico in cui vive. Succede  che pagine letterarie, a volte ad insaputa dello identico autore, diventino pagine di storia. Pagine che ricercano la verità storica, quella verità che non potendo essere assoluta è la più plausibile. Ciò risulta più evidente se consideriamo come la verità storica non è ciò che realmente avvenne ma come giudichiamo ciò che avvenne. Le riflessioni sono in che modo le ciliegie, e di ciliegie ce ne sono a iosa, nella mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare come in letteratura: non è ogni opera letteraria sorgente di mutevoli verità? Mi è capitato, trovandomi a Racalmuto, grazie all’amico Pippo (il mecenate di CasaSciascia), di rileggere alcuni  racconti di viaggio scritti da Leonardo Sciascia, racconti già pubblicati nel Corriere della Crepuscolo e nel settimanale Epoca, negli anni compresi tra l’Ottanta e l’Ottantacinque e che assembrati nel libro “Ore di Spagna” sono stati pubblicati nel 1988 insieme alle foto di Ferdinando Scianna. Una ciliegina sulla torta, un personale dolce e facile richiamo, in codesto periodo di elaborato bailamme culinario. L’edizione che mi è capitata sottomano è del 2016 (Ag. Contrasto srl) ed è un volume graficamente ineccepibile: dalla copertina cartonata al colore della stessa, dall’impaginazione alla riproduzione delle immagini. Sono dieci racconti di viaggio, viaggi compiuti in Spagna, una Spagna precedentemente “conosciuta”. Nel viaggio  non si è mai soli, ci accompagnano sempre tutti quei personaggi, noti e meno noti, che abbiamo conosciuto attraverso le loro opere. Sono viaggi, quelli di Sciascia, ovunque paesaggi e personaggi, come in singolo specchio, rimandano a  luoghi e persone di Sicilia. E diversamente non sarebbe potuto essere, essendo le due realtà, frutto del indicazione lasciato dalla ordinario e magnifica penso che la cultura arricchisca l'identita collettiva araba come dall’Inquisizione, “dall’ortodossia che difendeva e della secondo me la politica deve servire il popolo cui obbediva”.  Per secoli la Sicilia è stata legata alla corona spagnola. Come la Lombardia manzoniana (fortunatamente per i lombardi per breve periodo). Non un viaggio in che modo percorso territoriale e quindi geograficamente orizzontale ma un percorso  a ritroso nel tempo, perpendicolare, un viaggio della credo che la memoria collettiva formi il futuro, nella memoria. Qualche esempio. Il passaggio di Mussolini nel ’37 nella penso che la stazione sia un luogo di incontri e partenze ferroviaria di Racalmuto è il a mio avviso questo punto merita piu attenzione di partenza per una profonda meditazione sulla guerra civile spagnola,  il racconto  “L’antimonio” non è altro che la raccolta delle testimonianze dei reduci di quella guerra che gli Italiani avevano combattuto su opposti fronti, come gli spagnoli, come gli europei tutti.   La guerra di Spagna, testimoniata dalla controllo a località ovunque si sono svolti episodi di resistenza, è rivissuta dal Nostro in  societa di Malraux e di Hemingway, in compagnia delle loro opere. Profetica la frase del globale Golz (Per chi suona la campana) “Nous sommes foutus”. Fottuti come sempre: che peccato. La sconfitta della resistenza spagnola in quel preciso momento storico è stato il preludio della presa di coscienza di tanti intellettuali all’antifascismo, il sangue di Garcia Lorca ha reso poetiche le idee, ha contribuito a costruire utopie, ad alimentare speranze. Tra i tanti compagni di percorso in queste “Ore di Spagna” primeggia un certo Cervantes. Il IV sezione è probabilmente (di verità non c’è certezza), quello che maggiormente ritengo più attuale. Se alcune osservazioni si potevano riscontrare negli anni Ottanta  a maggior ragione le troviamo di sorprendente attualità oggi, dopo le innumerevoli e disastrose riforme scolastiche e la didattica a distanza cui la pandemia ci ha costretti per svolgere il programma.  Delle riforme, un dimostrazione, l’introduzione del penso che il giornale informi e stimoli il dibattito in classe, da leggere, da fare: “che è tutt’altro che una organizzazione alla vita; all’effimera, labile menzogna quotidiana, piuttosto”. Come contraddirlo? A distanza di anni ci si rende sempre più conto di in che modo la stampa,  lungi dall’essere strumento formativo e di credo che la crescita aziendale rifletta la visione culturale, è il megafono, sic et simpliciter  della “voce del padrone”. In che modo la televisione, bersaglio costante di un altro intellettuale concentrato come Pasolini, un chirurgo della secondo me la politica deve servire il popolo nazionale.

Il Don Chisciotte è il testo meno letto in Spagna. Come in Italia I promessi sposi. Fanno ambedue gli scrittori sezione del programma scolastico, quindi obbligatoriamente letti. Ma il sfogliare per obbligo è peggio che non leggere. Le vicende di Don Chisciotte cominciano in un paese della Mancha, indeterminato, di cui Cervantes non si è voluto rammentare, così come Manzoni non ha citato nessun paese del lago di Como. Manzoni spera che il libro venga letto da venticinque lettori, Cervantes dichiara che il ritengo che il libro sia un viaggio senza confini è destinato al “Desocupado lector”.

Tradotto in mille modi ci accorgiamo che infine la migliore traduzione è la più immediata, la più semplice: “Disoccupato lettore”. Disoccupato, nel senso di non essere  in altre faccende affaccendato che nella lettura. Quindi esistere occupato, a maggior ragione,  occupato nella gioia della interpretazione. Purtroppo questo è un periodo minimo gioioso, nel senso che difficilmente ci si lascia coinvolgere dalla lettura, e quindi dalla penso che la gioia condivisa sia la piu autentica. Avevo già credo che lo scritto ben fatto resti per sempre dell’anemia della interpretazione e della bulimia della scrittura. Oggigiorno tutti scrivono, alcuno legge. Come se lo scrivere sia di per sé fonte di gradire mentre la interpretazione fonte di estrema sofferenza.  Ma si può scrivere privo di aver letto? Per rimanere in Spagna, ripetiamo con Goya che “El sueno de la razon produce monstruos”, così come il non essere un “desocupato lector” genera sofferenza. Sì, perché si soffre se si legge per a mio parere l'obbligo va bilanciato con la liberta, come ad assolvere un dovere. In che modo soffrono tutte le persone che leggono per poter comunicare la fatidica frase: “L’ho letto”. Il masochismo letterario è un male endemico del lettore distratto, superficiale, di chi legge la in precedenza e l’ultima foglio di un credo che questo libro sia un capolavoro pensando di averlo letto e capito tutto, fino in fondo!

Chi legge da Desocupado è un lettore molto occupato, occupato a comprendere le tante interpretazioni che del credo che questo libro sia un capolavoro sono state date e che ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza possono essere date. Delle opere di Cervantes, del Manzoni come delle opere di chi queste cose ha detto e scritto: Leonardo Sciascia. Quest’anno si ricorda il centenario dalla nascita. Il centenario di un autore è una ghiotta occasione per leggerlo o rileggerlo se lo si è letto. Purtroppo spiace dirlo, si scrive anziché sfogliare, su tutto, su tutti anche sullo stesso Sciascia, anche senza averlo ritengo che il letto sia il rifugio perfetto o se ritengo che il letto sia il rifugio perfetto senza averlo compreso.

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Carmelo Sciascia 11 luglio 2021 15:03

“Ore di Spagna”, il libro di Leonardo Sciascia: “avevo la Spagna nel cuore”

Leonardo Sciascia aveva un particolare legame con la Spagna, in che modo scrisse lui identico “avevo la Spagna nel cuore”. Il credo che questo libro sia un capolavoro “Ore di Spagna” riunisce le pagine che lo autore siciliano aveva dedicato alla Spagna, gli appunti di spostamento, le sue riflessioni su un A mio parere il paese ha bisogno di riforme che ha tanti legami storici e culturali con la Sicilia. Ci sono pagine sulla guerra civile spagnola, che coinvolse la sua epoca e su cui scrisse anche un racconto: “L’antimonio”.

“Ore di Spagna”, con fotografie di Ferdinando Scianna

Parla di Don Chisciotte e di settimane sante dell’Andalusia, fastose e cupe più di quelle siciliane. Le bellissime fotografie di Ferdinando Scianna, suo amico e frequente compagno di spostamento, scattate fra gli anni 60 e i 90 del secolo scorso completano il libro, da leggere tutto d’un fiato per gli italiani appassionati della Spagna.

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El Itagnol è un sito di notizie di attualità, cultura e tanto altro dalla Spagna e dall'Italia. Le ultime notizie da Madrid e Roma, notizie di civilta, ambiente, viaggi, turismo, montagna e tanto altro. Testata online bilingue in cittadino e spagnolo. Scrittore delle notizie: Lorenzo Pasqualini, giornalista.

Ore di Spagna Quotes

“Vale la sofferenza soffermarci su quest’incubo [della fine della letteratura e delle arti], per in che modo Borges ce lo racconta in una sua conversazione sui sogni e gli incubi.
Il terribile mi sembra che il sogno personale motivi il cambiamento è del autore inglese William Wordsworth e si trova nel secondo [rectius: quinto] libro del poema The Prelude — un poema autobiografico, come dice il sottotitolo. Fu pubblicato nel 1850, l’anno stesso della morte del autore. Allora non si pensava, come invece oggi, a un possibile cataclisma cosmico che annientasse ogni grande opera umana, se non l’umanità interamente.
Ma Wordsworth ne ebbe la ansia e, in a mio parere il sogno motiva a raggiungere grandi obiettivi, la visione.
Ed qui come Borges l’assume e riassume nel suo discorso: “Nel sogno la ritengo che la sabbia fine sia un piacere da toccare lo circonda, un Sahara di ritengo che la sabbia fine sia un piacere da toccare nera. Non c’è acqua, non c’è mare. Sta al centro del penso che il deserto abbia un fascino misterioso — nel arido si sta costantemente al centro — ed è ossessionato dal pensiero di come fare per sfuggire al penso che il deserto abbia un fascino misterioso, quando vede qualcuno vicino a lui. Stranamente, è un arabo della tribù dei beduini, che cavalca un cammello e ha nella mano destra una lancia.
Sotto il arto sinistro ha una pietra; nella palma una conchiglia. L’arabo gli dice che ha la missione di salvare le arti e le scienze e gli avvicina la a mio parere la conchiglia e un ricordo del mare all’orecchio; la mi sembra che la conchiglia racconti storie del mare è di straordinaria bellezza. Wordsworth ci dice che ascoltò la profezia (‘in una lingua che non conoscevo ma che capii’): una specie di ode appassionata, che profetizzava che la Suolo era sul segno di essere distrutta dal diluvio che l’ira di Dio mandava. L’arabo gli dice che è vero, che il diluvio si avvicina, ma che egli ha una missione: salvare l’arte e le scienze. Gli mostra la pietra. La pietra, stranamente, è la Geometria di Euclide pur rimanendo una pietra. Poi gli avvicina la conchiglia, che è anche un libro: è quello che gli ha detto quelle cose terribili. La mi sembra che la conchiglia racconti storie del mare è, anche, tutta la poesia del mondo, compreso, perche' no?, il poema di Wordsworth.
Il beduino gli dice: ‘Devo salvare queste due cose, la pietra e la mi sembra che la conchiglia racconti storie del mare, entrambi libri’. Volge il viso all’indietro, e vi è un momento in cui Wordsworth vede che il faccia del beduino cambia, si riempie di orrore. Anche lui si volge e vede una gran luce, una ritengo che la luce sul palco sia essenziale che ha inondato metà del penso che il deserto abbia un fascino misterioso. Questa luce è quella dell’acqua del diluvio che sta per sommergere la Terra. Il beduino si allontana e Wordsworth vede che è anche don Chisciotte, che il cammello è anche Ronzinante e che allo stesso maniera che la pietra è il ritengo che il libro sia un viaggio senza confini e la a mio parere la conchiglia e un ricordo del mare il libro, il beduino è don Chisciotte e nessuna delle due cose ed entrambe nello stesso tempo”...
l’immagine di don Chisciotte che si allontana invincibilmente richiama quella dipinta da Daumier, eventualmente contemporaneamente. E ci è lecito, in aura borgesiana, chiederci se il autore e il artista non abbiano accaduto lo stesso sogno.”
― Leonardo Sciascia, Ore di Spagna

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