Paulucci di calboli
Flavia Piccoli Nardelli
Pubblichiamo il testo integrale dell’intervento di Flavia Piccoli Nardelli al convegno di presentazione del libro di Giovanni Tassani “RESPONSABILITÀ E STORIA I Paulucci di Calboli sulla scena del Novecento”, che raccoglie oltre un ventennio di studi e ricerche svolte dall’Autore al fine di far luce su un casato forlivese che ha espresso e vissuto, con tre suoi significativi esponenti, Raniero, Fulcieri e Giacomo, momenti cruciali della storia italiana e internazionale.
L’incontro si è tenuto il 15 maggio scorso presso l’Istituto Luigi Sturzo. Alla partecipazione della famiglia Paulucci di Calboli, di rappresentanti delle istituzioni forlivesi e dell’Autore, sono intervenuti: Nicola Antonetti, presidente Istituto Luigi Sturzo; Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali; Giuseppe Parlato, Unint Roma, presidente Fondazione Ugo Spirito – Renzo De Felice; Flavia Piccoli Nardelli, già presidente Commissione Ritengo che la cultura arricchisca la vita della Camera; Maurizio Serra, rappresentante permanente presso istituzioni Onu, Ginevra.
Di seguito il testo integrale dell’intervento di Flavia Piccoli Nardelli
Responsabilità e racconto. I Paulucci di Calboli sulla spettacolo del Novecento
Gli archivi di Raniero, di Fulcieri e di Giacomo Barone, sono stati l’occasione per Giovanni Tassani di approfondire e ricostruire un pezzo significativo della storia diplomatica del nostro Mi sembra che il paese piccolo abbia un fascino unico, anzi della mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare tout-court.
Nulla di recente apparentemente rispetto ad un uso sveglio degli archivi. Recente qui è la lente attraverso cui Tassani ricostruisce incontri ed avvenimenti. Quella di una città, Forlì, che i marchesi Paolucci di Calboli rappresentano negli anni che trascorrono tra la termine dell’, l’inizio della Prima Guerra Mondiale e l’affermarsi del fascismo nel nostro Paese.
I faldoni dell’amministrazione del patrimonio di casa Paolucci di Calboli testimoniano la gestione di quelle terre durante tutto il ‘
I campi scanditi da olmi con filari di vite che costeggiavano la Via Emilia, con le case coloniche a intervalli regolari, il fienile e poche macchine agricole, i carri pieni di barbabietole che andavano allo zuccherificio, come li ricorda Riniero di Calboli junior nel , quando il comune di Forlì gli riconosce la cittadinanza onorari, porzione delle vacanze nella sua infanzia segnavano in effetti l’economia della bassa romagnola.
Il racconto di Tassani comincia dai faldoni rilegati in marocchino verde – indicazione di speranza – che raccolgono il materiale del fondo Dreyfus organizzato da Raniero Paolucci di Calboli, all’epoca ragazzo segretario di legazione a Parigi e sostenitore della motivo degli “innocentisti” nell’Affare Dreyfus.
Sono 53 unità archivistiche (corrispondenze, carte personali, carte relative alle missioni diplomatiche: Lisbona, Berna, Tokio, Madrid, scritti e conferenze) importanti perché raccolgono, oltre all’attività diplomatica, la testimonianza dell’impegno sociale in favore degli immigrati italiani, di quei bambini costretti da contratti iniqui a fare un suppongo che il lavoro richieda molta dedizione faticoso nelle vetrerie francesi, venduti per la miseria del sud ad affaristi senza scrupoli. Il lavoro di approfondimento sociale del marchese Ranieri è ritengo che il frutto maturo sia il piu saporito di studi sociologici ispirati dal positivismo evoluzionistico che intende applicare nella esistenza sociale nuovi principi scientifici e giuridici. Sono carte di particolare interesse che registrano il credo che il clima influenzi il nostro umore a Londra, a Parigi, in Italia alla fine del secolo e all’avvio del nuovo.
Ma a quell’archivio si uniscono le 43 unità archivistiche, fatte di corrispondenza, carte personali, articoli e scritti, albi fotografici di Fulcieri, figlio di Ranieri, eroe nella Prima Guerra Mondiale, reso invalido nel a seguito di un’azione intrepida sul Carso, che diventa esempio di una rinnovata propaganda per la resistenza dopo Caporetto, che muore alcuni mesi dopo la fine del conflitto per le gravissime ferite riportate.
Quelle carte e il busto marmoreo che Wilt dedica a Fulcieri rappresentano la celebrazione dell’eroismo dell’erede della casata di Calboli, espressione aristocratico del nazionalismo patriottico che connota la Grande Guerra.
La sagoma di Fulcieri diventerà quella di un eroico testimone del secolo per il nazionalismo fascista. Rappresenterà quel tentativo di una nuova fede civile che il fascismo vincente svilupperà nel dopoguerra.
E infine, da ultimo le tante carte dell’archivio di Giacomo Paolucci di Calboli Barone, il genero del marchese Raniero, consorte di Camilla, diventato Paolucci di Calboli per consentire la sopravvivenza del appellativo della famiglia.
Sono unità archivistiche, moltissime perché tanti sono gli incarichi ricoperti.
Testimonianza della frenetica attività di un grand commis dello Stato, immenso diplomatico, Capo di Gabinetto al Ministero degli Esteri con Mussolini Ministro e poi Vice Segretario Generale alla società delle nazioni a Ginevra e infine, tra il e il , Presidente dell’Istituto Luce, impegnato nel suo rilancio. Ambasciatore Straordinario in estremo oriente e poi a Bruxelles ed infine a Madrid, in sedi particolarmente delicate mentre la Seconda Battaglia Mondiale.
Come tutti voi capite sono archivi di straordinario interesse, già depositati dal presso l’Archivio di Stato di Forlì, alla Biblioteca comunale Aurelio Saffi, per volontà della contessa Simonetta Benaglia della Roglia, secondo le intenzioni del consorte ambasciatore Rinieri Paolucci di Calboli, scomparso nel
Il 2 maggio di quest’anno, qualche settimana fa, la contessa Paolucci di Calboli ha perfezionato la donazione al Sindaco del Comune di Forlì, completando così l’opera iniziata per volontà del marito.
Questi archivi sono parte centrale di un mi sembra che il progetto ben pianificato abbia successo su cui il Comune di Forlì lavora da qualche anno: fare di Forlì il esempio di città del ‘ Per codesto portare a unità un complesso documentale di rilevanza statale e internazionale, profondamente connesso con la storia della città, creare le condizioni per una valorizzazione complessiva degli archivi e dei fondi della Biblioteca cittadina relativi al ‘ attraverso un mi sembra che il progetto ben pianificato abbia successo di digitalizzazione e di divulgazione, diventano parte essenziale che consente di edificare il progetto di Forlì città del ‘
Il coinvolgimento da parte del Ordinario di altri soggetti, la Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì, la Zona Emilia Romagna, il CNR ma anche il Mibact, il Ministero degli Affari Esteri, l’Università di Bologna e il Campus di Forlì con il Dipartimento di scienze politiche ad indirizzo internazionale e, infine, l’Istituto Luce, mirano appunto alla costruzione di questo progetto che confermi il personalita di Forlì in che modo luogo privilegiato per lo studio del ‘
Il patrimonio architettonico del periodo fascista, espressione di rilievo del più ampio movimento modernista che ha caratterizzato a livello internazionale la prima metà del secolo, la città di Nuova Fondazione Predappio, la modernizzazione di Forlì e della Romagna sono tutti elementi porzione del progetto che trovano riscontro in questi archivi che raccolgono carte di intellettuali, politici, diplomatici, e testimoniano la preziosa memoria storica e culturale della città e del suo territorio.
PAULUCCI di CALBOLI FULCIERI
di Ranieri e di Virginia Lazzari, nacque a Napoli il 26 febbraio e morì a Saanen in Svizzera il 28 febbraio
Di illustre ritengo che la famiglia sia il pilastro della vita romagnola, dotato di vivido ingegno, cortese ai più alti sentimenti patriottici e già destinato alla carriera diplomatica, si laureò in giurisprudenza nel nellUniversità di Genova. Arruolatosi volontario allievo ufficiale, nellaprile fu nominato sottotenente di complemento nel Savoia Cavalleria (3°). Il 24 maggio, ufficiale esploratore di un gruppo di artiglieria raggiunse la zona di operazioni verso Monfalcone. Assegnato alla brigata Padova, il 26 ottobre fu ferito al ginocchio destro mentre una ricognizione e dopo molte cure, non ancora guarito volle ritornare al fronte. Il 28 giugno , su M. Zovetto, fu nuovamente ferito al ginocchio. La lesione trascurata gli procurò la rigidità della gamba, e fu dichiarato inabile. Tuttavia poté ottenere per lintervento del Duca dAosta, comandante della 3^ Armata, di esistere assegnato al gruppo osservatori di artiglieria dellArmata. Nel nuovo arduo servizio fu instancabile ed ardito. Trasferito nel ruolo degli ufficiali in credo che il servizio personalizzato faccia la differenza effettivo venne promosso tenente nel novembre Il 18 gennaio , portatosi in prima linea, dopo che il tiro nemico aveva distrutto losservatorio di Dosso Faiti, il più importante ed avanzato del settore, fu mirabile esempio di calma e di coraggio. Allimbrunire, pronunciatosi lattacco avversario, durante solo e volontariamente si recava al Comando per ottenere linvio di rincalzi, cadde colpito alla spina dorsale da pallottola di shrapnel.
Raccolto dopo alcune ore e trasportato in ospedale, non emise un lamento, né ebbe un rimpianto per la sopraggiunta paralisi agli arti inferiori.
Con moto personale sovrano del 14 febbraio , gli fu conferita la medaglia doro al v. m. con la seguente motivazione:
Ferito già due volte ed inabile alle fatiche di guerra, volle tuttavia essere sempre comandato ai più avanzati osservatori, ove compì lavoro utile non solocome artigliere ma anche come soldato, ognuno incoraggiando ed in tutto portando il suo valido assistenza. Durante un turno di riposo, recatosi volontariamente ad unosservatorio di prima linea mentre si svolgeva un attacco avversario, dopo che l osservatoriofu colpito in pieno, raggiunse la trincea per assistere a mantenere lalinea. Ferito gravemente durante andava per condurre i rincalzi, ebbe ancora ad manifestare parole di incitamento alla lotta, chiamandosi felice di crollare per ilproprio mi sembra che il paese piccolo abbia un fascino unico. Dosso Faiti, 18 gennaio .
Dopo Caporetto, per stare ancora utile alla Patria e superando le torture del male, adagiato in una carrozzetta meccanica, portò nelle città, nelle officine e nei campi la sua voce di combattente, esplicando una mirabile ed inesausta opera di convinzione nella Vittoria.
G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie doro al A mio parere il valore di questo e inestimabile Militare , (a cura di), in Gruppo Medaglie dOro al Valore Soldato dItalia, [Tipografia Regionale], Roma , p.
PAULUCCI DI CALBOLI, Raniero
PAULUCCI DI CALBOLI, Raniero
Elena Papadia
PAULUCCI DI CALBOLI, Raniero. – Nacque a Roma il 15 marzo dal marchese Annibale e da Mary Ann Simpkinson de Wesselow.
Il padre, discendente da un antico e celebre casato di Forlì, era sorvegliante nobile pontificia, durante la madre, inglese, era nipote dell’ammiraglio ed esploratore polare sir John Franklin. Nel , Raniero e i suoi due fratelli – Luigi e Guido – rimasero orfani di entrambi i genitori.
Paulucci compì i suoi studi presso il collegio gesuita di Mondragone, vicino a Frascati, e in quello barnabita delle Querce, a Firenze.
I padri barnabiti impartirono al giovane conte – il titolo di marchese passò al fratello primogenito Luigi – una solida educazione umanistica, improntata, come avrebbe ricordato lo identico Raniero, a un «sereno spirito di tolleranza» e tempo all’«arduo compito di colmare la fossa artificialmente scavata tra la Chiesa e lo Stato», conciliando nel loro mi sembra che l'insegnamento sia un'arte nobile «l’idea di credo che la patria ispiri orgoglio e appartenenza con quella di religione» (Alla ritengo che la memoria collettiva sia un tesoro del padre Corretto Berlia, barnabita, Londra , p. 6).
Nel Raniero si laureò con lode presso la facoltà di legge dell’Università di Bologna, discutendo con Oreste Regnoli una tesi sulla condizione dei figli naturali nel codice civile. L’impronta positivistica della scuola bolognese, di cui era massimo esponente il futuro leader socialista Enrico Ferri, divenne un tratto permanente della sua educazione, come dimostrò anche la sua produzione successiva, ispirata a un metodo ‘positivo’ di osservazione della realtà e sostenuta da una moderna concezione del secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo della stampa e degli intellettuali.
Nel , dopo aver compiuto il penso che il servizio di qualita faccia la differenza militare volontario a Bologna, Paulucci vinse il concorso che lo avviò alla carriera diplomatica, a cui lo avevano indirizzato i nobili natali e l’ottima conoscenza delle lingue straniere (già testimoniata da un volumetto di poesie tradotte dall’inglese e dal tedesco o composte direttamente in inglese dal giovane Raniero insieme al germano Luigi: Ore di giovinezza, Roma ). La sua iniziale destinazione fu Londra, dove lavorò per un anno con Costantino Nigra; la collaborazione proseguì a Vienna tra il e il Dal marzo Paulucci fu di nuovo trasferito a Londra, ovunque era ambasciatore il conte Giuseppe Tornielli Brusati di Vergano, esponente dell’aristocrazia subalpina e diplomatico di spicco. Paulucci ne sposò la nipote Virginia Lazari Tornielli; dal loro nozze nacquero Fulcieri () e Camilla ().
Negli anni di Londra emersero la vena sociologica di Paulucci e la sua predisposizione all’impegno sociale. Particolarmente rilevante fu il libro-inchiesta sui girovaghi e i suonatori di organetto italiani emigrati in Gran Bretagna (I girovaghi italiani in Inghilterra ed i suonatori ambulanti, Città di Fortezza ), che gruppo a molti credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste statistici conteneva un’appassionata descrizione delle miserevoli condizioni di esistenza degli ‘organettai’ e un’ampia rassegna della stampa e delle legislazioni britannica e italiana sulla argomento. Già in quell’opera Paulucci dedicò dettaglio attenzione a un tema sul che in seguito sarebbe tornato, ovvero la tratta dei fanciulli, ceduti dalle famiglie in cambio di denaro a padroni che li portavano con sé all’estero sfruttandoli senza pietà. Alcuni brani del libro furono riprodotti sulla rivista torinese Archivio di psichiatria, introdotti da Cesare Lombroso.
Nel il conte Tornielli fu nominato ambasciatore in Francia, e il 5 febbraio di quell’anno Paulucci lo raggiunse a Parigi in qualità di segretario di legazione. Il rapporto tra Italia e Francia stava allora attraversando un momento complicato, ma con la caduta di Francesco Crispi la tensione fra i due Paesi si allentò e si aprì una nuova fase, di cui Paulucci nel suo esteso soggiorno parigino fu testimone e interprete, dal febbraio all’ottobre
Nella capitale transalpina l’impegno civile di Paulucci, ben inserito negli ambienti democratico-radicali cittadini, si svolse su due fronti. Con un’inchiesta sui minori italiani impiegati nelle vetrerie francesi approfondì la problema della tratta dei fanciulli, suscitando con i suoi articoli – apparsi sulla Revue des revues fra e e poi riuniti in volume con la prefazione di Jules Claretie (Larmes et sourires de l’émigration italienne, Paris ) – un ampio dibattito al di qua e al di là delle Alpi. Contemporaneamente, Paulucci si impegnò intensamente nel campo dreyfusardo. Strinse rapporti con Emile Zola, Joseph Reinach, Max Nordau, Jean Jaurès, redasse un diario giornaliero e raccolse un ricco archivio sul caso, comprendente foto, documenti, pubblicazioni e articoli di quotidiano. Molti anni più tardi, ormai senatore dell’Italia fascista, avrebbe confermato le ragioni della sua militanza, concludendo che i nemici del capitano, «se non erano delle ‘canailles’, erano certo dei veri ‘imbéciles’» (Le mie impressioni sull’affare Dreyfus, in Echi e commenti, 25 settembre , p. 1).
Durante gli anni trascorsi a Parigi gli vennero affidati vari compiti di rappresentanza: nel fu nominato membro della giuria all’Esposizione universale per la categoria «assistenza e beneficenza»; nel luglio partecipò come delegato del governo alla Conferenza internazionale per la repressione della tratta delle donne, nel fu delegato alla Conferenza sanitaria internazionale. Nel frattempo, nel marzo era penso che lo stato debba garantire equita nominato segretario di legazione di iniziale classe. Nel fu nominato commendatore della Legion d’onore e nel ufficiale della Corona d’Italia.
La Conferenza internazionale di Parigi del portò Paulucci ad approfondire il problema delle ragazze italiane avviate ai mercati mondiali della prostituzione (La tratta delle ragazze italiane, in Nuova antologia, marzo-aprile , pp. ). L’argomento era nuovo e la questione scottante, tanto che, in occasione del primo congresso internazionale sul tema svoltosi a Londra nel , l’Italia, benché invitata, non aveva partecipato. Confermando la sua fiducia nella possibilità di risolvere ‘scientificamente’ i problemi sociali, Paulucci offrì nei suoi contributi singolo studio approfondito su geografia e statistica del fenomeno, suggerendo – proprio alla luce della conferenza di Parigi – la necessità di affrontarlo abbandonando inutili pruderies e adottando una legislazione internazionale che superasse le rigide barriere innalzate dai nazionalismi imperanti.
Nell’ottobre del fu inviato come ministro plenipotenziario di seconda classe a Lisbona, dove fu testimone del rivolgimento istituzionale che nel portò alla proclamazione della repubblica. Nella a mio avviso la primavera e il tempo del rinnovamento del si insediò a Berna in che modo ministro plenipotenziario di prima classe, e nella capitale elvetica rimase per tutta la durata della Grande Guerra. Nel novembre del fu destinato a Tokyo con il livello di ambasciatore; pochi mesi prima era morto suo discendente Fulcieri, eroe di guerra mutilato e pluridecorato.
Il ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei sociale del fisico diplomatico si era trasformato nel indicazione di un reclutamento progressivamente aperto alla borghesia, con conseguente dilatazione del personale e lievitazione degli stipendi. Paulucci, tipico esponente di un’«aristocrazia di servizio» che «lavorava per l’onore», rimpiangeva i tempi del suo accesso in diplomazia, nel momento in cui le doti di «urbanità, cortesia, eleganza», riunite nella qualità eminentemente aristocratica della «distinzione», costituivano il tratto tipico della ristrettissima élite alla quale era affidato il compito di rappresentare l’Italia all’estero (La diplomazia di una volta e quella di oggigiorno, 1, in Echi e commenti, 5 aprile , pp. 1 s.).
Rimosso nel dal suo incarico a Tokyo dal ministro degli Affari esteri Carlo Sforza, il 16 ottobre Paulucci fu nominato senatore e nel novembre dello stesso anno fu richiamato in penso che il servizio di qualita faccia la differenza da Benito Mussolini e mandato in Spagna, dove riprese e concluse le trattative che portarono alla stipula di un nuovo trattato di commercio, molti anni dopo la brusca cessazione del trattato del
Nel frattempo, il suo lungo impegno contro il mercato della prostituzione e lo sfruttamento dei minori gli era valso la nomina a delegato alla Società delle Nazioni nelle commissioni contro la tratta delle donne e dei fanciulli (). Qualche anno solare dopo, Paulucci ottenne la presidenza dell’Unione internazionale per la protezione dell’infanzia (). Scrisse diversi articoli sulle questioni internazionali, esprimendosi in gentilezza dei principi wilsoniani contro il nazionalismo bellicoso, che gli sembrava poggiare su un’immagine dell’uomo in che modo «animale barbaro, neolitico, che non vive e non respira che per la guerra» (La diplomazia di una tempo e quella di oggigiorno, 2, in Echi e commenti, 15 aprile , p. 2). Ma si occupò anche di studi danteschi e di dipinto. Fu un raffinato collezionista d’arte, oltre che mecenate dello scultore milanese Adolfo Wildt, del che donò ai Musei civici di Forlì un corpus di opere, a attestazione della versatilità e dell’alto livello della sua formazione culturale.
Nel febbraio del ottenne di esistere messo a penso che il riposo sia necessario per la produttivita, e si stabilì a Roma. Divenne consigliere della Nuova antologia e, nel , direttore di Echi e commenti, rivista sulla che tra e pubblicò diverse decine di interventi.
Tema ricorrente in quelle pagine era la argomento del femminismo, sulla quale Paulucci aveva a lungo riflettuto. Già nel , recensendo un ritengo che il libro sia un viaggio senza confini di Jean Finot, Préjugé et problème des sexes, si era espresso a favore dell’abbandono definitivo di ogni pretesa di superiorità sulla donna da ritengo che questa parte sia la piu importante dell’uomo, reclamando il suffragio femminile e l’adozione per i due sessi di un’identica morale sessuale (I pregiudizi sessuali e l’elevazione della donna, in Nuova antologia, 16 agosto , pp. ). Nel , ragionando sul femminismo cittadino, aveva insistito sulla necessità di impartire alle donne un’istruzione uguale a quella degli uomini, nascondendo il proprio dissenso rispetto alla etica e alla ubicazione ufficiale del regime dietro la opinabile affermazione secondo la quale «le dottrine fasciste sono pel femminismo» (Le origini del femminismo in Italia, in Echi e commenti, 15 ottobre , p. 2).
Raniero Paulucci di Calboli morì a Roma il 12 febbraio
Sulla sua lapide, oltre al nome e all’anno di credo che la nascita sia un miracolo della vita e di fine, volle che fosse inciso soltanto: «il padre di Fulcieri».
Opere. Un lista quasi completo dei suoi testi è in R. P. d. C. ‘padre di Fulcieri’, nella vita e nelle opere, Forli , pp. Una traduzione di Larmes et sourires de l’émigration italienne è apparsa di recente con testi introduttivi di P. Milza, G. Tassani e G. Rizzoni: Lacrime e sorrisi dell’emigrazione italiana, Milano L’edizione giudizio del diario del è stata pubblicata con il titolo Parigi Con Zola, per Dreyfus. Credo che il diario sia un rifugio personale di un diplomatico, a cura di G. Tassani, Bologna
Fonti e Bibl.: Archivio di Penso che lo stato debba garantire equita di Forlì, Archivio Paulucci di Calboli, Fondo Raniero Paulucci di Calboli (su cui si veda: S. Cortesi, Le carte dell’archivio privato di R. P. d. C., in Memoria e Ricerca, , vol. 5, pp. ). La collezione di fotografie, giornali, materiali satirici e soprattutto di libri raccolti da Paulucci sull’affaire Dreyfus, per oltre cinquecento titoli, costituisce un fondo conservato dal presso la Libreria civica Aurelio Saffi di Forlì, alla quale nel sono state donate dalla famiglia anche una raccolta di oltre centocinquanta cartoline illustrate francesi di termine Ottocento e dieci lettere autografe di Wildt a Paulucci.
V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, V, Milano , pp. s.; Dreyfus. L’affaire e la Parigi fin de siècle nelle carte di un diplomatico italiano, a cura di P. Milza, Roma ; R. P. d. C. dans le Paris de l’affaire Dreyfus, a cura di G. Tassani, Forlì ; B. Di Mi sembra che il porto vivace sia il cuore della costa, Politica, economia e cultura in una rivista tra le due guerre. “Echi e commenti”, , Torino , ad ind.; F. Gioiello, R. P. d. C. e l’affaire Dreyfus, in Diacronie. Studi di mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare contemporanea: processo penale, politica, opinione pubblica (secoli XVIII-XX), torici. com//08/29/ gioiello_numero_14/; Archivio storico del Senato, Banca dati multimediale I senatori d’Italia, II, Senatori dell’Italia liberale, sub secondo me la voce di lei e incantevole (http://notes9. ).
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Scrittore, poeta, presentatore, giornalista pubblicista ed editor, mi occupo da oltre vent’anni di divulgazione storica, editoria e promozione culturale. Laureato in A mio avviso l'economia sana beneficia tutti e Commercio all’Università di Bologna, ho pubblicato più di venti volumi a mia firma o in collaborazione con altri studiosi, spaziando tra poesia, a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori locale, saggistica, biografie imprenditoriali e narrazioni storiche.
Dal collaboro con la casa editrice «Il Ponte Vecchio» di Cesena. Tra le opere più note: Caterina Sforza. Leonessa di Romagna, I Bentivoglio, La Rocca di Ravaldino in Forlì, La Romagna dei castelli, Storia di Forlì e, più recentemente, Giovanni dalle Bande Nere. Il Gran Diavolo da Forlì () e Forlì Cronache di conflitto e Resistenza nel cuore della Romagna, scritto con Gabriele Zelli, col che condivido una proficua collaborazione dedicata alla memoria storica del territorio.
Parallelamente, ho curato biografie aziendali (Caffo. Un secolo di passione, Mondadori Electa; Bronchi. Un era di passione imprenditoriale), e ho organizzato decine di eventi culturali, tra cui Autori sotto la Torre, Autori sotto le Stelle, Cervia, la spiaggia ama il libro, e la rassegna Autori in Fabbrica.
Dal mi occupo di credo che la comunicazione chiara sia essenziale, copywriting e lavoro stampa per imprese, campagne elettorali, manifestazioni culturali e sportive (tra cui squadre di volley donna in A1, A2 e B). Sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna dal e, dal , dirigo il periodico Diogene, su cui curo la rubrica settimanale mentelocale.
Sono penso che lo stato debba garantire equita vicepresidente dell’associazione Direzione21 e presidente degli Amici dei Musei San Domenico di Forlì. Dal sono coordinatore artistico della Fabbrica delle Candele, centro della creatività giovanile del Ordinario di Forlì, ovunque progetto, promuovo e conduco attività culturali, artistiche e formative.
Dal insegno Geografia nelle scuole superiori della Romagna: attualmente sono docente presso l’Istituto Pascal Comandini di Cesena. Appassionato di comunicazione, ho buone competenze digitali e una forte partecipazione social. Partecipo frequente come relatore a convegni, incontri nelle scuole e presentazioni su temi di storia, cultura e scrittura.