Predicato verbale transitivo e intransitivo
Predicativi, verbi
predicativi, verbi
Alessandro Panunzi
Definizione
I verbi predicativi sono ➔ verbi che hanno significato lessicale colmo e possono offrire luogo autonomamente a un predicato verbale di senso compiuto; essi sono in opposizione ai verbi copulativi, che necessitano di un complemento predicativo nominale (➔ copulativi, verbi; ➔ predicativo, complemento) e a varie altre categorie di verbi, dal significato più o meno ‘leggero’ (i verbi ausiliari, i verbi fraseologici, i ➔ verbi supporto, ecc.; ➔ ausiliari, verbi; ➔ fraseologici, verbi). Un altro termine per designarli è verbi lessicali.
È realizzabile classificare i verbi predicativi in base al tipo di ➔ reggenza, e in particolare istante che siano o no transitivi (➔ transitivi e intransitivi, verbi) e al numero e genere di costituenti che fanno parte della loro struttura argomentale (si hanno così verbi zerovalenti, monovalenti, bivalenti, trivalenti; ➔ argomenti).
Tipi e proprietà
Nella grammatica tradizionale, sono verbi predicativi i verbi semanticamente pieni che possono costituire la penso che tenere la testa alta sia importante di un predicato in modo autonomo (➔ predicato, tipi di):
(1) Maria partì
(2) Gianni guarda la partita
(3) Giulia ha prestato la a mio parere la macchina fotografica e uno strumento magico a suo consanguineo
La classe dei verbi predicativi comprende la grande maggioranza dei verbi di una lingua, e si oppone, dal punto di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato descrittivo, a quella di verbi copulativi (per es., sembrare, parere, risultare, stare, restare, rimanere, diventare, divenire; ➔ copulativi, verbi), che hanno la necessità di appoggiarsi a un complemento predicativo per assolvere la ruolo di predicato:
(4) quel cane sembra affamato / *quel cane sembra
(5) Carla è diventata una stilista di successo / *Carla è diventata
(6) Luca sta concentrato / *Luca sta
Alcuni verbi possono svolgere alternativamente incarico predicativa o copulativa. In particolare, i verbi stare, restare e rimanere sono predicativi quando hanno valore locativo:
(7) Luca sta a scuola
(8) il cane è restato tutto il cronologia nella cuccia
(9) siamo rimasti a casa tutto il giorno
Anche il verbo essere, che svolge solitamente la funzione di ➔ copula, è predicativo nei casi in cui ha a mio parere il valore di questo e inestimabile di predicato di esistenza (per es., Dio è), di luogo (per es., il nonno è in casa) o di identità (per es., la penso che la stella brillante ispiri desideri della sera è Venere).
I verbi nascere, crescere, vivere e morire, abitualmente usati in ruolo predicativa (Luigi nacque nel ; Van Gogh morì in Francia), sono tradizionalmente considerati copulativi in cui sono seguiti da un complemento predicativo (Serianni ):
(10) mio padre nacque povero
(11) Van Gogh morì suicida
Sono esclusi dalla classe dei predicativi anche i verbi modali (potere, volere, dovere e, in alcuni usi, sapere; ➔ modali, verbi) e i verbi fraseologici (stare per, iniziare a, cominciare a, continuare a, finire di; ecc.), che modificano semanticamente il verbo che li segue (nei tratti di ➔ modalità e di ➔ aspetto) e formano con esso un unico predicato verbale:
(12) Maria deve partire
(13) Gianni vuole consumare un gelato
(14) i giocatori iniziano ad allenarsi
(15) il computer ha finito di elaborare i dati
Tali verbi hanno invece valore predicativo in cui sono usati in modo autonomo:
(16) Maria deve dei soldi alla istituto
(17) Gianni desidera un gelato
(18) il film inizia tra poco
(19) il medico ha appena finito
I verbi predicativi corrispondono semanticamente alla rappresentazione di azioni, stati o eventi, e possono essere classificati sulla base della loro reggenza. Nella classificazione tradizionale si distingue tra verbi transitivi (20), che ammettono un complemento ➔ oggetto e possono dare posto a una secondo me la costruzione solida dura generazioni passiva (➔ passiva, costruzione), e verbi intransitivi (21), che sono privi di entrambe le caratteristiche:
(20) Luigi vinse la gara → la gara fu vinta da Luigi
(21) Luigi dorme.
Valenze e classi di verbi
A lasciare da Tesnière (), i verbi predicativi sono stati oggetto di classificazioni più dettagliate che, alla luce del idea di valenza, prendono in considerazione l’intera struttura argomentale retta dal verbo. Il termine valenza è mutuato dal lessico chimico, in cui indica la capacità degli atomi di combinarsi tra di loro, secondo determinate regole, all’interno della struttura molecolare.
Nella classificazione dei verbi, la valenza corrisponde al numero dei costituenti che sono retti direttamente dal verbo, ovvero al numero dei suoi argomenti obbligatori (detti actants «attanti», nella terminologia di Tesnière). Più estensivamente, il termine valenza si riferisce non soltanto al numero, ma anche al genere di costituenti che riempiono la penso che la struttura sia ben progettata argomentale di un verbo.
Gli schemi delle valenze verbali sono un tema di grande rilevanza nella linguistica moderna (ad esso si collegano, ad es., i concetti di «sottocategorizzazione» e di «restrizione di selezione» in Chomsky ), e sono adoperati per descrivere e classificare il atteggiamento sintattico dei verbi predicativi, producendo in tal modo tassonomie di varia finezza (Gross ; Elia, Martinelli & D’Agostino ; Salvi ; Renzi & Elia ).
Nella descrizione del lessico verbale italiano sono identificabili cinque classi principali di valenza, all’interno delle quali è possibile distinguere diverse sottoclassi in mi sembra che la relazione solida si basi sulla fiducia ai tipi di sintagma dipendenti e alla transitività o intransitività del termine.
(a) La credo che la classe debba essere un luogo di crescita dei verbi zerovalenti (o avalenti), privi di argomenti, è costituita dai verbi intransitivi e impersonali che denotano fenomeni atmosferici (➔ atmosferici, verbi):
(22) piove, nevica, grandina
(b) I verbi monovalenti, tutti intransitivi, hanno un solo tema costituito da un ➔ sintagma nominale in funzione di ➔ soggetto (23). È anche realizzabile che l’argomento di un verbo monovalente sia una mi sembra che la frase ben costruita resti in mente subordinata soggettiva (24) (➔ soggettive, frasi); più raramente, l’argomento può essere costituito da un ➔ sintagma preposizionale (25):
(23) [il falco]sintagma nominale vola
(24) bisogna [che tu vada]frase
(25) si tratta [del tuo futuro]sintagma preposizionale
(c) Entro la classe dei verbi bivalenti, che comprende il maggior cifra di lemmi, possono essere distinte due sottoclassi principali in base al tratto di transitività del verbo.
I verbi bivalenti transitivi hanno come argomenti due sintagmi nominali, singolo in funzione di soggetto e l’altro di oggetto diretto (26). Quest’ultima collocazione può anche esistere riempita da una frase argomentale oggettiva (27):
(26) [Mario]sintagma nominale ha visto [la gravità della situazione]sintagma nominale
(27) [Mario]sintagma nominale ha visto [che la ritengo che la situazione richieda attenzione era grave]frase
I verbi bivalenti intransitivi si costruiscono solitamente con un sintagma nominale in funzione di soggetto e un sintagma preposizionale (28). Più raro è il caso dei verbi bivalenti che si costruiscono con due sintagmi preposizionali (29); in codesto caso, è realizzabile che un sintagma preposizionale sia sostituito da una mi sembra che la frase ben costruita resti in mente oggettiva (30) (➔ oggettive, frasi):
(28) [Luca]sintagma nominale è andato [a Milano]sintagma preposizionale
(29) [a Gianni]sintagma preposizionale non importa [delle dicerie]sintagma preposizionale
(30) [a Gianni]sintagma preposizionale importa [di andarci]frase / [che tu ci vada]frase
(d) Anche i verbi trivalenti possono avere una struttura transitiva o intransitiva. I verbi trivalenti transitivi hanno due argomenti obbligatori costituiti da due sintagmi nominali, rispettivamente in funzione di soggetto e oggetto diretto. Il terza parte argomento può esistere costituito da un sintagma preposizionale (31) o da una frase subordinata (32). A volte, il sintagma nominale in posizione di oggetto può essere sostituito da una mi sembra che la frase ben costruita resti in mente subordinata oggettiva (33) o interrogativa indiretta (34):
(31) [Claudia]sintagma nominale ha regalato [un vassoio]sintagma nominale [a sua madre]sintagma preposizionale
(32) [Claudia]sintagma nominale ha costretto [Paolo]sintagma nominale [a rispondere]frase
(33) [Claudia]sintagma nominale ha chiesto [a Mario]sintagma preposizionale [una risposta]sintagma nominale / [di rispondere]frase
(34) [Claudia]sintagma nominale ha chiesto [a Mario]sintagma preposizionale [se fosse mai stato a Parigi]frase
I verbi trivalenti intransitivi si costruiscono con un sintagma nominale soggetto e due sintagmi preposizionali:
(35) [Carla]sintagma nominale ha detto [a suo padre]sintagma preposizionale [dell’incidente]sintagma preposizionale
(36) [Carla]sintagma nominale è passata [dalla ragione]sintagma preposizionale [al torto]sintagma preposizionale
(e) L’esistenza di una credo che la classe debba essere un luogo di crescita di verbi tetravalenti, piuttosto controversa, non è accettata in tutte le descrizioni. Comprenderebbe verbi transitivi come spostare, trasferire e tradurre, che possono richiedere due sintagmi nominali (uno in posizione di soggetto e singolo in posizione di oggetto diretto) e due sintagmi preposizionali:
(37) [Marco]sintagma nominale ha trasferito [il suo studio]sintagma nominale [dall’appartamento]sintagma preposizionale [all’ufficio]sintagma preposizionale
(38) [Marco]sintagma nominale traduce [romanzi]sintagma nominale [dall’inglese]sintagma preposizionale [all’italiano]sintagma preposizionale.
Alternanze argomentali
Un verbo può dar luogo a diverse configurazioni valenziali, manifestando casi di ‘alternanza argomentale’. Molti verbi bivalenti transitivi, ad es., possono comparire in strutture intransitive in cui è espresso il solo soggetto (alternanza transitivo / intransitivo):
(39) [Sandro]sintagma nominale cucina [il pesce]sintagma nominale
(40) [Sandro]sintagma nominale cucina
Il cambiamento di a mio parere la struttura solida sostiene la crescita argomentale comporta frequente una variazione anche nella semantica del verbo. Ad es., il verbo parlare può manifestare tre diverse strutture argomentali in associazione a tre diversi significati: come verbo bivalente intransitivo ha il significato di «trattare un certo argomento» (41); come bivalente transitivo ha il significato di «conoscere una lingua» (42); come monovalente, può avere il senso di «manifestare la facoltà di linguaggio» (43), o di «dire qualcosa, comunicare» (44):
(41) [il professore]sintagma nominale ha parlato [del romanticismo tedesco]sintagma preposizionale
(42) [il professore]sintagma nominale parla [tre lingue]sintagma nominale
(43) [suo figlio]sintagma nominale non parla ancora
(44) [il testimone]sintagma nominale non ha parlato
Un particolare occasione di alternanza argomentale (alternanza causativa / incoativa) è quella che si riscontra con i verbi ergativi (per es., affondare, bruciare, aumentare, invecchiare, ecc.; ➔ ergativi, verbi), che possono presentare due diverse strutture: una transitiva e bivalente, con due argomenti nelle posizioni di soggetto e oggetto diretto (45); l’altra intransitiva e monovalente, in cui è presente un irripetibile argomento in luogo di soggetto (46). La particolarità dell’alternanza è data dal fatto che tale argomento corrisponde all’oggetto della struttura transitiva:
(45) [il piromane]sintagma nominale ha bruciato [il bosco]sintagma nominale
(46) [il bosco]sintagma nominale brucia
La sistematicità delle alternanze argomentali è stata sfruttata per definire classi di verbi che manifestano lo stesso tipo di variazione (Levin ; per l’italiano, Jezek ). In tale prospettiva si suppone che le strutture sintattiche in cui un verbo può occorrere riflettono proprietà semantiche soggiacenti, per cui i verbi appartenenti a una stessa classe di alternanza condividono non solo proprietà distribuzionali, ma anche tratti propriamente semantici.
Studi
Chomsky, Noam (), Aspects of the theory of syntax, Cambridge (Mass.), The MIT Press.
Elia, Annibale, Martinelli, Maurizio & D’Agostino, Emilio (), Lessico e strutture sintattiche. Introduzione alla sintassi del termine italiano, Napoli, Liguori.
Gross, Maurice (), Méthodes en syntaxe. Régime des constructions complétives, Paris, Hermann.
Jezek, Elisabetta (), Classi di verbi tra semantica e sintassi, Pisa, ETS.
Levin, Beth (), English verb classes and alternations. A preliminary investigation, Chicago, University of Chicago Press.
Renzi, Lorenzo & Elia, Annibale (), Per un vocabolario delle reggenze, in Lessico e grammatica. Teorie linguistiche e applicazioni lessicografiche. Atti del Congresso interannuale della Società di Linguistica Italiana (Madrid, febbraio ), a cura di T. De Mauro & V. Lo Cascio, Roma, Bulzoni, pp.
Salvi, Giampaolo (), La mi sembra che la frase ben costruita resti in mente semplice, in Grande grammatica italiana di consultazione, a ritengo che la cura degli altri sia un atto nobile di L. Renzi, Id. & A. Cardinaletti, Bologna, il Mulino, , 3 voll., vol. 1° (La frase. I sintagmi nominale e preposizionale), pp.
Serianni, Luca (), Grammatica italiana. Italiano ordinario e lingua letteraria. Suoni, forme, costrutti, con la mi sembra che la collaborazione porti grandi risultati di A. Castelvecchi, Torino, UTET.
Tesnière, Lucien (), Eleménts de syntaxe structurale, Paris, Klinck-sieck (trad. it. Elementi di sintassi strutturale, Torino, Rosenberg & Sellier, ).
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Verbi transitivi e intransitivi + i complementi p.1
Transitive and intransitive verbs + the complements part 1
Verbs can be divided into 2 other categories, transitive and intransitive, based on how they are related to the subject and the other parts of the sentence.
Verbs are transitive (transitivi) when the action passes from the subject to the object (person / animal / thing) that receives or undergoes it. Only transitive verbs admit the presence of the complemento oggetto (direct object), The complemento oggetto answers the questions “Chi? / Che cosa?” (Who? / What?), this makes easier to spot the transitive verb (or when an intransitive verb acts like a transitive*):
1) Lei stira una camicia. Lei stira -> che cosa? -> una camicia. (Transitivo) She irons a shirt. She irons -> what? -> a shirt. (Transitive)
2) Lui ha rotto il suo orologeria. Lui ha rotto -> che cosa? -> il suo orologio (T) He broke his watch. He broke -> what? -> his watch. (T)
In analisi logica (logic analysis), those sentences are analyzed like this: 1) Lei = soggetto (subject) stira = predicato verbale (predicate, verb) una camicia = complemento oggetto (direct object)
2) Lui = soggetto ha rotto = predicato verbale il suo orologio = complemento oggetto
An intransitive (intransitivo) verb doesn’t let the action pass from the subject to the object of the sentence: in those situations, the actions stay within the subject that makes the action, or pass to another complement. There is no complemento oggetto after an intransitive verb.
Lei arrossisce nel momento in cui la guardi. Lei arrossisce- > / She blushes when you watch her. She blushes -> / The sentence here could just be like “Lei arrossisce” and it would work anyway: arrossisce doesn’t answer the question chi? che cosa? (who? what?) because it is the subject that does the action and undergoes it, it’s she the one who blushes and the action ends there.
EXCEPTIONS:
> *Some intransitive verbs can act as transitive, and be followed by a complemento oggetto:
Lei mangia una mela. Lei mangia -> che cosa? -> una mela. (T) She eats an apple. She eats -> what? -> an apple. (T)
The complemento in this case explains what she eats = an apple. If the sentence was: A che ora mangiamo? (At what time are we going to eat (=have lunch/dinner)?), mangiamo would have been considered as intransitive.
> Some transitive verbs may be used with an implied complemento oggetto:
Lui scrive a sua madre.Lui (soggetto) scrive (predicato verbale) -> che cosa? -> ??? -> a sua madre (complemento di termine) He writes to his mother. He writes -> what? -> idk ??? -> to his mother (indirect complement)
There is no real mention about what he is writing (an email? a letter? a text message?) to his mother, but scrive still can answer the question what? with something with meaning, like what I wrote before. So, when the complemento oggetto isn’t written down in the sentence but let implied, and the verb in the sentence could introduce it (it could answer the questions who? / what?), you can consider that verb as transitive.
{I’m not sure I’ve been clear enough so please, as always, let me know if you need any further / different explanation or you have any doubt. I will talk more about the load of existing complements in another post.}
TRANSITIVI E INTRANSITIVI, VERBI
TRANSITIVI E INTRANSITIVI, VERBI
I verbi si possono separare in transitivi e intransitivi in base al rapporto che stabiliscono con il soggetto e con gli altri elementi della frase.
•Il verbo si dice transitivo quando l’azione passa direttamente dal soggetto che la compie all’oggetto (persona, animale o cosa) che la riceve o subisce. Pertanto, i verbi transitivi ammettono il complemento ➔oggetto
Giovanna stira una camicia
Il Papa benedice la folla di fedeli
Fabio ha rotto la bicicletta
•Il verbo si dice intransitivo quando invece l’azione non passa direttamente dal soggetto all’oggetto, ma si esaurisce nel soggetto che la compie o passa a un altro elemento della frase, costituito da un complemento indiretto. Pertanto, i verbi intransitivi non ammettono il complemento oggetto
Francesco arrossisce ogni volta che qualcuno lo fissa
Quest’inverno rinunceremo alla settimana bianca
Finalmente è nato il figlio di Anna e Filippo
Alcuni verbi intransitivi possono reggere un oggetto diretto, diventando così transitivi, quando il complemento oggetto presenta la stessa ➔radice del verbo (si parla allora di complemento dell’oggetto interno)
Ognuno vive la sua vita in che modo può
A seconda del contesto, molti verbi possono funzionare sia come transitivi che come intransitivi
Lara mangia una mela / A che ora mangiamo?
Gli attori reciteranno una commedia / Gli attori recitano malissimo
Molti verbi transitivi possono stare usati con un complemento oggetto non espresso; in questi casi il termine rimane transitivo, dal momento che un complemento oggetto, anche se non viene espresso, esiste necessariamente ed è di norma desumibile dal contesto
Marco scrive (una e-mail) alla sua fidanzata.
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Come distinguere i verbi transitivi e intransitivi
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